Il Governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, nelle Considerazioni finali della Relazione annuale anno 2024, ha messo con le spalle al muro il progetto per una difesa comune e la Bussola di competitività dell’Unione europea sulla questione delle risorse. Ha poi spostato il suo sguardo sull’Italia puntando il dito sulla necessità di rafforzare gli investimenti in ricerca e sviluppo per colmare il divario che le nostre imprese hanno con le altre europee e statunitensi.
In Italia i problemi di crescita e innovazione che oggi assillano l’Europa sono emersi prima, e in modo accentuato.
«Scontiamo vecchie debolezze strutturali che non abbiamo saputo superare: il dualismo territoriale, i bassi livelli di istruzione, la frammentazione del sistema produttivo, la difficoltà di innovare. Sopportiamo, da quarant’anni, il peso di un debito pubblico che toglie spazio agli investimenti e condiziona le politiche economiche», spiega Panetta.
Nonostante ciò è le difficoltà attuali, l’industria italiana non è destinata al declino. In tutti i comparti operano aziende dinamiche e competitive, che investono in tecnologia e ricerca e si posizionano in fasce di alta gamma. «Queste solide fondamenta rappresentano un vantaggio strategico nella competizione globale, ma vanno rafforzate», si legge dalla relazione di Bankitalia. Ed è proprio per questo che le imprese devono innovare e investire, sempre di più, anche grazie a scelte politiche che hanno come obiettivo mettere, le aziende, nelle condizioni di affrontare con successo le trasformazioni in atto.
Energia & Produttività
In Italia, più che altrove in Europa ci sono problemi:
- Il costo dell’energia: è urgente intervenire sul costo dell’energia, seguendo le direttrici già tracciate: «ampliando il ricorso a fonti pulite, incentivando i contratti a lungo termine e rafforzando infrastrutture e reti di trasmissione», spiega Panetta aggiungendo che «servono investimenti adeguati e una netta semplificazione delle procedure autorizzative per i nuovi impianti».
- La produttività nella manifattura come nel resto dell’economia. Gli incrementi finora conseguiti sono incoraggianti, ma non bastano a sostenere lo sviluppo del Paese. «Il basso livello dei salari riflette questa debolezza», ha sottolineato il governatore. «Per garantire un aumento duraturo delle retribuzioni – continua Panetta – è indispensabile dunque rilanciare la produttività e la crescita attraverso l’innovazione, l’accumulazione di capitale e un’azione pubblica incisiva».
Focus imprese europee
Dopo l’invasione dell’Ucraina, i costi energetici sostenuti dalle industrie europee sono aumentati sensibilmente, ampliando il divario con le altre principali economie.
Alla metà del 2024, il costo dell’elettricità risultava essere il doppio rispetto agli Stati Uniti e alla Cina, e superiore di un quinto rispetto al Giappone.
Questo svantaggio penalizza inevitabilmente gli investimenti e compromette la competitività, accrescendo il rischio di delocalizzazione.
Bussola di competitività Ue: resta il nodo delle risorse
Il programma della Commissione europea per la legislatura, la Bussola per la competitività, «va nella giusta direzione», ma non affronta il nodo cruciale «del reperimento delle risorse». Secondo diverse stime, saranno necessari 800 miliardi di euro all’anno fino al 2030 per sostenere la transizione verde e digitale e rafforzare le capacità di difesa. Un ammontare ingente, che secondo Panetta, coprirà solo una parte del reale fabbisogno complessivo. «Per rendere l’Europa davvero competitiva serviranno investimenti ancora più consistenti», si legge nella relazione di Bankitalia.
Dove reperire le risorse
Secondo Panetta ci sono due fonti:
- Serve un vero e proprio patto europeo per la produttività. E questo significa l’agire del settore pubblico per finanziare beni comuni europei – dalla sicurezza energetica alla difesa, fino alla ricerca di base – e per sostenere iniziative con benefici diffusi, ritorni dilazionati nel tempo ed esiti più incerti.
Soluzione economica: introdurre un Eurobond che ha un duplice obiettivo: finanziare la componente pubblica degli investimenti e fornire un riferimento comune, solido e credibile all’intero sistema finanziario. «Secondo nostre stime, un mercato dei capitali integrato, con al centro un titolo comune europeo, ridurrebbe i costi di finanziamento per le imprese, attivando investimenti aggiuntivi per 150 miliardi di euro all’anno e innalzando, a regime, il prodotto dell’1,5%. L’effetto sul Pil potrebbe risultare fino a tre volte maggiore se i nuovi investimenti fossero destinati a progetti ad alto contenuto tecnologico».
- Dall’altro lato, è fondamentale mobilitare i capitali privati per finanziare progetti imprenditoriali innovativi. Per farlo, è però «urgente completare la costruzione di un mercato dei capitali europeo pienamente integrato, capace di indirizzare il risparmio verso investimenti a lungo termine e ad alto rendimento atteso, anche attraverso lo sviluppo di fondi di venture capital e private equity su scala continentale», spiega Panetta.
Difesa comune Ue
La difesa comune europea richiede una strategia condivisa tra gli Stati membri, una solida governace comune e investimenti di un certo livello.
Aspetti che al momento sembrano mancare in Ue. La proposta della Commissione si basa infatti su fondi nazionali e prestiti, anziché ragionare «su spese europee e trasferimenti finanziati con risorse comuni», sottolinea Panetta.
Questo approccio però ha un problema di fondo: rischia di accrescere le disuguaglianze tra paesi e di ridurre l’efficacia della spesa. «Occorre invece – spiega il Governatore -un programma unitario, sostenuto da debito europeo».
Il focus
Un impegno di tale rilevanza deve però poggiare su basi chiare. E dunque, le risorse comuni Ue vanno destinate prioritariamente alla tecnologia e alla ricerca nel campo della difesa. A livello nazionale, poi «gli investimenti per la crescita e la spesa sociale non devono essere penalizzati dallo sforzo per la sicurezza esterna».
Infine, Panetta ricorda che «investire insieme nella sicurezza non significa avviare una corsa agli armamenti, ma affrontare con realismo minacce comuni che nessun paese può contrastare da solo. Solo così la sicurezza potrà diventare un pilastro».
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