Si prevede che la crescita del PIL reale rimarrà stabile allo 0,7% nel 2025 e salirà allo 0,9% nel 2026. L’espansione economica sarà sostenuta dalla domanda interna, in particolare dagli investimenti alimentati dalla spesa legata al Fondo di Risanamento Residuo (RRF). Si prevede che l’inflazione rimarrà al di sotto del 2% sia nel 2025 che nel 2026, grazie alla dinamica negativa dei prezzi all’importazione e al moderato aumento dei costi interni. Si prevede che il disavanzo pubblico continuerà a scendere dal 3,4% del PIL nel 2024 al 3,3% nel 2025 e al 2,9% nel 2026. Al contrario, il rapporto debito/PIL è destinato ad aumentare nell’orizzonte di previsione, trainato dall’impatto ritardato dei crediti d’imposta per la ristrutturazione degli alloggi accumulati nel disavanzo fino al 2023.
La domanda interna resiliente sostiene la crescita della produzione
Nel 2024, la crescita del PIL reale si è stabilizzata allo 0,7%, con una moderata espansione della domanda interna e un robusto contributo delle esportazioni nette. I consumi delle famiglie sono aumentati solo dello 0,4%, poiché la ripresa del reddito disponibile reale è stata in parte assorbita da un aumento del tasso di risparmio. Gli investimenti sono aumentati dello 0,5%, con un’impennata nell’edilizia non residenziale – ampiamente sostenuta dal Fondo di reinserimento e recupero – che ha più che compensato il calo degli investimenti in attrezzature e abitazioni. Il calo delle importazioni, insieme alla forte espansione delle esportazioni di servizi, ha portato a un contributo positivo delle esportazioni nette alla crescita del PIL.
Si prevede che la crescita del PIL reale si stabilizzi allo 0,7% nel 2025. Mentre si prevede un’accelerazione della domanda interna nel 2025, i dazi commerciali statunitensi influenzeranno le esportazioni di beni, mentre si prevede che le importazioni continueranno a crescere grazie al rafforzamento della domanda interna. Si prevede che i consumi privati aumenteranno dell’1,2%, sostanzialmente in linea con il reddito disponibile reale, alimentati dalla crescita dell’occupazione e dalla ripresa dei salari reali. Gli investimenti fissi lordi sono destinati ad aumentare, con gli investimenti in attrezzature in ripresa dalla crisi del 2024, poiché la graduale trasmissione dell’allentamento monetario riduce i costi di finanziamento. Si prevede tuttavia che la ripresa sarà inferiore alle aspettative in autunno, poiché la crescente incertezza ha ridotto la fiducia delle imprese, mentre la risposta avversa e volatile del mercato alle tensioni commerciali avrà un impatto restrittivo sulle condizioni di finanziamento più generali. Inoltre, i sussidi RRF sono destinati a sostenere un’ulteriore espansione dell’edilizia non residenziale, il che implica che la politica di bilancio nazionale sarà sostanzialmente neutrale nonostante l’aggiustamento fiscale in corso. Allo stesso tempo, la revoca degli incentivi alla ristrutturazione degli alloggi nel 2024 è destinata a provocare una profonda contrazione annuale degli investimenti residenziali.
Nel 2026, si prevede che la crescita del PIL reale aumenterà fino allo 0,9%. Mentre si prevede che i consumi privati continueranno a crescere a ritmo sostenuto, gli investimenti sono destinati ad accelerare grazie a un’ulteriore espansione della costruzione di infrastrutture e a una minore spinta da parte della componente immobiliare. Si prevede che il commercio estero netto contribuirà ulteriormente alla crescita del PIL, poiché l’impatto negativo dei dazi statunitensi si manifesterà appieno nel 2026, sebbene in parte attenuato dalla deviazione degli scambi verso altri mercati di esportazione.
