Il lavoro descrive le dinamiche di fondo del settore automobilistico italiano, inserendole nel contesto internazionale e interpretandole alla luce della transizione all’auto elettrica. Arricchiscono lo studio le opinioni raccolte attraverso una serie di colloqui con dirigenti di impresa, associazioni di categoria e accademici.
La produzione mondiale di auto passeggeri è notevolmente aumentata dal 2000 a oggi, sospinta dai produttori e dai mercati asiatici, in particolare cinesi.
Nei principali paesi della vecchia Europa la produzione è invece diminuita nettamente, e in particolare in Italia. In termini assoluti la Germania è di gran lunga il principale paese europeo del settore. Seguono la Francia, l’Italia e la Spagna (paesi in cui il valore aggiunto diretto del settore rappresenta tra il 5 e l’8% circa del valore aggiunto della manifattura, poco più del 5% in Italia). In gran parte dei paesi della nuova Europa (Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia) il settore rappresenta quote ben superiori: quest’area è quindi molto esposta ai cambiamenti nel comparto dell’auto.
In Italia e in Spagna le attività della filiera si estendono in maggior misura al di fuori del comparto automobilistico in senso stretto, coinvolgendo anche altri settori. Tra il 2010 e il 2022 gli occupati del comparto sono cresciuti in Germania e, seppur in misura più contenuta, in Spagna; sono invece diminuiti in Italia e Francia.
- Nel 2023 si sono prodotte 4,1 milioni di auto in Germania, 1,9 milioni in Spagna, 1 milione in Francia e circa 542.000 in Italia (che nel 1989 produceva 2 milioni di unità).
- Per i veicoli commerciali leggeri, l’Italia ha sostanzialmente mantenuto i livelli produttivi del 2000, a fronte di un calo in Francia, Germania e Spagna. Nel 2022 sono stati prodotti circa 378.000 veicoli commerciali leggeri in Spagna, 373.000 in Francia, 268.000 in Italia e 197.000 in Germania.
- Per quanto riguarda i veicoli pesanti, la produzione in Italia è aumentata rispetto al 2000, ma è stata superata dalla Spagna. Nel 2000 si producevano in Italia circa 43.000 veicoli pesanti e 23.000 in Spagna; nel 2022, si producevano 54.000 veicoli pesanti in Italia a fronte di 56.000 in Spagna.
L’industria automobilistica italiana si distingue per un’ampia quota dedicata alla produzione di componenti, per la presenza di imprese di piccole dimensioni, per una lunga tradizione nella produzione di motori diesel e per la storica dipendenza da un unico produttore finale.
Principali criticità
- Nonostante l’abilità della filiera italiana nel servire clienti in altre aree esportando o raggiungendo direttamente il produttore finale in loco con propri stabilimenti, la rarefazione della produzione nazionale rappresenta un elemento di criticità per il settore, in particolare nell’attuale fase di transizione alla mobilità elettrica.
- L’Italia sconta uno strutturale ritardo nelle attività legate all’elettronica e al software dell’auto (fondamentali per l’auto elettrica)
- L’Italia è all’avanguardia nella produzione del basamento motore e nella tecnologia di pistoni, cilindri e iniettori, ambiti tecnologici spiazzati dalla transizione all’elettrico.
- Si stima che un’auto elettrica, in media, abbia tra il 50 e il 70% di componenti in meno rispetto a un’auto con motore a combustione interna (circa 3.500 contro 7.000).
- In un’auto tradizionale, le componenti elettroniche possono incidere sul costo di produzione per circa il 10%, nell’auto elettrica questa quota potrebbe presto raggiungere il 50%.
La conversione alla tecnologia del motore elettrico è un passaggio storico, sancito nel 2023 dal Regolamento (UE) 2023/851, che prevede l’impossibilità di vendere motori a combustione interna per le auto passeggeri e i veicoli commerciali leggeri, a partire dal gennaio del 2035.
Rapporti con le altre filiere e con i mercati esteri
La dinamica dell’export di autoveicoli negli ultimi due decenni è stata caratterizzata da un trend di sostanziale crescita: malgrado le due recessioni innescate dalla crisi finanziaria e dalla pandemia di COVID-19, il valore delle vendite italiane all’estero nel 2023 è cresciuto del 144% rispetto al 2000, un aumento superiore a quello di Francia e Spagna e inferiore a quello della Germania.
Secondo i dati Istat, il valore complessivo delle esportazioni del settore, nel 2023, è stato di circa 45,9 miliardi di euro, pari al 7,3% del totale delle esportazioni nazionali (il 62,1% autoveicoli, il rimanente componentistica).
Le importazioni sono state pari a 54,2 miliardi di euro, il 9,1% del totale italiano (quota di autoveicoli del 76,8%).
Importazioni ed esportazioni di autoveicoli
La Germania è il principale mercato estero di approvvigionamento e di sbocco del settore, rappresentando da sola il 26,9% dell’import e il 17,8% dell’export.
Commercio internazionale di componenti di autoveicoli
Anche le imprese che producono componenti commerciano con un piccolo numero di paesi: i dieci partner più importanti rappresentavano, nel 2023, il 72% delle importazioni e il 68,9% delle esportazioni.
L’export è passato da 8,5 a 17,4 miliardi di euro tra il 2000 e il 2023, mentre l’import è passato dai 4,5 miliardi di euro a 12,6 miliardi nello stesso periodo.
I tassi di crescita sia dell’export sia dell’import sono superiori a quelli della Francia e inferiori a quelli della Germania. L’export della Spagna è cresciuto in misura maggiore e l’import in misura minore rispetto all’Italia. L’aumento dell’export è indice della maggiore partecipazione della nostra filiera alle catene globali del valore.
Importazioni ed esportazioni di componenti di autoveicoli
Secondo l’associazione dei costruttori automobilistici europei (ACEA), nell’agosto del 2023 erano presenti in Italia 23 stabilimenti produttivi (circa l’11% del totale europeo).
La Germania ha la maggior parte degli stabilimenti europei (54 impianti su 322), la Francia ne contava 31 (circa il 15%) e la Spagna 16 (8%). Circa un quarto degli stabilimenti europei era attrezzato per la produzione di motori e in Italia tale quota raggiungeva il 30% (7 stabilimenti).
Anche per quanto riguarda la produzione di batterie gli stabilimenti sono concentrati in Germania (12 stabilimenti), con a seguire Francia (5 stabilimenti) e Spagna (3 stabilimenti). Solo due stabilimenti italiani erano dedicati alla produzione di batterie elettriche, rispettivamente a Taverola (Faam) e a Torino (Iveco).
In Italia, la fabbricazione di autoveicoli ha un numero maggiore di addetti nelle province di Torino, Potenza e Chieti, con a seguire Napoli, Modena e Frosinone.
Le attività legate alle carrozzerie hanno un numero maggiore di addetti nelle province di Brescia, Torino e Firenze, con a seguire Cuneo, Verona e Perugia.
Per la produzione di componenti il numero maggiore di addetti si ritrova a Torino, Brescia e Bergamo, con a seguire Bari, Cuneo e Bologna.
Fonte: Banca d’Italia (Questioni di Economia e Finanza n. 911, Marzo 2025 – Andrea Orame, Gianmarco Cariola e Gianluca Viggiano | ISSN 1972-6643 online)
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