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Confindustria, Orsini: serve piano industriale straordinario


Il cambio di paradigma in corso investe economia e i valori democratici, dice il presidente degli industriali chiedendo un piano di rilancio che coinvolga tutti gli attori del settore e la politica. In Europa “il patto per la crescita non sia patto per declino”, aggiunge, invocando un radicale cambio di impostazione per le politiche produttive del Vecchio Contintente. In platea Meloni e Metsola

“L’Italia si presenta credibile davanti a un quadro economico e finanziario di estrema difficoltà. Lo testimoniano il livello dello Spread, più che dimezzato, la Borsa, il nuovo appeal dei Titoli pubblici italiani, l’attrattività ritrovata degli investimenti, e anche i giudizi delle agenzie di rating, su cui a volte sono critica. da Ultimo Moody’s che ha rivisto quello dell’Italia come non accadeva da 25 anni”.

Lo ha detto la premier Giorgia Meloni, intervenendo all’Assemblea di Confindustria a Bologna.

l’economia è resiliente, la politica aggiunge stabilità

“La nostra economia è solida e resiliente, non dipende dalla politica, lo avete dimostrato voi. La politica aggiunge la stabilità di un sistema e la visione: abbiamo tentato di rafforzare questa capacità dell’Italia di attrarre investimenti”.

per la competitività contestiamo transizione ideologica

“È fondamentale per la competitività dell’intero sistema produttivo europeo avere il coraggio di contestare e correggere un approccio ideologico alla transizione energetica che ha provocato danni enormi senza produrre i vantaggi ambientali decantati”. “Ha ragione Orsini quando dice che una tecnologia non si cambia per norma: solo chi non aveva mai messo piede in un capannone poteva pensare di farlo, ma è quello che ha fatto l’Europa scegliendo la strada forzata della transizione all’elettrico, le cui filiere sono controllate dalla Cina. Io – ha aggiunto Meloni – ancora oggi non riesco a capire il senso strategico di fare una scelta del genere”.

con Merz parliamo, molto può cambiare con Germania

“Confido che molto altro possa cambiare con il nuovo governo tedesco. Con il cancelliere Merz abbiamo cominciato a confrontarci. Se Italia e Germania, le due principali manifatture d’Europa, riescono a collaborare e trovano una piattaforma d’azione, allora ci sono le condizioni per ottenere ottimi risultati”.

a Confindustria, pensate in grande, io farò lo stesso

“Questa nazione ha bisogno di fare ancora tanto, ma ha tutte, tutte le carte in regola per invertire la rotta. La prima cosa da fare è crederci, pensate in grande perché io farò lo stesso”. “Questo governo ha da poco superato il giro di boa della legislatura. Se penso a tutto quello che abbiamo attraversato, ai cambiamenti, alle tantissime cose fatte – ha spiegato Meloni -, mi sembra trascorsa un’eternità. Se penso a quello che vogliamo ancora realizzare, è come se avessimo appena iniziato. Pensiamo in grande, perché l’Italia è grande. In questi anni difficili il Sistema Italia ha dimostrato la sua capacità di reagire anche quando la tempesta sembrava troppo forte. Fuori dai nostri confini c’è una voglia di Italia che troppo spesso siamo gli unici a non vedere. Stanno vedendo che l’Italia sta raddrizzando la rotta, parlano di noi, su alcune materie ci vedono come un punto di riferimento. C’è tanta gente che con noi vuole stringere accordi internazionali e lavorare con noi, per questo giro molto. Il governo c’è, non intende indietreggiare, siamo pronti a continuare su questa strada con coraggio determinazione e anche l’umiltà di chi sa di non avere tutte le risposte”.

soldi pubblici per caro-energia non è soluzione

“Il governo è perfettamente consapevole dell’impatto che i costi energetici hanno sulle famiglie e sulle imprese, soprattutto su quelle di piccole e medie dimensioni. E lo sappiamo anche perché dall’inizio di questo governo abbiamo stanziato circa 60 miliardi di euro, l’equivalente di due leggi finanziarie, per cercare di alleviare i costi. È evidente che continuare a cercare di tamponare spendendo soldi pubblici non può essere la soluzione. Per questo abbiamo accompagnato le risorse con diversi interventi, alcuni dei quali rispondono anche alle necessità richiamate proprio dalla Confindustria”.

Giorgia Meloni (foto Confindustria)

l’Ue rimuova i dazi interni che si è autoimposta

“Consideriamo fondamentale, a maggior ragione in un quadro di instabilità dei mercati internazionali, che l’Europa abbia il coraggio di rimuovere quei dazi interni che si è autoimposta in questi anni”. “Basti questo dato – ha aggiunto -: secondo il Fondo monetario internazionale, il costo medio per vendere un bene tra gli Stati dell’Unione europea equivale a una tariffa di circa il 45%, rispetto al 15% stimato per il commercio interno negli Stati Uniti. Per non parlare dei servizi, dove la tariffa media stimata arriva al 110%: non può essere sostenibile”.

