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Lavoro, Coppotelli (Cisl Lazio): “Disinneschiamo la bomba sociale Stellantis. Tav, subito tavoli operativi”


Partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende, riasetto territoriale del Lazio, piano industriale per la regione, interventi per l’automotive e stazione Tav in linea a Ferentino sono tra gli argomenti affrontati in una lunga intevista di Frosinone News ad Enrico Coppotelli, segretario generale della Cisl Lazio, nell’imminenza del Primo Maggio.

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Lo scorso novembre la Cisl del Lazio presentò le sue proposte per uno sviluppo partecipativo e generativo: sei mesi dopo la politica ha raccolto il vostro invito a realizzare cammini partecipati di crescita e contrattazione diffusa?

“Il 25 marzo scorso c’è stato un evento al CNEL alla presenza del presidente Brunetta e del ministro del Lavoro Calderone sulla presenza di un Lavoratore nel CDA della municipalizzata del Comune di Rieti, dove come Cisl ho relazionato personalmente sull’avvio di una sperimentazione unica in Italia e che potrà fare da apripista per replicare questo modello anche altrove. Pensate ad esempio a Roma Capitale ed alle sue partecipate, la più grande azienda pubblica Italiana con oltre 60.000 dipendenti, cosa potremmo fare se iniziasse un percorso di partecipazione dei lavoratori. Poche settimane prima c’era stato il via libera della Camera (in prima lettura) alla proposta di legge promossa dalla Cisl che disciplina la partecipazione gestionale, economica e finanziaria, organizzativa e consultiva dei lavoratori alla gestione, all’organizzazione, ai profitti e ai risultati. Si tratta di una proposta assai articolata, sulla quale c’è stata immediatamente l’attenzione del Governo e della maggioranza delle forze politiche. Un particolare: si tratta di una proposta di legge di iniziativa popolare che ha raccolto 375.266 firme. La ratio è quella di un nuovo modello di sviluppo, più democratico e tutelato, solidale e produttivo, inclusivo e sostenibile. L’obiettivo è incentivare soluzioni contrattuali che diano attuazione all’articolo 46 della Costituzione, dando ai lavoratori voce in capitolo nelle scelte gestionali, organizzative e nella fruizione degli utili delle loro imprese. Un principio di giustizia sociale e di responsabilità economica che può rafforzare la coesione aziendale, elevare e valorizzare il capitale umano, incrementare e redistribuire la produttività su salari più alti e orari più leggeri. La partecipazione non è solo un’innovazione economica, ma una vera e propria riforma che unisce gli interessi dei lavoratori e delle imprese per affrontare le sfide delle enormi transizioni in atto. Ora la discussione è al Senato”.

La proposta di legge che istituirebbe la Regione denominata Roma capitale della Repubblica trova concorde la Cisl: ma come riequilibrare la situazione delle province, visto che anche lei ha denunciato come nel Lazio assistiamo ad una profonda dicotomia economica e sociale dei territori, una spaccatura fra un centro polarizzatore di interessi come Roma e le altre province marginalizzate e a rischio desertificazione?

“La Cisl è d’accordo sull’ipotesi di una riforma costituzionale che dia a Roma i poteri dei quali godono le principali Capitali mondiali. Lo abbiamo detto chiaramente in sede di commissione Affari Costituzionali. Abbiamo ribadito che i poteri legislativi debbano essere tutti di Roma Capitale. Con un’unica eccezione: la sanità, che invece deve continuare ad essere un tema di rilevanza nazionale. Evidente che occorre un riequilibrio che guardi alle Province. Nell’ambito di una riforma fatta con legge costituzionale questo aspetto dovrà essere previsto, affrontato e normato. Penso, per esempio, che dare poteri speciali a Roma Capitale, possa determinare una rivisitazione anche delle prerogative della Regione, che a quel punto potrebbe concentrarsi sulle esigenze delle province e dei Comuni. Specialmente quelli più piccoli”.

