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Wep in Italia, YouGov racconta l’evoluzione dei viaggi studio


Lorenzo Agati, CEO e Founder di WEP Italia

i ultimi anni, i viaggi studio hanno subito diverse trasformazioni. Il confronto tra generazioni aiuta ad evidenziare come sia cambiata la percezione dei fattori che influenzano le scelte dei partecipanti, dalla selezione delle destinazioni e delle organizzazioni di riferimento fino al valore attribuito a questa esperienza in ottica professionale.

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In occasione del trentesimo anniversario in Italia, WEP, organizzazione leader nel settore degli scambi culturali e linguistici nel mondo ed ente formatore riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, ha commissionato un sondaggio all’istituto di ricerca YouGov per offrire per la prima volta un’analisi dell’evoluzione del settore. L’osservatorio esplora la percezione dei cambiamenti nella scelta delle destinazioni, l’impatto della digitalizzazione e l’importanza del ruolo delle organizzazioni nell’esperienza dei viaggi studio. Inoltre, offre anche uno sguardo sull’influenza di questa esperienza nella vita professionale e privata di chi è partito.

“Per la prima volta, grazie a questa indagine, possiamo delineare la crescita significativa dell’esperienza dei viaggi studio negli ultimi anni: ben un italiano su tre ha scelto di intraprendere un percorso di apprendimento all’estero. Per gli intervistati, i viaggi studio rappresentano un connubio tra formazione, cultura ed opportunità globali, affermandosi come un vero e proprio ponte verso il futuro” dichiara Lorenzo Agati, CEO e Founder di WEP Italia. “Analizzare il passato e il presente non solo ci consente di delineare nuove traiettorie per WEP, ma offre anche spunti strategici per l’intero settore. In particolare, rileviamo un’attenzione crescente a temi come la sostenibilità e la formazione pre-partenza, due ambiti su cui noi stiamo già investendo”.

La scelta della destinazione: dal predominio di USA e UK (in calo) all’ingresso di Australia, Canada e Paesi asiatici

La metà degli italiani (51%) pensa che le destinazioni offerte oggi siano più diversificate rispetto al passato. 1 italiano su 3 ritiene le seguenti cose: che l’offerta delle organizzazioni si sia uniformata (8%) e che solo alcune realtà del settore propongano destinazioni di nicchia ed emergenti (22%).

Negli ultimi trent’anni si è registrata una trasformazione nella percezione delle mete ideali. Analizzando nel dettaglio l’evoluzione della scelta delle destinazioni, emerge un cambiamento significativo. All’epoca, le mete più ambite erano principalmente il Regno Unito (68%) e gli Stati Uniti (43%). Oggi, pur restando le destinazioni più popolari, il Regno Unito registra un calo significativo, scendendo al 50% (-18 punti percentuali) mentre gli Stati Uniti si attestano al 57%.

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Nel frattempo, altre destinazioni hanno intanto guadagnato terreno: l’Australia è passata dal 7% al 28%, il Canada dall’8% al 22%, mentre i Paesi asiatici hanno registrato la crescita più marcata, passando da meno del 4% a un rilevante 28%, con un picco del 41% tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni.

La metà degli italiani (51%) concorda nell’affermare che la Brexit abbia influenzato in modo negativo la percezione del Regno Unito come meta per un viaggio studio. Questo è soprattutto vero per chi ha vissuto in prima persona l’esperienza di studio all’estero (63%); in disaccordo solo i rispondenti della Gen X e Millennial (35-54 anni) per cui la Brexit non ha cambiato molto la percezione della meta (32%).

Come si sceglie una destinazione: tra lingua, qualità educativa e mete “cool” per i più giovani

Tra i principali fattori che influenzano la scelta della destinazione sul podio troviamo la lingua che si desidera imparare (67%) – un criterio particolarmente rilevante per gli over 55 (75%), ma meno prioritario per i giovani tra i 18 e i 34 anni (56%) – le opportunità offerte da scuole ed università (55%), e la cultura del Paese (34%). Altri elementi che giocano un ruolo significativo sono il costo della vita (33%), la reputazione delle istituzioni educative e le possibilità di networking. I più giovani, inoltre, attribuiscono maggiore importanza anche all’aspetto ludico e alla percezione di una destinazione come “cool”, fattori citati rispettivamente dal 26% e dal 34% degli intervistati.

Formazione 3.0 e viaggi studio tra AI e post-pandemia: nuove sfide per il settore

Per oltre 8 italiani su 10, la digitalizzazione ha semplificato l’organizzazione di un viaggio studio. Tuttavia, i più giovani sembrano essere meno consapevoli di questo cambiamento: tra i 18-34 anni, il 75% concorda con questa affermazione, rispetto all’85% degli over 55.

Sul fronte dell’innovazione tecnologica, l’adozione di corsi online e strumenti di intelligenza artificiale non sembra aver sostituito l’esperienza dei viaggi studio: la metà degli italiani ritiene che queste soluzioni non possano eguagliare il valore formativo e culturale di un’esperienza all’estero. Solo il 7% è convinto che la tecnologia abbia completamente preso il posto dei viaggi studio (percentuale che si alza fino all’11% per i rispondenti della Gen X e Millennial di età compresa tra 35-54 anni).

