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tra riforma PNRR e realtà


Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), approvato il 13 luglio 2021 prevede, nell’ambito della Missione 5 “Inclusione e Coesione”, la Componente 2 “Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore” che a sua volta prevede una “Riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti”, oltre ad investimenti mirati. Le risorse destinate a questa componente inizialmente di 11,2 miliardi di euro, sono ora state revisionate negli attuali 8,32 miliardi di euro.

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Contesto demografico e urgenza della riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti

L’esigenza di affrontare in modo strutturale questo ambito è legata all’andamento demografico che vede l’invecchiamento della generazione dei “boomer”, caratterizzata dall’esplosione demografica post Seconda Guerra Mondiale. Gli anziani sono in forte crescita dovuta sia a questo motivo sia al progresso della medicina che consente un allungamento della durata della vita, anche se non sempre in salute e con complessità di bisogni. Da qui l’esigenza di un intervento di modifica strutturale dei sistemi di welfare, ideati quando gli anziani non autosufficienti erano assai meno di oggi[1].

La popolazione ultrasessantacinquenne in Italia ammonta a 14 milioni 177mila individui al 1° gennaio 2023, e costituisce il 24,1% della popolazione totale, la stima al 2050 è del 34%. Sono oltre 7 milioni (7.058.755) gli anziani con 75 anni e più che risiedono in Italia, l’11,7% del totale della popolazione. Il 60% è composto da donne. Quasi la metà delle donne di 75 anni e più vive da sola, il 29% in coppia. Capovolta la situazione degli uomini, il 21,7% vive solo e il 68% in coppia. Tuttavia la distanza si è ridotta nel tempo. 4 anziani su 10 sono con tre o più malattie croniche. Le donne anziane stanno peggio degli uomini. Il 24,7% ha gravi limitazioni nelle attività quotidiane e il 48,1% ha tre o più malattie croniche (contro il 18% e il 33,7% degli uomini). Gli anziani che vivono soli e non hanno figli sono l’8,9%.[2]  

Il numero stimato di ultracentenari raggiunge il suo più alto livello storico, sfiorando, al 1° gennaio 2023, la soglia delle 22 mila unità, oltre 2 mila in più rispetto all’anno precedente. Gli ultracentenari sono in grande maggioranza donne, con percentuali superiori all’80 per cento dal 2000 a oggi.

A questo sintetico quadro generale possiamo anche aggiungere un approfondimento informativo[3] sulle loro condizioni di salute per avere una indicazione di stima del fabbisogno di questa fascia di popolazione che sottostà all’esigenza di una riforma del settore che è stata rilevata in fase di PNRR.

Il patto per il nuovo welfare e la genesi normativa

Va però detto che la tragedia del Covid-19 ha contribuito ad evidenziare il tema sociale della non autosufficienza, consentendo l’introduzione della riforma nel PNRR. Questo contesto è stato anche alla base del Patto per un nuovo Welfare per la non Autosufficienza[4]. Il Patto raggruppa 60 organizzazioni, la gran parte di quelle che nella società civile sono coinvolte nell’assistenza e nella tutela degli anziani non autosufficienti nel nostro Paese. Rappresentano gli anziani, i loro familiari, i pensionati, gli ordini professionali e i soggetti che offrono servizi e hanno i seguenti obiettivi:

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  • Elaborare proposte operative per il disegno della riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia, prevista nel PNRR, che permettano di valorizzare al meglio questa occasione storica.
  • Promuovere le proposte presso il Governo, il Parlamento e la società civile affinché siano introdotte nella riforma.

Tutto ciò ha portato il Governo Draghi, nel suo ultimo Consiglio dei Ministri dell’11/10/2022, ad approvare il Disegno di Legge Delega che introduce misure e procedure semplificate in favore delle persone anziane con riguardo ai bisogni e alle condizioni dei non autosufficienti. Esso prevedeva l’istituzione, presso la Presidenza del Consiglio, di un Comitato interministeriale per coordinare le politiche in favore della popolazione anziana, vista con un approccio innovativo ed unitario volto all’integrazione delle prestazioni sanitarie con gli interventi socio-assistenziali. Continuità delle cure domiciliari dell’anziano, misure di inclusione sociale e semplificazione delle procedure volte all’accertamento e valutazione della condizione di persona anziana non autosufficiente, per poter definire un “progetto assistenziale individualizzato” (PAI). Attenzione posta alla prevenzione della fragilità: gli ultraottantenni e gli anziani affetti da patologie croniche potranno accedere a valutazioni presso i punti unici di accesso (PUA) sul territorio, con servizi personalizzati, con l’obiettivo di creare un sistema di welfare integrato e personalizzato.

