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Sostenibilità agroalimentare: strategie e collaborazioni per la filiera del futuro


Il convegno dell’Osservatorio Food Sustainability del Politecnico di Milano dal titolo “Sostenibilità al plurale: strategie e relazioni per la filiera agroalimentare in trasformazione” focalizzato in modo speciale sul rapporto tra agricoltura e food sustainability ha permesso di esplorare i temi della sostenibilità agroalimentare in una prospettiva multidimensionale e plurale.

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L’Osservatorio, giunto alla sua settima edizione, ha voluto portare un contributo concreto alla trasformazione sostenibile del sistema agrifood, ponendo al centro il ruolo dell’innovazione e promuovendo le migliori pratiche, con particolare attenzione all’economia circolare e a nuovi modelli di filiera più inclusivi. Il dibattito ha in oarticolare evidenziato la necessità di adottare approcci condivisi e inclusivi, coinvolgendo tutti gli attori della filiera, dagli agricoltori ai consumatori.

La sostenibilità agroalimentare: un approccio plurale e integrato

La sostenibilità nel settore agroalimentare non può limitarsi a una singola dimensione; deve abbracciare aspetti economici, sociali e ambientali come nel caso delle logiche ESG. Questa visione multidimensionale è fondamentale per la sopravvivenza e la competitività del settore. Il Politecnico di Milano, attraverso l’Osservatorio Food Sustainability e il Food Sustainability Lab, svolge un ruolo centrale nella ricerca, sensibilizzazione e disseminazione su questi temi, supportando lo sviluppo di modelli logistici e sistemi di misurazione. Il Politecnico è poi coinvolto in numerosi progetti di ricerca sul cibo, inclusi quelli finanziati dal PNRR come ben spiegato anche nel servizio su esempi e azioni concrete per la sostenibilità.

La visione europea: competitività, semplificazione e sicurezza

L’Unione Europea ha definito tre priorità strategiche per l’agricoltura e l’alimentazione: competitività, semplificazione e sicurezza. La competitività si rafforza attraverso l’innovazione, la digitalizzazione e la resilienza agli shock esterni. La semplificazione mira a ridurre gli oneri amministrativi e migliorare la coerenza legislativa, senza però cedere alla deregolamentazione.

La sicurezza, un tema sempre più interno all’UE, include la sicurezza alimentare, territoriale, energetica e digitale. La strategia “Farm to Fork” (Dal produttore al consumatore), parte del Green Deal Europeo, promuove la transizione verso sistemi alimentari più sostenibili, puntando a ridurre del 50% lo spreco alimentare pro capite entro il 2030.

Tali politiche spingono per l’adozione dell’economia circolare e l’innovazione nel settore, con proposte legislative su economia circolare e strategie sul digitale nell’agricoltura.

 

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Il ruolo dell’agricoltura circolare

L’applicazione del paradigma dell’economia circolare all’agricoltura ovvero dell’agricoltura circolare è un aspetto “inedito” ma fattibile e diffuso della sostenibilità. Questo approccio si basa sulle “4R”: riuso, recupero, riciclo e, in modo distintivo per l’agricoltura, rigenerazione, per mantenere prodotti e materiali in vita il più a lungo possibile.

Pratiche rigenerative e gestione delle eccedenze

Un’indagine su circa 10.000 imprese agricole italiane ha rivelato che quasi il 74% adotta almeno una pratica circolare. Le pratiche più diffuse sono quelle rigenerative (53%), che comprendono agricoltura integrata, conservativa (es. senza aratura, copertura erbosa per fissare il carbonio), tutela della biodiversità e mantenimento degli ecosistemi.

La gestione delle eccedenze alimentari include donazione (praticata dal 18% delle aziende), trasformazione in azienda e vendita diretta. Tuttavia, la misurazione delle eccedenze è ancora limitata (meno del 15% dei casi), un’area su cui è necessario lavorare per aumentare la consapevolezza e la pianificazione. La valorizzazione di scarti e biomasse è predominante come recupero di materiali per fertilizzanti (compostaggio) e recupero energetico (digestione anaerobica). L’allevamento, in particolare, è cruciale per il recupero dei reflui.

Oltre la distanza geografica: relazione e informazione

La prossimità nelle filiere alimentari corte si manifesta attraverso relazioni di fiducia, trasparenza e autonomia tra i partner. La condivisione delle informazioni sulla sostenibilità e la tracciabilità del prodotto diventa un elemento di valore. L’analisi comparativa mostra che la sostenibilità ambientale delle filiere corte non è sempre superiore alla distribuzione convenzionale. Nel caso delle arance, le filiere corte solidali mostrano un impatto ambientale inferiore rispetto alla GDO, mentre per le carote l’impatto è leggermente superiore, spesso a causa della frammentazione del trasporto dal punto vendita al consumatore. L’introduzione di mezzi di consegna alternativi, come le biciclette, può migliorare significativamente questi impatti.

Il packaging alimentare: da problema a soluzione sostenibile

Il packaging alimentare è al centro del dibattito sulla sostenibilità svolge funzioni essenziali di protezione, conservazione, trasporto e comunicazione del cibo, contribuendo anche a ridurre gli sprechi.

L’analisi del ciclo di vita (LCA) è uno strumento fondamentale per valutare gli impatti ambientali del packaging, ma presenta sfide significative: la mancanza di regole specifiche per le categorie di prodotto, la difficile reperibilità dei dati e approcci divergenti per il calcolo del contenuto riciclato e della riciclabilità.

Spesso, i benefici derivanti dall’ecodesign, come la riduzione dello spreco alimentare o la facilitazione del riciclo, non sono pienamente catturati dalle misurazioni quantitative tradizionali, creando un divario tra il sistema reale e quello teorico.

Oltre agli impatti ambientali, è cruciale considerare la sostenibilità sociale del packaging e della filiera. La metodologia Social Life Cycle Assessment (S-LCA) consente di identificare e gestire i rischi e gli impatti sociali (positivi e negativi) lungo l’intero ciclo di vita del prodotto, considerando diversi stakeholder come lavoratori, consumatori e comunità locali.

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