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Caporalato, Mammucari (Uila): oltre la repressione serve sostenere le aziende oneste


I sindacati di categoria si sono incontrati a Latina con il Prefetto e i vertici provinciali di Inps, Inail, Inl, Asl, Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza per discutere sul fenomeno del caporalato. Il diario del lavoro ha intervistato la segretaria generale della Uila, Enrica Mammucari, che ha partecipato all’incontro. Per la segretaria, per contrastare il caporalato è necessaria, oltre la politica repressiva, anche avvantaggiare le aziende oneste e virtuose che rispettano le normative. Gli strumenti normativi ci sono, ha spiegato la sindacalista, ma mancano ancora dei decreti attuativi e la realizzazione di una autentica cabina di regia nazionale, comunica direttamente e costantemente con la sezione territoriale della Rete del lavoro agricolo di qualità.

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Mammucari, come è nata questa iniziativa con la Prefettura per affrontare il tema del contrasto al caporalato?

Questo incontro è figlio di una richiesta delle organizzazioni sindacali. L’abbiamo voluto perché crediamo che la Prefettura sia un presidio di legalità sul territorio e che debba e possa svolgere un ruolo di regia che sulle dinamiche migratorie e più in generale una regia di tutte quelle che sono le azioni, le misure di contrasto all’intermediazione illecita dello sfruttamento dei lavoratori. Quindi l’incontro sicuramente è stato importante e partecipato da tutti gli enti preposti come Inps, Inail, Carabinieri, Guardia di Finanza, Questura, Procura; era presente anche il commissario straordinario per l’utilizzo delle risorse del PNNR per affrontare la questione degli alloggi.

Che cosa è emerso dall’incontro?

Abbiamo evidenziato quelli che sono i dati sul caporalato e ricordato alcune azioni compiute dalle forze dell’ordine. Ad esempio i blitz effettuati nel cuore della notte all’indomani della morte di Satnam. Furono quasi quadruplicate una serie di attività ispettive. Però abbiamo voluto cogliere questa occasione non solo perché fosse una giornata di commemorazione a memoria ma proprio una giornata fattiva, concreta. Noi abbiamo ancora da mettere a terra le misure che avevamo valutato positive e furono inserite all’interno del decreto agricoltura, in particolare due: il sistema unico dei controlli e la banca dati degli appalti.

A che punto siamo con la banca dati degli appalti?

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Ad oggi mancano le misure attuative: il decreto attuativo non ha mai visto la luce, nonostante le nostre sollecitazioni di mesi. In questa occasione abbiamo quindi rivendicato con forza l’urgenza di agire.

Chi dovrebbe fare il decreto attuativo?

Il Governo.

Da quanto tempo state aspettando?

Il Dl Agricoltura era stato fatto a luglio 2024.

In genere è complesso fare un decreto attuativo di questo genere?

È complesso soprattutto se non riusciamo mai a metterci a confronto e a scriverlo. Sappiamo informalmente che il governo stava lavorando per cercare di trovare una intesa con l’Inps. Perché quella norma prevedeva l’istituzione presso l’INPS di una banca dati di tutte le aziende appaltatrici. Sappiamo che l’INPS sta lavorando su questo progetto. Il punto è che non c’è più stato un confronto, giusto uno soltanto subito dopo l’estate in quel tavolo interministeriale che aveva prodotto ulteriori modifiche sul versante della revisione del decreto flussi.

Come le valutate quelle modifiche?

IL decreto 145 ha introdotto delle misure che sicuramente sono state positive. Adesso con 39 giornate di effettivo lavoro si può convertire il contratto da stagionale a tempo determinato/indeterminato. C’è stato il superamento del tetto massimo annuo di conversioni dei contratti da stagionali a tempo determinato, in pratica un numero massimo superato il quale non si potevano più convertire questi contratti, il che era assurdo. Ora è stato superato questo limite e va bene ma invito tutti a questo ragionamento: se noi questa norma l’avessimo potuta applicare o se la potessimo oggi applicare a tutti coloro che sono entrati regolarmente nel nostro Paese con il decreto flussi precedenti, quindi con un contratto stagionale, molto probabilmente i casi come quello di Satnam li avevamo già sanati. È evidente che bisognerà fare una deadline anche per verificare gli effetti di queste modifiche fatte sul decreto flussi. Quest’anno noi avremo modo di verificare quanti verranno trasformati da stagionali a indeterminato, dato che questa modifica consentirà a questi lavoratori di non ritornare nel proprio Paese d’origine ma di restare qui in Italia con un contratto regolare. Ma il tema vero è che si sta intervenendo solamente sul presente.

Quindi chiedete che la norma funzioni non solo per i lavoratori dal 2025 in poi ma retroattivamente, anche per gli altri immigrati regolari ma con il tempo diventati irregolari perché mancava questa norma?

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Esatto, la norma non ha “sanato” tutto il pregresso. In pratica chiediamo che le stesse condizioni oggi previste dal decreto 145 siano estese in termini efficacia in maniera retroattiva in modo da sanare i casi di questi braccianti, anche riconoscendo un permesso per attesa occupazione alle migliaia di lavoratori che sono presenti nel nostro territorio, a cominciare dalla Provincia di Latina.