Frammentazione del sistema e ruolo delle tecnologie digitali

Questa riforma si colloca, nel PNRR, all’interno di una ampia strategia di interventi a favore degli anziani che comprende, tra le altre, le misure della Missione 6 (Salute) per il rafforzamento dei servizi sanitari di prossimità e l’assistenza domiciliare, oltre all’investimento “Sostegno alle persone vulnerabili e prevenzione dell’istituzionalizzazione” incluso nella Componente 2 della Missione 5.[5]

La legge delega 33/2023

I principi fondamentali della riforma sopra richiamati, per rispettare i tempi del PNRR dovevano essere adottati con legge quadro nel T1 del 2023 e così è stato con l’approvazione della L. 23 marzo 2023, n. 33 “Deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane. (23G00041) (GU Serie Generale n.76 del 30-03-2023), entrata in vigore 31/03/2023, con il Governo Meloni.

Questa riforma, attesa da molti anni, delinea per la prima volta un sistema organico di welfare a tutela della non autosufficienza degli anziani, allineandoci ai principali Paesi europei.

Essa dovrebbe finalmente portare alla costruzione di un settore unitario e al superamento della frammentazione fra i servizi sanitari, socio sanitari e i servizi sociali e i relativi trasferimenti di fondi. Tale frammentazione crea sovrapposizione o carenza di interventi e quindi ne limita l’efficacia e la sostenibilità economica oltre a mettere in grave difficoltà gli anziani e i loro familiari che non trovano una risposta adeguata ai loro molteplici bisogni. Si deve quindi raggiungere la definizione di nuovi modelli d’intervento, progettati utilizzando le innovazioni sia tecnologiche sia cliniche quali telemedicina, intelligenza artificiale, housing sociale, a titolo esemplificativo, nei diversi setting: domiciliare, semiresidenziale e residenziale.

Inoltre la Legge 33/2023 individua all’art.8 le dotazioni finanziarie: Fondi e le risorse già stanziate, fondi del PNRR, risorse del Programma nazionale «Inclusione e lotta alla povertà» della programmazione 2021-2027. Nonostante che un’attività di riordino possa far evitare sprechi, sembra realistico pensare che gli stanziamenti pubblici per i servizi sanitari, socio sanitari e sociali siano insufficienti a coprire le esigenze e questa è certamente una significativa criticità che impatterà sui decreti delegati.

Le criticità nei percorsi di accesso e valutazione

Da segnalare in particolare l’art 2, che prevede la Costruzione di un sistema unitario, l’art 3 che, nella previsione della promozione dell’inclusione sociale e della prevenzione della fragilità cita “la promozione di azioni di alfabetizzazione informatica e pratiche abilitanti all’uso di nuove tecnologie idonee a favorire la conoscenza e la partecipazione civile e sociale delle persone anziane”;

All’art. 4 l’adozione del LEPS (Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali)[6] in un’ottica di integrazione con i LEA, l’adozione di un sistema di monitoraggio dell’erogazione dei LEPS e la semplificazione e integrazione delle procedure di accertamento e valutazione multidimensionale unificata[7] della condizione di persona anziana non autosufficiente.

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Attualmente per avere accesso a benefici e servizi, le persone e/o le famiglie devono affrontare un percorso ad ostacoli, faticoso e spesso autogestito, appesantito dalla frammentazione delle responsabilità e dalla complessità degli iter amministrativi. Devono recarsi presso uffici/sportelli molteplici e non sempre facilmente identificabili; produrre ripetutamente certificazioni, esami e visite specialistiche; ricevere innumerevoli valutazioni, non condivise e spesso mai ricomposte in un progetto di insieme. Questa mancanza di un modello valutativo comune con informazioni difformi e non condivise, produce una babele di linguaggi che ne limita l’utilizzabilità per la programmazione, il governo e la regolazione dei sistemi di cura.

