La robotica e la possibile interazione tra uomo e robot (insieme al macro-tema dell’intelligenza artificiale) rappresentano la “new big thing” di questi anni. Se un tempo le innovazioni, invenzioni e prodotti in questo ambito erano solo per “nerd” o addetti ai lavori, ora sono diventati mainstream e hanno un portata globale.
Negli anni Venti di questo secolo siamo testimoni di un’accelerazione nella ricerca, produzione, e percezione del ruolo di queste tecnologie nel mondo contemporaneo e per le società dei Paesi coinvolti. Anche se ancora in attesa del “ChatGPT moment” nella robotica, come affermato dal CEO dell’azienda NVIDIA all’inizio di quest’anno, sembra davvero che il salto di qualità sia dietro l’angolo.
Con nuovi player immessi nel sistema, tutto questo porta a nuovi interrogativi sia dal punto di vista economico e industriale che da quello della relazione delle macchine con gli uomini, ovvero gli attori “tradizionali” di questo mondo. Innovazione e comprensione di queste tecnologie vanno di pari passo – trattandosi di “interazione”, infatti, è necessario che la tecnologia sia in qualche modo digerita, capita e accettata dagli umani e che un rapporto diremmo “di fiducia” possa crearsi tra i due. Allo stesso tempo, assistiamo di recente a una vera e propria corsa allo sviluppo di queste tecnologie a livello internazionale, in una competizione tra potenze che non è più nascosta e che rappresenta una novità delle relazioni internazionali.
I recenti sviluppi dell’interazione uomo-macchina
Il campo dell’interazione uomo-robot (HRI) è altamente interdisciplinare e in rapida evoluzione, con contributi provenienti da istituzioni accademiche, aziende e laboratori di ricerca governativi. Di seguito, ci sono cinque trend che pensiamo possano svilupparsi nei prossimi mesi e anni:
- intelligenza artificiale consapevole delle emozioni;
- interazione vocale e gestuale;
- robotica assistiva e per l’assistenza agli anziani;
- apprendimento per rinforzo con coinvolgimento umano;
- fiducia e spiegabilità nel comportamento dei robot.
Ci sta poi particolarmente a cuore il tema dell’empatia dei robot. Nel mondo della robotica la possibilità di creare un elemento di interazione che non sia freddo, artificiale, da “macchina”, può fare la differenza. Oggi grazie allo sviluppo costante delle tecnologie è possibile ottenere un livello di interazione tale tra persone e robot – con ogni sembianza, non necessariamente umanoidi – in grado di abbattere quell’idea di relazione fredda, complessa e non naturale che siamo soliti immaginare.
Ci sono due ambiti principali di impiego. Il primo è quello medico-sanitario. Il periodo di pandemia in particolare ha mostrato quanto sia necessario avere robot che realizzino operazioni elementari per la cura e la riabilitazione dei pazienti. La seconda declinazione è invece quella della robotica di servizio. I robot industriali tradizionali sono chiusi in una gabbia, la cosiddetta “cella di lavoro”, dove compiono operazioni spesso pericolose per l’uomo; quando l’uomo apre la porta di questa gabbia, il robot si interrompe e non possono quindi esserci convivenza e interazione. I robot di oggi, invece, possono “uscire dalla gabbia” e condividere lo spazio con l’uomo, andando a realizzare diverse forme di empatia.
I player internazionali e la crescente competizione nel settore
Nell’interazione uomo-robot (HRI) diversi Paesi sono leader a livello mondiale grazie a una combinazione di eccellenza nella ricerca, investimenti industriali e integrazione della robotica nella società. In questo senso possiamo individuare tre macro-poli di innovazione, produzione e applicazione, rappresentati da Stati Uniti, Asia orientale ed Europa (Figura 1).
Figura 1 – Stock operativo di robot industriali nel mondo, in migliaia di unità
Fonte: Federazione internazionale di robotica, World Robotics 2024
Il primo polo è rappresentato da una superpotenza tecnologica, gli Stati Uniti, che possono contare sulla presenza di istituzioni accademiche di primo livello, come l’MIT, Stanford, Carnegie Mellon e Georgia Tech, tra i tanti, e aziende che stanno sviluppando un ecosistema di prodotti di livello globale, come Boston Dynamics, Amazon Robotics, NVIDIA, Figure AI, Tesla, Agility Robotics. Un mercato altamente competitivo, come quello americano, e la possibilità di raccogliere grandi investimenti in un palcoscenico osservato da tutto il mondo rendono la robotica americana dinamica e in grande crescita e lo studio delle interazioni tra uomo e macchina e la loro applicazione promettente.
