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La nuova frontiera degli investimenti


Investire tra incertezza e transizione: le strategie di Antonio Tognoli al Wealth Forum

I prossimi 12-18 mesi si preannunciano complessi per gli investitori. Antonio Tognoli, CFO di SIM, non ha dubbi: “Lo scenario macroeconomico presenta rischi prevalentemente orientati al ribasso, in un contesto dove l’inflazione sta lentamente rientrando, ma resta elevato il livello di incertezza legato alla geopolitica, alle politiche monetarie e al prezzo delle materie prime”. L’Analista sarà tra i relatori del Wealth Forum, evento organizzato da TopLegal che si terrà a Milano il prossimo 21 maggio.

 

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A pesare sull’outlook globale sono molteplici fattori. Tensioni geopolitiche sempre più diffuse, dall’Europa orientale al Medio Oriente, aumentano il rischio di shock esterni e frenano la fiducia. L’incertezza sulle politiche monetarie, strettamente connessa al cammino dell’inflazione, aggiunge volatilità ai mercati. Il settore finanziario, nonostante appaia più solido rispetto al passato, si mostra vulnerabile a crisi di liquidità e rischi sistemici. Infine, le divergenze nelle traiettorie di crescita tra Stati Uniti, Europa e Asia complicano ulteriormente le scelte di allocazione degli investitori. “Gli investitori dovranno prestare attenzione anche all’attuazione del PNRR e alle politiche fiscali, che potrebbero rivelarsi determinanti nel sostenere o, al contrario, frenare la ripresa”, sottolinea Tognoli, richiamando l’importanza di monitorare non solo i dati macroeconomici ma anche la politica interna dei singoli paesi.

L’inflazione, sebbene abbia imboccato una traiettoria discendente, rimane sopra i target delle principali banche centrali. Questo apre il dibattito sulla persistenza di un regime di tassi elevati, il cosiddetto “higher for longer”. Tognoli chiarisce: “Nel breve termine è uno scenario plausibile: tassi alti per consolidare la disinflazione e mantenere ancorate le aspettative. Tuttavia, nel 2025 potrebbero esserci spazi per un allentamento, a patto che l’inflazione continui a convergere verso il 2% e non si materializzino nuovi shock”. Tra i fattori che potrebbero prolungare il periodo di tassi elevati figurano la resilienza dell’inflazione di fondo, un contesto globale ancora fragile e l’esigenza per le banche centrali di preservare la propria credibilità dopo anni di politiche ultra-espansive. Tuttavia, in presenza di una crescita in rallentamento, in particolare in Europa, e di segnali convincenti di disinflazione, i banchieri centrali potrebbero essere costretti a rivedere la propria posizione, avviando un ciclo di riduzione graduale dei tassi.

Il mutato contesto richiede una revisione radicale delle strategie di investimento. Secondo Tognoli, la cosiddetta “nuova normalità” impone portafogli più resilienti, con una diversificazione che non si limiti alla dimensione geografica ma si estenda a quella settoriale e tematica. “La nuova normalità richiede portafogli più resilienti, diversificati non solo geograficamente, ma anche settorialmente”, osserva. Tra i settori favoriti spiccano quelli legati all’energia, alla difesa, alla sicurezza dei dati e alle tecnologie emergenti, in grado di intercettare flussi di investimento strategici anche in scenari di crescita modesta. Asset reali come oro, infrastrutture e materie prime, noti per la loro capacità di proteggere il valore in contesti inflattivi o di volatilità estrema, tornano a ricoprire un ruolo centrale. Inoltre, la gestione della liquidità diventa uno strumento fondamentale, non più un semplice cuscinetto difensivo, ma una leva per cogliere opportunità tattiche e reagire con rapidità ai cambiamenti di scenario. “L’approccio deve essere dinamico: 40-50% in azioni di settori resilienti, 20-30% in bond di breve termine o indicizzati all’inflazione, 10-15% in asset reali, 5-10% in liquidità”, sintetizza Tognoli.

Anche all’interno dei mercati azionari, il quadro si fa più complesso e selettivo. Non si intravedono all’orizzonte rally diffusi, quanto piuttosto fasi alterne, caratterizzate da rotazioni settoriali e opportunità di stock picking mirato. “La crescita sarà più selettiva. Non ci aspettiamo rally generalizzati, ma opportunità in settori come tecnologia, energia e difesa”, precisa Tognoli. Di fronte a questa nuova realtà, la scelta tra gestione attiva e passiva si affina: “La gestione attiva resta fondamentale per intercettare i vincitori in un mercato più frammentato. Tuttavia, gli ETF tematici rappresentano un’ottima soluzione per chi cerca esposizione a megatrend come l’intelligenza artificiale o la transizione energetica”. L’approccio ottimale, spiega, prevede una combinazione equilibrata: una quota significativa in ETF tematici o ampiamente diversificati (60-70%), affiancata da un’esposizione più selettiva (20-30%) in singoli titoli scelti sulla base di solidi fondamentali e posizionamento strategico.

Sul fronte obbligazionario, dopo anni di rendimenti compressi ai minimi storici, si è aperta una finestra interessante. Oggi è nuovamente possibile ottenere rendimenti reali positivi senza dover assumere rischi eccessivi. “Oggi molti titoli offrono rendimenti reali positivi, un lusso raro fino a pochi anni fa”, osserva Tognoli. Titoli di Stato a breve termine, obbligazioni corporate investment grade e strumenti indicizzati all’inflazione tornano a essere centrali nei portafogli prudenti. Tuttavia, l’esperto mette in guardia: “Shock inflazionistici o un cambio repentino di politica monetaria potrebbero compromettere i rendimenti reali, specialmente per le obbligazioni a lunga scadenza”. La prudenza suggerisce quindi di mantenere una duration contenuta e privilegiare emittenti di elevata qualità creditizia, evitando di rincorrere rendimenti più alti a costo di un’esposizione eccessiva al rischio.

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Infine, il private market si conferma una componente sempre più rilevante nei portafogli degli investitori più sofisticati. La crescente volatilità dei mercati pubblici e il livello ancora elevato dei tassi di interesse rendono il private equity e il private debt strumenti fondamentali per ottenere rendimento decorrelato e accedere a opportunità di crescita difficilmente replicabili nei mercati tradizionali. “Con tassi ancora elevati e un contesto pubblico più volatile, il private market offre opportunità di rendimento decorrelato e accesso a settori ad alta crescita”, afferma Tognoli.

Se il private equity deve confrontarsi con valutazioni più selettive e condizioni di finanziamento più onerose, continua a offrire interessanti opportunità in settori come tecnologia, salute e sostenibilità. Il private debt, invece, con rendimenti che spaziano tra il 7% e il 12%, rappresenta oggi una valida alternativa alle obbligazioni tradizionali. L’evoluzione dei fondi evergreen e il progressivo abbattimento delle soglie di accesso stanno democratizzando il settore, pur richiedendo grande attenzione nella selezione di gestori e strategie. “La crescita dei fondi evergreen e la democratizzazione dei private market rendono questi strumenti più accessibili, ma è fondamentale selezionare operatori di alta qualità e strategie focalizzate”, raccomanda.

In uno scenario globale sempre più frammentato, volatile e meno prevedibile, Antonio Tognoli invita gli investitori a una nuova consapevolezza nella costruzione dei portafogli: maggiore attenzione ai rischi emergenti, apertura all’innovazione, flessibilità nella gestione e capacità di intercettare i grandi trend trasformativi. “Siamo in una fase di transizione strutturale: chi saprà adattarsi potrà cogliere grandi opportunità”.

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