Sostenibilità economica e nuove figure professionali

E ancora evidenziamo, nel già citato articolo 5 sulla sostenibilità economica: la previsione di una prestazione universale graduata secondo lo specifico bisogno assistenziale ed erogabile, a scelta del soggetto beneficiario, sotto forma di trasferimento monetario e di servizi alla persona, di valore comunque non inferiore alle indennità e la definizione delle modalità di formazione del personale addetto al supporto e all’assistenza delle persone anziane

Telemedicina e integrazione nei servizi domiciliari

A questo punto può essere utile capire se nel testo della Legge di riforma siano presenti riferimenti all’uso delle tecnologie digitali: sistemi informativi, telemedicina, fascicolo sanitario, intelligenza artificiale per vedere dove in particolare si ritiene possano facilitare la messa a terra delle soluzioni delineate volte a “costruire un settore unitario”. I richiami sono relativi solo a Sistemi informativi e Telemedicina nel modo seguente.

Sistemi Informativi

Fra i principi generali nell’Art.2 si prevede al punto l) “rafforzamento dell’integrazione e dell’interoperabilità dei sistemi informativi degli enti e delle amministrazioni competenti nell’ambito dei vigenti programmi di potenziamento delle infrastrutture e delle reti informatiche, anche valorizzando dati ed evidenze generati dai cittadini, nonché dati risultanti da indagini, studi e ricerche condotti da enti del Terzo settore”. Inoltre si indica che il Comitato interministeriale per le politiche in favore della popolazione anziana (CIPA) al punto c) “promuove l’integrazione dei sistemi informativi di tutti i soggetti competenti alla valutazione e all’erogazione dei servizi e degli interventi in ambito statale e territoriale e l’adozione di un sistema di monitoraggio nazionale, quale strumento per la rilevazione continuativa delle attività svolte e dei servizi e delle prestazioni resi”.

Telemedicina

L’Art.4 al punto n) fa “riferimento alle prestazioni di assistenza domiciliare, integrazione degli istituti dell’assistenza domiciliare integrata (ADI) e del servizio di assistenza domiciliare (SAD), assicurando il coinvolgimento degli ATS (Ambiti Territoriali Sociali) e del Servizio sanitario nazionale”, e prevede anche “l’integrazione e il coordinamento dei servizi e delle terapie erogati a domicilio, anche attraverso strumenti di telemedicina, per il tramite degli erogatori pubblici e privati accreditati e a contratto, anche del Terzo settore, che possano garantire la gestione e il coordinamento delle attività individuate nell’ambito del PAI”.

Ulteriore riferimento alla telemedicina avviene quando all’Art.8, in tema di disposizioni finanziarie, si cita come fonte di risorse il PNRR alla Missione 6, Componente 1, Investimenti 1.1, 1.2 e 1.3 per la realizzazione delle Case della comunità e la presa in carico della persona, per il potenziamento dei servizi domiciliari e della telemedicina, nonché per il rafforzamento dell’assistenza sanitaria intermedia e delle sue strutture, quali gli Ospedali di comunità.

Dal disegno di legge alla realtà: il decreto legislativo 29/2024 e i suoi limiti

Il Decreto Legislativo n° 29 del 15 marzo 2024 “Disposizioni in materia di politiche in favore delle persone anziane, in attuazione della delega di cui agli articoli 3, 4 e 5 della legge 23 marzo 2023, n. 33”, come viene segnalato in molti commenti, è stato più un adempimento formale che sostanziale perché non traduce in indicazioni puntuali la Legge Delega ma ne fa quasi una riscrittura, e in passaggi rilevanti ne modifica alcuni contenuti.

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Gli aderenti al Patto del 2021 hanno descritto il percorso normativo e espresso il loro pensiero nel volume “Alla ricerca del futuro. La riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti”[8] a cui si rimanda per gli approfondimenti. Sembra che il testo sia stato elaborato dall’Esecutivo in assenza di interazioni sostanziali con altri soggetti e che dopo la sua emanazione, “la Conferenza delle Regioni ha espresso parere negativo, le Commissioni parlamentari competenti hanno presentato numerose obiezioni e il Patto ha formulato diverse critiche.”

