L’intelligenza artificiale generativa, una forza più dirompente del motore a scoppio e dell’elettricità, sta cambiando radicalmente il modo di fare impresa. Ma per cavalcare l’onda dell’innovazione, serve soprattutto una rivoluzione culturale. «L’intelligenza artificiale è un’opportunità enorme: può migliorare processi, abilitare nuove funzioni, reinventare modelli operativi. Ma l’accelerazione del business deve essere sostenibile e consapevole», dice a MF Marco Podini, presidente esecutivo e CEO di Dedagroup, uno dei principali gruppi tecnologici in Italia, che opera come Business & Technology Accelerator di aziende, istituzioni finanziarie e servizi pubblici per supportare l’evoluzione delle loro strategie IT e digitali. Nel corso degli anni, Dedagroup ha costruito un ecosistema di imprese che condividono valori, strategie di business e una visione comune. Fondata nel 1999 e con sede a Trento, conta oltre 5.000 collaboratori, più di 4.000 clienti in 50 Paesi e sedi negli Stati Uniti, Regno Unito, Messico ed Emirati Arabi Uniti.
«Viviamo un momento unico – conclude Podini in cui l’avvento dell’intelligenza artificiale generativa apre scenari straordinari: dalla possibilità di migliorare e automatizzare i processi, alla creazione di nuove funzioni di business, fino alla completa reinvenzione dei modelli operativi».
«Siamo di fronte a una rivoluzione profonda, non basta semplicemente «innovare: bisogna cambiare mentalità».”
L’AI nei settori chiave: finanza, moda, PA
Dedagroup ne ha già parlato nel corso del suo recente evento Dedapulse – Accelerate Your Business, l’evento ideato per mettere a fuoco le traiettorie evolutive che l’innovazione sta tracciando nel cuore del sistema produttivo italiano. Sono in particolare tre i settori che il gruppo presidia, attraverso altrettante società controllate. Il primo è quello finanziario, nel quale è al fianco di banche e assicurazioni nel percorso di digitalizzazione e modernizzazione, supportando la transizione verso servizi real time, la compliance normativa e la gestione del rischio. E sono gli stessi clienti di Dedagroup a spiegarci più in dettaglio come questa transizione stia avvenendo.
«Con l’evoluzione che stiamo vivendo occorre innanzitutto un vero e proprio cambio di mentalità», dice Marco Bellinzona, CEO di Deda Ai, che sottolinea come la trasformazione digitale in atto, guidata dall’intelligenza artificiale, stia ridefinendo profondamente il modo di fare impresa. «Cambiare mentalità – prosegue – significa portare l’intelligenza artificiale dentro l’azienda, nelle persone. Dirlo apertamente, usarla, farla diventare uno strumento quotidiano per migliorare il proprio lavoro, comprendere meglio le esigenze dei clienti e aumentare la capacità di rispondere alle loro aspettative».
Quella in corso, secondo Matteo Grassi Alessi, Cio di BNL BNP Paribas, è una nuova, poderosa ondata di digitalizzazione dei servizi finanziari. Una trasformazione che nasce dalla convergenza di molteplici forze: «Da un lato – spiega – c’è una spinta tecnologica forte, con i cloud di ultima generazione ormai maturi, che richiedono un aggiornamento strutturale di servizi e applicazioni. Dall’altro, c’è una pressione di mercato. Il 2025 segnerà, per esempio, il passaggio dell’intero ecosistema dei pagamenti in Europa al real time: un cambiamento che amplia il perimetro dei servizi digitali e innalza le aspettative di clienti sempre più esigenti».
In questo contesto, accompagnare banche e assicurazioni nel loro percorso di innovazione diventa cruciale. Un esempio virtuoso è il lavoro svolto da Dedagroup con Credins Bank, tra i principali istituti albanesi, per l’integrazione nei sistemi europei di pagamento SEPA: «Un processo che è molto più di un semplice passaggio tecnico: è un’esperienza unica, che sta accompagnando l’Albania verso l’ingresso nei network europei di pagamento», come spiega Valbona Djhaku, Advisor to CEO on IT & Digitalization della banca. «Il supporto e la guida di Dedagroup – prosegue – sono stati cruciali per consentire alla nostra banca e, più in generale, al mercato finanziario albanese di raggiungere questo traguardo in modo sicuro e strutturato».
