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Industria europea e italiana delle pompe di calore: le condizioni per crescere


L’industria europea e italiana delle pompe di calore è chiamata a compiere un salto di qualità. A fronte di una contrazione, messa in evidenza dai dati della European Heat Pump Association, che, nel 2024, è stata del 22% in termini di vendite di pompe di calore rispetto all’anno precedente, c’è bisogno di accelerare, anche per contribuire agli obiettivi energetici e climatici attesi al 2030 e al 2050. Non solo: promuovere lo sviluppo delle pompe di calore significa garantire condizioni di competitività di un settore che conta su 300 aziende e su circa 170 mila posti di lavoro diretti.

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Di questo si è parlato in occasione del convegno organizzato dalla stessa EHPA nell’ambito di Heat Pump Technologies, cui ha partecipato, in qualità di relatore e moderatore, Marco Dall’Ombra, capogruppo pompe di calore di Assoclima. È lui a ricordare i punti più importanti emersi dal convegno EHPA e di stretta attualità per il mondo delle pompe di calore:

  • il costo dell’energia elettrica,
  • la necessità di accompagnare la transizione verso un nuovo equilibrio energetico, investendo nella riqualificazione della forza lavoro,
  • gli effetti del CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism).

I costi dell’energia per l’industria europea e italiana delle pompe di calore

Si deve partire proprio dalla questione riguardante i costi dell’energia elettrica. Come si deve lavorare per raggiungere un prezzo equo e sostenibile, oltre che competitivo rispetto a quello del gas e quali passi devono essere fatti a tale proposito? “Siamo di fronte a una transizione del sistema energetico e c’è la volontà di introdurre profondi cambiamenti su un sistema consolidato da oltre 120 anni. L’Europa sta provando, prima al mondo, a realizzare questo cambiamento. Poiché la graduale riduzione dell’impiego di combustibili fossili – il gas primo tra tutti – si realizza principalmente attraverso l’elettrificazione dei consumi finali, un rapporto tra prezzo dell’energia elettrica e del gas non superiore a due è una delle condizioni necessarie affinché questo passaggio possa avvenire rapidamente”, spiega Dall’Ombra.

Il rapporto del prezzo elettricità-gas

Tutto parte dal rapporto tra prezzo dell’energia elettrica e del gas. Come funziona questo rapporto?

“Già oggi, dal punto di vista economico, produrre un kWh termico con una pompa di calore è più conveniente che farlo col gas”. Questo è possibile perché la pompa di calore prende più di due terzi dell’energia termica necessaria dall’ambiente esterno (aria, acqua, suolo).

Per comprendere il principio ricorriamo a un esempio, formalmente corretto ma semplificato nei numeri. Ricordiamoci, inoltre, che con il kWh posso misurare sia l’energia termica sia elettrica. Prendiamo un ambiente che necessita di 3,4 kWh per essere riscaldato. Se li produco con il gas mi serviranno 3,4 kWh di gas che mi costano 0,10 €/kWh (con un mc di gas si producono circa 10 kWh) per una spesa totale di 0,34 €. Con una pompa di calore che abbia un’efficienza stagionale (SCOP) di 3,4 consumerò 1 kWh di energia elettrica che mi costa 0,34 €/kWh e prenderò i restanti 2,4 kWh dall’ambiente, a costo zero. In totale spenderò 0,34 €, cioè tanto quanto con il gas. Nell’esempio, il rapporto tra prezzo al kWh dell’elettricità e del gas è di 0,34:0,1=3,4.

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“Oggi in Italia, sul mercato libero dell’energia – cercando bene – si trovano contratti per i quali questo rapporto è compreso tra 2,0 e 2,4 che equivalgono, usando l’esempio di prima, a un costo per l’energia elettrica compreso tra 0,20 e 0,24 €/kWh. Quindi per riscaldarmi con la pompa di calore non spenderò più 0,34 € ma una cifra compresa tra 0,24 e 0,20 €, che si traduce in un risparmio compreso tra il 30 ed il 40% rispetto al gas”.