Oltre alla digitalizzazione, un altro tema di grande attualità è l’impatto del post-pandemia sui viaggi studio, con percezioni diverse a seconda delle generazioni. Circa un terzo dei giovani tra i 18 e i 34 anni (33%) ritiene che la pandemia abbia rafforzato l’importanza di vivere esperienze formative all’estero. Al contrario, più di un quarto degli over 55 (28%) vede il Covid-19 come un fattore che ha messo in luce alcune fragilità delle giovani generazioni, riducendo la loro propensione ad allontanarsi da casa e dalla propria zona di comfort.

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Il ruolo dell’organizzazione: la formazione pre-partenza come valore aggiunto

Il supporto dell’organizzazione nella preparazione di un viaggio studio è ritenuto fondamentale: oltre 1 italiano su 2 (58%) considerano importante ricevere supporto prima della partenza, con l’83% dei rispondenti che sottolinea l’importanza della formazione pre-partenza e 7 italiani su 10 che la ritengono un fattore determinante per il successo dell’esperienza. Inoltre, il 77% ritiene importante affidarsi ad un’organizzazione specializzata per pianificare al meglio il proprio viaggio studio all’estero.

Quando si sceglie un’organizzazione, emergono quattro fattori chiave: la qualità delle scuole e dei corsi offerti (44%), il rapporto qualità-prezzo (39%), la sicurezza dei partecipanti (33%) ed il supporto locale (39%). Seguono l’organizzazione dell’alloggio (25%) e l’assistenza burocratica (23%).

Tuttavia, le priorità cambiano a seconda dell’età: mentre per i giovani tra i 18 e i 34 anni il criterio principale è il rapporto qualità-prezzo (42%), per gli over 55 il fattore più rilevante è la qualità delle scuole e dei corsi offerti (50%).

Anche la sostenibilità gioca un ruolo sempre più centrale nelle scelte: per 6 italiani su 10 è importante che un’organizzazione di viaggi studio possieda certificazioni ambientali, e per quasi la metà (48%) la presenza di queste certificazioni ne influenza la scelta.

Chi è partito: per 4 italiani su 10 il viaggio studio ha inciso sul proprio percorso di vita

Dalla ricerca emerge che 1 italiano su 3 ha partecipato a un viaggio studio negli ultimi 30 anni. Il dato cresce significativamente tra i giovani di età compresa tra 18-34 anni, con il 47% che dichiara di aver vissuto questa esperienza, rispetto al 25% degli over 55. Il divario generazionale può essere attribuito all’evoluzione dell’offerta formativa e alla maggiore accessibilità delle esperienze all’estero negli ultimi decenni. In passato, infatti, le opportunità di viaggi studio erano più limitate e meno strutturate: i programmi di scambio erano meno diffusi, le collaborazioni tra istituti scolastici e realtà internazionali più rare, e i costi più difficilmente sostenibili per molte famiglie. Negli ultimi 20 anni, invece, c’è stata un’espansione significativa di programmi accessibili anche ai più giovani (ad esempio scuole superiori, percorsi post-diploma), grazie alla diffusione di enti specializzati, borse di studio, e alla crescente consapevolezza dell’importanza delle competenze interculturali.

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Tra chi non è partito, il principale ostacolo è rappresentato dai costi (44%). Ancora oggi 4 italiani su 10 percepiscono queste esperienze come “elitarie”, un retaggio di quando le opportunità di studio all’estero erano più limitate e meno accessibili.

I più giovani evidenziano anche alcune preoccupazioni legate all’impatto sulla propria carriera scolastica o universitaria (11%), temendo possibili interferenze con il proprio rendimento accademico. Tuttavia, sebbene il 21% di chi è partito abbia riscontrato qualche sfida nel rientrare nei ritmi di studio e recuperare verifiche ed esami, quasi la metà (45%) afferma che questa esperienza ha avuto un effetto positivo sulla propria media scolastica, dimostrando che i benefici formativi possono superare le iniziali preoccupazioni.

Il 61% di chi ha partecipato ad un’esperienza di studio all’estero ha preso la decisione in autonomia, mentre chi non l’ha fatto è stato influenzato soprattutto dalla famiglia (58%) e dagli insegnanti (37%): questi dati evidenziano il ruolo chiave di genitori e docenti nel promuovere queste opportunità.

L’impatto dei viaggi studio si riflette concretamente tanto nella sfera personale quanto in quella professionale dei partecipanti: secondo 9 italiani su 10, si tratta di un’esperienza utile per il proprio futuro lavorativo. Un dato che trova conferma tra chi è partito, con il 40% che riconosce un impatto significativo sul proprio percorso di vita, soprattutto grazie all’ampliamento del proprio network ed all’accesso a nuove opportunità (26%). Trai i principali benefici percepiti emergono la capacità di uscire dalla propria comfort zone e ad adattarsi a nuove realtà (53%), migliorando la comunicazione interculturale (47%), l’indipendenza (45%) e l’apertura mentale (44%).

Dal punto di vista delle competenze, il viaggio studio all’estero permette di potenziare le capacità linguistiche (53%), la capacità di cavarsela da soli (46%) e qualità relazionali come la tolleranza (42%) e l’empatia (35%).

In un contesto in continua evoluzione, il viaggio studio si conferma un’esperienza centrale per la crescita personale, culturale e professionale delle nuove generazioni. La crescente attenzione a temi come la sostenibilità, il ruolo attivo delle organizzazioni e l’equilibrio tra tecnologia e formazione tradizionale suggerisce che, anche nei prossimi anni, queste esperienze continueranno a rappresentare un investimento strategico sul futuro.

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