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Standard europei di sostenibilità, i revisori: «Rischio torre di Babele, bisogna armonizzare gli standard»


di
Sara Tirrito

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Il rinvio biennale della normativa europea sul bilancio di sostenibilità Csrd potrebbe creare un vuoto normativo. Il presidente dell’Associazione Italiana delle Società di Revisione Legale Gianmario Crescentino: «Le aziende continueranno a rendicontare ma senza standard omogenei»

I nuovi standard europei di rendicontazione della sostenibilità, gli European Sustainability Reporting Standards (Esrs), rischiano di trasformarsi in una «torre di Babele» a causa dei tempi ristretti e delle regole non sempre chiare previste dal processo di semplificazione in corso. L’allarme arriva da Assirevi, l’Associazione italiana delle società di revisione legale, che riunisce 16 società di revisione italiane di grandi, medie e piccole dimensioni e che ha evidenziato una serie di criticità relative alla semplificazione degli Esrs promossa dalla Commissione europea. Il presidente di Assirevi, Gianmario Crescentino, intervenuto tra l’altro durante il 47esimo Congresso annuale della European accounting association tenutosi a Roma a inizio giugno, ha sottolineato come l’interoperabilità degli standard ESRS con i principali framework internazionali risulti ancora limitata, principalmente a causa dell’assenza di strumenti operativi, documenti esplicativi ufficiali e tassonomie digitali comuni.

Gli oneri di rendicontazione rinviati di due anni

Con l’approvazione del pacchetto Omnibus, la Commissione europea ha deciso di rinviare di due anni l’applicazione della Corporate sustainability reporting directive (Csrd) per tutte le imprese che non avevano già iniziato a rendicontare nel 2024. Malgrado gli obblighi restino invariati per le società di grandi dimensioni, di fatto, chi doveva iniziare a rendicontare nel 2025 e poi nel 2026 è rinviato in avanti di 2 anni, e quindi tutto si sposta al 2027.




















































«L’ammorbidimento dei vincoli non cambierà radicalmente le cose – spiega Crescentino –. Le aziende, pur potendo a questo punto beneficiare di questo periodo di sospensione o di differimento, non smetteranno di rendicontare perché il mercato continua a chiederlo, le istituzioni finanziarie continuano a esigerlo».

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Il rischio principale identificato dall’associazione invece è che queste rendicontazioni, avvenendo ora a titolo volontario, avverranno in un contesto di vuoto normativo. «È preoccupante per noi revisori e per il mercato, nel senso che rischia di creare un effetto che abbiamo definito torre di Babele, per cui ogni azienda tenderà a rendicontare ritagliandosi un vestito su misura».

La complessità degli standard

Una delle principali criticità evidenziate da Assirevi riguarda la complessità delle regole di rendicontazione definite al livello europeo, gli Esrs. «Sono standard forse troppo complessi, poco chiari su molti aspetti anche di carattere definitorio, aprono fronti di incertezze interpretative molteplici», spiega Crescentino.

Il segno dell’eccessiva complicazione degli Esrs viene dalla Commissione stessa, che ha chiesto allo European financial reporting advisory group (Efrag) di semplificare gli standard appena entrati in vigore e di fermare la produzione di standard settoriali. Per certi versi un boomerang, perché gli standard finora erano stati concepiti su regolamenti generali proprio per ricevere elaborazioni successive legate a specifici settori. Ora di fatto ogni comparto andrà per conto suo rischiando rendicontazioni incomplete o poco specifiche.

Il problema delle soglie

Un altro aspetto critico riguarda la revisione delle soglie previste dal pacchetto Omnibus 2. La proposta della Commissione europea è di innalzare a mille dipendenti la soglia minima per l’obbligo di rendicontazione, il che porterebbe a escludere circa l’80% delle aziende inizialmente previste. «Se l’obiettivo della Csrd era quello di spingere le aziende a rendicontare la loro performance in materia di sostenibilità per guidare i comportamenti delle aziende, è un controsenso escluderle adesso, basti pensare all’Italia, che ha un tessuto di piccole e medie imprese».

Le proposte di Assirevi

Per affrontare queste criticità, Assirevi propone innanzitutto di «rimuovere dagli Esrs i riferimenti alla ‘true and fair presentation’, (rappresentazione veritiera e corretta, nrd)», cioè un principio fondamentale della rendicontazione finanziaria secondo cui i bilanci devono fornire un quadro fedele e corretto della situazione economica, patrimoniale e finanziaria dell’azienda. «Questo principio andrebbe eliminato per evitare ambiguità applicative, dato che non è presente nella normativa sulla rendicontazione di sostenibilità della Csrd», spiega Crescentino. Inoltre, l’associazione raccomanda una collaborazione più ampia a livello globale per garantire forme di trasposizione o adattamento al contesto europeo degli standard internazionali già esistenti, evitando requisiti sovrapposti o divergenti. «La rendicontazione di sostenibilità deve essere una leva strategica, non un adempimento burocratico e di compliance, per questo chiediamo all’Efrag e alla Commissione europea di semplificare, chiarire e armonizzare gli standard, ponendo attenzione alla coerenza con i framework internazionali e alla reale capacità delle imprese di applicarli in modo efficace».

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