Ambito residenziale: le difficoltà di penetrazione delle pompe di calore

Dato questo rapporto favorevole, si dovrebbe contare su uno sviluppo sensibile di pompe di calore in ambito residenziale. Perché, invece, si sconta una difficoltà di penetrazione delle pompe di calore in ambito residenziale?

“Mente in vari altri ambiti (come il commerciale e il terziario) le pompe di calore si sono già affermate da anni come una soluzione vantaggiosa, in ambito residenziale si pone l’ostacolo della capacità di investimento dell’interlocutore. Gli incentivi sono necessari perché svolgono una duplice funzione: limitare l’investimento iniziale del soggetto e consentire il recupero della parte di spesa a suo carico in un ragionevole periodo di tempo”. Con un incentivo del 50%, il tempo di recupero stimato dallo studio del Politecnico di Milano e presentato nel corso di Heat Pump Technologies, varia tra i 6 e gli 8 anni. È un valore ottimo se confrontato con una vita utile dell’apparecchio compresa tra i 15 e i 20 anni. In assenza di incentivo, il tempo richiesto supera la vita utile ed è quindi improponibile. “Usare la pompa di calore elettrica fa risparmiare ma non abbastanza per ripagarsi della spesa in assenza di un incentivo. L’equazione della convenienza complessiva è semplice: a meno incentivo deve corrispondere un prezzo dell’energia elettrica più basso”.

convegno organizzato dalla stessa EHPA nell’ambito di Heat Pump Technologies, cui ha partecipato, in qualità di relatore e moderatore, Marco Dall’Ombra

“Se, come detto, si potesse contare su un rapporto di prezzo favorevole e normato, il rientro dall’investimento avverrebbe senza bisogno di incentivi. L’acquisto della pompa di calore potrebbe avvenire mediante un finanziamento. A questo proposito c’è chi, oltre a proporre la vendita della pompa di calore, fornisce l’installazione, l’assistenza e la manutenzione tutto incluso in canone mensile. Alcuni aggiungono a questa formula anche la fornitura di energia elettrica”.

Il vantaggio delle pompe di calore sulle caldaie

Un elemento poco considerato nel confronto pubblico tra caldaie e pompe di calore è che queste ultime, a differenza delle prime, sono in grado di soddisfare non solo le esigenze di riscaldamento e di acqua calda sanitaria, ma anche quelle di raffrescamento. “Quindi, volendo tornare sul discorso incentivi, il ritorno sull’investimento dovrebbe essere calcolato sui 12 mesi effettivi in cui la pompa di calore può essere impiegata e non solo – come la caldaia – durante la stagione fredda”, afferma Dall’Ombra.

Un altro tema di interesse per l’industria europea e italiana delle pompe di calore è legato alla possibilità di ridurre il rapporto del prezzo dell’energia elettrica. Che cosa ne pensa in proposito? “Ci sono interventi strutturali come quelli prospettati all’interno del Clean Industrial Deal, con cui si punta a ridurre in termini assoluti il prezzo dell’energia elettrica rispetto al gas, la fonte di riferimento alternativa. Se così sarà, lo scenario diverrà notevolmente favorevole alle pompe di calore elettriche, contribuendo a fornire un sensibile stimolo alla loro diffusione.

Sempre in materia di prezzi, si potrebbe pensare a contratti di fornitura all’ingrosso a lungo termine che possano contribuire alla stabilità del prezzo, limitando le fluttuazioni tipiche del mercato dell’energia”.

Pompe di calore contro la povertà energetica

Nell’Unione Europea, tra 35 e 72 milioni di cittadini hanno difficoltà a sostenere il costo delle bollette energetiche. In Italia, nel 2022 erano oltre 2 milioni le famiglie in povertà energetica, pari al 7,7% del totale delle famiglie. Le pompe di calore possono contribuire al contrasto della povertà energetica? “Certamente. In Europa si stanno ponendo le condizioni possibili per questo: nel 2026 verrà istituito il Social Climate Fund, il cui obiettivo è garantire una transizione energetica equa e socialmente inclusiva. Finanziato dai ricavi della messa all’asta delle quote relative al regolamento ETS II, il provvedimento ha la finalità di allocare parte di queste risorse per effettuare interventi riguardanti l’efficienza energetica”.

