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Consiglio infuocato su impianto fotovoltaico, il giorno dopo. Commenti e reazioni – BitontoLive.it


Non si spengono le polemiche dopo il consiglio comunale monotematico di venerdì pomeriggio sull’impianto fotovoltaico realizzato in un terreno in località “Pozzo delle grue” nelle campagne di Bitonto, che ha comportato l’espianto di 2.100 piante d’ulivo. All’amministrazione comunale viene rimproverato di aver dato parere favorevole all’impianto calpestando la vocazione agricola, e in particolare olivicola, del nostro territorio. Da Palazzo Gentile replicano che il parere tecnico rilasciato dagli uffici alla Regione, responsabile dell’autorizzazione, è stato dettato dai vincoli del Piano regolatore che tipizza quella zona come D3, cioè destinata ad attività produttive industriali e artigianali.

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Sulla questione riportiamo commenti e reazioni di alcuni protagonisti dell’infuocata seduta monotematica.

 

FRANCESCO BRANDI (assessore comunale all’agricoltura): “Quello a cui ho assistito nella massima assise cittadina è stato di una volgarità, di una violenza, di una molestia inaccettabile. Mi dispiace davvero per quelle persone, poche per fortuna, che si erano affacciate in Comune con intenzioni civili. Penso a Nicola Alessandro Scoppio che con Ambiente è vita ha confezionato un contributo equilibrato e lungimirante, a Beppe Cazzolla in rappresentanza di altre sette associazioni, critico il giusto, all’ingegnere Di Lella, la cui competenza ha illuminato l’aula, il direttore di ASI Mariani, anch’egli autore di un intervento intelligente e competente. Ho apprezzato l’intervento politico di Domenico Damascelli, pertinente su un reale problema urbanistico. Ho apprezzato anche il piglio romantico delle parole di Arcangelo Putignano. Pur dissentendo del tutto dall’intervento trabocchetto del consiglier Natilla, non mi sono sentito avvilito dalle sue parole.

Non di tutti ho condiviso il pensiero, ma avrei voluto parlare con loro. Invece non sono riuscito a farlo. Mi sono sentito intimidito, minacciato, oppresso nelle mie libertà personali come non mi era capitato mai prima (il riferimento è a duro attacco da parte del presidente Cia Puglia, Gennaro Sicolo, ndr). Non mi sono sentito tutelato”.

 

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FRANCO NATILLA (consigliere comunale di minoranza): “Leggiamo con stupore il post dell’assessore all’urbanistica Brandi, che tenta di ribaltare i fatti accaduti durante la seduta del consiglio comunale presentandosi come vittima di un clima che, in realtà, ha egli stesso contribuito ad alimentare.

Quanto accaduto non è stato uno sfogo personale, come l’assessore vorrebbe far credere, ma un atto politico e istituzionale: nella fase conclusiva del mio intervento ho chiesto, tra l’altro, che venisse trasmesso in Procura il fascicolo relativo all’autorizzazione dell’impianto fotovoltaico che ha comportato l’espianto di oltre 2100 alberi di ulivo, sollevando gravi dubbi e contraddizioni che emergono dalla documentazione fornita.

Un intervento basato su fatti, atti ufficiali e documenti amministrativi, a cui l’assessore Brandi ha reagito interrompendomi ripetutamente, accusandomi – senza argomentazioni – di affermare il falso, di non capire impedendo così un confronto democratico e trasparente. Un atteggiamento palesemente scorretto aggravato dal timido richiamo del presidente del Consiglio che, invece di imporre al Brandi il rispetto dei lavori, ha preferito sospendere la seduta, pur sapendo che non vi erano più le condizioni per riprenderla, a causa della fuga della maggioranza.

In democrazia chi riveste un ruolo pubblico ha il dovere di confrontarsi anche con il dissenso, soprattutto quando è supportato da fatti e da una volontà trasparente di tutela del bene comune”.

