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Il volano hi-tech che fa grande l’imprenditoria sui nuovi mercati


Ci sono due luoghi che, forse più di altri, raccontano il senso della Roma dell’economia che sarà. Quella dei mercati dinamici. Uno è nella via Veneto della Dolce Vita, dove l’arte e la creatività non sono mai mancate. Era – ed è ancora – quella dei divi del cinema e dello spettacolo che si ritrovano nei locali la sera (sotto i riflettori degli immancabili paparazzi).

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LA PROIEZIONE

Oggi, questa creatività, fa un passo in più ed è quella della intelligenza artificiale generativa, dove l’essere umano incontra l’altissima tecnologia per sviluppare innovazione e fare futuro. L’altro è in una zona più periferica, in quel quadrante Est della città dove crescono le imprese, si sviluppano idee. E quell’incubatore è quello del Rome Technopole: un’area di 7.500 metri quadri dove aziende e università, camminano insieme. «Qui l’intelligenza artificiale avrà un impatto molto forte non solo per ottimizzare i processi interni, ma anche per sviluppare ricerche, come quelle della farmaceutica», commenta Giuseppe Biazzo, presidente di Unindustria. Per stare al passo serve questo. Il segreto è anche nei supercomputer, sì, ma c’è molto di più. «Vogliamo creare un’ecosistema dove si attraggono investimenti e dove sia fondamentale la preparazione del capitale umano, un asset fondamentale per la crescita», aggiunge Biazzo. Quindi, se il futuro è della tecnologia, lo è anche degli uomini. E gli occhi si spalancano davanti alla scelta di Deloitte che ha deciso di aprire proprio lì la sua sede e il Solaria Space dove le aziende, le start up, le istituzioni, possono sperimentare da vicino le nuove soluzioni del futuro. Gli imprenditori – che per stare in uno scenario globale competitivo hanno l’obbligo di guardare lontano e saper anticipare i tempi – sanno bene cosa significa avere la possibilità di considerare prima degli altri cosa accade e quali cammini intraprendere.

Giuseppe Biazzo, presidente di Unindustria

LA PROSPETTIVA

Per Deloitte il percorso della Capitale è segnato: se tutte le aziende romane potessero adottare in modo strategico l’intelligenza artificiale, il loro Ebitda (cioè il margine operativo lordo, l’utile senza interessi, tasse e ammortamenti e svalutazioni) passerebbe da 3,9 a 11,7 miliardi di euro, con energia, finanza e trasporti che sono di fatto i settori che avrebbero un maggiore potenziale. «La corsa verso l’IA è inequivocabile e non potrà che accelerare», sottolinea Lorenzo Cerulli, GenAI leader di Deloitte. Dal quartier generale di via Veneto Roma si vede proiettata nel futuro, in una dimensione in grado di competere, così, con le altre realtà europee e del resto del mondo. Nel Solaria Space si punta davvero lontano. La città che un tempo era conosciuta per i palazzi delle istituzioni, ora non è più solo quello. Con i sistemi di intelligenza artificiale oggi è possibile predire una cura, simulare scenari commerciali, dare in pasto a un sistema informatico migliaia di dati. «Il fenomeno dell’IA è dirompente per la competitività delle imprese in quanto modificherà in modo rilevante e in alcuni casi stravolgerà il modello di business – dice Marco Vulpiani, senior partner di Deloitte e alla guida di Deloitte Economics – Si tratta di un fenomeno ineludibile, le aziende potranno solo scegliere se subirlo o se sfruttarlo».

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L’IMPATTO

Per stimare proprio l’impatto potenziale sull’intelligenza artificiale sulle grandi imprese che operano nella Città metropolitana di Roma Capitale, Deloitte ha condotto un’analisi basata sui livelli storici di marginalità di 574 imprese con un fatturato superiore ai cinquanta milioni di euro e su una proiezione degli incrementi attesi che derivano dall’adozione di tutte le soluzioni tecnologiche basate sull’Intelligenza artificiale. Qui si sono simulati scenari ed è stata condotta un’analisi per settore per stimare quale sarebbe l’impatto potenziale. Ebbene, un miglioramento del margine del 5% equivarrebbe in termini assoluti a circa 3,9 miliardi di euro di Ebitda incrementale, con un risparmio che comporterebbe un incremento di valore del sistema delle imprese della provincia di Roma di circa 30,4 miliardi di euro. Nel secondo scenario l’adozione dell’intelligenza artificiale potrebbe portare a un aumento del margine del 15% e si potrebbe generare un incremento aggregato dell’Ebitda di 11,7 miliardi di euro e un conseguente valore stimato in 91,2 miliardi di euro. I settori più esposti all’adozione delle tecnologie dell’intelligenza artificiale sono tre: il mondo dell’energia, quello della finanza, quello dei trasporti. Nello scenario più ottimista il mondo romano dell’energia e delle public utility migliorerebbe il suo margine del 46,7%, quello finanziario del 17,4%, dei trasporti dell’8,1%, della difesa e dello spazio del 4,6%, della tecnologia, dei media e delle comunicazioni dell’1%, del farmaceutico dello 0,9%.

LE PRATICHE

Che tutto questo sia realtà lo dimostra il lavoro che già da tempo Acea sta mettendo in pratica lungo il fitto reticolo dei servizi della Capitale. Un robot sfera viene usato per videoispezionare e restituire misurazioni sullo stato delle reti idriche e i parametri della qualità dell’acqua vengono elaborate dall’intelligenza artificiale. E poi c’è il robot Teddi, usato da Areti, società che gestisce la distribuzione dell’energia elettrica nella Capitale. Teddi lavora nelle cabine elettriche e analizza con algoritmi IA le informazioni raccolte dai sensori, crea ricostruzioni 3D degli spazi, individua anomalie termiche e invia avvisi tempestivi in caso di necessità. Il robot invia allarmi alla piattaforma di controllo, che permette di visualizzare i rilevamenti effettuati e consente il telecontrollo da remoto. E nelle reti romane l’intelligenza artificiale permette anche di fare manutenzione predittiva: così si interviene prima che si verifichi un guasto o una perdita sull’infrastruttura. Senza dimenticare RoBee, il primo robot Made in Italy capace di lavorare in fabbrica.

L’ANALISI

«Le tecnologie come la robotica e l’ IA stanno rivoluzionando, in tempi rapidissimi, il modo di costruire ed operare le infrastrutture critiche su acqua energia e ambiente», ha detto Enrico Resmini, responsabile di Acea per i Business non regolati. «Acea – ha aggiunto – le ha messe al centro della propria strategia con investimenti importanti e test in corso su tutti i principali processi aziendali». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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