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Tra l’altro, di recente il Ministero per gli Affari Europei di concerto con il Ministro dell’Economia ha predisposto una bozza di decreto che avvia il piano di efficientamento energetico dell’edilizia residenziale pubblica e delle abitazioni di famiglie a basso reddito finanziato con 1,38 miliardi del PNRR. “Questo è un ottimo provvedimento perché, adottando una pompa di calore elettrica, gli utenti vedranno diminuire la loro bolletta. Lo Stato, effettuato l’investimento, li metterà così in grado di proteggersi dai picchi più estremi del prezzo dell’energia per i prossimi 15-20 anni. È un esempio concreto di come, secondo noi, si possa affrontare la povertà energetica in maniera efficace”.

La formazione delle competenze

Un altro tema cruciale, per l’industria europea e italiana delle pompe di calore è la necessità di riconvertire le competenze degli operatori professionali. “A tale proposito, riferendosi agli installatori, figure professionali che hanno competenze comprovate per intervenire sulle caldaie e che, solo in parte, hanno sviluppato una competenza anche sulle pompe di calore, va ricordato che il D.Lgs. 28/11 interviene sulla regolarizzazione degli ‘Installatori e manutentori di caldaie, camini e stufe a biomasse, sistemi solari in edifici, sistemi geotermici e pompe di calore’. Quindi, dal punto di vista normativo esiste un contesto di riferimento, ma occorre accelerare per affrontare la transizione e creare le occasioni per una formazione continua”, sottolinea Dall’Ombra.

Assoclima e i suoi associati stanno lavorando per favorire attività dedicate, promuovendo una relazione con i nuovi istituti tecnici, così da motivare i giovani a diventare operatori nel comparto. È un lavoro lungo che richiede costanza ma che per fortuna può contare sulla presenza di fondi europei allocati allo scopo formativo. “Tuttavia, permangono elementi di criticità, uno dei quali è che la formazione è delegata a livello regionale, cosa che non sempre assicura la necessaria omogeneità e qualità”.

Industria europea e italiana delle pompe di calore: il ruolo dell’UE

EHPA ricorda, nel suo recente position paper, la necessità di politiche e i finanziamenti necessari per aiutare il settore a raggiungere l’obiettivo di REPowerEU di 60 milioni di pompe di calore aggiuntive installate in Europa entro il 2030.

Come si sta muovendo l’Unione Europea per promuovere l’industria europea e italiana delle pompe di calore? “Il Clean Industrial Deal è un pacchetto di misure che si concentrerà sulla creazione di mercati guida per le tecnologie pulite e sulla creazione di condizioni che consentano alle aziende di crescere e competere. Inoltre, il Net Zero Industry Act, una misura che riconosce le pompe di calore come tecnologie strategiche a zero emissioni nette, si pone l’obiettivo di sostenere lo sviluppo inteso come aumento della capacità produttiva del comparto”. In un recente studio realizzato da The European House Ambrosetti per Assoclima si rileva come quella delle pompe di calore sia un’industria a forte connotazione europea, con un’area di sviluppo importante rappresentata dal segmento delle macchine per il settore residenziale.

“Quindi, ci sono i finanziamenti, c’è la capacità tecnologica, c’è la consapevolezza: tutto questo porterà sicuramente a risultati significativi. Stabilità negli incentivi – che, almeno all’inizio, si rendono necessari – e un rapporto del prezzo dell’energia elettrica e del gas pari a due rappresentano gli elementi chiave per portarci nel mondo a zero emissioni, a partire dai soggetti più vulnerabili, i primi che ne potrebbero trarre beneficio”.



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