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Il Decreto PA 2025 è legge: ecco tutte le novità


Con l’approvazione definitiva da parte del Senato avvenuta poco fa, il cosiddetto Decreto PA 2025 è ora legge.

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Il provvedimento, composto da 22 articoli, introduce una serie di misure volte a rendere la macchina dello Stato più moderna, competente ed efficace. A sottolinearlo è il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, che ha parlato di un passo decisivo per rispondere in maniera sistematica alle criticità del settore pubblico.

Il Decreto PA 2025 è legge: ecco tutte le novità

Le novità spaziano dal rafforzamento del sistema di assunzioni al potenziamento delle competenze del personale, con particolare attenzione alle esigenze degli enti territoriali. “Abbiamo costruito un intervento che valorizza il capitale umano e affronta con strumenti concreti le sfide che ci pone l’Europa”, ha commentato Zangrillo, ribadendo l’impegno del governo verso una PA sempre più vicina ai bisogni di cittadini e imprese.

Concorsi pubblici più snelli e mirati: RIPAM al centro della riforma

Una delle leve principali per modernizzare la macchina statale è rappresentata dalla revisione del sistema concorsuale. Il Decreto PA punta con decisione a rendere le selezioni pubbliche più tempestive, trasparenti e coerenti con le esigenze operative delle amministrazioni. Al centro di questo cambiamento c’è il rafforzamento della Commissione Interministeriale per l’attuazione del Progetto Ripam, organismo già esistente ma ora potenziato in termini di competenze e strumenti operativi.

L’obiettivo è duplice: da un lato, accorciare i tempi dei concorsi, ancora troppo spesso rallentati da passaggi burocratici eccessivamente lunghi; dall’altro, aumentare la qualità della selezione, individuando figure professionali in grado di rispondere alle nuove sfide del settore pubblico, che sempre più richiede competenze digitali, gestionali e tecnico-specialistiche.

Il potenziamento della Commissione RIPAM si traduce in una maggiore centralizzazione e standardizzazione delle procedure, con l’adozione di strumenti digitali avanzati, banche dati condivise, e prove strutturate su base nazionale. In questo modo si punta a garantire non solo maggiore rapidità, ma anche uniformità nei criteri di valutazione, riducendo margini di ambiguità e disparità tra enti diversi.

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Un altro aspetto centrale riguarda l’adattabilità dei bandi ai fabbisogni reali: le amministrazioni potranno infatti segnalare in maniera più puntuale le proprie necessità, contribuendo a modellare le figure ricercate. Si supera così l’idea del concorso generalista e si fa spazio a una logica di selezione costruita su misura, in grado di attrarre anche profili ad alta specializzazione che in passato spesso si sono orientati verso il settore privato.

Verso un equilibrio retributivo tra centro e periferia

Un’altra innovazione significativa contenuta nel decreto riguarda il trattamento economico dei dipendenti pubblici. Il provvedimento riconosce infatti l’urgenza di sanare uno squilibrio storico tra le retribuzioni del personale impiegato nelle amministrazioni centrali – come ministeri e agenzie statali – e quelle dei lavoratori che operano nei Comuni, nelle Province e negli enti locali, spesso penalizzati da vincoli di bilancio e risorse limitate.

Per ridurre questo divario, viene previsto un incremento del cosiddetto salario accessorio, ovvero quella componente della retribuzione che si aggiunge allo stipendio base e che può comprendere premi, indennità e compensi legati alla produttività o a condizioni particolari di lavoro. Si tratta di un intervento non episodico, ma strutturale, che punta a correggere un’asimmetria percepita da anni come ingiusta da parte del personale degli enti periferici.

L’aumento del salario accessorio per le amministrazioni locali rappresenta un incentivo non solo per trattenere le risorse già in servizio, ma anche per rendere più attrattive le posizioni nei territori meno centrali, spesso colpiti da fenomeni di desertificazione amministrativa e difficoltà nel reperire personale qualificato.

In prospettiva, questo intervento si inserisce in una visione più ampia di riequilibrio territoriale, che mira a rafforzare la capacità amministrativa anche nelle aree più marginali del Paese, garantendo ai cittadini un accesso uniforme e di qualità ai servizi pubblici, indipendentemente dalla latitudine geografica.

Reclutamento e formazione: più spazio a diplomati ITS e aree in emergenza

Uno dei punti chiave del provvedimento riguarda il reclutamento del personale. Le nuove norme facilitano l’ingresso di professionalità qualificate, anche valorizzando i titoli conseguiti negli Istituti Tecnici Superiori (ITS Academy). Particolare attenzione viene rivolta alle zone colpite da calamità naturali: nelle aree interessate dai terremoti del 2009 e del 2016, così come nelle regioni danneggiate dalle alluvioni del maggio 2023 – Emilia-Romagna, Marche e Toscana – verrà rafforzata la presenza del personale pubblico.

Scuola: più risorse per sanità integrativa e manutenzione

Il settore dell’istruzione è uno dei principali destinatari delle nuove risorse. Per il personale scolastico viene rafforzata l’assicurazione sanitaria integrativa, con uno stanziamento complessivo che salirà a 65 milioni di euro all’anno dal 2026 al 2029. Le modalità di accesso ai benefici saranno definite attraverso la contrattazione sindacale.

In ambito edilizio, il decreto prevede la creazione di un fondo da 20 milioni di euro, destinato a coprire interventi urgenti di manutenzione scolastica non finanziabili con fondi ordinari o PNRR.

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Novità per il personale scolastico e la governance

Sul fronte delle assunzioni nella scuola, cambia la normativa per i docenti di religione cattolica: sarà possibile procedere con l’immissione in ruolo in base ai posti messi a bando nel 2024, superando i vincoli precedenti legati al turn over.

Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione verrà ampliato, passando da 36 a 39 membri, con l’inclusione di tre rappresentanti delle associazioni di genitori. Tutti i membri godranno dell’esonero dal servizio durante lo svolgimento del mandato.

Per il personale ATA, diventa definitiva la possibilità di far valere il servizio svolto per progetti del PNRR nelle regioni del Sud ai fini delle graduatorie “24 mesi”. L’INDIRE, istituto di ricerca per la scuola, potrà inoltre contare su due nuove figure dirigenziali per gestire le nuove competenze affidate.

Una PA pronta al futuro?

Il ministro Zangrillo ha commentato sottolineando la portata complessiva del provvedimento: “Abbiamo agito su diversi livelli – organizzazione, gestione e risorse umane – con la convinzione che solo una Pubblica amministrazione solida possa accompagnare il Paese nelle trasformazioni future. È un dovere verso chi lavora ogni giorno negli uffici pubblici, ma soprattutto verso chi si affida ai servizi dello Stato”.



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