Assistenza e consulenza

per acquisto in asta

 

Data center: l’Italia verso una normativa organica per un settore strategico


I data center rappresentano oggi l’infrastruttura fondamentale dell’ecosistema digitale, gestendo servizi essenziali che spaziano dall’intelligenza artificiale ai sistemi sanitari, dall’e-commerce ai servizi pubblici. Nonostante la loro importanza strategica, questo comparto è rimasto finora privo di una disciplina normativa dedicata in Italia.

Investi nel futuro

scopri le aste immobiliari

 

Data center: definizione e importanza strategica

Un vulnus a cui vuole porre rimedio il disegno di legge A.C. 1928, che punta a conferire al Governo una delega per l’organizzazione, lo sviluppo e il potenziamento dei centri di elaborazione dati – i data center.

Prima ancora, però, di scendere nel dettaglio della proposta parlamentare, è opportuno domandarsi: ma cosa sono i data center? In assenza di una definizione normativa, si può dire che questi costituiscono il fondamento fisico dell’intero ecosistema digitale: ospitano e gestiscono servizi che spaziano dai sistemi gestionali aziendali all’intelligenza artificiale, dal fascicolo sanitario elettronico ai social network, dai portali e-commerce ai servizi della pubblica amministrazione. Non si tratta dunque solo di un settore tecnologico, ma di una colonna portante per la vita economica, civile e sociale del Paese.

Questo, anche per quanti non fossero avvezzi alle dinamiche digitali ed informatiche, fa emergere con estrema chiarezza quanto sia necessario che il legislatore si faccia carico di adottare delle regole in un settore così di rilievo.

La crescita esponenziale dei data center in Italia e in Europa

A conferma della necessità e dell’urgenza dell’intervento normativo, si consideri che secondo gli ultimi dati di Datacenter Map (piattaforma online che raccoglie informazioni dettagliate su data center commerciali e infrastrutture correlate) il numero dei data center è quasi raddoppiato negli ultimi due anni: da 4.984 nel 2022 a oltre 7.350 nel 2024. L’Europa rappresenta il 15% di questo totale con oltre 2.100 strutture, posizionandosi subito dietro agli Stati Uniti. Il nostro paese è assoluto protagonista di questa fase di sviluppo: nel 2023 sono state annunciate ben 83 nuove infrastrutture tra il 2023 e il 2025, da parte di 23 operatori del settore – di cui 8 al loro primo ingresso nel mercato nazionale. L’interesse crescente è dovuto anche alla posizione geografica strategica dell’Italia nel Mediterraneo, crocevia naturale tra Nord Europa, Africa e Medio Oriente. Ben si comprende, allora, l’assoluta urgenza di una disciplina normativa che, nonostante l’importanza strategica, è del tutto assente in questo settore.

L’inadeguatezza del quadro normativo attuale sui data center

A oggi, i data center sono equiparati a infrastrutture industriali: una comparazione che appare (quantomeno) inadeguata, perché non tiene conto delle specificità tecniche e strategiche di queste strutture. Questo, come è facile intuire, si traduce in difficoltà burocratiche, incertezze sugli iter autorizzativi, assenza di criteri omogenei sul territorio nazionale e mancanza di misure di incentivo adeguate.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Di qui la volontà del legislatore di intervenire. La proposta di legge, che si compone di un solo articolo, oltre a dettare una definizione dei Data Center, interviene proprio su questi aspetti, ponendosi l’obiettivo di definire un quadro normativo chiaro, che consenta la costruzione, gestione e sviluppo dei data center secondo criteri di sicurezza, efficienza e sostenibilità.

Razionalizzazione e potenziamento dei data center pubblici

Uno dei principali obiettivi della delega, poi, è la razionalizzazione dell’attuale rete di data center pubblici. Attualmente, molte amministrazioni locali e centrali gestiscono autonomamente i propri sistemi informativi, spesso con infrastrutture obsolete, inefficienti o non adeguatamente sicure. Questo comporta un’elevata frammentazione, una duplicazione degli investimenti e, soprattutto, un rischio maggiore in termini di sicurezza informatica. Concentrando le risorse in pochi poli strategici, invece, la proposta di legge punta a ridurre la dispersione tecnologica e facilitare l’adozione di standard comuni. La creazione di una rete interconnessa di data center all’avanguardia permetterà anche di supportare in modo più efficace l’utilizzo del cloud, favorendo così la trasformazione digitale delle amministrazioni pubbliche. Oltre all’organizzazione, la delega prevede interventi specifici per il potenziamento tecnologico dei data center esistenti.

