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Professione fisioterapista: «Formare nel management»


Antonio Sebastiano, di Liuc Business School, responsabile scientifico di un progetto innovativo in sanità: «Profilo da sganciare da una visione molto prestazionale come quella di oggi per ridefinire la presa in carico»

U’università business oriented come la Liuc e l’Ofi, l’Ordine dei fisioterapisti, insieme in una tre giorni di formazione dedicata al “Ruolo dei fisioterapisti nell’evoluzione del settore sanitario e socio-sanitario”. Il progetto fa capo a quell’area della Liuc Business School che da sempre si occupa di formazione e ricerca in area sanitaria e socio sanitaria, forte di competenze specifiche per un settore presidiato in modo strutturale.

L’iniziativa è suddivisa in due fasi: una prima espressamente formativa e una seconda fase per avanzare alla regione proposte per creare modelli di fisioterapia, ad esempio con la creazione del fisioterapista di comunità, nel servizio sanitario regionale, in un progetto che si lega al Pnrr. Si è iniziato dunque il 28 aprile e si prosegue oggi, 9 maggio, per chiudere il ciclo con il terzo corso in programma per il 16 maggio. Secondo la Fnofi (Federazione italiana degli Ordini della professione sanitaria di Fisioterapista) nella rilevazione di giugno 2022 oggi sono 69.848 i fisioterapisti iscritti agli Ordini professionali di cui 28.704 maschi (41,1%) e 41.144 femmine (58,9%).

La componente femminile cresce fra le nuove leve: in un settore in cui l’età media fra i professionisti è di 43 anni nel range 60-69 anni il 63% è dato da uomini ma fra i 20 e i 29 anni il 47% è costituito da femmine. Guardando alla demografia italiana, oggi c’è un fisioterapista ogni mille abitanti. Del ruolo di formazione che ha l’ateneo nell’iniziativa parliamo con Antonio Sebastiano, responsabile scientifico del progetto per la Liuc Business School.

Professore, com’è nata l’iniziativa che in Italia guarda a un universo di circa 70mila professionisti del settore, quindi a un segmento importante di risposta sanitaria del Paese?

Questo progetto permette di creare un’importante sinergia tra gli Ordini e la nostra Business School. Tre Ordini territoriali dei fisioterapisti ci hanno commissionato il progetto: l’Ordine interprovinciale di Milano (che include Como, Lecco, Cremona, Lodi, Monza Brianza, Sondrio, Varese) insieme a quelli di Brescia-Mantova e di Bergamo. L’obiettivo trasversale, al di là dei macro contenuti, è quello di accompagnare i Consigli direttivi dei tre Ordini in una lettura ragionata delle normative e degli indirizzi ches tanno contribuendo all’evoluzione del settore in lombardia, per comprendere gli impatti che potranno derivare per il ruolo e la valorizzazione dei fisioterapisti nei vari setting in cui sono hciamati ad operare. Setting strettamente sanitari ma anche nelle Rsa e nell’assistenza domiciliare integrata.

Che ruolo ha la formazione nel settore?

In un contesto in continua transizione, la formazione rappresenta uno dei capisaldi fondamentali. Infatti, il progetto è nato dalla consapevolezza che un’educazione continua, ben strutturata e di alto livello rappresenta lo strumento chiave per riuscire ad affrontare le sfide del presente e del futuro e per raggiungere risultati più equi ed efficienti all’interno del panorama del sistema sanitario.

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Quali sono i contenuti del corso?

Il progetto prevede una parte di didattica frontale, quindi più tradizionale, con tutoraggio e accompagnamento che sarà attuata nella seconda parte dell’anno per supportare gli Ordini professionali anche nel mettere a fuoco delle proposte da presentare ai policy maker regionali. La parte di dicattica prevede delle macrotematiche, dall’evoluzione della non autosufficienza e del long term care al Pnrr per l’assistenza territoriale, alle regole di sistema 2025 di Regione Lombardia per l’area sanitaria e socio sanitaria e il Piano socio sanitario regionale 2023-2027.

Quali sono le principali sfide del settore anche in relazione alla crescita delle nuove tecnologie?

Nella nostra ottica quella del fisioterapista è certamente una professione che merita una maggiore valorizzazione, anche nelle riforme in atto. Ad esempio, la riforma della nuova sanità territoriale prevede la figura dell’infermiere di comunità. Non è prevista la figura del fisioterapista di comunità ma noi riteniamo ci siano tutti i margini per poter pensare a una sperimentazione anche in questo senso. Sicuramente si tratta di una professione sanitaria che numericamente, come altre, evidenzia limiti strutturali. I fisioterapisti sono pochi in relazione al fabbisogno e quindi il tema è capire come valorizzare al meglio questa professione sganciandola da una visione molto prestazionale come quella attuale per farla evolvere in una figura che possa contribuire in modo più significativo alla valutazione dei bisogni e alla definizione dei modelli di presa in carico.

Cos’altro sta facendo la Liuc Business School nella formazione per il settore socio sanitario?

Abbiamo in corso diversi master universitari rivolti al settore, fra cui quello di cui sono direttore, giunto alla nona edizione. È il master in Management delle residenze sanitarie assistenziali, che si rivolge a direttori e ad altre figure apicali delle Rsa, in percorsi che si rivolgono quindi a professionisti.

Altri master sono ad esempio quello in Coordinamento delle professioni sanitarie, un percorso che si rivolge a tutte le professioni sanitarie, inclusa quella dei fisioterapisti, per formare figure che, appunto, devono esercitare ruoli di coordinamento nei vari contesti sanitari e socio sanitari.

 

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Un altro importante master dal titolo “Ingegnerizza” riguarda l’innovazione e i processi gestionali per la reingegnerizzazione dei processi e delle organizzazioni nel settore della sanità.

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