 

DOMENICO PINTO (presidente del consiglio comunale): “Il tema non è se espiantare ulivi sia un crimine contro l’umanità e contro le future generazioni, perché su questa cosa siamo tutti d’accordo. Il tema è che quei fondi non siano considerati zona agricola, come invece effettivamente sono, in quanto ricadenti in aree ASI a vocazione industriale. E questo per scelte fatte 30 anni fa in cui si progettava uno sviluppo industriale che alla fine non c’è stato. In poche parole se volessi realizzare un progetto industriale e mi dotassi di tutte le autorizzazioni del caso, che rilascia la Regione, nessuno mi potrebbe impedire di farlo.

Quale soluzione allora? Provare a dare a quei fondi una vocazione e destinazione urbanistica nuovamente agricola, togliendoli dall’asservimento della zona ASI. Questo dovrebbe fare la politica. Tutto il resto è propaganda. Strumentalizzazione. Anche perché avvenuta a due anni di distanza dall’ok al progetto.

Perché io mi pongo una domanda: tutti coloro che dicono di frequentare le strade rurali e le campagne non si sono mai accorti dell’espianto del primo albero? E poi del secondo? E poi del terzo? E poi dei lavori, del passaggio di mezzi pesanti sulle strade?”.

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ARCANGELO PUTIGNANO (consigliere comunale di minoranza): “Durante il consiglio comunale abbiamo affrontato una delle questioni più delicate e urgenti per il nostro territorio: l’installazione selvaggia di pannelli fotovoltaici e l’estirpazione di centinaia di ulivi.

Abbiamo ascoltato tanti interventi: associazioni, rappresentanti di categoria, cittadini. Alcuni con toni pacati, altri accesi. Tutti legittimi, ma si possono dire le cose con forza, senza mancare di rispetto. Quello che mi dispiace di più è che il consiglio comunale si sia trasformato, in certi momenti, in un teatro che ha dato un’immagine poco edificante della nostra città. Abbiamo perso l’occasione per dare un chiaro atto di indirizzo politico su un tema così importante.

Il sindaco ha chiuso i lavori – con il consiglio ormai sciolto e senza numero legale – assumendosi l’impegno che questo scempio non accadrà più e che si monitorerà la situazione. Vigileremo. E continueremo a far sentire la nostra voce”.

 

RINO MANGINI (consigliere comunale di maggioranza): “Inutile indignarsi per un pezzo di terra venduto alla ricca impresa straniera, se il proprietario di quel terreno non riconosce il valore identitario di quella terra, oppure, se anche lo riconosce, trova più conveniente per sé e per la sua famiglia ricavarne denaro. Evidentemente non ne apprezza, o non percepisce in quel pezzo di terra, il suo vero valore, quello culturale, quello sociale, anche quello economico-produttivo. Ecco perché ritengo che ogni dibattito debba ripartire da un vero proprio sinodo laico tra politica e cittadinanza, tra istituzioni e imprese.

È nostro dovere spiegare alla città che quanto accade oggi è frutto delle decisioni che furono prese dai nostri padri, da coloro che sedevano in questo consiglio e che interpretavano, secondo le sensibilità di quegli anni, i desiderata delle organizzazioni politiche, delle imprese, della cittadinanza tutta. Evidentemente negli anni Settanta, e almeno fino a tutti gli anni Novanta, il futuro economico di questa città non guardava con interesse all’Ulivo, ma ad altro. Lo scenario immaginato da chi prese quelle decisioni era di un territorio con una fiorente area industriale, centinaia di capannoni e opifici, strade, servizi e sottostrutture. Ovviamente, da allora nessuno si è mai crucciato per le migliaia di alberi di ulivo che hanno dovuto lasciare spazio al progresso industriale, seppur parziale: basti pensare alla nostra zona artigianale, che un tempo fu un esteso uliveto.

