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I dazi spaventano l’economia romagnola? Rispondono i presidenti delle Camere di Commercio






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I dazi spaventano l’ economia romagnola? E’ la domanda che ci poniamo da quando il presidente degli Stati Uniti ha aperto la questione. Provvedimento annunciato e poi rimandato di novanta giorni. Serve capire quale impatto reale potranno avere i minacciati dazi sull’economia locale e come potrebbero reagire imprese e sistemi associativi. M’è parso opportuno chiedere lumi a chi si sta valutando lo scenario partendo da conoscenze approfondite della situazione locale. Mi sono rivolto, dunque, ai due presidenti delle Camere romagnole: Carlo Battistini per la Camera di Forlì, Cesena e Rimini e Giorgio Guberti per quella di Ferrara e Ravenna. Hanno  accolto l’invito a parlarne per “La domenica del villaggio.”

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Battistini è stato vice direttore di Confcooperative a Forlì, direttore di Confcommercio a Cesena, assessore alla economia e vice Sindaco di Cesena per due legislature. Guida la Camera da due anni e mezzo: ha indicato nel sostegno alla innovazione delle imprese l’obbiettivo strategico della sua Giunta in questo periodo di  epocali cambiamenti di scenario.

Giorgio Guberti è direttore della Confcommercio di Ravenna e Provincia. E’ stato presidente della Camera di Commercio di Ravenna e fautore dello storico accordo che ha portato alla fusione tra le Camere di Ravenna e  di Ferrara. Con ciò, di fatto, allargando i confini della Romagna. E’ stato anche, Guberti, il principale promoter della “Zona Logistica Semplificata”, riconoscimento normativo che consentirà ad una vasta area della Romagna semplificazioni burocratiche e benefici fiscali.

Battistini e Guberti, si stimano, vanno d’accordo e si confrontano su iniziative e strategie. E’ una buona cosa: gli osservatori rammentano lunghi periodi in cui i rapporti tra le Camere romagnole erano formali, se non freddi. Non è, invece, tempo, questo, che possa tollerare divisioni o campanilismi. Poi, va de sé che i territori di competenza delle Camere sono diversi per storia, vocazioni, logistica. Anche in riferimento alla questione dazi, come vedremo.

Li ho sentiti nei giorni scorsi, qui ne sintetizzo le riflessioni.

Carlo Battistini, presidente Camera di Commercio della Romagna

La questione sollevata dal Presidente degli Stati Uniti mi pare, al momento, sovraesposta. Mi spiego: era inevitabile che attirasse una eccezionale attenzione mediatica per via del significato politico di quell’annuncio. Che giudico totalmente sbagliato ma che per adesso non sta producendo effetti concreti. I dazi non sono stati applicati, non sappiamo se ciò avverrà e in quale misura.

Nelle province di Forlì, Cesena e Rimini l’export verso Usa è circa l’8% sul totale verso l’estero, che ammonta a circa due miliardi annui. Intendiamoci, siamo preoccupati, ma già nel 2024 l’export verso USA era calato, a causa di procedure troppo complesse applicate dai governi. Le aziende più strutturate sanno già come regolarsi, quelle piccole e medie, invece, avranno più difficoltà. Per quel che possiamo immaginare, gli eventuali dazi USA costituirebbero decisione dannosa e inspiegabile ma non creerebbero quell’ecatombe sulla nostra economia di cui si è detto e scritto.

C’è da porsi, però, la questione delle ricadute psicologiche di certi annunci. Faccio un esempio: a Forlì ha sede il più grande operatore italiano nel settore del turismo organizzato che opera su oltre duemila cinquecento pernottamenti turistici al giorno di media nel Paese. Ci ha informato che nei giorni dell’annuncio di Trump la media dei pernottamenti è scesa sotto i settecento. Significa che in condizione di insicurezza la gente si muove meno.

Tornando all’export, la situazione dazi, ci deve spingere a chiederci se il nostro sistema imprenditoriale debba e possa possa cercare nuovi mercati. Attualmente il 70% dell’export va in Europa. Abbiamo scarsa presenza in Asia e in aree come Sud America, Paesi Arabi o Balcani Occidentali. Potremmo crescere, ma senza un’organizzazione adeguata è impossibile, non si va più all’estero con una valigetta di prodotti, come poteva succedere in tempi pionieristici. Nelle nostre province abbiamo tremila aziende esportatrici, quelle che lo fanno regolarmente sono mille su oltre settantamila iscritte alla Camera. Il mondo cambia, occorre adeguarsi, ma gli imprenditori sono intraprendenti per natura. Noi della Camera dobbiamo fare tutto il possibile per sostenerli.

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Giorgio Guberti, presidente Camera di Commercio di Ferrara e Ravenna

Quello dei dazi è problema serio. Per le imprese ferraresi e ravennati gli Usa costituiscono il terzo partner commerciale, dopo Germania e Francia. Trecentoventi imprese locali esportano esclusivamente negli Stati Uniti, nel 2024 ciò è avvenuto per circa 476 milioni di Euro. In settori avanzati come agroalimentare, arredamento, moda, meccanica di precisione.

In termini complessivi, tuttavia non si tratta di situazioni che possano mettere in ginocchio il territorio. Faccio un esempio: il Porto di Ravenna, leader in Italia per diverse attività, ha movimentato nel 2024 verso l’estero merci per 27 milioni di tonnellate, solo 210.000 di queste erano dirette agli Usa. Si tratta di prodotti tessili, gomma, materie plastiche.

Quindi non serve farsi prendere dal panico. Il provvedimento è stato annunciato e poi allontanato nel tempo di tre mesi. Vedremo cosa succederà, le imprese che dialogano con Usa sono in allarme e noi faremo il possibile per sostenere le loro strategie. Se poi la questione si trasformerà in una guerra commerciale globale, nessuno può immaginarne gli effetti.

Sottolineo due aspetti della questione. La nuova situazione creatasi deve farci capire che molte certezze in termini di libero commercio stanno venendo meno. Forse partner storici non saranno più tali e occorrerà cercare mercati diversi da quelli frequentati. La globalizzazione esasperata ci presenta il conto ma ci indica anche che oggi l’intero pianeta è raggiungibile.

L’altro aspetto che evidenzio è che qualsiasi ostacolo posto alle imprese si va aggiungere alle difficoltà croniche del sistema Italia: il costo abnorme dell’energia e la mancanza di una rete davvero efficace di collegamenti e infrastrutture. Per un camion è più facile raggiungere Berlino dal sud della Spagna che da Ravenna. Poi c’è la burocrazia: il Porto di Ravenna ha visto declassare da prima a terza fascia la propria dogana a causa di un algoritmo che non tiene conto della grande crescita dell’attività e degli investimenti fatti. Nel 2024 il nostro Porto ha prodotto oltre due miliardi di euro di gettito fiscale per Iva e Accise, collocandosi ai vertici della portualità italiana.

Infine, stiamo attenti ai segnali che si mandano nell’era global, negativi e positivi. Faccio un esempio: la recente, graditissima, visita di Re Carlo e della Regina Camilla a Ravenna, ha generato un interesse internazionale sulla città e il territorio. Le prenotazioni di alberghi, ristoranti, luoghi della cultura, si sono impennate e non sarà per un breve periodo. Chi ha responsabilità pubbliche e grande notorietà deve essere cosciente  che affermazioni e comportamenti incidono sulla economia reale. Ringrazio Carlo Battistini e Giorgio Guberti. Ringrazio come sempre i lettori. Buona domenica, alla prossima.
 

 

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