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il rischio di una sostenibilità a geometria variabile


Con l’approvazione della Prima Direttiva Omnibus da parte del Parlamento Europeo il 3 aprile 2025, la rendicontazione di sostenibilità prevista dalla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) subisce un rinvio di due anni per molte imprese. Questo differimento, presentato come una misura di semplificazione normativa per agevolare le PMI e contenere gli oneri amministrativi, ha suscitato reazioni contrastanti. Tra le voci più autorevoli a sollevare preoccupazioni figura Assirevi, l’associazione italiana delle società di revisione legale, che ha lanciato un monito sull’impatto negativo che potrebbe derivare da una fase transitoria priva di regole vincolanti. L’intervento di Assirevi mette in luce criticità normative, conseguenze per gli operatori del diritto e possibili disallineamenti nei mercati, aprendo un importante dibattito sulla coerenza e l’efficacia dell’attuazione europea delle normative ESG. Per approfondire su questi temi, abbiamo organizzato il corso Criteri ESG e Corporate Governance – Dagli Adeguati Assetti alla Rendicontazione della Privacy

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1. Una transizione incerta: obblighi rinviati, rendicontazione volontaria in aumento


Il cuore della questione risiede nel fatto che molte imprese, in vista dell’entrata in vigore della CSRD, avevano già predisposto i propri sistemi di rendicontazione di sostenibilità, investendo risorse in formazione, strumenti digitali e consulenze legali. Il rinvio, se da un lato può rappresentare un sollievo per le realtà meno strutturate, dall’altro crea un effetto paradossale: numerose società procederanno comunque alla pubblicazione del bilancio ESG su base volontaria, ma in assenza di un quadro normativo vincolante e uniforme. Secondo Assirevi, questo scenario rischia di generare un’informazione disomogenea, poco comparabile e scarsamente affidabile. Per gli operatori del diritto, chiamati a valutare la conformità, l’attendibilità e il valore probatorio delle dichiarazioni di sostenibilità, si profila una fase di grande incertezza interpretativa. Alla vicenda avevamo dedicato l’articolo “Sostenibilità: il Parlamento europeo approva il rinvio delle nuove norme”

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2. La posizione di Assirevi: garantire qualità anche in regime volontario


Nel proprio documento di osservazioni, Assirevi propone che anche la rendicontazione volontaria si conformi agli ESRS (European Sustainability Reporting Standards) o ad altri standard internazionali riconosciuti, al fine di salvaguardare la qualità delle informazioni trasmesse al mercato. In assenza di obblighi precisi, infatti, le aziende potrebbero scegliere percorsi comunicativi eterogenei, facendo venir meno la confrontabilità tra bilanci e riducendo la trasparenza complessiva del sistema. Tale proposta assume rilievo anche sotto il profilo della tutela degli stakeholder, investitori compresi, che si troverebbero ad operare su basi informative non omogenee. Per i giuristi d’impresa e i consulenti legali, si apre così un nuovo fronte: quello della corretta qualificazione giuridica delle dichiarazioni volontarie, della responsabilità derivante da affermazioni ESG non certificate e del possibile contenzioso legato alla greenwashing.

3. Verso la Seconda Direttiva Omnibus: nuove restrizioni e ulteriori criticità


Non meno allarmante, secondo Assirevi, è quanto si prefigura con la Seconda Direttiva Omnibus, attualmente in discussione, che prevede un ridimensionamento sostanziale dell’ambito soggettivo di applicazione della CSRD. La soglia di obbligatorietà potrebbe salire a 1.000 dipendenti, escludendo così numerose imprese, comprese società quotate e ad alto impatto ambientale. Questa esclusione rischia di creare uno “zoccolo duro” di imprese non soggette a obblighi di rendicontazione, pur svolgendo attività rilevanti dal punto di vista della sostenibilità. Inoltre, a partire dal 2027, molti Enti di Interesse Pubblico con una forza lavoro compresa tra 500 e 999 dipendenti potrebbero non essere più tenuti a pubblicare il bilancio di sostenibilità, nonostante lo abbiano già fatto nel 2024. Per i professionisti del diritto societario, ciò implica una revisione degli schemi contrattuali, delle informative precontrattuali e della diligence in materia ESG, specialmente in ambito M&A.

4. Il ruolo dell’ordinamento nazionale: necessità di chiarezza e coerenza


Assirevi sollecita infine un intervento rapido e chiaro del legislatore italiano per recepire le nuove disposizioni europee, anche al fine di evitare ambiguità applicative. In particolare, propone che venga sospeso l’obbligo di nomina dei revisori per la sostenibilità, oggi previsto dalla normativa nazionale, e che tale obbligo venga riattivato dal 2027 in poi. Per gli operatori del diritto, ciò significa dover riconsiderare le clausole contrattuali relative alla revisione ESG, ai doveri degli organi sociali e alla vigilanza del collegio sindacale, in un contesto di instabilità normativa che rischia di vanificare gli sforzi di compliance già intrapresi. La questione tocca anche il principio di legalità e la certezza del diritto, cardini fondamentali dell’attività giuridica.

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5. Conclusioni


Il rinvio dell’attuazione della CSRD, se non accompagnato da un quadro regolatorio chiaro per il periodo transitorio, rischia di produrre effetti disfunzionali nel mercato e nelle pratiche aziendali. Le osservazioni di Assirevi rappresentano un contributo tecnico di rilievo, ma anche un campanello d’allarme per l’intera comunità giuridica. In assenza di un’azione normativa coerente e tempestiva, la sostenibilità rischia di trasformarsi in un’area grigia, dove aumentano i rischi legali, reputazionali e informativi per imprese e stakeholder.

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Criteri ESG e Corporate Governance – Dagli Adeguati Assetti alla Rendicontazione della Privacy
Il corso si concentra sull’integrazione dei principi ESG (Environment, Social, Governance) nel contesto della sostenibilità aziendale, con particolare attenzione alla Governance. Strutturato in quattro sessioni, il programma approfondisce: i fondamenti della sostenibilità e i requisiti normativi, tra cui la finanza d’impatto e la direttiva CSRD; il ruolo cruciale della governance aziendale, dalle procedure organizzative alla gestione del rischio; la protezione dei dati personali e i criteri di reporting legati alla privacy;  i rischi legati al greenwashing e le implicazioni della direttiva  825/2024. L’ultimo incontro includerà inoltre l’analisi di casi studio e applicazioni pratiche di contrasto al greenwashing.
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