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Corriere ortofrutticolo | ALMAVERDE BIO FESTEGGIA 25 ANNI: “UN ATTO D’AMORE”. E IL FATTURATO SALE A 37,5 MILIONI (+8,7%)


Venticinque anni di biologico, di filiera condivisa, di un’idea che ha saputo unire imprese diverse sotto un marchio comune, con l’obiettivo di rendere il cibo sano, sicuro e sostenibile una realtà accessibile a tutti. È la storia di Almaverde Bio, celebrata venerdì sera nella suggestiva cornice del Grand Hotel da Vinci a Cesenatico, durante un evento, condotto da Arianna Izzi di Immedia, ricco di testimonianze, emozione e visione per il futuro.
A ripercorrere le origini è stato il presidente del Consorzio Ernesto Fornari: un racconto che parte ben prima del 2000, con l’intuizione di figure come l’entomologo Giorgio Celli – scienziato, comunicatore e primo promotore di una nuova idea di agricoltura – e con una Regione Emilia-Romagna capace di investire, con coraggio, in tecnici, strutture e formazione per avviare il percorso della lotta integrata prima e del biologico poi.
È in questo contesto che, nel 1997, nasce l’idea di creare una società ad hoc per valorizzare la produzione biologica, scelta che porterà tre anni dopo alla fondazione di Almaverde Bio. Un quarto di secolo dopo, Almaverde Bio è il marchio della omonima Società Consortile che associa – con l’obiettivo di valorizzare il brand – imprese specializzate nei vari segmenti di filiera: dall’ortofrutta fresca, di IV Gamma e secca con Canova, ai trasformati di frutta e verdura e surgelati di Fruttagel, ai prodotti ittici con Circeo Pesca, alle uova con Eurovo, alle farine con Molino Spadoni, fino a Futura per polpe, omogeneizzati di frutta e gastronomia vegetale.
“Almaverde Bio è nata da una visione lungimirante – ha sottolineato Fornari – che ha saputo promuovere l’innovazione nella produzione biologica e creare sinergie tra imprese italiane. Oggi è un marchio noto e rassicurante che offre una risposta concreta alla richiesta di gusto, sostenibilità, sicurezza e qualità da parte dei consumatori. Secondo una ricerca di Havas Media Network Reserch è riconosciuto dalla maggioranza dei consumatori come marchio italiano, con prodotti di qualità e attento all’ambiente e al territorio. La notorietà top of mind del brand è 9% , quella spontanea al 16% e quella sollecitata all’83%”. 

Paolo Pari, vicepresidente del Consorzio, ha aggiunto: “Almaverde è e sarà sempre solo biologico: senza doppie linee, senza prodotti convenzionali a marchio simile. È una scelta etica, oltre che commerciale”.
Pari ha poi ripercorso l’evoluzione della comunicazione del brand, che fin dall’inizio ha avuto tre capisaldi fondamentali: il biologico come cura della salute, come impegno concreto e come scelta positiva, mai contrappositiva. Quando Almaverde Bio è nato, il biologico era percepito da molti come una nicchia, quasi un prodotto medicale. La prima campagna pubblicitaria fu una vera rottura: asciutta, priva di musica, lanciata in un contesto televisivo rumoroso e affollato, fu una “pietra”, come l’ha definita lo stesso Pari, che sdoganò il bio presso il grande pubblico.
Da lì, la comunicazione si è evoluta nel tempo: prima con un focus sul prodotto, poi con il concetto di filiera trasparente e la campagna “Il prodotto racconta”, montata al contrario (rewind) per rappresentare la tracciabilità. È seguita “Passa al bio”, per estendere il concetto di benessere anche alla sostenibilità. Successivamente è arrivata la fase del connubio tra alimentazione e energie pulite, e quella – ancora più potente – in cui la scienza è stata chiamata a validare la scelta bio, insieme a figure come Celli, il professor Dino Amadori, fondatore dell’Istituto di Ricerca sui tumori di Meldola, e la nutrizionista Alessandra Bordoni. L’ultima campagna, “Volersi bene”, ha sancito il biologico come certezza e messaggio di cura verso se stessi, gli altri e l’ambiente. Il claim attuale, “Continuiamo a volerci bene”, chiude un cerchio valoriale che mette al centro condivisione, rispetto e responsabilità.
Pari ha introdotto così uno dei momenti più attesi della serata: il dialogo tra l’attore Giovanni Storti e i vertici del Consorzio, un confronto informale e coinvolgente sul significato contemporaneo del biologico.
Durante la serata, è stato premiato Renzo Piraccini, ideatore del progetto e figura centrale nella sua fase di avvio. “Pensare a una marca in ortofrutta, venticinque anni fa, era quasi una bestemmia – ha ricordato – ma ci abbiamo creduto. Almaverde è stata un volano per le imprese, per il valore dei prodotti, per l’innovazione. Dopo una fase di crescita e una di appannamento, oggi possiamo aprire una nuova stagione”.
Premiati anche i rappresentanti delle realtà socie; tanti i messaggi che hanno sottolineato il valore del brand nel rendere il biologico accessibile, senza rinunciare alla qualità: Martino Benzoni – Presidente di Canova, Giorgio Alberani – Direttore commerciale Fruttagel, Gabriele Longanesi – Titolare di Futura , Leonardo Spadoni – Titolare Molino Spadoni,Mauro Monaldi – Titolare Circeo Pesca, Emiliano Di Lullo – Direttore Marketing Eurovo
Infine, il vice presidente Stanislao Fabbrino ha rimarcato come Almaverde abbia contribuito a rendere il bio “non per pochi”, ma disponibile anche a chi ha meno potere d’acquisto.
Il tema dell’accessibilità è stato centrale. Non solo in termini di prezzo, ma anche di capacità industriale. Fruttagel, di cui Fabbrino è presidente e amministratore, ad esempio, trasforma ogni anno 90.000 tonnellate di materia prima, pari al peso di 12 Tour Eiffel, di cui ben il 20% è biologico. “Industrializzare il bio – ha detto Fabbrino – non significa snaturarlo, ma renderlo davvero disponibile. Non basta il mercatino contadino: serve una filiera controllata e strutturata”.
I dati confermano la forza del progetto: nel 2024 Almaverde Bio ha registrato un fatturato di 37,5 milioni di euro, in crescita dell’8,5% rispetto all’anno precedente, nonostante il contesto di difficoltà economica.
Innovazione, coerenza e visione comune sono i tre pilastri su cui si fonda la nuova fase del Consorzio. Dalla riduzione degli zuccheri nei succhi alla scelta , condottodi packaging compostabili e plastic-free, Almaverde continua a rinnovarsi, restando fedele ai propri valori.

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Chiara Brandi

Nella foto di apertura, da sinistra: Arianna Izzi di Immedia, Paolo Pari, Giovanni Storti ed Ernesto Fornari



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