L’Europa ha bisogno di un piano industriale straordinario, basato su investimenti e sulla drastica riduzione degli oneri burocratici. È questo il messaggio centrale lanciato dal presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, nel corso dell’Assemblea annuale che si è svolta martedì a Bologna. Un appello rivolto alle istituzioni europee e nazionali, alla presenza – tra gli altri – della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e della presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola.
Secondo Orsini, l’Europa si trova a un bivio. “Le scelte degli ultimi anni – ha affermato – hanno indebolito la competitività industriale, mettendo a rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro. Serve realismo, non ideologia”.
Il Green Deal va corretto con criteri di neutralità tecnologica e obiettivi sostenibili, ha aggiunto, richiamando le posizioni condivise anche da altri Paesi come la Germania di Friedrich Merz.
Affrontare il caro energia
Tra i dossier più urgenti, il presidente degli industriali ha indicato il caro energia come “la componente più critica” del Piano proposto da viale dell’Astronomia. “Quella delle bollette è una situazione insostenibile – ha denunciato – che ogni giorno mette fuori mercato le nostre imprese”. Orsini ha citato dati precisi: le aziende italiane pagano un sovrapprezzo superiore del 35% rispetto alla media europea, con punte che arrivano fino all’80% nel confronto con i principali partner continentali.
Per questo, ha chiesto di “entrare subito nella logica del disaccoppiamento” tra il prezzo dell’elettricità e quello del gas, criticando la rigidità dei meccanismi attuali e sollecitando un intervento concreto dopo il “piccolo strappo” con il governo sul decreto bollette. “Ci ha fatto piacere – ha detto rivolgendosi alla premier Meloni – sentirla affermare in Parlamento che bisogna abbattere il sovraccosto energetico”.
Orsini ha poi ribadito la necessità di accelerare sul ritorno al nucleare, puntando sui piccoli reattori modulari, definiti “meno invasivi, più sicuri, e in grado di garantire continuità produttiva all’industria, che le rinnovabili intermittenti non possono assicurare”. E ha insistito sul fatto che si tratta di una scelta strategica, che riguarda l’indipendenza energetica e la sicurezza nazionale, e non può essere ostacolata da logiche di parte.
Nel suo intervento, il presidente di Confindustria ha anche attaccato il sovraccarico normativo europeo, giudicato un freno agli investimenti: “Serve una radicale semplificazione. Norme su packaging, ETS, riciclo, farmaci: questo non è il modello di Europa che vogliamo”.
Un altro fronte critico riguarda il settore automotive: “Stiamo perdendo terreno a favore della Cina. L’attuale gestione della transizione ecologica rischia di trasformarsi in un boomerang”, ha ammonito, denunciando la “pazzia” di costringere i costruttori europei ad acquistare quote CO₂ da concorrenti come BYD e Tesla. “Non possiamo buttare via gli investimenti miliardari fatti per rendere il diesel un motore pulito”.
Sul piano commerciale, infine, Orsini ha chiesto che l’Unione agisca con maggiore decisione: “Dopo aver concluso accordi con Cile e Messico, è inaccettabile che non sia ancora stata fissata una data per chiudere l’intesa con il Mercosur”. E ha rilanciato la necessità di un nuovo “Next Generation EU per l’industria”, basato su un vero mercato dei capitali europeo e su regole che rimettano al centro la competitività.
Orsini ha inoltre chiesto di “sfruttare la riforma dei Fondi di Coesione per rafforzare le filiere industriali al Sud”, e ha criticato il Patto di stabilità: “Non è possibile che l’unica eccezione per sforare il Patto sia la spesa per la difesa. Se non si sostiene l’industria, è un patto per il declino dell’Europa”.
Meloni attacca il Green Deal e invita l’UE a ridurre “i dazi interni” che si è autoimposta
Intervenendo all’Assemblea, la premier Meloni ha lanciato un nuovo attacco al Green deal europeo e lanciato un invito all’UE a “rimuovere quei dazi interni che si è autoimposta in questi anni”.
Meloni, come già affermato in altre occasioni, ha contestato una serie di scelte fatte negli scorsi anni, accusando l’UE di aver voluto “anteporre l’ideologia al realismo”.
“Si è scelto deliberatamente di mettere i nostri prodotti fuori mercato”, ha affermato. E ancora: “Solo chi non aveva mai messo piede in un capannone poteva pensare di cambiare tecnologia per norma. Eppure, è esattamente quello che l’Europa ha fatto”.
Meloni ha criticato la transizione forzata verso l’elettrico: “Le cui filiere sono oggi in larga parte controllate dalla Cina. Io ancora oggi non riesco a capire il senso strategico di fare una scelta del genere”.
Sulla politica commerciale interna all’UE, ha lanciato un affondo contro la frammentazione del mercato unico: “Il costo medio per vendere beni tra gli Stati dell’Unione europea equivale a una tariffa di circa il 45%, rispetto al 15% stimato per il commercio interno negli Stati Uniti. Nei servizi la tariffa media stimata arriva al 110%. Non può essere sostenibile”.
Meloni ha confermato l’impegno per disaccoppiare il prezzo dell’energia dal gas, sostenere il nucleare e combattere la speculazione sul mercato elettrico. “La porta del Governo è e rimane sempre aperta”, ha assicurato. E ha annunciato che l’Italia presenterà entro l’estate il “Libro Bianco del Made in Italy 2030”, con una nuova strategia industriale.
Per Metsola l’Europa non deve diventare essa stessa parte del problema
La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha assicurato la vicinanza dell’Eurocamera: “Siamo dalla parte dell’industria, dalla parte delle famiglie che lavorano duramente e che dipendono dai posti di lavoro che voi create, dalla parte di chi è pronto a rischiare e vuole vedere l’Europa crescere economicamente, rafforzandosi sempre di più”.
Metsola, esponente del Partito popolare europeo (PPE), ha ammesso che l’Europa “deve essere presente per rendere le cose più facili, più agili”, offrendo “soluzioni” e “non diventare essa stessa parte del problema”.
“La verità – ha affermato – è che semplificazione vuol dire competitività e competitività vuol dire crescita”.
“Vogliamo un’Europa che sappia correggere la rotta quando serve”, ha poi aggiunto Metsola, difendendo un approccio “fatto di pragmatismo e collaborazione”. La presidente del Parlamento Ue ha citato il compromesso sul dossier packaging, l’iniziativa Stop the Clock e l’esenzione dal CBAM per le PMI come esempi di attenzione al tessuto produttivo.
“L’Europa deve assumere un ruolo guida sulle politiche ambientali con visione e realismo, senza costringere imprese e agricoltori a lavorare con le mani legate dietro la schiena”, ha affermato. Sulla politica commerciale, ha ribadito che “i dazi sono l’ultima cosa che vogliamo” e che l’obiettivo resta quello di “trovare un accordo con gli Stati Uniti, rafforzando allo stesso tempo i rapporti con l’Africa e l’America Latina”.
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