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ASSOCIAZIONE ARTIGIANI TRENTINO * ASSEMBLEA GENERALE 2025: “APPESI AD UN FILO, QUANDO LA SICUREZZA DIVENTA STILE DI VITA”


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20.34 – sabato 17 maggio 2025

La vita è appesa a un filo… Con questa frase proiettata sui maxischermi del Palarotari di Mezzocorona ha preso il via, venerdì 16 maggio, l’Assemblea Generale 2025 dell’Associazione Artigiani Confartigianato Trentino. Più di 700 le persone presenti. Artigiani, politici, insegnanti, addetti ai lavori. Tutti lì per affrontare un tema impegnativo, quello della sicurezza sul lavoro.

Ad un certo punto sul lato sinistro succede qualcosa di inaspettato. Una funambola, Elisa Taddei, inizia a percorrere una fune sospesa sopra la platea. Tutti gli occhi sono puntati su di lei. Sul suo corpo agile, flessibile. Il filo però non è abbastanza teso, l’equilibrio è precario. Poi all’improvviso succede qualcosa. Lo squillo di un cellulare rompe il silenzio. Una distrazione. Elisa perde l’equilibrio. Cerca di recuperarlo, ma invano. Cade. Il pubblico trattiene il fiato. Ma l’imbragatura la sostiene. Rimane appesa a un filo. È salva. La voce del presidente dell’Associazione Artigiani Confartigianato Trentino, Andrea De Zordo si sovrappone al brusio del pubblico:

L’ho sempre detto che il cellulare non va usato mentre si lavora.

Una scena simbolica, ma efficace. Perchè spesso nella vita reale quando si cade l’ imbragatura non c’è. E allora sì, la vita è appesa a un filo. Letteralmente.

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Cambiare prospettiva per cambiare il futuro
Un inizio dal forte impatto emotivo per un evento che si configura come una tappa di un percorso più ampio, finalizzato a promuovere un cambiamento culturale profondo. Con la conduzione di Francesca Merz, giornalista di TV33, il tema della sicurezza sul lavoro è stato declinato in tanti modi diversi: attraverso immagini simboliche, momenti di confronto, ironia intelligente. Non un elenco di insegnamenti, ma un invito a cambiare prospettiva. Perché la sicurezza non è un insieme di regole da rispettare, ma un vero e proprio stile di vita.

Non si tratta di burocrazia o di obblighi da temere. La sicurezza è mentalità, strategia, valore d’impresa.

In un momento difficile come quello attuale – ha evidenziato Luca Rigotti, presidente Cantine Mezzocorona – trovarsi a condividere progetti futuri è molto importante.

Perché la cultura della sicurezza sul lavoro non risulti soltanto pura retorica, servono formazione, sensibilizzazione, sostegno alle imprese, azioni condivise, investimenti.

Fugatti: Investimenti strategici e partecipazione diffusa per uno sviluppo sostenibile
E sull’importanza degli investimenti è intervenuto Maurizio Fugatti, presidente PAT, sottolineando i numeri raggiunti dalla provincia.

A meno di un anno dall’accesso ai fondi del Pnrr per 120 milioni di euro, il Trentino registra risultati significativi. Su 28 interventi, 24 sono aggiudicati, 14 avviati e 4 banditi da Apac, l’Agenzia provinciale per gli Appalti e i Contratti, che nel 2024 ha toccato il record di 310 milioni di euro in appalti, contro i 280 milioni del 2023 e una media pregressa che si attestava tra i 150 e i 170 milioni. La Giunta provinciale crede nella capacità di fare investimenti e nella capacità di sviluppo del Trentino. Anche gli artigiani, insieme alle altre categorie economiche, hanno partecipato a queste progettualità. I lavori pubblici fanno crescere il territorio. Se il Trentino è stato l’unico territorio che, ad oggi, ha fatto il rinnovo del contratto del pubblico impiego 2025-2027 è perché negli ultimi anni c’è stata una forte capacità di investimento che ha creato maggiori entrate nel bilancio provinciale. La ricchezza la creano anche gli artigiani. Nel rendiconto attuale ci sono 320 milioni di maggiori entrate sul 2024. Il Trentino è cresciuto di più e ha creato maggiori entrate. Ora queste risorse saranno reinvestite.

Failoni: fare sistema per crescere
Quanto l’artigianato rappresenti una leva strategica per lo sviluppo del territorio è stato rimarcato anche da Roberto Failoni, assessore all’artigianato, commercio, turismo, foreste, caccia e pesca, che si è soffermato sulla centralità del dialogo costruito con il settore, evidenziando l’importanza della formazione, della collaborazione interistituzionale e delle prospettive future.

Si è consolidato un rapporto di grande rispetto e consapevolezza verso il mondo dell’artigianato. In quest’ultimo anno sono stati compiuti molti passi avanti. La Commissione provinciale dell’artigianato, rimessa in campo solo pochi mesi fa, ha già avviato un confronto con artigiani, scuole e mondo del lavoro, da cui sono emerse proposte concrete sul tema della formazione e del rapporto tra scuola e artigianato. Ora dobbiamo metterle a terra. Gli artigiani, pur avendo spesso poco tempo – il 70% delle società è costituito da una sola persona – rappresentano uno dei pilastri dell’economia trentina. Oggi però il sistema fatica a trovare aziende disponibili e personale qualificato.

