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Esco: i system integrator della transizione energetica. Tra sfide, criticità e… Con Giacomo Cantarella


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Giacomo Cantarella, presidente di AssoESCo. Immagine presa da Linkedin.

«Le ESCo non fanno solo impianti: mettono insieme progettazione, finanziamento, tecnologia, gestione e manutenzione. Siamo i system integrator della transizione». A parlare a Industria Italiana ai margini di un evento organizzato da Agici è Giacomo Cantarella, presidente di AssoESCo, e la sua è più di una definizione: è una dichiarazione d’identità industriale. Le ESCo, acronimo di Energy Service Company, sono imprese specializzate in interventi di efficienza energetica a risultato garantito. In pratica, realizzano progetti di riqualificazione – anche complessi – assumendosi il rischio tecnico e finanziario, e venendo remunerate solo in base al risparmio effettivamente ottenuto. Un modello collaudato, che negli ultimi anni ha dimostrato la propria solidità in molti settori, ma che oggi rischia di restare sotto dimensionato rispetto alle sue potenzialità.

Cantarella non usa giri di parole: la transizione energetica non si fa da soli, e soprattutto non si fa a colpi di bonus estemporanei, finestre troppo strette e misure a tempo. Le ESCo italiane sono pronte – con un fatturato cresciuto del 62% in dieci anni, da 7,6 a 12,2 miliardi – ma chiedono una regia nazionale, strumenti stabili e il riconoscimento pieno del loro ruolo industriale nella filiera della decarbonizzazione. L’esempio più concreto è l’Energy Release, il meccanismo lanciato dal GSE per offrire energia a prezzo calmierato alle imprese energivore. Senza le ESCo, migliaia di Pmi non vi sarebbero mai entrate: sono state loro ad aggregare la domanda, spiegare la misura, costruire proposte commerciali sostenibili. Il risultato è un modello che ha generato benefici ambientali e leva economica. Ma che, come avverte Cantarella, deve diventare sistema, non restare eccezione.

La vera partita, però, è ancora da giocare. Quella con la Pubblica Amministrazione, che rappresenta una delle sfide più complesse ma anche più strategiche: patrimonio edilizio vastissimo, consumi elevati, potenziale di riduzione delle emissioni enorme. Ma anche burocrazia lenta, scarsa cultura energetica e assenza di strumenti strutturali. «Senza procedure snelle e regole stabili – avverte Cantarella – la PA rischia di restare un gigante dormiente. E la transizione, un’occasione mancata». Per evitare questo scenario serve, conclude, un nuovo patto tra pubblico e privato, fatto di norme prevedibili, incentivi ben disegnati e figure tecniche capaci di accompagnare le decisioni. Perché l’efficienza non è un orpello ambientale: è un asset industriale nazionale. E va trattato come tale.

D. Presidente Cantarella, qual è la vostra richiesta principale alla politica per rendere il mercato dell’efficienza energetica più competitivo e attrattivo? 

R. Il mercato dell’efficienza energetica oggi è in fermento, ma rileviamo anche alcune fragilità. Serve una strategia nazionale chiara. Da un lato abbiamo strumenti consolidati che funzionano bene, come i Certificati Bianchi, che restano un meccanismo efficace e collaudato. Anche alcuni strumenti di promozione delle fonti rinnovabili contribuiscono positivamente.

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Il mercato dell’efficienza energetica oggi è in fermento, ma rileviamo anche alcune fragilità. Serve una strategia nazionale chiara. Da un lato abbiamo strumenti consolidati che funzionano bene, come i Certificati Bianchi, che restano un meccanismo efficace e collaudato. Anche alcuni strumenti di promozione delle fonti rinnovabili contribuiscono positivamente. Fonte Agici.

D. Quali strumenti, invece, mostrano le maggiori criticità? 

R. Se ci riferiamo al mondo delle imprese abbiamo visto luci e ombre su Transizione 5.0. Le ESCo sono state coinvolte solo tardivamente con l’apertura all’uso dell’Energy Performance Contract, e la misura – per come è stata inizialmente concepita – mostrava chiaramente alcuni limiti. Alcune cose sono state risolte o migliorate ma il problema inizia ad essere il tempo: normative legate a finestre troppo strette, regole che cambiano, tempistiche incompatibili con una efficace pianificazione industriale.

D. Che cosa manca, quindi, per rendere il quadro più solido? 

R. Manca stabilità normativa. Il mercato avrebbe bisogno di regole durature, di tempi certi, e soprattutto di meccanismi di supporto chiari, trasparenti, duraturi. Se ogni intervento è legato a scadenze di pochi mesi, come nel caso dei vincoli imposti dal Pnrr, la filiera ha tempo di organizzarsi. L’efficienza energetica, soprattutto nel settore pubblico e residenziale, non può vivere di bonus estemporanei: serve un orizzonte industriale.

Le performance economiche delle Esco. Fonte Agici

D. Quali sono, secondo lei, i comparti più pronti ad accogliere questa evoluzione? 

R. Tutti i comparti sono interessati e attenti ma sicuramente l’industria è quella più matura: ha strumenti, cultura tecnica e capacità economica per agire anche velocemente. È già pronta e reattiva. Diverso il discorso per la Pubblica Amministrazione o per il mondo residenziale e dei condomini, dove manca ancora un livello adeguato di conoscenza, ma soprattutto di continuità negli strumenti. È fondamentale che misure di supporto siano stabili nel tempo, così che gli operatori possano organizzarsi e il cliente finale possa comprenderli e, solo dopo, scegliere se aderire.

