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Come sottolinea Sara Guarnacci, “per essere competitivi fuori bisogna essere solidi dentro”: l’internazionalizzazione parte dalla struttura interna dell’impresa.

Nel corso del 2024, le piccole e medie imprese italiane hanno registrato un’accelerazione nelle strategie di internazionalizzazione, puntando in particolare su mercati europei consolidati come Spagna e Regno Unito. Ma espandersi all’estero è molto più che trovare nuovi clienti oltre confine: significa ridefinire processi, riorganizzare strutture e rivedere il modo in cui l’azienda gestisce le proprie persone. In questo contesto, la consulenza del lavoro assume un ruolo fondamentale, non solo per garantire la conformità normativa, ma per fornire un supporto strategico alla trasformazione interna che ogni processo di internazionalizzazione inevitabilmente comporta.

Come sottolinea Sara Guarnacci, consulente del lavoro con esperienza trasversale nella gestione organizzativa e fiscale che ora a livello nazionale dal suo studio con sede a Latina, “l’internazionalizzazione è un processo che parte dall’interno: per essere competitivi fuori, bisogna essere solidi dentro”. Ed è proprio su questo equilibrio che si gioca il successo delle imprese italiane nel contesto globale.

Espandersi all’estero parte da dentro: come la consulenza del lavoro aiuta a costruire la struttura giusta per l’export

L’ingresso in un mercato estero richiede innanzitutto una verifica dell’assetto organizzativo interno: l’azienda è davvero pronta, in termini di risorse umane, sistemi digitali, gestione contrattuale e compliance, ad affrontare nuovi contesti culturali, normativi e produttivi? In molti casi, la risposta passa per un processo di ridefinizione profonda delle strutture aziendali.

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Sara Guarnacci ricorda come, nel suo lavoro con le imprese, emerga spesso l’importanza di costruire una struttura HR che sia flessibile, digitalizzata e capace di dialogare con le dinamiche internazionali. “Non basta adattare un contratto o tradurre una policy aziendale – spiega – occorre preparare l’organizzazione ad affrontare ambienti lavorativi diversi, con esigenze operative e culturali nuove”.

La consulenza del lavoro può guidare le imprese nell’analisi preliminare delle competenze esistenti, nella definizione dei nuovi ruoli strategici per l’export, nella costruzione di modelli operativi in grado di integrare sedi, partner o collaboratori internazionali. In questo senso, il lavoro sul “clima interno” diventa anche uno strumento per evitare squilibri tra team locali e team esteri, mantenendo coerenza e coesione.

Uno degli aspetti chiave è la digitalizzazione dei processi: dalla gestione documentale alla condivisione di dati e procedure, ogni impresa che punta all’estero deve adottare strumenti efficienti e in cloud, capaci di supportare la collaborazione anche a distanza. Anche in questo ambito, a figura del consulente del lavoro, come ricorda Guarnacci, può contribuire a selezionare e integrare soluzioni digitali che migliorano l’efficienza e garantiscono continuità, indipendentemente dal luogo fisico in cui l’attività si svolge.

Contratti, risorse, compliance: i pilastri di un’impresa pronta ai mercati internazionali

Una volta definita la struttura interna, il passo successivo è affrontare le specificità operative dell’espansione all’estero: tipologie contrattuali, inquadramenti, rapporti con la fiscalità locale, normative sul lavoro, gestione previdenziale. Ogni Paese presenta peculiarità che è necessario conoscere in profondità per evitare errori costosi o sanzioni.

Sara Guarnacci sottolinea come, per ogni impresa che si affaccia a nuovi mercati, “la compliance non è solo un obbligo, ma una garanzia di credibilità e affidabilità agli occhi di partner e istituzioni straniere”. Un errore contrattuale o una scarsa conoscenza delle normative locali può compromettere rapporti commerciali e reputazione aziendale.

La consulenza del lavoro, in questo senso, svolge un ruolo chiave nell’adeguare i contratti di lavoro alle esigenze dei Paesi di destinazione, strutturare piani di welfare compatibili con i sistemi esteri, gestire la mobilità internazionale dei dipendenti e garantire la corretta applicazione della normativa europea in materia di distacco, sicurezza e privacy. Inoltre, può accompagnare l’azienda nell’individuare le migliori formule contrattuali per i collaboratori locali, anche in sinergia con professionisti del Paese ospitante.

Altro elemento cruciale è la gestione delle risorse: non si può affrontare un’espansione internazionale senza una chiara strategia di selezione, formazione e onboarding delle figure chiave. Investire su team cross-culturali, capaci di coniugare competenze tecniche e sensibilità locale, è uno degli elementi che più incide sul successo di un progetto di internazionalizzazione, osserva Guarnacci.

Infine, non vanno trascurati gli strumenti a supporto dell’espansione. In Italia esistono numerosi incentivi a favore delle PMI che internazionalizzano: contributi a fondo perduto, finanziamenti agevolati, supporto per l’apertura di sedi commerciali o produttive all’estero. Tuttavia, spesso le imprese non li conoscono o non riescono a intercettarli. Qui, ancora una volta, la consulenza del lavoro si dimostra preziosa per orientare le aziende nella mappatura e nella gestione di queste opportunità, come evidenzia l’esperienza di Sara Guarnacci, che integra nel proprio approccio anche la dimensione fiscale e gestionale delle operazioni transnazionali.

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In conclusione, l’internazionalizzazione rappresenta una delle sfide più ambiziose, ma anche più necessarie, per le PMI italiane. Non è sufficiente guardare all’estero con spirito commerciale: serve una trasformazione strutturale e culturale che parta dall’interno e coinvolga ogni area aziendale, a partire dalla gestione delle persone.

In questo percorso, la consulenza del lavoro se aggiornata, trasversale e orientata all’innovazione può diventare una leva decisiva. Espandersi all’estero infatti non significa solo crescere, ma anche prepararsi. E in questo, la consulenza giusta può fare tutta la differenza.



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