L’ad della società di cosmetica (17 brand tra cui Intesa, Malizia, Clinians) ha chiuso un 2024 record con 290 milioni di ricavi. «Rileveremo la quota di maggioranza di aziende affini come fatto con Tintolav e Alga Bio per allargare il business»
Dall’immagine di una donna degli Anni 60 su una bomboletta di lacca all’intelligenza artificiale: dal 1962 a oggi, il gruppo Mirato ne ha vissuti di cambiamenti. Una sola cosa non è mai cambiata, la sede a Landiona (Novara), diventata il cuore della produzione cosmetica italiana. Visitando gli stabilimenti — dai primi con i soffitti ancora bassi a quelli più all’avanguardia dove l’automazione è totale — si percepisce tutta la storia che è passata in questi luoghi e che ha riempito gli scaffali della grande distribuzione italiana con prodotti come Malizia, Intesa, Clinians, Geomar, i Provenzali e, soprattutto Splend’Or, come la lacca da cui tutto ha avuto inizio con l’intuizione del fondatore Corrado Ravanelli. Che ha passato il timone al figlio Fabio, presidente e ad del gruppo, nominato un anno fa cavaliere del lavoro dal presidente Sergio Mattarella.
Oggi la società distribuisce i suoi prodotti in oltre 70 Paesi, forte di 17 marchi consolidati e 29 linee con una produzione annua in Italia di oltre 160 milioni di pezzi, inclusi 250 nuovi prodotti industrializzati e la proposta di oltre 1.000 formule. Con oltre 600 dipendenti di cui circa 500 in Italia, Mirato ha chiuso il 2024 con 290 milioni di euro di ricavi e una crescita del 6% rispetto all’anno precedente. A questi vanno aggiunti i 22 milioni di ricavi lordi per Tintolav (lavanderie professionali e cura della casa), di cui ha acquisito il 55% a dicembre 2024, e 3 milioni per Alga Bio, rilevata a inizio 2025 (detergenza ecologica) per un totale di 315 milioni di ricavi lordi. Il margine operativo lordo è cresciuto del 14%.
Dottor Ravanelli, siete stati molto dinamici negli ultimi mesi nelle acquisizioni. Continuerete così?
«Il 2024 è stato un anno record rispetto al 2023. E anche la crescita del fatturato nel 2025 si prospetta tale proprio perché con le ultime acquisizioni il nostro perimetro non è più lo stesso. Ma se in passato abbiamo rilevato aziende come Breeze, Geomar e i Provenzali da inglobare, adesso abbiamo cambiato strategia. Perché a una locomotiva non puoi aggiungere vagoni infiniti».
Crescerete per linee esterne?
«Esatto. Per quanto si facciano lanci e rifacimenti di prodotti e utilizziamo la nostra forza vendita, che è di primo piano, la crescita dei nostri marchi ormai è stabile. Quindi, abbiamo impostato un discorso di federazione: non più singoli marchi da portare all’interno ma aziende che mantengono la capacità produttiva, una parte dei vertici, e che ci permetta di consolidarla nel bilancio. Non mi riferisco di certo una fabbrica di biscotti ma a imprese che operano in un settore attiguo al nostro. Stiamo ipotizzando anche di avvicinarci al make-up. Di Tintolav abbiamo acquistato li 55% a cui daremo il valore aggiunto della grande distribuzione organizzata, dove noi siamo più forti. E il precedente ad, con il 45%, continuerà a occuparsi della vendita alle lavanderie, dove ha più esperienza. In tal modo si sgrava il nostro impegno diretto con Mirato ma permette di creare sinergie».
Già si vedono i risultati?
«Nei primi mesi del 2025 l’azienda cresce del 30%. È una diversificazione ma non lontana dal nostro core business. Compriamo gli stessi flaconi, gli stessi tappi, aumenti il volume e le condizioni che si ottengono sono vantaggiose economicamente. Questa sarà la strada che cercheremo di seguire nel futuro: acquistare la maggioranza di società, federandole nel nostro gruppo per consolidarle nel bilancio. Faremo così anche con il nostro distributore a Beirut, che vende i nostri prodotti in tutto il Medio Oriente: ora abbiamo il 35% e saliremo fino al 51%».
Volete espandervi all’estero?
«Sì, perché al momento l’Italia è preponderante con circa l’80% del fatturato. Il nostro mercato estero è monopolizzato dalle multinazionali, soprattutto nei Paesi più sviluppati. Vorremmo accrescere la nostra presenza in Cina e approcciare il mercato indiano, dove prenderemo apposta una persona per seguire unicamente questo progetto».
L’intelligenza artificiale è entrata anche in Mirato?
«Già con Tintolav l’Ai supporta la forza vendita e ottimizza i processi produttivi e commerciali. In Mirato questa tecnologia è già usata da tempo in tutti i sistemi di cybersecurity, dove sono operative sei AI che analizzano i dati in arrivo e assicurano maggiori possibilità che una minaccia o un malware vengano intercettati in anticipo. In Mil Mil c’è il magazzino automatizzato gestito attraverso l’analisi fatta con l’Ai. Adesso procederemo anche con le analisi predittive dei guasti. Siamo all’alba di un giorno che speriamo radioso».
Visto il suo passato da presidente di Confindustria Piemonte, come le sembra che le imprese stiano affrontando questo passaggio?
«È la stessa rivoluzione che si prospettava 10-15 anni fa con la digitalizzazione. All’epoca volevo far capire agli imprenditori, soprattutto ai piccoli e medi, che la digitalizzazione non era una buona opportunità ma la condizione imprescindibile per poter restare sul mercato. Magari non lo avrebbero visto subito, perché sarebbe stato evidente dopo 2-3 anni. Abbiamo fatto lo stesso discorso per l’Ai. Ma in Italia è un problema di cultura: devi prima capire che c’è un tema e poi ti interfaccerai con chi ti può aiutare. Altrimenti, ti troverai un giorno a dire: “Devo uscire dal mercato, non sono più competitivo”».
Arrivando si vede un parco fotovoltaico, anche la sostenibilità è un’opportunità.
«Nel 2017 abbiamo fatto una scelta precisa acquistando il saponificio Gianasso in Liguria, che produce I Provenzali, la cui unica ragione di esistere è la sostenibilità, il prodotto naturale e biologico. Da allora abbiamo rinforzato quell’aspetto a 360 gradi: vuol dire non fare i test sugli animali, utilizzare plastica riciclata, prodotti al 99% naturali e in molti casi anche biologici. Da 3-4 mesi abbiamo un campo di energia solare da un gigawatt, che in giornate di sole arriva al 90-95%. Su base annua per l’80% consumiamo dal nostro fotovoltaico e il 20% dalla rete».
Quali sono i settori che crescono di più nel beauty?
«Le maschere sono in forte tendenza, ma anche i sieri e tutta l’area cosmetica con un alto tasso di innovazione».
Le tante norme italiane ed europee anche sui prodotti legati alla cosmetica sono un problema?
«Alle volte è complicato stare dietro a tutto quello che succede, richiede un grande sforzo. Ma in Mirato ci siamo sempre adeguati. Abbiamo dovuto fare degli interventi anche sulla lacca Splend’Or, con cui è nata l’azienda ma di cui non abbiamo mai cambiato il packaging. Le giovani donne degli Anni ‘60 l’hanno passata alle loro figlie, e ora sono arrivate alle nipoti, senza mai perdere quote di mercato. E questo smentisce la teoria che tutti i prodotti hanno bisogno di innovazione».
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