Il secondo polo è rappresentato da tre Paesi dell’Estremo oriente, come Giappone, Corea del Sud e Cina. Nazioni apparentemente simili, ma con grandi differenze di sistema, nel modo di fare business, innovare e con una storia di tensioni e competizione non solo a livello politico, ma anche commerciale e tecnologico.
Il Giappone, con università come la Tokyo University, la Osaka University e ATR (Advanced Telecommunications Research Institute International) di Kyoto e aziende che hanno sviluppato prodotti di alto livello nel corso degli ultimi anni come SoftBank Robotics (Pepper, NAO), Honda (ASIMO), Toyota, Sony (Aibo). Il Giappone è famoso nel mondo per avere una “cultura robotica” sviluppata e una penetrazione dei robot nella società accettata e anzi stimolata già da diversi anni. Al contempo, vanta il primato della ricerca in alcuni settori chiave dell’interazione uomo-macchina, come quello dell’assistenza degli anziani, in una società che invecchia velocemente e il cui declino demografico sembra non avere soluzioni. In questo senso robot sociali, di servizio, che possano contare su interazione emotiva e su empatia, sono il marchio di fabbrica giapponese in questo settore. La Corea del Sud conta eccellenze in ambito di robot di compagnia, smart homes e assistenza alla mobilità, alla presenza di colossi industriali famosi in tutto il mondo che stanno investendo anche massivamente nella robotica, come Hyundai Robotics, Samsung e LG. La Cina è poi un mondo a sé stante. Il Paese appare come il leader in alcuni settori robotici, come quello degli umanoidi, così come per robot di servizio e industriali. Analizzeremo più avanti la Cina, ma quello che possiamo anticipare è che in questo specifico caso il connubio tra strategie, politiche, ricerca e aziende funziona all’unisono.
Il terzo polo, infine, è rappresentato dall’Europa. Paesi come Germania, Regno Unito e Svizzera sono all’avanguardia in questo settore e cercano di competere con Stati Uniti e Paesi dell’Asia orientale. Aziende tedesche come Bosch, Siemens, Festo producono robot di alto livello, mentre centri di ricerca come DFKI (German Research Center for Artificial Intelligence), Technical University of Munich e Fraunhofer Institutes and Research Units sviluppano ricerca e innovazione in robotica avanzata e IA. Svizzera e Regno Unito sono gli altri due Paese europei la cui ricerca e produzione di robot avanza e sorprende. La fanno da padrone grandi istituzioni accademiche, come l’Università di Oxford e l’Imperial College di Londra o l’EPFL (Swiss Federal Technology Institute of Lausanne) e l’ETH di Zurigo, con focus su robotica riabilitativa, integrazione IA-HRI, robot di assistenza sociale e medicali.
L’ascesa della robotica cinese
Il caso cinese è sorprendente e si è guadagnato l’attenzione spasmodica dei media occidentali, che ne raccontano i nuovi traguardi tecnologici con un misto di sorpresa, curiosità e a volte una timorosa riverenza. La robotica cinese avanza compiendo grandi passi e diversi autori hanno parlato di “China Robotics Rise”, un termine che ricorda l’ascesa pacifica cinese dei primi anni Duemila (in cinese 和平崛起, Hépíng júqǐ)
Il 2025 sembra l’anno in cui i progressi realizzati nella robotica cinese si stanno rivelando al mondo. Le principali aziende tech cinesi si sono lanciate nella produzione di robot umanoidi: da Xpeng a Xiaomi e ad Ant Group, andando a includere questa tecnologia nel proprio ecosistema di innovazione. Quest’anno non sono mancati momenti dimostrativi in cui robot umanoidi sono stati presentati al grande pubblico (nazionale e internazionale). Un esempio è stata la danza di robot durante il tradizionale spettacolo del Capodanno, in cui un team di 16 robot umanoidi dell’azienda UniTree si è esibito in diretta sulle note della danza tradizionale di Yangge, nel nordest della Cina, diretto dal famoso regista Zhang Yimou, insieme a ballerine in carne e ossa dello Xinjiang Art Institute. In questo senso la collaborazione e l’interazione uomo-macchina hanno creato un momento non solo di alta tecnologia ma anche dal significato culturale e propagandistico.
