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Pnrr, Ance: il 60% dei cantieri è in corso o concluso. Caro materiali, Salvini: sbloccati 660 milioni




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Ultim’ora news 24 giugno ore 14


l’Italia non è più la Cenerentola nella pianificazione delle opere e sulla spesa per il Pnrr, siamo più avanti di come sembra. Lo stima l’Ance, l’Associazione Nazionale Costruttori Edili, che nel corso della sua assemblea 2025 «Il tempo giusto» a Roma ha mostrato i numeri elaborati dal suo osservatorio, secondo i quali il 60% dei cantieri è in corso o concluso.

Il Pnrr «è stata una delle mosse più lungimiranti che l’Europa abbia fatto almeno negli ultimi 20 anni», ha detto Federica Brancaccio, presidente di Ance.  Un’occasione che «non va sprecata».

«Il piano, più volte aggiornato, ha introdotto un nuovo modello decisionale e di gestione con target chiari, obiettivi precisi, risorse certe e riforme. A fine febbraio la spesa effettivamente sostenuta ammontava a poco più del 34% delle risorse a disposizione e a circa due terzi dell’obiettivo fissato per la fine del 2024. Un risultato probabilmente sottostimato, a causa dei ritardi nel caricamento dei dati. L’osservatorio Pnrr dell’Ance, infatti, basato sulle informazioni delle Casse Edili, ci dice che il 60% dei cantieri è in corso o concluso. È un dato incoraggiante, ma dimostra, ancora una volta la difficoltà di gestire il tempo. Per programmare bene occorre provare a immaginare scenari che durino», ha detto il presidente dell’associazione dei costruttori nel corso della sua relazione.

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Secondo i dati Cresme i tempi di affidamento di una gara in Italia passano, con la stagione delle riforme, da 14,3 mesi a 4 mesi. Per i lavori finanziati dal Pnrr si passa da 16,9 mesi a 3 mesi. «Non possiamo permetterci di navigare a vista. Serve una strategia credibile, di lungo periodo, capace di ridurre le emissioni e mettere in sicurezza gli edifici». Le proposte ci sono. Ance ha messo a punto un pacchetto, «equilibrato, da mettere a disposizione di Governo e Parlamento. Dieci leve concrete per trasformare la transizione ecologica in una vera politica industriale. Con la definizione di obiettivi chiari, vincolanti, misurabili e strumenti per monitorarne l’attuazione. Una cabina di regia con una governance integrata e responsabilità condivisa da parte di tutte le istituzioni coinvolte: ambiente, economia e Gse. Infine, un mix sostenibile di leve fiscali e contributi diretti. Serve flessibilità per rispondere a esigenze diverse, dal condominio al capannone industriale», sottolineano i costruttori.

«Molto positiva anche la riprogrammazione dei fondi di coesione di cui ci ha parlato il vicepresidente Fitto, che indica tra le priorità l’accesso alla casa. Qualche primo intervento di semplificazione delle procedure è stato fatto anche in Italia con il Salva Casa. Si sta lavorando poi alla revisione del testo unico dell’edilizia. Segnali incoraggianti ma siamo solo all’inizio».

Su un’eventuale proroga della scadenza per i progetti del Pnrr il vice presidente della Commissione europea, Raffaele Fitto, intervenendo all’assemblea delude i costruttori. «Nel caso in cui dovessimo concedere una proroga, dovremmo cambiare tre diversi regolamenti con il voto non solo di tutti gli Stati membri ma anche di diversi Parlamenti», ha spiegato Fitto, il quale ha sottolineato che la scelta di non posticipare la scadenza è stata fatta per ‘partito preso’. Sono già stati introdotti importanti elementi di flessibilità», ha detto. In una comunicazione con il commissario all’Economia Valdis Dombrovskis, ha spiegato Fitto, «sono state introdotte alcune importanti possibilità» come quella di muovere alcuni progetti del Pnrr al Programma di coesione «con una tempistica completamente differente. II tema è quello di riuscire a garantire maggiore flessibilità e semplificazione nell’utilizzo delle risorse».

Se la burocrazia e l’assenza di una corretta pianificazione erano, dunque, «criticità in cui l’Italia era maestra» oggi «grazie al Pnrr e al nuovo Codice degli appalti, sono in parte superate con una forte accelerazione sia nell’attribuzione delle risorse (meno di sei mesi) sia nei tempi di affidamento di un’opera (da oltre un anno a poco più di tre mesi)», sottolinea il presidente Brancaccio che vede fondamentali quattro direttrici del cambiamento: dalla rigenerazione delle città (vero e proprio mantra per i costruttori) e accesso alla casa alle infrastrutture per l’adattamento passando per la rivoluzione digitale e la dignità del lavoro e formazione.