contro i protezionismi rilanciamo il Mercato unico Ue

“Il rilancio del Mercato unico europeo è una priorità, perché consentirebbe di mettere l’Europa anche a riparo da scelte protezionistiche di altre nazioni”. “Anche la Commissione europea ne è consapevole – ha aggiunto -, sta lavorando a un piano d’azione in questa direzione. Come governo siamo pronti a fare la nostra parte. Non possiamo fingere di non vedere come ogni anno oltre 300 miliardi di euro di liquidità europea finiscano in investimenti extra-Ue. È la ragione per la quale consideriamo anche necessario completare rapidamente l’Unione dei mercati di capitale”.

procedure più semplici e tempi certi per investimenti

“Sono d’accordo con il presidente Orsini sul fatto che sia necessario rilanciare gli investimenti e prevedere procedure più semplici e tempi certi. Lo dico anche in riferimento al piano Transizione 5.0. Nella sua prima versione era risultata troppo restrittiva. Abbiamo provato a renderla più accessibile, però siamo pronti a ulteriori correttivi se il tiraggio non dovesse essere quello auspicato. Correttivi anche condivisi con voi. Un ragionamento simile vale per Transizione 4.0: il nostro impegno, quello che stiamo tentando di fare, è lavorare con la Commissione Ue per capire, come ho già detto, se vi sia la possibilità, nell’ambito della revisione del Pnrr, di inserire entrambi questi strumenti, semplificandoli”.

a Metsola, ‘tu dalla nostra parte, l’Europa dipende…’

“Saluto e ringrazio, anche per quello che ha appena detto, la presidente del Parlamento europeo, la mia amica Roberta Metsola: ‘il Parlamento europeo è dalla vostra parte’. Sarò onesta, Roberta, questo dipende dalle maggioranze che si formano di volta in volta, ma sicuramente tu sei stata dalla nostra parte e sei dalla nostra parte. E quindi grazie davvero”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni a Bologna, dove poco prima aveva preso la parola Metsola, assicurando agli industriali che “l’Europa è al vostro fianco, il Parlamento che presiedo è un vostro alleato”

Roberta Metsola (foto Confindustria)

contratti lunghi per disaccoppiare rinnovabili da gas

“Uno strumento già disponibile per il disaccoppiamento del prezzo dell’energia prodotta da fonti rinnovabili, da quello del gas, è quello dei contratti pluriennali a prezzo fisso di acquisto di energia prodotta da fonti rinnovabili, dove il corrispettivo viene stabilito tra le parti e riflette i reali costi di produzione per ciascuna tecnologia”. Tra gli “interventi” con cui accompagnare le risorse stanziate contro il caro-energia, la premier ha inoltre ricordato “l’energy release e il gas release su cui bisogna lavorare: Stiamo dialogando con la Commissione europea”.

Oggi tutti disconoscono la paternità del Green deal

Sul Green deal europeo “alcune scelte sono state fatte perché si è voluto anteporre l’ideologia al realismo e questo ha avuto un risultato scontato, che molti di noi qui in questa sala, anche dai punti di vista diversi, avevano previsto e denunciato. Qualcuno ha scelto deliberatamente di perseguire una strategia che metteva i nostri prodotti fuori mercato per inseguire a tutti i costi, ma contro ogni logica, scelte che erano nemiche dell’industria europea. La cosa curiosa è che oggi tutti disconoscono la paternità di quelle scelte, ma quelle scelte hanno nomi e cognomi precisi”. “l’automotive è il comparto che sta pagando il prezzo più alto, con ricadute pesanti sulla produzione industriale complessiva”.

con il nucleare decarbonizzazione e sovranità economica

In materia di energia, “sono necessari interventi di lungo periodo: da qui la scelta di riprendere il cammino del nucleare, puntando alle tecnologie più innovative per realizzare mini reattori sicuri e puliti che possano consentirci di avere maggiore sicurezza energetica a costi sensibilmente inferiori agli attuali. Una scelta coraggiosa per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione, rafforzando però la sovranità industriale ed economica dell’Italia”. Meloni ha poi ricordato la nascita di Nuclitalia, la “società che si occuperà dello studio di tecnologie nucleari di nuova generazione, che potrà contare sull’eccellenza di tre grandi realtà del Sistema Italia, che sono Enel, Leonardo e Ansaldo Energia”.

Energia a prezzi competitivi per l’automotive

“Bisogna insistere per affermare pienamente il principio della neutralità tecnologica perché è il passaggio indispensabile per puntare su vettori energetici alternativi che possano contribuire alla decarbonizzazione. Va rivisto il metodo di calcolo delle emissioni tenendo conto dell’inquinamento prodotto da un veicolo lungo tutto il suo ciclo di vita. E bisogna garantire all’automotive, come a tutti gli altri settori industriali energivori, la possibilità di acquistare energia a prezzi più bassi e competitivi”. “Ma la buona notizia è che siamo sempre meno soli in questa battaglia, come dimostra il fatto che – ha sottolineato – nelle conclusioni dell’ultimo Consiglio europeo siamo riusciti per la prima volta a mettere nero su bianco il principio della neutralità tecnologica, battaglia condotta dall’Italia in prima fila e come dimostra anche il fatto che il nostro ‘non paper’ sull’automotive elaborato dal ministro Urso e promosso dall’Italia insieme alla Repubblica Ceca è oggi sostenuto da altre quindici nazioni europee”