 

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In questo contesto si inserisce anche il Bando Olimpiadi, in scadenza il 30 maggio, che vedrà la partecipazione diretta di numerose imprese artigiane. Un’iniziativa destinata ad avere non solo effetti immediati, ma anche una straordinaria ricaduta indiretta sul tessuto economico locale. È la dimostrazione concreta di come il sistema trentino sia un sistema unico, che deve sapersi autoalimentare. Credo che in questi anni sia cresciuta in tutti – politica, imprese, sindacati – la consapevolezza dell’importanza di fare sistema. Voi fate parte di quel mondo del fare che ha diritto di avere delle risposte. Anche dei no. Ma la politica ha il compito fondamentale di dare delle risposte in tempi certi e possibilmente brevi.

Spinelli: “La sicurezza è una responsabilità individuale”

Dopo gli investimenti e la necessità di fare sistema, Achille Spinelli, assessore allo sviluppo economico, lavoro, università, ricerca, ha posto l’accento sull’educazione alla cultura della prevenzione, sul ruolo delle imprese artigiane e sulla responsabilità individuale nei contesti lavorativi.

Quello di oggi è un tema particolarmente difficile. Parlare di sicurezza è però qualcosa che tutti noi dobbiamo affrontare. Voglio ringraziare gli artigiani che portano il loro contributo per promuovere la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro. Vogliamo tutti uscire sicuri e ritornare sicuri. Abbiamo fatto tante cose, ma abbiamo tanta strada da fare. Ora è il momento dell’analisi degli infortuni. Spesso accadono agli imprenditori, ai titolari, ai soci d’impresa. Evidentemente c’è un approccio sbagliato al lavoro. Siamo abituati ad intrecciare molte cose e spesso siamo disattenti. Bisogna ritornare alla concentrazione. La sicurezza è una responsabilità individuale.

Con altre regioni abbiamo sviluppato un accordo per promuovere la formazione e verificare che sia stata recepita e sia stata fatta propria. In materia di sicurezza Il progetto “Buon Lavoro” rappresenta un passo concreto: mette a disposizione 500mila euro in premi per scuole e imprese, promuovendo una cultura della sicurezza, in particolare tra i più giovani. Un vero e proprio marchio per il lavoro sicuro. Abbiamo lavorato sulla patente a punti. L’approccio è stato molto curato. L’attenzione è stata quella e lo sarà anche in futuro di evitare penalizzazioni pesanti con attenzione per la qualità del lavoro e la sua sicurezza.

Ciò che serve, dunque, è una strategia condivisa che coinvolga l’intera società – istituzioni, imprese, lavoratori, mondo della scuola. Non basta conoscere le regole, è necessario interiorizzarle.

Fare sicurezza – ha sempre sostenuto De Zordo – vuol dire andare oltre le regole, oltre gli obblighi: significa costruire consapevolezza.

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E la consapevolezza non nasce per caso: si coltiva nel tempo, attraverso azioni concrete e costanti.

Dalla memoria al futuro: testimonianze e progetti per una nuova cultura della sicurezza
Un video con due testimonianze toccanti ha aperto il momento più intenso dell’incontro. Sara Osti ha raccontato la perdita del padre, morto folgorato durante un intervento di manutenzione in un hotel.

Ero la figlia maggiore, avevo 27 anni. I miei fratelli avevano rispettivamente 23, 16 e 6 anni. Per noi è stata una perdita enorme, ma abbiamo scelto di portare avanti ciò che lui aveva costruito. Questo ci ha dato la forza di andare avanti.

A seguire, la voce di Roberto Vicenzi ha riportato la memoria al 15 aprile 1984, quando, a soli 14 mesi, perse il padre – elettricista per l’Enel – anch’egli folgorato. Oggi Roberto ha scelto lo stesso mestiere.

Ho imparato a metterci attenzione, ha sottolineato.

Due storie personali diverse, ma accomunate dalla stessa ferita, che hanno introdotto la riflessione di Andrea De Zordo. Nel suo intervento dal titolo: “Sicurezza sul lavoro: un percorso tra passato, presente e futuro. Un viaggio attraverso i traguardi raggiunti, le sfide attuali e le prospettive per il domani”, il presidente ha sottolineato l’urgenza di una riflessione concreta sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.

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Non può esserci sviluppo senza sicurezza – ha sottolineato – . Non deve essere solo un tema dialettico, ma una responsabilità quotidiana. Il 70% delle aziende artigiane è formato da una sola persona: tutelare il lavoro significa spesso tutelare sé stessi. Da anni, come Associazione cerchiamo di trovare un modo per uscire dall’eccessiva burocrazia, vista come un sistema che monetizza errori e disattenzioni.

Nonostante l’impegno per ridurre il numero di infortuni sul lavoro, negli ultimi 10-15 anni c’è stato un appiattimento della curva. Non si riesce a fermare questo numero abominevole di incidenti. La sicurezza non è un caschetto, un corso o una sanzione. È uno stile di vita. Dobbiamo passare dal ‘devo proteggermi’ al ‘voglio proteggermi’.

Al centro del discorso, anche il tema della distrazione, spesso causata dall’utilizzo inadeguato degli strumenti tecnologici:

Il rapporto con gli strumenti digitali è inevitabile, ma serve attenzione. Troppi infortuni nascono da un attimo di disattenzione. Lo vediamo anche nei dati che riportano incidenti nella fascia d’età 0-14 anni. È evidente che questi infortuni avvengono nella scuola, che non è un ambiente ostile. Ma perché succedono? Perché spesso siamo distratti e sottovalutiamo il pericolo. Se a questo ci aggiungiamo il fatto che altri ambiti come quello estrattivo o edile, sono per natura più pericolosi, non possiamo stupirci di quanto succede. Ma non possiamo accettarlo. Bobbiamo intervenire per evitarlo. Dobbiamo sfruttare la tecnologia, utilizzandola in modo consapevole a nostro vantaggio. Il nostro compito è costruire una cultura vera della sicurezza. Per noi e per chi verrà dopo di noi.



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