Piano industriale regionale, Cisl al lavoro insieme ad Unindustria

A fine febbraio è stato presentato un Piano industriale per il Lazio di Unindustria e Regione per sostenere e rilanciare la crescita dell’economia nella nostra regione da oggi ai prossimi quattro anni. Quale valutazione date e quali prospettive concrete pensate abbia l’attuazione di quel documento?

 

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“Guardi, né il sottoscritto né la Cisl soffrono di gelosie o guardano a primogeniture che lasciano il tempo che trovano. Sul punto abbiamo espresso chiaramente la nostra posizione. Che è questa: il Piano industriale per il Lazio di Unindustria e Regione contiene ambiti di intervento e piani di azione per sostenere e rilanciare la crescita dell’economia nella nostra regione per i prossimi quattro anni. Un piano ambizioso, dotato di idee e fondi appropriati, per uno sviluppo a trecentosessanta gradi delle potenzialità dei nostri territori. D’altronde, siamo stati noi a ripetere costantemente che il Lazio deve contrastare con fermezza e coraggio la desertificazione industriale degli ultimi anni, con politiche generose e non timide, che sappiano attirare investimenti importanti anche per trattenere e stimolare le potenzialità migliori che abbiamo e possiamo esprimere, a partire proprio dai nostri giovani. Su questo presupposto, lo scorso mese di novembre abbiamo presentato ai decisori politici, nella loro casa istituzionale che è la Regione Lazio, un pacchetto di proposte per lo sviluppo e la crescita, a partire dalla richiesta di incentivi fiscali e contributivi, dalle infrastrutture viarie, digitali e sociali, il potenziamento delle eccellenze territoriali, del turismo, delle università. Idee e proposte che, alla luce dell’importante piano presentato da Regione e industriali, trovano nuova spinta per un confronto aperto e fattivo, certi come siamo di trovare risposte nel comune intento di una crescita solidale che sappia mettere al centro la persona. Nuove e fattive relazioni industriali richiedono attenzione da parte di tutti gli stakeholder, a iniziare proprio dalla politica e dalle parti sociali. Noi ci crediamo e non faremo mai mancare il nostro fattivo contributo: sappiamo di avere di fronte interlocutori attenti e sensibili per puntare tutti verso un Patto per uno sviluppo generativo e partecipativo. Detto in altri termini: il Piano andrà poi declinato nei dettagli e nei territori. Evidente che sindacati e associazioni di categoria dovranno interagire e confrontarsi. Noi lo faremo con la forza delle nostre idee e consapevoli che il ruolo del sindacato è quello di tutelare e migliorare i diritti e la qualità della vita dei lavoratori. È quello che facciamo sempre e che faremo anche in questa occasione. La parola chiave è “confronto”. Senza pregiudizi, senza barriere ideologiche, senza gelosie e invidie. Lo scorso 14 aprile abbiamo incontrato in Unindustria Lazio il Presidente Giuseppe Biazzo ed il Direttore Generale l’Ing. Massimiliano Ricci, abbiamo avviato un tavolo di confronto per far vivere il piano degli Industriali integrandolo con le nostre proposte. Siamo già passati dalle parole ai fatti”.

La provincia di Frosinone vive una realtà industriale a doppia velocità: al nord farmaceutico e manifattura sembrano reggere ed anzi creare nuova occupazione, a sud il crollo dell’automotive sta paralizzando l’economia, l’occupazione ed i redditi dei lavoratori sono a terra. Come intervenire?