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Ora, siccome è inutile cercare colpevoli per le errate visioni del futuro, converrebbe alla città che noi trovassimo il coraggio di ridisegnare quel futuro, che, intanto, è arrivato e bussa prepotentemente alle porte di Palazzo Gentile sotto forma di richieste di autorizzazioni per impianti fotovoltaici, per turbine eoliche, e per altre tipologie di infrastrutture o fabbriche. Inutile scandalizzarsi, è semplicemente la chiusura del percorso visionario avviato 50, 40 e 30 anni fa. Rispetto a quegli anni è cambiato il mondo, e velocemente, è cambiata la società, è cambiata la sensibilità anche dei singoli cittadini. Le regole e gli strumenti che i nostri padri ci hanno dato sono ancora utili? Sono inutili? Sono anacronistici? Vanno cambiati? Vanno trasformati? La visione della città è solo agricola? È solo culturale? Ci sono le fabbriche nel futuro di questa terra? Bitonto e il suo territorio possono vivere solo di ruralità e olivicoltura? L’ulivo quanto impatta sull’economia reale della città? Che ricchezza muove nel pil locale?

Sono domande le cui risposte avranno conseguenze per la classe dirigente di domani, che fra 35 anni si troverà strumenti di pianificazione strategici in grado di guidarli e indirizzarli. La cittadinanza va coinvolta in questo processo di rivisitazione di quella che è la visione della città. Di fronte a quanto accade al nostro paesaggio e ai rischi concreti di snaturalizzazione del territorio, abbiamo il dovere di provare a utilizzare tutti gli strumenti esistenti, provando a rintuzzare gli attacchi al territorio non solo con le polemiche, ma con l’applicazione stringente delle norme e dei diversi strumenti di pianificazione esistenti, seppur deficitari. Perché mentre oggi discutiamo di un impianto fotovoltaico, ci sono già altri progetti pronti alla richiesta di autorizzazione.

Al sindaco e alla Giunta chiediamo se sia stato fatto tutto il possibile per tutelare il territorio, se sono state applicate alla lettera le norme degli strumenti pianificatori, se siano state rispettate le Norme Tecniche di Esecuzione del Piano Regolatore Territoriale del Consorzio ASI, e se si potevano alzare barricate istituzionali e amministrative a tutela del nostro paesaggio. L’attenzione al consumo del suolo agricolo e naturale sia alta e si applichino i principi di tutela in maniera stringente, per evitare di ritrovarci qui fra qualche mese a discutere di nuovi attacchi al territorio.

È evidente che, se tutti siamo concordi, dobbiamo cambiare le regole. Cambiare le regole, anche a rischio di demolire la visione di sviluppo perseguita negli ultimi 50 anni. Abbiamo una grande opportunità con il Piano Urbanistico Generale. Esortiamo la Giunta comunale ad avviare in maniera chiara e determinata il percorso che porterà all’approvazione di questo fondamentale strumento di pianificazione urbanistica e territoriale. Ecco, così possiamo riscrivere il futuro!

In attesa che questa esortazione si concretizzi in atti e azioni, le forze politiche di Strada in Comune, Sinistra Italiana e Partito Socialista italiano hanno protocollato una proposta di mozione/atto di indirizzo Contro il consumo di suolo agricolo e naturale per l’installazione di impianti da fonti rinnovabili.

 

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NICOLA PICE (professore, già sindaco di Bitonto): “Un tempo gli spazi della politica erano occupati dal dialogo e dal dibattito, presupponendo ascolto reciproco e disponibilità a mettere in discussione le proprie certezze. Oggi si dà libero campo allo scontro che è la degenerazione del confronto e la trasformazione del dissenso in conflitto personale o politico. Nessuna meraviglia, dunque, se la questione degli ulivi spiantati, anziché rappresentare un terreno fertile per il dialogo e la costruzione condivisa di politiche pubbliche lungimiranti, si sia trasformata in un’arena di scontro strumentale. Il problema viene affrontato non sulla base dei dati, delle perizie o delle visioni di lungo termine, ma in funzione di una collocazione politica o dell’opportunità di costruire una narrazione antagonista. E l’ulivo, simbolo di radicamento, di continuità, di identità, diventa emblema che si finalizza agli isterismi della polemica. E così, mentre vanno a farsi friggere la pianificazione, la corresponsabilità e il prendersi cura, mette la tenda il teatrino della politica che sempre più si colora di patetismi insopportabili. Ed invece va decisamente recuperata la grammatica del dialogo”.

domenica 22 Giugno 2025



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