Come è stato scritto da Paolo Da Col e Antonino Trimarchi [9] si tratterebbe quindi di una “riforma incompiuta”. L’unico aspetto positivo unanimemente riconosciuto risiede nella confluenza dei tanti attuali momenti e sistemi di valutazione in due momenti ed un unico sistema, con i quali si accederà al sistema e si otterranno servizi e prestazioni. Ci sarà una prima nuova valutazione (di livello statale, presso i PUA, nelle Case della Comunità) unificata, nazionale, digitalizzata, standardizzata.  Da questa prima valutazione discenderà la seconda, condotta nelle UVM – Unità di Valutazione Multidimensionale, che potranno dare continuità alla prima, alimentando e consultando un unico sistema informativo, in base al quale personalizzare gli interventi del PAI – Piano di Assistenza Individuale. L’impianto del cambiamento sembra solido: dovrebbe concretizzarsi entro la fine del 2025. Un ulteriore decreto dovrà definire in modo omogeneo la valutazione multidimensionale (sua composizione, modalità di funzionamento, strumento nazionale di valutazione, ecc.). Ricordando che si prevedono priorità di accesso per gli ultra 80enni e che non si chiarisce il rapporto fra la valutazione per l’accesso alle prestazioni “nazionali” e la valutazione per l’accesso ai servizi locali.

Criticità normative e applicative del decreto

Alcuni dei principali aspetti critici del D.Lgs. 29/2024 sono ben evidenziati anche da “Secondo Welfare”[10], aderente al Patto:

  • Indeterminatezza dei contenuti e dei prossimi passi. – Sono previsti ulteriori 17 decreti attuativi e la stesura di cinque linee guida, da scrivere, approvare e attuare.
  • Svuotamento dello SNAA. – Il Sistema Nazionale di Assistenza agli Anziani Non Autosufficienti perde, in parte, la sua funzione di integrazione tra sociale e sanitario: il Sistema diviene di titolarità del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, mentre il Ministero della Salute non viene più menzionato nel testo del decreto.
  • Assistenza domiciliare. Vengono meno i contenuti innovativi. Vi è un riferimento alle nuove linee guida sull’integrazione tra ADI e SAD (l’assistenza domiciliare dei Comuni), ma non si discute di “durata ed intensità adeguate”, principi inclusi nella Legge 33/2023. La creazione di un nuovo modello di assistenza domiciliare per gli anziani non autosufficienti è attualmente assente.
  • RSA. Gli obiettivi per l’assistenza residenziale e semiresidenziale erano duplici: modifica incrementale degli standard di personale, e revisione migliorativa dei requisiti strutturali, ma sono rimandati ad un successivo decreto.
  • Prestazione Universale (PU). La PU diviene una sperimentazione che coinvolge una quota esigua di beneficiari (meno di 30.000 su 1,5 milioni di percettori dell’Indennità di Accompagnamento), vedi Tabella 1, e si affianca – e non sostituisce – l’Indennità di Accompagnamento (IdA) di 531,76 euro mensili e solo per due anni, a partire da gennaio 2025.

Tabella 1. La Prestazione Universale per la Non Autosufficienza: un confronto

  • Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali (LEPS) – Per far funzionare il sistema dei LEPS in un settore ancora fragile come quello sociale occorrono alcuni elementi indispensabili, oggi assenti o incompleti, come la garanzia di un finanziamento pubblico adeguato[11], e come l’individuazione degli Obiettivi di servizio per i singoli LEPS e, ovviamente, un sistema di monitoraggio e verifica per garantire l’attuazione dei LEPS.

Telemedicina come strumento integrato nella cura

La telemedicina è menzionata in diversi articoli del decreto legislativo.

  1. Articolo 1: La telemedicina è indicata come uno strumento per la sanità preventiva e l’assistenza domiciliare, con l’obiettivo di supportare le persone anziane e contrastare la fragilità
  2. Articolo 9: Si promuove l’impiego di strumenti di sanità preventiva e di telemedicina presso il domicilio delle persone anziane, con prioritario riferimento ai grandi anziani affetti da patologie croniche. ​ Le prestazioni di telemedicina sono individuate con un decreto del Ministero della Salute da adottare entro novanta giorni.  È previsto almeno un servizio sperimentale di telemedicina domiciliare in tre aree geografiche con attivazione entro 180 giorni, per un periodo massimo di diciotto mesi. Agenas verifica le attività che vengono svolte dalle amministrazioni interessate con risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente. ​
  3. Articolo 28: La telemedicina è integrata nell’attività dei punti unici di accesso e nella valutazione multidimensionale unificata e nel monitoraggio del percorso di cura e assistenza, in linea con gli standard tecnologici definiti dalla vigente disciplina in materia di telemedicina e di fascicolo sanitario elettronico, attraverso la condivisione delle seguenti informazioni:

a) relative alla documentazione sanitaria per l’accesso del PUA;

b) contenute nel fascicolo sanitario elettronico (FSE);

