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Aree interne: levata di scudi contro il ministro Foti


Il sindaco di Gagliano Aterno, Luca Santilli, in una lettera inviata al ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione e il Pnrr Tommaso Foti, esprime preoccupazione riguardo alla visione di “spopolamento irreversibile” delineata nella bozza del Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne, come presentato recentemente in Commissione alla Camera dei Deputati.

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Gagliano Aterno, piccolo comune montano dell’Abruzzo interno, che negli ultimi anni si è contraddistinto per progettualità innovative legate ai servizi, al neo-popolamento ed allo sviluppo economico, ha sempre lottato contro l’emorragia demografica; la sua comunità è fermamente convinta che la sfida dello spopolamento non debba essere vista come una condanna irreversibile, bensì come una questione politica e culturale da affrontare con risorse, visione e determinazione.

«Non possiamo accettare che le aree interne vengano considerate come il passato dell’Italia – ha dichiarato il sindaco Santilli – Se domani dovessero scomparire gli abitanti che curano e conservano le nostre montagne, i boschi, i fiumi, i laghi, le aree urbane subirebbero un impatto negativo. Il nostro impegno quotidiano dimostra che non tutto è perduto. Nuove attività, nuovi abitanti, servizi innovativi e reti di collaborazione sono la prova che, con il giusto supporto, le aree interne possono essere fucina di progettualità ed innovazione sociale»

La lettera, condivisa all’unanimità dai partecipanti all’assemblea cittadina di Gagliano Aterno, invita il Ministro a un dialogo aperto sul futuro delle aree interne. L’assemblea, composta da amministratori, cittadini, attivisti e operatori locali, si è unita nel rifiuto di una visione fatalista e nel richiamo alla necessità di politiche che incoraggino la speranza e la crescita nelle zone marginali.

Il sindaco ha inoltre invitato il Ministro Foti a visitare Gagliano Aterno per conoscere di persona gli sforzi che la comunità sta facendo per combattere lo spopolamento e costruire un futuro migliore.

«Le aree interne non sono solo un tema da trattare a livello teorico. Sono una parte viva e dinamica del nostro Paese, e vogliamo che il Governo nazionale lo riconosca con azioni concrete», ha concluso Santilli.

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Sull’argomento è intervenuto anche Lorenzo Berardinetti, presidente dell’Uncem Abruzzo, che si schiera al fianco di Santilli, e rilancia la sua proposta sul Piano strategico nazionale per le aree interne. Berardinetti esprime pieno accordo con le preoccupazioni espresse dal sindaco Santilli in merito alla bozza del Piano, che definisce lo spopolamento delle aree interne come un fenomeno “irreversibile”.

«Le parole del sindaco Santilli colpiscono nel segno – afferma Berardinetti – è inaccettabile rassegnarsi a un destino di declino per i nostri territori montani. Definire lo spopolamento irreversibile significa ignorare gli sforzi quotidiani di migliaia di amministratori, cittadini e associazioni che, con sacrifici e speranza, stanno ridando vita a queste comunità».

Il presidente Uncem Abruzzo sottolinea come le aree interne, lungi dall’essere un mero passato, rappresentino una parte vitale del futuro del Paese. «Sono luoghi dove si pratica la transizione ecologica, energetica e digitale, dove nascono nuove attività e arrivano nuovi abitanti. Non possiamo permettere che questi sforzi vengano sminuiti o ignorati da una visione rassegnata».

Berardinetti rilancia l’appello al ministro Foti: «Ci aspettiamo dal Governo parole e azioni che alimentino la speranza, non la rassegnazione. Le aree interne, soprattutto quelle del Sud, sono una risorsa preziosa, capaci di offrire soluzioni alle crisi che affliggono le aree metropolitane. Siamo pronti al confronto per dimostrare che, dai luoghi più piccoli, può ripartire una nuova idea di Paese».

«Le parole del sindaco di Gagliano Aterno, Luca Santilli, indirizzate al ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione e il Pnrr Tommaso Foti, che chiede che la politica non autorizzi lo spopolamento delle aree, sono incisive e pienamente condivisibili. Parlano con la voce vera dei territori e delle comunità che ogni giorno si impegnano, con risorse limitate ma con visione e determinazione, per contrastare la desertificazione delle aree interne. Sono parole che meritano ascolto, rispetto e risposte concrete», dichiara Antonio Di Marco, consigliere regionale abruzzese e presidente dell’associazione I Borghi più Belli d’Italia in Abruzzo e Molise, nonché da poco responsabile nazionale per gli Enti locali e i rapporti con i parlamentari della rete dei Borghi più Belli d’Italia.