Più recentemente, robot umanoidi sono stati lasciati letteralmente correre per le strade di Pechino alla mezza maratona della città, suscitando grande interesse da parte dei pechinesi e milioni di visualizzazioni sui social internazionali. Robot umanoidi sono stati impiegati anche per pattugliare le strade insieme ad agenti di polizia umani nella Cina meridionale, catturando l’attenzione del pubblico grazie alla loro interazione attiva con i cittadini.
Applicazioni al settore turistico
Un settore che vede già in diversi ambiti l’applicazione e l’interazione uomo-macchina è quello del turismo. Questo avviene già anche in Italia. Ne sono un esempio i robot dell’azienda Keenon, chiamati Leonard e Lola, operativi presso gli Una Hotels di Siracusa e quello di Expo Fiera Milano, così come il robot Adriano, presentato dal Comune di Roma e che potrà non solo fornire informazione, ma anche, secondo gli ideatori, permettere il contatto fisico e manipolare oggetti.
In Cina l’utilizzo di esoscheletri come supporto alla visita di alcune destinazioni turistiche ha ottenuto grande visibilità. È diventato un caso, anche a livello internazionale, l’utilizzo di esoscheletri, prodotti congiuntamente dalle aziende Taishan Cultural Tourism Group (TCTG) e Kenqing Technology di Shenzhen, per la visita della Montagna Tai nella provincia dello Shandong, Cina settentrionale. L’esoscheletro, del peso di soli 1,8 kg, avvolge la vita e le cosce di chi lo indossa. Grazie all’intelligenza artificiale, rileva il ritmo e i movimenti di chi lo indossa, fornendo assistenza sincronizzata per ridurre l’affaticamento e la tensione articolare.
Assistenza agli anziani
Un altro ambito nel quale l’interazione uomo-macchina in Cina potrà essere di rilievo è quella dell’assistenza agli anziani: come annunciato dal consiglio di Stato, la Cina promuoverà lo sviluppo di robot umanoidi, interfacce cervello-computer (BCI) e tecnologie di intelligenza artificiale per l’assistenza agli anziani secondo le nuove linee guida volte ad approfondire le riforme dei servizi di assistenza agli anziani del Paese.
Per riassumere, la Cina sta vivendo una crescita della robotica caratterizzata da grandi investimenti, pianificazione e implementazione di indicazioni chiare sugli obiettivi di policy, la presenza di attori dinamici e competitivi in primis sul mercato interno e la possibilità di sperimentare sul proprio diversificato territorio le nuove interazioni uomo-macchina.
La competizione futura e il nostro punto di vista
Al termine di questo breve viaggio nella robotica e nell’interazione tra uomo e macchina e le sue potenzialità, possiamo arrivare ad alcune conclusioni.
- Il potenziale di questo settore e il suo impatto sulle società nazionali sono enormi. Anche se siamo in attesa di un definitivo salto di qualità che possa gridare alla rivoluzione e a un “ChatGPT Moment”, i progressi degli ultimi anni sono stati significativi (Figura 2).
Figura 2 – I progressi tecnologici alimentano le opportunità redditizie per il mercato degli umanoidi
Fonte: Global X
- Gli attori sono diversi e siamo di fronte a una multipolarità dell’innovazione robotica. Ogni Paese leader ha sviluppato delle particolari tecnologie e modelli di integrazione uomo-macchina che hanno innanzitutto un impatto potenziale sulle società in cui sono sviluppate.
- La robotica cinese è in ascesa, ma presenta anche criticità. Nonostante i progressi, la Cina si affida ancora a fornitori stranieri per componenti critici, tra cui chip di intelligenza artificiale ad alte prestazioni, sensori di coppia e materiali avanzati. La sfida per i cinesi è localizzare attivamente la produzione ed “utilizzare” il grandissimo mercato interno per testare nuove tecnologie.
- Per competere con americani e asiatici anche in questo ambito, all’Europa servono dei campioni continentali. Pensiamo che il mondo della robotica sarà sempre più trainato da Asia orientale e Stati Uniti. Da una parte, modelli diversi, forte presenza dello Stato, investimenti e pianificazione; dall’altra, aziende private che innovano a un ritmo forsennato. Gli europei non dovranno farsi trovare impreparati e reagire è necessario.
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