La conferenza sul mobility management e la mobilità sostenibile organizzata per il 25esimo anno dall’associazione Euromobility, tenutasi quest’anno a Bologna nelle giornate del 18 e 19 giugno, si è rivelata un successo per il numero di partecipanti, 250, provenienti da tutta Italia e appartenenti sia al settore pubblico che privato, e per il dinamismo dimostrato e trasmesso ai presenti per effetto delle relazioni presentate e delle buone pratiche illustrate.
La conferenza è stata aperta da Lorenzo Bertuccio, Presidente Associazione Euromobility e dalle Autorità locali. Michele Campaniello, Assessore Nuova mobilità, infrastrutture e TPL del Comune di Bologna ha illustrato gli interventi in corso di esecuzione in coerenza con il PUMS, strumento di pianificazione della mobilità finalizzato a ridurre del 40% il traffico in città. In particolare la costruzione di 2 linee della rete tramviaria per un totale di 22 km, del costo complessivo di circa 1 miliardo di euro di fondi PNRR, che per quanti disagi sta comportando oggi alla città già solo tra un anno rappresenterà un servizio pubblico di alta qualità. Per terminare i lavori entro giugno 2026 stanno lavorando 1.000 persone di 35 nazionalità diverse.
Simona Larghetti, Consigliera delegata alla mobilità sostenibile della Città Metropolitana di Bologna ha ricordato come il piano di rete ciclabile a livello metropolitano preveda la realizzazione di 1000 km di percorsi di cui 20 dedicati agli spostamenti urbani e 14 al cicloturismo. Utile l’effetto emulativo: all’inizio era la sola a portare il figlio a scuola in cargo-bike, poi altri genitori l’hanno imitata, oggi il numero di cargo-bike nel parcheggio della scuola è aumentato di molto. Tra le iniziative a supporto, va evidenziato anche l’incentivo di 1000 euro riconosciuto dalla Regione Emilia Romagna alle famiglie per l’acquisto di una cargo bike. Tra i saluti istituzionali anche quello dell’Assessora all’Ambiente, Programmazione territoriale, Mobilità e Trasporti, Infrastrutture Regione Emilia-Romagna, Irene Priolo.
La relazione più attesa è stata quella di Carla Messina del Ministero Infrastrutture e Trasporti, Direzione Generale per il Trasporto Pubblico Locale, DIV. 3, che ha presentato il 2° “Rapporto sulle attività dei Mobility Manager di Area in Italia”. Il rapporto 2025 è in continuità con l’analisi realizzata nel 2023 nell’ambito del Tavolo Tecnico sul mobility management di cui al DM 232/2021. L’edizione 2025 è stata realizzata in collaborazione con Euromobility.
Ma quali sono i comuni obbligati a nominare i mobility manager di area (MMA)? Il MMA viene nominato da un Comune capoluogo di regione, da un Comune capoluogo di provincia o sede di Città metropolitana, da un Comune con più di 50.000 abitanti e da un Comune con meno di 50.000 abitanti, ma solo se si trova all’interno di una Città metropolitana e nei casi in cui vi sia almeno un’azienda o Ente con singole unità locali con piu di 100 dipendenti. Per i Comuni con popolazione inferiore a 50.000 abitanti sono possibili raggruppamenti fino al raggiungimento di una popolazione superiore o uguale a 50.000 abitanti o la delega al Comune capoluogo per la nomina del MMA e la trattazione delle tematiche ad esso ricondotte.
Destinatari dell’indagine ministeriale sono stati pertanto 167 comuni italiani. Le Città metropolitane di Firenze e Torino hanno ricevuto una delega a operare come MMA per tutti i Comuni del loro territorio: 41 per Firenze e 312 per Torino.
Tra i Comuni con più di 50.000 abitanti, la Città metropolitana di Firenze include Scandicci, mentre la Città metropolitana di Torino include Moncalieri. Inoltre Brescia ha le deleghe di 14 Comuni limitrofi, mentre Cesena ha la delega di un’Unione di Comuni limitrofa.
Cosa è stato chiesto con il questionario? A titolo esemplificativo: il numero di soggetti obbligati, nel comune di riferimento, alla redazione del piano spostamenti, distinti tra imprese, pubbliche amministrazioni e Università; il numero dei piani spostamento effettivamente trasmessi annualmente al mobility manager di area; se i piani spostamento delle Università hanno tenuto conto anche degli studenti; il n° totale degli studenti universitari; se e quanti piani spostamenti sono stati presentati da soggetti non obbligati a farlo; quanti plessi scolastici esistono nel comune di riferimento, quanti hanno nominato il mobility manager scolastico e quanti piani spostamenti sono stati redatti e presentati; se e quale supporto il mobility manager di area ha fornito ai mobility manager scolastici e aziendali; se e quali valutazioni sono state date ai singoli piani spostamenti ricevuti dal mobility manager di area.
Dal rapporto si evince immediatamente un’Italia a due velocità: più avanti il nord est, maglia nera va al sud
Il settore è in crescita, aumentano i Piani Spostamento Casa-Lavoro ricevuti dai Mobility Manager di Area tra il 2023 e il 2024, diverse città stanno interpretando al meglio il loro ruolo. Molti mobility manager aziendali inviano matrici Origine/Destinazione e piani di qualità, promuovendo iniziative concrete per i dipendenti e con ricadute positive sulla collettività, tuttavia ancora oggi i mobility manager non sono sempre messi nelle condizioni di operare al meglio. Spesso svolgono anche altre attività, spesso non ricevono la formazione necessaria ma soprattutto hanno necessità di ricevere supporto tecnico dai MMA su temi specifici e nella definizione di protocolli d’intesa per rafforzare la collaborazione e diffondere buone pratiche. È fondamentale diffondere maggiormente gli indirizzi operativi del MIT e continuare a lavorare per migliorare la raccolta dei dati e la loro trasmissione agli enti programmatori dei servizi di trasporto pubblico.
Il mobility management ha enormi potenzialità ma viene ancora molto sottostimato se non snobbato. Per fortuna che il MIT, in attuazione della normativa vigente (Decreto Rilancio convertito nella legge 77/2020, Decreto interministeriale n. 179 del 12/5/2021 e segg.) ha ritracciato la strada per tutti i soggetti interessati e con il 2° Rapporto sui MMA ha dato visibilità a quanto fino ad oggi chi ha operato, ha fatto. Bisogna operare da un lato per sensibilizzare tutto il sud carente o inadempiente ad attrezzarsi per nominare i mobility manager di area e ariendali, professionalizzarli e metterli nelle condizioni di operare; dall’altro per far entrare a tutti i livelli di governo il mobility management negli strumenti di pianificazione e gestione della mobilità urbana, metropolitana e regionale.
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