Come funziona il permesso per attesa occupazione?

È un permesso per rimanere in Italia quando si è alla ricerca di un rapporto di lavoro.

Mettiamo che il lavoratore irregolare abbia la fortuna di incontrare subito un datore di lavoro che gli offra un impiego. Questo permesso gli servirebbe comunque?

Certo, perché il datore di lavoro non può offrigli mai nulla, come potrebbe? Stiamo parlando di un clandestino. Anche se entrato regolarmente, una volta diventato clandestino non può più avere un posto di lavoro regolare. Se noi invece gli consentiamo di avere un titolo legale per poter stare nel nostro Paese, per un certo periodo, molti datori di lavoro, ma ce lo dice anche il sistema delle imprese, li assumerebbero.

Basterebbe non diventare clandestini si potrebbe pensare, tornando quindi nel paese di origine per poi ritornare in Italia. Ma come ci aveva raccontato mesi fa questa pratica è economicamente insostenibile per le tasche di un bracciante.

Esatto, prendiamo il caso di Latina: per i lavoratori indiani non era verosimile che una volta entrati nel nostro Paese se ne andassero. Spesso erano già stati vittime della criminalità organizzata prima di entrare nel nostro Paese e hanno pagato tanto denaro per arrivare in Italia, e quando dico tanto è un eufemismo; insomma nessuno poteva permettersi di tornare in India dopo aver investito tutte quelle risorse. Inoltre dobbiamo togliere ossigeno ai caporali, togliere ossigeno a quegli intermediari illeciti che ormai si muovono con le banche dati digitali. Sono da tempo in grado, attraverso le piattaforme on-line, di governare l’intero processo già prima dell’ingresso di questi lavoratori nel nostro Paese. Serve quindi sanare tutti i lavoratori oggi sprovvisti di un permesso di soggiorno e riconoscendogli un permesso per attesa occupazione.

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Poco fa ha giudicato positivo il sistema unico dei controlli, introdotto con il Dl Agrocoltura con la banca dati degli appalti, in cosa consiste?

Abbiamo la necessità di costruire una regia nazionale che coordini tutte le attività, anche territoriali, ispettive e di indagini sul lavoro agricolo e caporalato. È necessaria una sinergia e l’interoperabilità di questa banca dati in possesso dell’Inps con gli altri enti preposti. In pratica abbiamo la norma ma manca la sostanza, o per essere più precisi a oggi non abbiamo contezza di quanto sia stata effettivamente resa operativa questa regia. Quello che sappiamo è che certamente sta mancando un coordinamento nazionale, che metta in comunione tutte le banche dati per fare degli interventi mirati. Oggi, come anche in altre occasioni, ci hanno raccontato che alla fine qualcosa si muove in questo senso, gli enti tra loro di fatto comunicano ma in modo non organizzato su scala nazionale. Ecco perché rivendichiamo che serva una regia più ampia, coordinata e programmata per essere più incisiva, che sia soprattutto in grado di dialogare direttamente e costantemente con la sezione territoriale della Rete del lavoro agricolo di qualità. Questo è il luogo naturale dove può avvenire questo coordinamento istituzionale.

In cosa consiste questa Rete?

È uno degli strumenti di prevenzione più importanti introdotti dalla 199. La Rete, istituita presso l’INPS, prevede che in tema di trasporti, di alloggi, l’incrocio fra domanda e offerta di lavoro, le parti sociali attraverso la bilateralità sono in grado di selezionare imprese agricole che si distinguono per il rispetto delle norme e quindi si promuove un mercato del lavoro trasparente, per gestirlo e fornire un servizio efficiente, andando così a sottrarre quegli strumenti fondamentali ai caporali, sia vecchi e “moderni” travestiti da imprese spesso senza terre. La condizionalità sociale è stato un altro strumento fondamentale che noi siamo riusciti ad introdurre con la revisione ultima della PAC.

Che cosa prevede?
Che i premi PAC possano essere pagati soltanto alle aziende che rispettano una serie di direttive e inoltre è prevista una riduzione o un congelamento dei premi, quindi del valore del premio economico per le aziende che si sono macchiati di reati amministrativi, fino ad arrivare al congelamento totale o addirittura alla restituzione dei premi per quelle aziende che si sono macchiate del reato di caporalato, quindi ai sensi dell’articolo 603bis del Codice di procedura penale. Quindi questa misura noi la possiamo incentivare non solo per i premi AGEA. Dobbiamo incentivare tante misure tra cui quelle che fanno vincere sul mercato dal punto di vista anche commerciale le aziende che si iscrivono alla rete, quindi aziende certificate, fargli avere un accesso privilegiato ai bandi pubblici. I soldi devono essere erogati alle aziende che applicano contratti a legislazione sociale. Queste di fatto sono misure di condizionalità. Solo così possiamo disinnescare la bomba dello sfruttamento e del caporalato, sia con la leva repressiva ma anche e soprattutto con la leva di aiuti e incentivi alle aziende agricole sane e oneste.

Emanuele Ghiani

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