“La sua domanda fotografa perfettamente la situazione. L’investimento di Novo Nordisk ad Anagni, il Polo del freddo a Ferentino, le strategie di Sanofi e Termofisher dimostrano che l’area nord di questa provincia è tornata ad essere attrattiva. Per la sua posizione logistica, per il collegamento autostradale, per la vicinanza con Roma, per un sistema di eccellenze del chimico-farmaceutico che indubbiamente fa da traino. Il sud della provincia sconta l’infinita crisi di Stellantis e le enormi difficoltà dell’automotive. In tempi non sospetti sollevammo il tema del crollo della produzione nello stabilimento di Piedimonte San Germano, dei ritardi sul fronte del lancio di nuovi modelli, sulla necessità di una continua richiesta di ammortizzatori sociali in deroga. Malgrado impegni e promesse (molte delle quali si sono rivelate da marinaio), nulla è cambiato. E oggi siamo probabilmente nella fase più drammatica. Lo dico in modo chiaro: o Stellantis dimostra di voler investire (concretamente però, perché finora non l’ha fatto) su Cassino oppure si dovrà necessariamente pensare ad un Piano B. Nel frattempo però, siccome parliamo anche di un indotto che coinvolge tante aziende e migliaia di posti di lavoro, l’aspetto “sociale” viene al primo posto. Vanno trovate e garantite soluzioni per le famiglie e per i lavoratori. Altrimenti la ‘bomba sociale’ è destinata ad esplodere. Su questo punto la classe dirigente locale deve esercitare un ruolo di ‘pressione’ sul Governo affinché richiami Stellantis alle sue responsabilità. Non è possibile voltarsi dall’altra parte”.

Dai giovani a legalità e formazione, urge una strategia complessiva

Il precariato resta il segno distintivo della nuova forza lavoro anche nell’imminenza di questo Primo Maggio: c’è possibilità di invertire la china? Il referendum sarà più un’opportunità o un rischio secondo voi?

“I giovani scappano dall’Italia, lo sappiamo, e quindi anche dalla nostra regione, a tal punto che, nel 2023, il saldo negativo è stato di 1.711 unità. Se calcoliamo il periodo dal 2011 al 2023, ben 25.988 giovani tra i 18 e i 34 anni hanno fatto le valigie per andare all’estero. Una ferita che impoverisce due volte il Lazio, privandolo delle migliori promesse, ma anche delle risorse economiche che per anni vengono trasferite dalle famiglie. Il lavoro precario non è una risposta, così come non è una risposta il lavoro “povero”, quello pagato poco. Gli effetti negativi si riflettono su tutto: sistema pensionistico, incapacità di programmare la propria vita, consumi, sistema fiscale. Il tema del lavoro rimane quindi centrale ed è per questo che abbiamo fatto partire da Viterbo, alla presenza della Segretaria Generale Cisl Daniela Fumarola, la richiesta per l’apertura di un Tavolo Regionale sul tema dei giovani, accolto con favore dal Presidente del Consiglio Regionale del Lazio Antonello Aurigemma che nelle scorse settimane ha visto la luce. Crediamo che sia giunto il momento di fare un lavoro comune e sinergico tra istituzioni, autonomie locali, sindacato e sistema delle imprese, università, puntando alla qualità degli investimenti, alla legalità, alla sicurezza sul lavoro, alle buone flessibilità contrattata e partecipata per creare buona occupazione aggiuntiva. È cruciale sviluppare una strategia complessiva che favorisca una crescita coesa e diffusa, in grado di rendere il nostro territorio più forte”.

Priorità?

“Dobbiamo puntare sulla competitività delle aziende e delle startup, promuovendo le loro potenzialità sul palcoscenico internazionale. Questo non significa solo sostenere la produzione, ma anche valorizzare la creatività. È essenziale rendere il Lazio un ambiente attrattivo per i giovani talenti, talenti di cui abbiamo estremamente bisogno se non vogliamo perdere competitività sul terreno, sempre più veloce, dell’innovazione tecnologica. Nel nostro dossier di proposte per uno sviluppo partecipativo e generativo, presentato a novembre, proprio alla Regione Lazio, abbiamo messo in evidenza la necessità di investire in infrastrutture viarie, digitali e sociali, oltre a incentivare fiscalmente le attività economiche, simili alle ZES. È imperativo potenziare le reti della conoscenza attraverso le università, poiché la formazione è la base dell’innovazione e della ricerca. Ognuno dei nostri territori deve esprimere la propria vocazione industriale, sostenendola in una visione di lungo periodo. Questo obiettivo ambizioso richiede uno sforzo condiviso e una partecipazione attiva di tutti: istituzioni, sindacati, imprese e mondo accademico. Solo con un grande patto di alleanza potremo costruire un futuro migliore per il Lazio e garantire un’occupazione contrattata e partecipata per tutti i cittadini. Sui referendum la nostra posizione è chiara: il lavoro non si difende guardando al passato”.