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c) relative alla posizione del cittadino nella piattaforma INPS;

d) relative alle eventuali cartelle sociali presso gli enti locali

  1. Articolo 29: La telemedicina è inclusa nei servizi di assistenza domiciliare per cui sono definite le linee di indirizzo nazionali per l’integrazione operativa degli interventi sociali e sanitari con l’obiettivo di garantire un approccio continuativo e multidimensionale alla cura delle persone anziane non autosufficienti. 
  2. Articolo 31: Le strutture residenziali e semiresidenziali sociosanitarie possono implementare soluzioni tecnologiche per l’erogazione di prestazioni di telemedicina, come televisita, teleconsulto e telemonitoraggio. 
  3. Articolo 19: Riduzione del divario digitale attraverso attività di alfabetizzazione informatica e facilitazione digitale, gli anziani possono utilizzare strumenti tecnologici per accedere ai servizi di telemedicina, promuovendo la loro inclusione sociale

La telemedicina nel decreto è vista come uno strumento per migliorare l’accesso alle cure, la continuità assistenziale e la qualità della vita delle persone anziane, sfruttando tecnologie avanzate e modelli digitali. La telemedicina, garantendo continuità assistenziale, è integrata nel percorso di cura e assistenza direttamente presso il domicilio che include diverse prestazioni sanitarie e sociosanitarie.

Finanziamenti PNRR e obiettivi quantitativi

Poiché il D.Lgs. n°29/2024, citato, richiama in diversi articoli il riferimento al PNRR e alla Missione 6 (Salute) – Componente 1 (Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale) – Investimento 1.2 – (Casa come primo luogo di cura, assistenza domiciliare e telemedicina) – Subinvestimento 1.2.3 (Telemedicina per un migliore supporto ai pazienti cronici) e in particolare all’Articolo 9 per le prestazioni di telemedicina segnala la necessità di raggiungere il traguardo M6C1-4 secondo le indicazioni di Agenas[12], ci si deve necessariamente collegare alle recenti indicazioni generali , con relative risorse, previste per i servizi di telemedicina per il miglior supporto ai pazienti cronici previste nel DMl 19 febbraio 2025 del Ministero della Salute.[13]

Immagine che contiene testo, schermata, software, Software multimedialeIl contenuto generato dall'IA potrebbe non essere corretto.Immagine che contiene testo, schermata, software, Software multimedialeIl contenuto generato dall'IA potrebbe non essere corretto.La tabella evidenzia il totale delle risorse disponibili di quasi 173 milioni d per l’implementazione dei servizi di telemedicina e dei modelli organizzativi correlati alla presa in carico della cronicità, da ripartire fra Regioni e Province Autonome, con la riserva per le regioni del mezzogiorno prevista dal PNRR.

Le risorse sono assegnate per a) integrazione dei Sistemi gestionali regionali (SGR) e dei Servizi minimi di telemedicina (SMT) regionali e con la Piattaforma nazionale di telemedicina (PNT): euro 45,2 mln; b) integrazioni specifiche da effettuarsi per sistemi locali: euro 25.5mln; c) acquisto di dispositivi medici per l’erogazione dei servizi di telemedicina: euro 8,.7 mln; d) evoluzioni software (con esclusione delle attività di supporto specialistico): quasi 20,5 mln.

La tabella indica anche come obiettivi il numero di pazienti cronici da trattare in telemedicina indicando nelle colonne F.1, F.2, F.3 il target di pazienti da raggiungere nei diversi anni fino al termine del PNRR, con Agenas che ha il compito di verificarne il raggiungimento che in «modalità a regime» sarà effettuato attraverso i dati pseudonimizzati presenti nell’Ecosistema Dati Sanitari (EDS), con entrata in funzione dei servizi prevista entro il 31 marzo 2026.[14]

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Se, ad esempio, prendiamo la regione Liguria e dividiamo il totale delle risorse a disposizione per il numero totale dei pazienti previsti a fine 2026, abbiamo un valore di quasi 275 pro-capite, per l regione Lombardia lo stesso valore è pari a 66,5 euro mentre, sempre ad esempio, per la Regione Sardegna il valore pro-capite è di 649 euro. Il valore del totale delle risorse a livello nazionale suddiviso per il totale dei pazienti a livello nazionale è di 218,12 euro pro capite.