L’adozione di soluzioni cloud native, l’integrazione con l’intelligenza artificiale e la valorizzazione dei big data sono tra le direttrici principali. La proposta normativa, inoltre, è volta a favorire un inquadramento giuridico omogeneo sul territorio, per evitare disomogeneità nelle pratiche autorizzative tra regioni e comuni, e velocizzare gli iter di realizzazione di nuovi impianti (come troppo spesso capita in tanti settori chiave per lo sviluppo economico ed industriale).

Cybersicurezza e sovranità digitale dei data center

Un altro passo importante della riforma riguarda la protezione dei dati. Infatti, con la continua espansione dei servizi digitali, accresce – ovviamente – anche il rischio di attacchi informatici. Rafforzare la presenza di data center sul suolo nazionale significa migliorare la cybersicurezza e mantenere i dati sensibili – sanitari, fiscali, giudiziari – entro i confini, come previsto anche dal concetto di sovranità digitale europea.

In ragione di ciò, nella Delega sono espressamente previste misure per garantire l’adozione di standard di sicurezza certificati, la crittografia dei dati e la tracciabilità degli accessi. Con ogni evidenza, allora, sarà fondamentale trovare il giusto equilibrio tra apertura al mercato e tutela dell’interesse nazionale.

Criticità e rischi nella gestione centralizzata dei data center

A fronte, però, delle tante potenzialità legate al tema dei Data Center è necessario tenere in considerazione anche il rovescio della medaglia e dunque tutte quelle che sono le criticità proprie di questo specifico comparto.

Il rischio principale è quello di una eccessiva centralizzazione delle informazioni e delle infrastrutture, che potrebbe generare un singolo punto di vulnerabilità. In caso di attacco informatico o guasto, le conseguenze potrebbero essere molto gravi, coinvolgendo un numero elevato di servizi e cittadini. Inoltre, la gestione accentrata potrebbe indebolire la trasparenza amministrativa, soprattutto se non accompagnata da adeguati meccanismi di controllo e supervisione. Vi è poi la questione della sovranità dei dati, specialmente qualora vengano affidati a soggetti privati, anche internazionali, attraverso contratti pubblici o collaborazioni pubblico-private. La delega dovrà quindi chiarire i confini della partecipazione privata, tutelando in ogni caso l’interesse nazionale.

L’impatto ambientale dei data center: verso strutture sostenibili

C’è poi un tema (di cui pure la Delega si interessa), quello ambientale, che – oggi – non può più esser trascurato. Si deve considerare, infatti, che i data center sono notoriamente infrastrutture ad alta intensità energetica e idrica.

Microcredito

per le aziende

 

Secondo i dati raccolti dall’International Energy Agency (Autorità energetica mondiale) i data center contribuiscono tra l’1,3% e il 4,5% della domanda mondiale di energia. In Italia, il consumo elettrico del comparto (secondo i dati riferiti da TERNA) è passato da 320 a 366 TWh tra il 2021 e il 2023, e la potenza energetica installata nel 2023 è aumentata del 23%, raggiungendo i 430 MW. Anche il sistema idrico, pur in assenza di dati ufficiali, è certamente coinvolto nella questione: la Commissione Europea, infatti, ha ritenuto opportuno varare un regolamento che imponga agli operatori di data center di rendicontare i consumi idrici ed energetici, con obbligo di aggiornamento semestrale a partire da maggio 2025. In ragione di questi elementi, sarà importante (e di questo la Delega sembra farsi carico) coniugare crescita digitale e sostenibilità ambientale, favorendo la nascita di green data center, alimentati da fonti rinnovabili e progettati secondo criteri di efficienza idrica ed energetica.

Il futuro dei data center: infrastrutture strategiche del XXI secolo

Dunque, in un mondo sempre più interconnesso, i data center sono diventati ciò che una volta erano le reti ferroviarie o le autostrade: infrastrutture strategiche per lo sviluppo economico e sociale. Ma con una differenza sostanziale: a differenza del passato, la competizione oggi si gioca sulla capacità di gestire e proteggere i dati, vera risorsa del XXI secolo. La proposta di legge in discussione, quindi, rappresenta una grande occasione per l’Italia: dotarsi finalmente di un quadro normativo chiaro, moderno e lungimirante, capace di accompagnare l’innovazione senza subirla, e di governare il cambiamento invece che inseguirlo. Ma come ogni infrastruttura strategica, anche i data center pongono sfide complesse: sostenibilità ambientale, sicurezza informatica, autonomia tecnologica, governance pubblica e privata. Sfide che non si vincono con una norma calata dall’alto, ma con una visione di sistema, che coinvolga istituzioni, imprese, territori e cittadini.

La domanda, dunque, non è più se regolare o meno questo settore, ma come farlo in modo intelligente, equo ed efficace.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Contabilità

Buste paga

 

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio