Un maxischermo a Samarcanda annuncia la visita di Meloni. La premier è attesa in serata a Samarcanda dove incontrerà nella mattinata di domani il presidente della Repubblica dell’Uzbekistan, Shavkat Mirziyoyev, 28 maggio 2025. ANSA/Silvia Gasparetto
Le nuove rotte dell’energia (e non solo) passano, di nuovo, da Samarcanda. Meloni vola in Uzbekistan e firma un’alleanza strategica con il presidente Shavkat Mirziyoyev che verte su (almeno) sei punti essenziali. Tutti declinati, almeno per ora, al futuro e tutti sui grandi temi: dagli investimenti fino alla migrazione, passando per il clima, la cultura e l’agricoltura. In tutto, per il momento, l’intesa vale fino a tre miliardi di euro. Ma affidarsi alla conta dei soldi non basta a comprendere la portata e gli obiettivi dell’alleanza italo-uzbeka. Che, va da sé, vede sullo sfondo Bruxelles e l’Unione europea mai come adesso intenzionata ad espandere, insieme ai suoi mercati, anche i suoi rapporti in giro per il mondo. Roma e Samarcanda hanno sottoscritto ben quattordici tra protocolli d’intesa e memorandum sui temi più disparati. Tra i più interessanti, c’è quello siglato proprio a Samarcanda tra Ansaldo Energia e Uzatom, l’Agenzia uzbeka per l’Energia Atomica. Un’intesa che si pone “l’obiettivo di esplorare una collaborazione nel campo delle tecnologie nucleari avanzate e dello sviluppo dei reattori modulati di piccola taglia”. Si tratta degli Smr, su cui punta il governo per ri-avviare la produzione di energia nucleare anche in Italia. Ma non è tutto. Perché, come si legge nella nota a suggello della firma, si istaurerà anche una “una cooperazione strategica in ambiti quali la progettazione e la costruzione di centrali nucleari di nuova generazione, soluzioni per la gestione dei rifiuti nucleari e programmi di formazione professionale”. Non è un mistero, anzi è notizia dei mesi scorsi, che il governo di Tashkent abbia deciso di mettere su una sorta di consorzio internazionale per dotarsi di centrali nucleari sul suo territorio. Ma l’Uzbekistan è anche uno dei più forti produttori di uranio al mondo. E qui s’arriva a un’altra intesa che pare molto interessante. E cioè la dichiarazione intergovernativa sulla cooperazione nel settore delle materie prime critiche, firmata con il Ministero dell’Industria Mineraria e della Geologia; memorandum d’intesa sulla migrazione e la mobilità, sottoscritto con il Ministero degli Esteri uzbeko. Non meglio specificate, le materie prime critiche sono tutte quelle che mancano, in Europa, perché si arrivi finalmente a una indipendenza strategica, o quantomeno a un posizionamento migliore rispetto ai fornitori storici. Restando nell’ambito dell’energia atomica, c’è da sottolineare che l’Uzbekistan possiede diversi giacimenti di uranio, o meglio di scisto nero da cui ricavare una materia prima necessaria per la filiera atomica. Le riserve, nell’ormai lontano 2019, sono state stimate in circa 190mila tonnellate. Ma non è tutto. Perché c’è un’importante alleanza (anche) sul tema centrale della siderurgia. La Danieli ha difatti sottoscritto l’accordo strategico per l’ammodernamento dell’impianto siderurgico Uzmetkombinat che si trova a Bekobod. L’azienda riferisce in una nota che si tratta di una parte dell’intesa che prevede la fornitura di tecnologie e strumenti con l’obiettivo di “migliorare la qualità e la gamma del prodotto finito, aumentare l’efficienza produttiva e ridurre le emissioni”. Si tratta, nello specifico, della fornitura di una nuova colata continua, un forno elettrico per fondere il rottame e preridotto oltre al revamping del laminatoio per barre vergella. “Un passo concreto”, scrivono da Danieli, “nella cooperazione tra Italia e Uzbekistan nel campo della siderurgia avanzata e della transizione sostenibile”. Anche perché, s’annota a margine, tecnologie green interessano molto alla parte italiana dal momento che potrebbero essere utilizzate anche da Acciaierie per l’Italia. A proposito di sostenibilità ambientale e svolta green, il Mase ha fatto sapere che a Samarcanda è stato sottoscritto l’accordo da cento milioni tra il Fondo italiano per il Clima e il governo locale nell’ottica di agevolare la transizione verde dell’economia uzbeka. Le risorse del Fic “saranno messe a disposizione dell’Uzbekistan attraverso un finanziamento policy-based, ossia condizionato al raggiungimento di risultati misurabili nelle aree di riforma concordate”. E ancora: “il progetto si inserisce nel contesto di un più ampio programma di sostegno al governo uzbeko promosso da diverse istituzioni finanziarie per lo sviluppo e finalizzato alla decarbonizzazione dell’economia, con focus sul settore energetico, che rappresenta circa i tre quarti delle emissioni di gas serra del Paese”. Questi gli accordi particolari. Ma è il generale che, in questo momento di forti tensioni geo-economiche internazionali, che conta. E si legge nelle dichiarazioni congiunte sottoscritte da Meloni e Mirziyoyev a Samarcanda per cui Roma e Tashkent “sottolineano l’importanza del rafforzamento della connettività tra Europa e Asia Centrale, evidenziando rispettivamente il ruolo dell’Italia quale porta d’accesso all’Unione Europea e dell’Uzbekistan quale partner chiave nella regione”. Una regione, beninteso, ricchissima di terre rare, materie prime critiche, gas e petrolio.
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