Crescita più lenta dell’occupazione e dei salari
Si prevede che l’occupazione continuerà a crescere, seppur a un ritmo più lento, nel periodo 2025-2026. Il numero di dipendenti del settore privato, in particolare con contratti a tempo indeterminato, è destinato ad aumentare più rapidamente di quello dei lavoratori autonomi. Si prevede che il tasso di disoccupazione diminuirà ulteriormente, poiché la forza lavoro crescerà meno dell’occupazione totale, nel contesto di una popolazione in età lavorativa in calo. Si prevede che la crescita salariale si rallenterà quest’anno e nel 2026, riflettendo le basse aspettative di inflazione e la necessità di mantenere la competitività in un contesto commerciale più difficile.
Bassa inflazione dovuta al calo dei prezzi delle importazioni
Il calo dei prezzi dell’energia e l’apprezzamento dell’euro esercitano una forte pressione al ribasso sull’inflazione complessiva, mantenendo il tasso annuo del 2025 al di sotto del 2%. Nel 2026, la moderazione salariale, l’aumento della produttività e l’ulteriore calo dei prezzi dell’energia dovrebbero spingere l’inflazione all’1,5%.
Il rapporto debito pubblico/PIL aumenterà nonostante i surplus primari
Il disavanzo delle amministrazioni pubbliche è diminuito di 3,8 punti percentuali, attestandosi al 3,4% del PIL nel 2024, grazie alla graduale eliminazione di consistenti crediti d’imposta per le ristrutturazioni edilizie e alle misure di sostegno legate alla crisi energetica, unitamente a un gettito sostenuto, in particolare derivante dalle imposte sul reddito delle persone fisiche e sulle attività finanziarie. Gli investimenti pubblici sono aumentati, trainati anche dai progetti finanziati dal Fondo di coesione e di occupazione (RRF). La spesa corrente primaria è leggermente aumentata, trainata dall’indicizzazione delle pensioni all’elevata inflazione del 2023 e dall’aumento delle retribuzioni del settore pubblico. Il saldo primario è diventato positivo, passando dal -3,6% del 2023 allo 0,4% del 2024. Allo stesso tempo, il costo del servizio del debito è aumentato di 0,2 punti percentuali, raggiungendo il 3,9% del PIL.
Nel 2025, si prevede che il deficit si ridurrà al 3,3% del PIL, grazie a un miglioramento marginale dell’avanzo primario e a una spesa per interessi invariata in percentuale del PIL. Si prevede un aumento marginale del carico fiscale, di 0,1 punti percentuali sul PIL, anche a causa della sostituzione del taglio del cuneo fiscale del 2024 con un nuovo bonus per le famiglie a basso e medio reddito e un nuovo credito d’imposta sul reddito, insieme a modifiche ai massimali e alla tempistica per specifiche detrazioni per istituti finanziari e compagnie assicurative. Si prevede una crescita moderata delle retribuzioni pubbliche, nonostante i fondi aggiuntivi stanziati per il rinnovo dei contratti salariali del settore pubblico 2025-27. Si prevede che la ripresa dei progetti finanziati dal Fondo di finanziamento per la ripresa economica (RRF) stimoli l’aumento della spesa in conto capitale.
Nel 2026, si prevede che il deficit scenderà al 2,9% del PIL e l’avanzo primario raggiungerà l’1,1% del PIL, grazie a una crescita moderata della spesa primaria, mentre la spesa per interessi dovrebbe aumentare leggermente al 4% del PIL.
Il debito pubblico è aumentato al 135,3% del PIL nel 2024, dal 134,6% dell’anno precedente, principalmente a causa di un aggiustamento stock-flussi che ha incrementato il debito, correlato all’impatto ritardato sull’indebitamento di cassa dei crediti d’imposta per le ristrutturazioni edilizie, che ha inciso sui disavanzi degli anni precedenti. Nel 2025-26 il rapporto debito/PIL è destinato a continuare a salire al 138,2%, trainato da ulteriori aggiustamenti stock-flussi che hanno incrementato il debito e dal differenziale tra tassi di interesse e tassi di crescita.
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