Sui ristori per il caro materiali si attendono 3 miliardi dal 2022

Dopo oltre 10 anni dall’apertura della procedura di infrazione Ue sui pagamenti, «ci vogliono ancora più di 5 mesi contro i 30 giorni previsti. Sui ristori per il caro materiali stiamo aspettando quasi 3 miliardi di euro per lavori realizzati dal 2022 in poi», ha detto la presidente dell’Ance nella relazione all’assemblea annuale. «E c’è chi invece rischia di non riceverli mai come le 2500 imprese impegnate nei 5 mila cantieri finanziati con il Fondo Opere Indifferibili. Senza pagamenti certi, si lede la possibilità di investire in innovazione e quindi nel futuro. Così come si mortifica il ruolo dell’imprenditore impedendogli di qualificarsi attraverso i lavori che subappalta, ma di cui è il primo responsabile. Norme che l’Europa contrasta da tempo», ha aggiunto.

Certezza finanziaria «fondamentale per la crescita delle città», ha fatto eco Gaetano Manfredi, in qualità di presidente Anci. «Realizzare opere di qualità nei tempi giusti è possibile solo con una programmazione continua e non a singhiozzo. Sono fondamentali la programmazione e il monitoraggio costante», ha aggiunto Manfredi. «Per programmare serve la certezza dei fondi. Per questo il mio appello al Governo è: dobbiamo prepararci al dopo Pnrr. Si scelgano fin da ora le priorità», ha concluso.

Salvini: 660 milioni per caro materiali, obiettivo normalità. Per infrastrutture investimenti per 204 miliardi

«Dopo peripezie burocratiche», c’è stata la firma del decreto Mit per «660 milioni di euro sbloccati per il caro materiali e la revisione prezzi. In un Paese normale non dovrei essere applaudito perché andiamo a pagare quello che è stato fatto due anni e mezzo fa, però contiamo alla fine del mandato di arrivare ad avvicinarci ad un Paese normale», ha assicurato il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, intervenendo all’assemblea dell’Ance snocciolando gli ultimi numeri degli investimenti in corso per le infrastrutture in Italia che «ad oggi ammontano a 204 miliardi di euro e coinvolgono ferrovie, strade, idrico, trasporto pubblico locale e case popolari. Per le ferrovie come da contratto di programma con Rfi ci sono 81 miliardi sulle direttrici di interesse nazionale, 11 miliardi sullo sviluppo sicurezza reti ferroviarie regionali. Sulle strade la somma è di 37 miliardi di nuove opere», ha aggiunto. Per quanto riguarda il tema idrico, il ministro affermato: «Dai territori sono arrivati 418 progetti e richieste di finanziamento per 12 miliardi».

Il ministro ha, poi, ricordato che «manca solo l’approvazione del progetto definitivo da parte del Cipess «per il Ponte sullo Stretto di Messina, «ho chiesto una verifica dei tempi, e dovrebbe essere entro il mese di luglio di quest’anno», ha concluso il ministro.

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Governo definisca un’agenda per le città

«Chiediamo al Governo di definire un’agenda per le città, con responsabilità chiare e risorse certe. Troppe competenze frammentate, troppe sovrapposizioni, troppe incertezze. Le stesse che rendono impossibile affrontare con efficacia anche il problema dell’abitare», ha aggiunto la presidente sottolineando che «trovare una casa oggi è molto più difficile che trovare lavoro. Anzi si tratta di due fattori ormai inversamente proporzionali. Dove le case sono accessibili non c’è lavoro e dove c’è offerta di lavoro non si trovano case».

Un coordinamento centrale sul Piano Casa 

Ance ha elaborato, insieme a Confindustria, un piano per la casa accessibile che permette di mobilitare risorse private, assistite da garanzie pubbliche, sfruttando la sinergia tra operatori ed enti territoriali. «Ma finora non è stato possibile incanalarla nei giusti binari. Se ci crediamo occorre un coordinamento centrale affinché tante iniziative, che oggi sono in corso, confluiscano in un solo progetto Paese», ha aggiunto Brancaccio.

«Il disagio delle famiglie si tocca con mano anche in grandi centri dinamici come Milano, bloccati dall’assenza di soluzioni capaci di rispondere alle esigenze dei cittadini. Bisogna metterle in campo rapidamente: non possiamo tenere le famiglie in un limbo. Inoltre, pensiamo a come favorire l’affitto a lungo termine che potrebbe alleggerire l’emergenza casa alla quale i sindaci non riescono a fare fronte». (riproduzione riservata)



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