«Essere partner di una banca che affronta un cambiamento profondo come questo significa assumersi una responsabilità strategica: guidare l’innovazione, garantendo al tempo stesso compliance e continuità», aggiunge Gianni Spada, CEO di Deda Bit.
Nel fashion & luxury, l’intelligenza artificiale assume un ruolo di supporto decisionale. Luca Tonello, CEO di Deda Stealth, racconta: «Il mondo della moda è sempre più complesso. La risposta è la semplicità, resa possibile dalla tecnologia. Grazie ad analisi avanzate — come quelle di Competitor, che monitora i prezzi globali — aiutiamo i brand a restare competitivi. Oggi, più che mai, l’accuratezza del dato è fondamentale». E di cosa ha bisogno la moda made in Italy nel 2025?
«Il mondo della moda oggi è certamente più complesso rispetto al passato. Proprio per questo, la risposta più efficace è la semplicità», afferma Alessandro Varisco, Ceo di Twinset, realtà italiana del fashion che si muove tra innovazione tecnologica e trasformazione digitale con l’obiettivo di semplificare processi e linguaggi in un mercato in continua evoluzione.
«Nel percorso verso la semplicità la tecnologia e l’innovazione sono strumenti fondamentali per rendere i modelli di business più lineari, più aderenti al mercato e, soprattutto, più responsabili».
Sul fronte pubblico, infine, Dedagroup gioca un ruolo strategico nella trasformazione digitale della PA e dei servizi pubblici locali, soprattutto in vista degli obiettivi PNRR legati all’apertura e alla condivisione dei dati. «È una fase delicata ma cruciale — secondo Fabio Meloni, CEO di Deda Next – Occorre conciliare l’uso intelligente del dato con il rispetto delle norme, come l’AI Act e le direttive di AgID e dell’Agenzia per la Cybersecurity. Ma l’uso intelligente dei dati, unito alla digitalizzazione della pubblica amministrazione e delle aziende di pubblico servizio, rappresenta un fattore chiave per costruire un sistema più efficiente e accessibile».
L’intelligenza artificiale, in ogni caso, resta uno strumento e non è un fine. Il vero obiettivo è costruire un futuro in cui innovazione ed etica camminano insieme: crescere con la tecnologia, ma anche con la consapevolezza che il capitale umano, i dati e i valori sono la vera ricchezza del business.
La versione etica dell’AI: la via italiana a una tecnologia che sta già cambiando il mondo spiegata da Federico Faggin e Luciano Floridi
L’intelligenza artificiale sta già cambiando il mondo, ma ci sono limiti invalicabili che devono essere sempre tenuti a mente. Confini morali, grazie a cui al centro restino sempre consapevolezza, responsabilità e centralità del fattore umano. L’intelligenza artificiale deve dunque essere governata da principi etici ben definiti: è questa la visione emersa con forza durante Dedapulse – Accelerate Your Business, l’evento ideato da Dedagroup per riflettere sull’impatto dell’innovazione tecnologica nel cuore del sistema produttivo.
Protagonisti del confronto due delle voci più autorevoli del dibattito internazionale: Federico Faggin, fisico e inventore del primo microprocessore Intel, e Luciano Floridi, professore e direttore del Digital Ethics Center della Yale University.
«L’intelligenza artificiale non ha una volontà propria: fa semplicemente ciò che le diciamo di fare. E se fa qualcosa di non etico, è perché qualcuno gliel’ha chiesto», afferma Faggin, smontando ogni visione deterministica della tecnologia. «L’AI manipola simboli, ma non capisce niente», sottolinea lo scienziato, evidenziando i rischi di attribuirle un’intenzionalità che non possiede.
Floridi ha aggiunto un altro tassello al quadro: «L’etica non è un freno all’innovazione. Al contrario, è ciò che permette al business di arrivare meglio e più velocemente dove vuole arrivare, evitando scorciatoie pericolose». Secondo il filosofo, oggi le aziende realmente competitive sono quelle che sanno valorizzare la parte più immateriale del proprio capitale: reputazione, cultura, attenzione alle persone.
Un approccio che Dedagroup applica concretamente in tutti i suoi ambiti d’intervento, costruendo soluzioni tecnologiche che mettono l’etica, la trasparenza e il capitale umano al centro di ogni scelta. Perché il futuro dell’innovazione non può prescindere da una responsabilità condivisa.
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