Dialogo Usa-Ue sia più politico che burocratico

L’incontro a Palazzo Chigi fra il vicepresidente Usa JD Vance e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, ha sottolineato Meloni, “è stato l’inizio di un dialogo, che l’Italia ha continuato a facilitare anche in questi giorni, che va portato avanti con saggezza e con buon senso e, se posso permettermi, anche con un approccio più politico che burocratico. E non solo sul fronte delle relazioni commerciali, ma su molti ambiti sui quali abbiamo bisogno che Europa e Stati Uniti lavorino nella stessa direzione, nel segno della libertà, della democrazia, dei valori che uniscono le due sponde dell’Atlantico”.

Emanuele Orsini (foto Confindustria)

Orsini: serve piano industriale straordinario

Lavorare tutti insieme “ad un vero ‘piano industriale straordinario per l’Italia’”. E’ l’appello che il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha lanciato dall’assemblea annuale degli industriali, quest’anno a Bologna.
Destinatari tutto il mondo produttivo, industria e servizi, forze sociali e sindacati, ma anche istituzioni e partiti, senza distinzioni tra maggioranza e opposizione.

Economia e democrazia

Secondo Orsini si sta assistendo a un cambio di paradigma che coinvolge ogni aspetto. “Non solo le tecnologie avanzate e le transizioni digitali e ambientali”, ha spiegato, “ma tutte le catene globali del commercio mondiale e dei flussi finanziari”.
“Una strenua lotta per assicurarsi risorse essenziali per produrre: dall’energia alle terre rare, ai chip avanzati. Una nuova modalità di regolare le partite economiche attraverso rapporti unilaterali con le grandi potenze. E questo è un cambio di paradigma che investe anche il valore stesso delle democrazie e delle libertà”, ha proseguito rivolto alla platea tra le cui file sedevano anche la premier Giorgia Meloni e la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. Con loro anche i ministri Antonio Tajani e Adolfo urso.

“L’industria italiana non è solo reddito e lavoro. È un pilastro della democrazia del nostro Paese”, ha detto citando un passaggio dell’intervento che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha pronunciato il 25 aprile a Genova. 80 anni fa, aveva detto Mattarella nell’occasione “la fabbrica, le fabbriche, si manifestarono, una volta di più, luoghi di solidarietà e scuole di democrazia”.

Assemblea Confindustria (foto Confindustria)

Due binari tra Italia ed Europa

Il presidente di Confindustria ha guardato parallelamente all’Italia ed all’Europa. “Chiediamo al Presidente del Consiglio e alla Presidente del Parlamento europeo di sostenere, a Bruxelles, un piano industriale Straordinario europeo”. Anche perchè “l’amara verità è che oggi sia l’Europa che il nostro Paese affrontano un rischio concreto di deindustrializzazione, aggravato dalla guerra dei dazi, ma alimentato da un pregiudizio anti-industriale”.

Nel nostro Paese, avverte “le soluzioni non arriveranno solo con le leggi di bilancio. Serve un progetto di sviluppo e crescita di ben più ampio respiro”, ha aggiunto, tratteggiando l’idea di un piano di sostegno agli investimenti da 8 miliardi di euro l’anno per i prossimi 3 anni. “Ancora meglio se avessimo un orizzonte temporale di 5 anni”, ha rimarcato. “Dobbiamo darci un obiettivo di crescita ambizioso: raggiungere almeno il 2% di crescita del Pil nel prossimo triennio, da consolidare e aumentare nel tempo”. Per finanziarlo la proposta è usare il Pnrr, e la possibilità che la riforma dei fondi di coesione Ue del commissario Fitto mettono a disposizione per le “filiere industriali italiane salvaguardando le quote per il sud”.

Su scala europea il messaggio è che alle politiche del continente serve un radicale mutamento di impostazione. “Le scelte degli ultimi anni stanno presentando un conto pesantissimo. Hanno indebolito la nostra competitività industriale, hanno messo a rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro e, di conseguenza, l’intero sistema di welfare e di coesione sociale: cuore del modello europeo dal secondo dopoguerra. Bisogna intervenire subito per cambiare questa rotta. Se questo non accade, avremo dato ragione a chi non vuole un’Europa né più unita, né più forte”.

“È questa l’Europa che vogliamo? Un’Europa senza industria e che attira meno investimenti? Un’Europa che dipende sempre di più dal resto del mondo? La nostra risposta è no, no e poi ancora no”, la chiosa.
“Il patto di stabilità e crescita deve consentire un grande piano di sostegno agli investimenti dell’industria, in ogni Paese europeo. Altrimenti, non è un patto per la stabilità e la crescita. È un patto per il declino dell’Europa”. “Bisogna lavorare seriamente alla creazione del mercato unico degli investimenti e dei risparmi, a maggior ragione visto che oggi importanti flussi finanziari potrebbero abbandonare gli Stati Uniti”.



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