Le prossime sfide per il territorio

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“I referendum propongono soluzioni parziali e a nostro giudizio rischiose. La Cisl preferisce il dialogo e la contrattazione per migliorare davvero le condizioni di lavoro. La precarietà non si elimina certo con i referendum”. Daniela Fumarola, segretaria nazionale Cisl, ha detto: “Noi abbiamo un giudizio differente sul Jobs act, su cui peraltro la Consulta è intervenuta più volte restringendo notevolmente il campo dell’applicabilità dei licenziamenti. Una riforma non priva di lacune applicative, ma necessaria in molte parti. Ha contrastato la pratica delle dimissioni in bianco, ha colpito le false partite Iva, ha esteso e reso universali gli ammortizzatori sociali, ha incentivato il contratto di lavoro a tempo indeterminato e introdotto un progetto nazionale sulle politiche attive. Pensare di potere tornare agli strumenti del passato in un contesto socio economico completamente cambiato è totalmente illusorio”. Per la Cisl il problema principale nel mercato del lavoro è nella sua qualità, nella capacità dell’occupazione di generare valore aggiunto e quindi alti salari. La risposta sta nel potenziamento delle competenze e nella capacità di allineare l’offerta alla domanda sui territori. Semmai la sfida vera è quella di lavorare insieme ad un nuovo Statuto della persona nel mercato del lavoro”.

La Cisl ha chiesto incentivi fiscali e contributivi, dalle infrastrutture viarie, digitali e sociali: ma le infrastrutture nel Lazio meridionale restano un tasto dolente. La stazione Tav in linea resterà sulla carta mentre la viabilità trasversale Frosinone-Latina e Cassino-mare resta la stessa del dopoguerra: come dovrebbero intervenire politica e istituzioni?

“Guardi, sulla Stazione Tav non abbiamo cambiato idea e non mi rassegno al fatto che debba restare sulla carta. La realizzazione di una Stazione dell’Alta Velocità nell’area individuata tra Ferentino e Supino è l’unica opera infrastrutturale in grado di rilanciare questo territorio, a tal punto che in molti la paragonano alla costruzione dell’autostrada del Sole e penso che non sbaglino. Il tema è emerso anche nel nostro convegno sulle opportunità per il Lazio, dove Francesco Rocca definì la Stazione Tav in provincia di Frosinone un’opera non negoziabile. Poi il governatore del Lazio ha tracciato una rotta chiara, affermando che in primis occorre realizzare la Stazione Tav a Ferentino-Supino. La Cisl Lazio condivide questa roadmap perché soltanto attraverso un robusto e credibile potenziamento delle infrastrutture, i territori possono tornare ad essere attrattivi e si può determinare un circuito virtuoso in termini di investimenti, lavoro e occupazione. La Stazione Tav nell’area tra Ferentino e Supino verrebbe realizzata a 800 metri dal casello di Ferentino, all’imbocco dell’autostrada Ferentino-Frosinone-Sora: una posizione logistica invidiabile, sia per il traffico passeggeri che delle merci. Di più: la Stazione Tav collegherebbe la provincia di Frosinone al Nord Italia e all’Europa con benefici economici immediati anche per l’area industriale di questo territorio ricca di eccellenze da salvaguardare e sostenere, servendo anche di riferimento per gli utenti della provincia di Latina, del Molise e dell’Abruzzo. Le parole di Rocca dimostrano che la volontà politica esiste: ora bisogna convocare tavoli operativi con il Ministero dei Trasporti, la Regione, Ferrovie dello Stato e Rfi e presentare progetti sostenibili e chiari. La Cisl Lazio è pronta a sostenere le iniziative in tal senso perché solo un potenziamento di qualità delle infrastrutture può rendere davvero attrattivi la provincia di Frosinone e tutti gli altri territori del Lazio che meritano di crescere con le proprie eccellenze. Vale per la Stazione Tav e vale per la viabilità trasversale”.



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