Il raggiungimento di questi obiettivi passa principalmente dall’utilizzo dell’Infrastruttura Regionale di Telemedicina che supporta la gestione dei servizi minimi previsti a livello di PNRR, quindi televisita, teleconsulto, teleassistenza e telemonitoraggio di 1° livello[15] che vengono anche citati nel Decreto Legislativo n° 29/2024.

La trasformazione digitale come occasione da concretizzare

A fronte di uno scenario peggiorativo che stima che tra 15 anni gli anziani passeranno dall’attuale 24% al 35% della popolazione, è indispensabile mettere a terra, con contributi condivisi, quanto delineato nella Legge Delega di Riforma trovando la via migliore per il sistema paese perché va ricordato che oltre alle persone anziane che necessitano di assistenza, sono coinvolti i milioni di famigliari caregiver e le unità di personale sociale e sanitario impegnato nel settore.

La digitalizzazione a sostegno dell’innovazione dei servizi territoriali[16], rivolti anche agli anziani, può rappresentare un significativo contributo, considerato che essa non può avvenire senza valutarne la complementarità con le piattaforme di telemedicina sviluppate e in sviluppo a livello regionale e nazionale che devono essere viste e integrate per garantire interventi con una visione unitaria. La digitalizzazione del territorio deve stimolare un ripensamento e un’evoluzione dei modelli di servizio in uso sia a vantaggio dei pazienti sia delle modalità di coordinamento tra professionisti. Essa ha come presupposto che si attui una informatizzazione che comprenda i processi sanitari, socio sanitari e sociali, anche con il contributo delle risorse del PNRR.

I servizi del territorio spesso sono datati a livello strutturale ed impiantistico e richiedono, oltre ad importanti esigenze di informatizzazione e digitalizzazione, forse soprattutto collegamenti e semplificazioni dei processi spesso ridondanti o scarsamente integrati. Vanno rivalutati/ridefiniti quindi i principali macro-processi delle cure territoriali, integrando sia i processi amministrativi sia quelli erogativi, sia quelli in front-office che in back-office.

Si riportano (Figura 1) i Nove diversi momenti del Modello, identificati nel testo curato da Valeria Tozzi e Francesco Longo, che nel loro insieme ci sembra possano essere potenzialmente rappresentativi della totalità dei processi territoriali di cura sia che si assuma la prospettiva degli operatori (medici, infermieri e staff) sia che si assuma quella degli utenti (cittadini e pazienti).

Figura 1- Un framework per la trasformazione digitale del territorio – Fonte: Management della cronicità. Logiche aziendali per gestire i nuovi setting sanitari finanziati dal PNRR, a cura di Valeria Tozzi e Francesco Longo

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Si rimanda al testo per un approfondimento del framework che distingue e collega le tre fasi differenti ma complementari: a) l’accesso al percorso di cura; b) il percorso di cura; c) la programmazione e ricalibrazione delle capacità produttive.

Poiché queste trasformazioni richiedono tempo, stimato in 3-5 anni dagli autori, sarebbe necessario valutare e capire, se il modello possa essere coerente con quanto Agenas e le Regioni/PA stanno attuando con i propri diversi interventi a livello di Sistemi gestionali regionali, di Servizi minimi di telemedicina, di Infrastruttura regionale di Telemedicina, di Piattaforma nazionale di telemedicina e di FSE, interventi tutti principalmente finanziati con il PNRR e con le sue scadenze.

​Note


[1] (Rothgang et al., 2020) (9 ) Rothgang H., Fischer J., Sternnkpf M., Dotter L.F. (2020), The classification of distinct long-term care systems worldwide: the empirical application of an actor-centered multidimensional typology, Università di Brema, Research Centre in Inequality and Social Policy

[2] ISTAT to-day, Aspetti di vita degli over 75 Condizioni di salute, vicinanza ai figli, disponibilità di spazi esterni all’abitazione, cani in casa, 27 aprile 2020. https://www.istat.it/it/files/2020/04/statisticatoday_ANZIANI.pdf

[3] Il settore Long Term Care tra connessioni, interdipendenze e necessità di integrazione, 7° Rapporto Osservatorio Long Term Care, a cura di Giovanni Fosti, Elisabetta Notarnicola, Eleonora Perobelli, SDA Bocconi, 2025

[4] https://www.pattononautosufficienza.it/ – Le organizzazioni che si erano impegnate in tale direzione si unirono formalmente nel luglio 2021, costituendo il Patto e avviando poi un’intensa attività volta a definire nel dettaglio una proposta organica, resa pubblica nel marzo 2022. Il primo esito è stato lo Schema di Disegno di Legge Delega approvato dal Governo Draghi.