«La lettera di Santilli – prosegue Di Marco – ha il merito di smontare, con lucidità e senso civico, quella visione rassegnata contenuta nella bozza del Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne, che parla di spopolamento ‘irreversibile’. Una parola grave, pericolosa, che rischia di trasformarsi in una profezia autoavverante, giustificando disimpegno istituzionale e abbandono politico. Noi invece siamo convinti che il destino delle aree interne sia tutt’altro che segnato, e che la sfida dello spopolamento si possa ancora vincere. In qualità di vicepresidente della Commissione regionale Ambiente e territorio, nonché di presidente dei Borghi più Belli d’Italia in Abruzzo e Molise mi impegnerò affinché queste istanze arrivino nelle sedi regionali e nazionali competenti. Chiederò alla presidente del Comitato per la legislazione del Consiglio regionale, Carla Mannetti, che il sindaco Santilli venga audito: è giusto che la sua esperienza e la visione messa in campo a Gagliano Aterno vengano ascoltate e sostenute perché sono innovative e danno risposte alla comunità creando nuove radici. Serve una strategia nazionale seria, partecipata e coraggiosa, non la resa di fronte alle difficoltà che prenda esempio da tali sforzi. Le aree interne del Sud sono parte viva del Paese e motore potenziale di transizione ecologica, sociale e produttiva. Non possiamo accettare che vengano liquidate come ‘non recuperabili’. Al contrario, da questi borghi, da queste comunità, può e deve partire una nuova idea di Italia, più giusta, coesa e resistente. Nessun territorio può essere lasciato indietro».

«Nel nuovo ciclo di programmazione europea 2021-2027, il Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne (PSNAI) ha introdotto un passaggio che suona come una sentenza per interi territori: l’”accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile”. Una formula tecnica e asettica che nasconde una resa politica, una dichiarazione di abbandono pianificato per molti comuni montani e collinari. In Abruzzo, questa logica rischia di diventare il paradigma dominante, con un governo nazionale che arretra dalle proprie responsabilità e una Regione che si mostra incapace di offrire un progetto alternativo credibile. L’Abruzzo, per natura è una regione di aree interne. L’intero impianto produttivo, culturale e identitario poggia sulle zone montane, che rappresentano ben oltre la metà della superficie regionale e un terzo della popolazione. Queste aree stanno affrontando una crisi demografica silenziosa ma implacabile: paesi spopolati, servizi smantellati, giovani che emigrano senza ritorno. Il PSNAI riconosce l’esistenza di territori “compromessi”, per i quali non si ritiene più possibile un’inversione di tendenza. Ma non basta prenderne atto: serve decidere se quel declino debba essere gestito con dignità o se invece debba essere contrastato con forza e visione», così Ermanno Natalini, responsabile Aree interne del PD Abruzzo.

«Il governo nazionale, con questa formulazione, di fatto certifica una rinuncia. Aree che potrebbero essere laboratori di innovazione sociale, ambientale ed economica, vengono trattate come zavorra. La logica del “non si può fare più nulla” sostituisce quella della pianificazione strategica e della coesione territoriale. Il rischio è quello di trasformare interi territori in “zone hospice” della geografia italiana e abruzzese, dove si garantisce appena la sopravvivenza, rinunciando a ogni orizzonte di sviluppo – riprende Natalini – . In questo quadro, la Regione Abruzzo non solo non contrasta questa visione, ma anzi la subisce e talvolta la perpetua. Le risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, così come quelle legate alla programmazione europea, non vengono orientate con una strategia territoriale precisa. I Progetti Pilota delle Aree Interne, dopo una lunga gestazione, procedono con lentezza esasperante e senza una chiara visione regionale. Mancano investimenti strutturali su mobilità interna, digitalizzazione, politiche abitative per attrarre giovani, valorizzazione delle economie locali, filiere agricole e forestali, turismo sostenibile e servizi essenziali. Eppure sarebbe questo l’antidoto alla rassegnazione».

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«Occorre rovesciare completamente la logica dell’accompagnamento passivo. Le aree interne dell’Abruzzo non devono essere accompagnate nel loro declino, ma sostenute nel loro rilancio. E per farlo servono politiche pubbliche radicalmente diverse. Politiche che mettano al centro i comuni montani come presidi territoriali e non come residui di passato. Che incentivino il ritorno e la permanenza di giovani attraverso misure fiscali, accesso alla casa, lavoro e servizi. Che riconoscano il valore strategico dell’agricoltura e della gestione attiva del territorio per contrastare il dissesto idrogeologico e valorizzare la biodiversità. È necessario anche ripensare i criteri con cui si allocano le risorse. Serve introdurre un nuovo concetto che tenga conto della fragilità e della complessità delle aree interne. Allo stesso tempo, bisogna puntare su alleanze tra territori, promuovendo un modello di sviluppo a rete tra piccoli comuni e centri intermedi, in una logica di reciprocità e interdipendenza. Chi governa ha il dovere morale di non abbandonare intere comunità al destino dell’estinzione. Il PSNAI dovrebbe essere uno strumento di coesione e rinascita, non il bollettino medico di una fine annunciata. Le aree interne non possono essere considerate un problema. In questa ottica chiediamo il ritiro immediato del Piano Strategico che definisce “irreversibile” lo spopolamento, sostituendolo con un documento che esprima visione e coraggio. È necessario raddoppiare le risorse e gli investimenti destinati alle aree interne nel prossimo ciclo di programmazione, riconoscendo finalmente a questi territori l’importanza strategica che meritano. Serve la creazione di una vera Agenda Aree Interne che diventi priorità e che sia fondata sul rigoroso rispetto del principio di sussidiarietà», conclude.



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