- Le professioni non ordinistiche in Italia sono tutte quelle non regolamentate da un Ordine professionale e quindi riguardano coloro che non sono iscritti ad un Albo.
- Recentemente si è accesa l’attenzione su questi professionisti grazie all’incontro tra il partito democratico e le associazioni di rappresentanza delle professioni non ordinistiche. L’obiettivo è avanzare una proposta di legge che introduca tutele maggiori per queste categorie.
- Gli autonomi con partita IVA non iscritti ad Ordini professionali specifici fanno riferimento generalmente alla Gestione separata INPS. Si parla di lavoratori freelance nel digitale, fotografi, designer, formatori e così via.
Al centro dell’incontro tenutosi il 5 maggio 2025 al Nazareno, tra il partito democratico con Schlein e le associazioni di rappresentanza delle professioni non ordinistiche, vi sono tutti quei lavoratori autonomi che non hanno un Ordine di riferimento.
Professionisti non iscritti ad alcun Albo, come designer, formatori, traduttori e consulenti, che potrebbero essere al centro di una nuova proposta di legge ad hoc. Si parla di nuove disposizioni a tutela di tutti gli iscritti alla Gestione separata INPS a fronte della mancata appartenenza ad un Ordine specifico.
In Italia questi professionisti sono decisamente numerosi, soprattutto grazie al boom del digitale, dove proprio in questo contesto hanno trovato terreno fertile per nuove idee e progetti. Giovani e donne sono i principali a portare avanti attività autonome di questo tipo, per cui presto potrebbero arrivare interessanti novità per queste categorie.
La proposta di legge per le professioni non ordinistiche
Le associazioni che si muovono a nome dei professionisti non appartenenti ad un Ordine professionale hanno presentato proposte per una maggiore attenzione della politica verso queste categorie. Si parla di una proposta di legge che potrebbe in futuro vedere la luce:1
“Disposizioni in materia di welfare dei professionisti iscritti alla Gestione separata presso l’Istituto nazionale della previdenza sociale e misure per il consolidamento delle prestazioni di welfare.”
Il focus dell’incontro è stato quello di dare voce ad un settore emergente nel paese, in particolare con la prospettiva di introdurre strumenti e misure specifiche di welfare a tutela dei diritti di questa categoria. Si parla quindi di equo compenso, coperture previdenziali e in generale maggiore rilievo nel panorama imprenditoriale.
Queste proposte potrebbero quindi trovare realizzazione con un disegno di legge, anche se al momento è presto per sapere se e in quale modo tale prospettiva potrà realizzarsi. I professionisti iscritti alla Gestione separata INPS attualmente avrebbero un ruolo marginale che presto potrebbe cambiare.
Chi sono i professionisti non ordinistici
Alla luce di questo incontro, cosa si può dire sui professionisti ordinistici? Chi sono e in quali settori si muovono? Il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha stilato un elenco di associazioni professionali2 di riferimento per tutti gli autonomi che non sono iscritti ad alcun Ordine.
Da come si può vedere dall’elenco, nella categoria di questi professionisti rientrano le figure più disparate, che operano in settori anche molto diversi tra loro. Dalla figure in ambito HSE (Health, Safety, Environment) a quelle in contesto edilizio, dai wedding planner agli amministratori di condominio, dai consulenti ai tecnici, dagli agenti di viaggio ai project manager.
L’elenco è davvero ampio e si inseriscono anche traduttori, bibliotecari, formatori e fotografi, senza contare il numero vastissimo di lavoratori autonomi impegnati nelle nuove professioni digitali. Confcommercio aveva individuato almeno 445.000 professionisti3 in Italia non iscritti ad Albi, Ordini o Collegi, operanti in autonomia. Una platea di circa mezzo milione di lavoratori, numero che non passa inosservato.
Di questi, la maggioranza (6 su 10) ha un titolo di laurea o un diploma, e molti sono impegnati in attività tecnico-scientifiche, nella comunicazione, in attività socio-sanitarie o di tipo economico e legale. La panoramica descritta nel 2023 da Confcommercio rileva una grossa fetta di giovani tra i lavoratori non iscritti ad alcun Ordine.
Il 19,4% ha meno di 44 anni di età, mentre il 35,3% è composto da autonomi da 45 a 54 anni di età. Non mancano gli over 55, circa il 27,4% del totale. La maggior parte di questi freelance lavora in autonomia, ovvero senza il supporto di collaboratori.
Professionisti non ordinistici: le nuove opportunità
Alcuni mercati sono di nascita recente o si stanno sviluppando in questi anni. Proprio in queste aree si muovono i professionisti non iscritti agli Ordini. Si parla di professioni nascenti o in rapido sviluppo che ancora non hanno un ente a rappresentarle.
Ad esempio si possono citare gli insegnanti di yoga, i web designer, i consulenti finanziari, professionisti ICT e sviluppatori web freelance, consulenti nella cosmesi. Il digitale contribuisce alla nascita e alla diffusione di lavori sempre nuovi a cui corrispondono competenze specifiche molto settoriali.
Si può fare riferimento in questi casi a copywriter, consulenti SEO, esperti di intelligenza artificiale, esperti di marketing digitale o di cybersecurity. Questi lavoratori scelgono quindi di aprire una partita IVA e lavorare per più committenti iscrivendosi alla Gestione separata INPS per il versamento dei contributi.
Professioni non regolamentate ed equo compenso
Se da un lato le professioni regolamentate da un Ordine sono organizzate tramite regole deontologiche specifiche, enti per la previdenza strutturati, accessi diretti a forme di sostegno come assicurazioni e strumenti di formazione continua, questo non avviene per le professioni non regolamentate.
Nell’ultimo periodo ad esempio si è parlato molto di equo compenso, grazie alla legge del 21 aprile 2023, n. 494. Questa norma recente istituisce una sorta di tutela economica per tutti quei professionisti iscritti ad un Albo (ad esempio avvocati, commercialisti, giornalisti e così via).
Una regola che, seppur molto spesso di difficile applicazione, va ad introdurre dei parametri che riguardano il prezzo minimo per ogni prestazione svolta dal professionista. Ogni Ordine poi recepisce questa regola con le proprie disposizioni, anche se non sono mancate le contestazioni intorno a questi parametri.
In ogni caso, questi professionisti si trovano di fronte ad una regolamentazione che indica il range di prezzo per le proprie prestazioni, mentre i professionisti non ordinistici non hanno questo tipo di standard. Per questo motivo i costi possono essere molto variabili e non costanti nel tempo, per cui gli autonomi da sé devono adeguarsi al mercato in cui operano o stabilire un prezziario in base alla propria esperienza.
Il rischio per questi lavoratori è di avere meno tutele ed essere esposti maggiormente alla variabilità dei mercati, proprio perché non sono riconosciuti. L’incontro recente tra le associazioni e il partito democratico ha evidenziato anche la necessità di parlare di equo compenso intorno a questi lavoratori autonomi, oltre che di tutele e di welfare.
Non resta che attendere di sapere se per queste partite IVA arriverà un vero e proprio disegno di legge e se sarà approvato, con la visione di una maggiore attenzione verso una parte consistente del tessuto imprenditoriale italiano.
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