D. Come stanno evolvendo i modelli contrattuali delle ESCo per rispondere a queste esigenze? 

R. Il nostro modello contrattuale di riferimento resta l’Energy Performance Contract (Epc), che prevede il finanziamento, la realizzazione, gestione e garanzia delle performance nel tempo. Ma va precisato: gli Epc cambiano forma in base al settore e al contesto normativo.

D. In quali ambiti avvengono le maggiori trasformazioni? 

R. Nel mondo della Pubblica Amministrazione, ad esempio, si opera sempre più spesso attraverso partenariati pubblico-privato (Ppp). In questi casi, il contratto assume caratteristiche più articolate, ma le ESCo si sono dimostrate perfettamente in grado di adattarsi, integrando dove necessario anche le competenze fiscali, legali e amministrative necessarie. Rimane centrale la logica di base: siamo remunerati in base ai risultati e ci prendiamo la responsabilità diretta dei risultati energetici ed economici dell’intervento. È questo che rende le ESCo attori industriali credibili.

Nel mondo della Pubblica Amministrazione, ad esempio, si opera sempre più spesso attraverso partenariati pubblico-privato (Ppp). In questi casi, il contratto assume caratteristiche più articolate, ma le ESCo si sono dimostrate perfettamente in grado di adattarsi, integrando dove necessario anche le competenze fiscali, legali e amministrative necessarie. Rimane centrale la logica di base: siamo remunerati in base ai risultati e ci prendiamo la responsabilità diretta dei risultati energetici ed economici dell’intervento. È questo che rende le ESCo attori industriali credibili. Fonte Agici.

D. Si parla spesso delle ESCo come “system integrator della transizione”. È una definizione che condividete?

R. Assolutamente sì. Le ESCo non fanno solo impianti, mettono insieme progettazione, finanziamento, tecnologia, gestione e manutenzione. Facciamo progetti su misura per le esigenze di decarbonizzazione dei clienti integrando tecnologie più efficienti e fonti rinnovabili. Siamo in grado di offrire una soluzione completa, adattabile al contesto e scalabile. In questo senso, essere visti come system integrator del percorso di transizione è non solo corretto, ma anche utile per comunicare il nostro valore aggiunto.

D. Ci racconta un caso in cui le ESCo hanno contribuito positivamente al percorso di transizione energetica? 

R. Uno degli esempi più efficaci è il programma Energy Release. È una misura recente, ma ha funzionato perché è stata pensata con intelligenza. In particolare, è stato riconosciuto un ruolo agli aggregatori e istituito anche il ruolo del produttore terzo. Le ESCo hanno saputo rispondere molto bene.

D. In che modo? 

R. Abbiamo spiegato la misura a migliaia di Pmi energivore, che non sono solo grandi industrie ma anche piccole e medie imprese molto esposte. Le abbiamo supportate con proposte commerciali semplici, mirate, consentendo loro di entrare nel meccanismo intercettando il beneficio economico e una minimizzazione dei rischi. Questo ha avuto un impatto diretto sulla decarbonizzazione, ma anche un effetto leva economico: un beneficio economico oggi a fronte di un impegno alla realizzazione di nuovi impianti a fonte rinnovabile domani.

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D. Se dovesse indicare una priorità assoluta per il prossimo futuro, quale sarebbe? 

R. Direi senza esitazione: un quadro normativo chiaro e stabile. Regole durevoli, strumenti adeguati, procedure snelle. Le ESCo hanno dimostrato di avere le competenze, i modelli e la capacità industriale per fare la differenza. Ma senza un quadro chiaro, è difficile pensare di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione nazionali. Oggi serve una visione sistemica: non possiamo più trattare l’efficienza energetica come un accessorio. È una leva strategica per il Paese. E va trattata come tale.

I comitati tecnici di Assoesco costituiscono il cuore e il valore distintivo dell’attività dell’Associazione e sono costituiti da gruppi di lavoro, aperti a tutti gli Associati, che operano su singoli temi rilevanti. I Responsabili di ciascun Comitato Tecnico o i singoli membri rappresentano AssoESCo in occasione di incontri con le Istituzioni o con altre realtà associative per rappresentare gli interessi degli Associati. Fonte Assoesco

Chi sono le Esco e cosa fa AssoESCo

Le Esco (Energy Service Company) sono società specializzate nella progettazione, realizzazione, finanziamento e gestione di interventi per l’efficienza energetica. Il loro modello di business si basa su un concetto semplice ma potente: l’investimento iniziale è sostenuto dalla Esco, che viene remunerata in base al risparmio energetico effettivamente ottenuto. Il contratto più diffuso è l’Energy Performance Contract (Epc), che lega direttamente la remunerazione dell’azienda ai risultati garantiti. Le Esco operano trasversalmente in tutti i settori: industria, terziario, pubblica amministrazione, edilizia residenziale, e sempre più spesso si configurano come system integrator della transizione energetica, capaci di coniugare tecnologia, finanza e gestione in una proposta unica e su misura.

AssoESCo è l’associazione di riferimento del settore in Italia. Rappresenta le principali aziende del comparto, promuove la diffusione di modelli innovativi di efficienza energetica e dialoga con le istituzioni per semplificare il quadro normativo e favorire l’accesso a incentivi e partenariati. L’associazione è anche punto di raccordo tra operatori e stakeholder, con l’obiettivo di consolidare la filiera nazionale dell’efficienza come asset industriale strategico per la transizione energetica del Paese.

(Ripubblicazione dell’articolo pubblicato il 7 aprile 2025)



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