[5] Si veda come esempio https://website.pa-online.it/sondrio/wp-content/uploads/sites/152/2024/11/Atto_collaborazione_PNRR-Anziani-non-autosuff.pdf

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[6] I LEPS sono costituiti dagli interventi, dai servizi, dalle attività e dalle prestazioni integrate che la Repubblica assicura con carattere di universalità su tutto il territorio nazionale per garantire qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione, prevenzione, eliminazione o riduzione delle condizioni di svantaggio e di vulnerabilità (L. 234/2021, art. 1 c. 159). https://www.aprirenetwork.it/book/leps-livelli-essenziali-delle-prestazioni-sociali/

[7] Secondol’art.4, comma2, lettera l, n. 1, “si prevede la semplificazione e integrazione delle procedure di accertamento e valutazione della condizione di persona anziana non autosufficiente, favorendo su tutto il territorio nazionale la riunificazione dei procedimenti in capo ad un solo soggetto, la riduzione delle duplicazioni e il contenimento dei costi e degli oneri amministrativi”. La valutazione multidimensionale unificata (VMU)

•è finalizzata all’accertamento delle “condizioni per l’accesso alle prestazioni di competenza statale”

•sostituisce le procedure di accertamento per invalidità civile, indennità di accompagnamento e Legge104

•viene resa disponibile ai PUA grazie a digitalizzazione e interoperabilità.

Più in generale la valutazione multidimensionale è un tema ampio e dibattuto, si veda ad esempio https://www.progettodemetra.it/wp-content/uploads/2023/06/APPROFONDIMENTI-TECNICI-VMD-e-CP-MINSAL-2023.pdf

[8] Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza, ALLA RICERCA DEL FUTURO La riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti, Maggioli Editore, 2024 – https://www.pattononautosufficienza.it/wp-content/uploads/2024/10/VOLUME_PATTO_online_definitivo.pdf

[9] https://www.saluteinternazionale.info/2024/12/anziani-la-riforma-incompiuta/ di Paolo Da Col e Antonino Trimarchi

[10] https://www.secondowelfare.it/long-term-care/decreto-anziani-disillusioni-e-possibili-ripartenze-per-la-non-autosufficienza/

[11] Il Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza il 13 settembre 2023 stima come proposta per la Legge di Bilancio 2024 che “La riforma richiede tra i 5 e 7 miliardi di Euro annui aggiuntivi, cifra significativa ma raggiungibile a condizione che diventi una priorità politica. Per renderla sostenibile, la crescita della spesa ha luogo gradualmente nell’arco della legislatura. La proposta avvia questo percorso: prevede un incremento di 1306 milioni di Euro nel 2024, che aumentano poi sino a 3287 milioni nel 2026. https://www.pattononautosufficienza.it/wp-content/uploads/2023/09/Proposte-Legge-di-Bilancio-24-Patto-13.09.23-DEF.pdf

[12] Nel ruolo di Agenzia nazionale per la sanità digitale (ASD), per la realizzazione di un modello digitale per l’assistenza domiciliare, in coerenza con la riforma dell’assistenza territoriale e la gestione dei servizi di telemedicina

[13] Ministero della Salute, Decreto 19/2/2025, Ripartizione delle risorse residue relative all’investimento 1.2.3.2.

«Servizi di telemedicina» della Missione 6, Componente 1, del PNRR. (25A01887) (GU n.74 del 29-3-2025)

[14] MINISTERO DELLA SALUTE DECRETO 31 dicembre 2024 Istituzione dell’Ecosistema dati sanitari. (25A01321) (GU Serie Generale n.53 del 05-03-2025)

[15] https://www.agendadigitale.eu/sanita/infrastruttura-regionale-di-telemedicina-ecco-il-modello-lombardo/   

[16] Management della cronicità. Logiche aziendali per gestire i nuovi setting sanitari finanziati dal PNRR, a cura di

Valeria Tozzi e Francesco Longo, Egea, 2023, pag.297



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