Trentino, la posizione dell’imprenditore Lorenzo Delladio: «Il territorio deve far crescere le industrie più produttive». I sindacati: «Nel turismo si investe in maniera forsennata»
Il futuro del Paese è affossato dai salari bassi e questa «è una grande questione per l’Italia». Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale si è concentrato sulla dinamica salariale negativa e sulla produttività ferma. Problemi ai quali non è immune nemmeno il Trentino-Alto Adige.
Confindustria e sindacati
«Le parole del presidente Mattarella sono assolutamente condivisibili e toccano un tema che, come Confindustria Trento, ci sta particolarmente a cuore, ancora di più oggi: il lavoro di qualità — ha detto il presidente Lorenzo Delladio —. I salari sono una componente fondamentale del lavoro ed è compito di tutti puntare a una loro crescita. La correlazione con la produttività citata è anch’essa cruciale e ci porta a ribadire quanto sia oggi fondamentale, come territorio, supportare e far crescere le imprese più produttive che sono quindi in grado di garantire salari più competitivi. Questo deve avvenire in ogni settore per poter raggiungere questo obiettivo». Le «imprese produttive» sono le industrie, un settore che spesso si è lamentato delle preferenze di Piazza Dante per il settore turistico. Questo diverso trattamento, che aiuta un settore con stipendi più bassi e lavoro stagionale è criticato anche dai sindacati. «Sono due fenomeni convergenti a incidere sui bassi salari — ha spiegato Andrea Grosselli, segretario della Cgil —. Il fatto che il nostro mercato del lavoro crea posti di lavoro a basso valore aggiunto, perché le vocazioni più larghe, quelle del terziario come il turismo, hanno queste caratteristiche. E poi l’inflazione a livello locale è più alta che in altre realtà territoriali».
I «cervelli in fuga»
Questo tema si lega anche al problema dei cosiddetti «Cervelli in fuga», giovani che, una volta formati nell’Università di Trento, vanno a lavorare fuori provincia perché non riescono a trovare un lavoro all’altezza delle loro competenze. «Qui non ci sono aziende in grado di attrarre i giovani, abbiamo il problema che stiamo investendo in maniera forsennata e pericolosa nel turismo — ha denunciato Walter Largher, segretario Uil —. Ma il turismo non è attrattivo per le alte professionalità e non ha neanche una produttività elevata perché ci sono tendenzialmente salari bassi». Il «problema» delle due province autonome è anche la vicinanza con l’Austria. Un Paese che offre, per certe mansioni, sia una retribuzione superiore che un costo della vita più basso. «Un combinato disposto che favorisce lo spostamento — ha detto Cristina Masera, segretaria della Cgil-Agb —. All’ospedale di Innsbruck ci sono intere equipe formate da altoatesini». E ha aggiunto: «Qui la questione dei salari bassi è in parte mitigata dagli accordi di primo livello che però fanno sempre più fatica ad essere chiusi».
Il benessere del lavoratore
Ma il tema del benessere del lavoratore non si ferma ai salari, come ha sottolineato Confindustria: «Welfare, conciliazione vita-lavoro, sicurezza e mansioni stimolanti con opportunità di crescita professionale. È anche su questi aspetti che dobbiamo puntare per garantire il benessere dei lavoratori — ha detto Delladio —. Ricordo però che sono cruciali anche altri fattori come la casa e i servizi pubblici: senza un posto dove vivere e un supporto nella vita quotidiana, creare una famiglia diventa sempre più una sfida ardua». Su quest’ultimo tema, la proposta della Uil è di fare un contrattazione territoriale e non solo per settore: «Vuol dire che affronti non solo un problema di risorse e salari, ma anche la capacità per il territorio di essere attrattivo — ha spiegato Largher —. Quindi il fondo sanitario, case adeguate, eccetera. Noi dovremmo dire verso l’esterno: “Vieni in Trentino che hai tutto questo indipendentemente dall’azienda”». Intanto si va avanti sul tavolo salari, ma il difficile sarà quando bisognerà mettere a terra tutte le proposte che usciranno da quelli incontri. «Bisogna cominciare da quelle politiche che speriamo di concordare insieme alla giunta provinciale e ai datori di lavoro per dare un orizzonte di strutturalità e interventi che sappiano garantire maggior potere d’acquisto», ha detto Grosselli.
Precariato, part-time e stipendi bassi
Sul precariato, sul part-time involontario e sugli stipendi bassi secondo il segretario della Cisl, Michele Bezzi, la politica può far poco. Il cambiamento deve partire dalle imprese che dovrebbero offrire migliori condizioni, anche per incentivare la produttività. Il tutto con una spinta da parte delle istituzioni: «Si potrebbe fare qualcosa dal punto di vista degli incentivi, cercando di superare quelli a pioggia e valorizzare le imprese che fanno contrattazioni di secondo livello», ha detto Bezzi. Ma alla visione delle imprese come il lupo cattivo non ci sta Andrea De Zordo, presidente dell’ente camerale di Trento, soprattutto in un territorio dove il 95% delle aziende ha meno di 10 dipendenti: «Gli imprenditori sono favorevoli al miglioramento del salario. Però qualsiasi manovra sui costi deve essere valutata con grande attenzione perché il rischio è il tracollo economico con effetti negativi sull’occupazione e sul tessuto sociale». E ha aggiunto: «Bisogna lavorare sul costo del lavoro perché in questo momento non c’è tutta questa marginalità. Siamo consapevoli che bisogna trovare un qualcosa, però non deve essere esclusivamente sulle spalle dei nostri imprenditori».
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