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Come sarà la Capitale del Futuro? I risultati del Laboratorio Roma50 di Boeri — idealista/news


Come sarà la Roma del futuro? A cosa dovrà guardare? E quali sono i progetti su cui sarà auspicabile investire? Domande alle quali ha risposto il Laboratorio Roma050 diretto dall’architetto Stefano Boeri che ha lavorato per delineare in che modo progettare la Capitale di domani. I risultati di questo lavoro durato 18 mesi sono stati illustrati in Campidoglio alla presenza del sindaco Roberto Gualtieri, dell’assessore all’Urbanistica e alla Città dei 15 minuti di Roma Capitale, Maurizio Veloccia, e dell’architetto di fama internazionale, Rem Koolhaas. Sono tre le grandi strategie territoriali tratteggiate e si focalizzano su: acqua, archeologia e Grande Raccordo Anulare

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Il Laboratorio Roma050 è promosso da Roma Capitale e dall’Assessorato all’Urbanistica con Risorse per Roma S.p.A. ed è coordinato dagli architetti Eloisa Susanna e Matteo Costanzo, composto da Giorgio Azzariti, Giulia Benati, Jacopo Costanzo, Margherita Erbani, Carmelo Gagliano, Susan Isawi, Riccardo Ruggeri, Marco Tanzilli. Si tratta di architetti e progettisti junior under 35 selezionati tra oltre 350 candidature. 

L’obiettivo del lavoro condotto dal Laboratorio Roma050 è quello di delineare una possibile visione per il futuro della città, superando la logica dell’immediato e iniziando a progettare anche il futuro prossimo, ovvero ciò che le politiche dovrebbero attivare oggi avendo come riferimento un chiaro orizzonte intenzionale. 

Gli esiti del lavoro sono frutto di un dialogo con la città, i suoi interlocutori e la ricca produzione di sapere politico, sociale, progettuale e di ricerca presente nella comunità urbana. 

Quali sono i tre scenari possibili per la Roma del futuro

Laboratorio Roma050 ha lavorato su tre segmenti temporali delineando tre scenari possibili

I tre segmenti temporali sui quali ha lavorato il team diretto dall’architetto Stefano Boeri sono: 

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  • il futuro istantaneo (2030);
  • il futuro strategico (2030-2050);
  • il futuro ipotetico (2050 e oltre). 

I tre documenti che ne sono scaturiti e che saranno messi a disposizione della collettività sono: 

  • l’Atlante delle Trasformazioni (2030);
  • l’Affresco della Roma Futura (2030–2050);
  • la Carta per Roma (2050 e oltre). 

L’Atlante delle Trasformazioni 

L’Atlante delle Trasformazioni è una dettagliata e articolata mappatura delle trasformazioni in atto, dei progetti esistenti, delle traiettorie emergenti, delle intenzioni e degli spazi in attesa. Uno strumento, realizzato con il supporto di Risorse per Roma S.p.A., per orientarsi nella complessità del presente e riconoscere i segni del futuro già inscritti nell’oggi. 

L’Affresco della Roma Futura 

L’Affresco della Roma Futura è lo strumento di visione strategica che proietta la città al 2050. Basandosi sulle evidenze raccolte nell’Atlante, offre un possibile orientamento delle strategie e delle politiche urbane a medio e lungo termine. Individua traiettorie di trasformazione che valorizzino le potenzialità latenti di Roma, promuovendo un modello urbano capace di ridurre le diseguaglianze attraverso nuove forme di prossimità, accessibilità e coesione territoriale. 

L’Affresco si articola intorno a due grandi Geografie Intenzionali

  • Roma come “arcipelago di oltre 250 Microcittà” costituite dai quartieri e dalle aree urbane considerati come nuclei di identità locali autonomi e vitali;
  • Roma come un grande “Metroparco”, un vasto territorio naturale continuo, fatto di aree agricole, naturali, protette o abbandonate che attraversano tutti i quartieri della città, fino a raggiungere le aree più centrali. 

La visione proposta dall’Affresco si fonda su tre grandi strategie territoriali: l’acqua, l’archeologia e il Grande Raccordo Anulare. 

  • L’acqua. Roma viene ripensata come città idrica, affacciata sul Mediterraneo e attraversata dal Tevere, dall’Aniene e da una fitta rete diffusa di tributari, insieme al sistema delle forre, dagli antichi acquedotti e dalle fontane che compongono un paesaggio idrico complesso e stratificato. Secondo la visione del Laboratorio, nel 2050 la distribuzione del sistema delle acque nel territorio romano rivestirà un’importanza straordinaria nel quale il Tevere può diventare un grande asse ecologico, un’infrastruttura ecologica che consenta alle specie di attraversare e abitare l’intera città, anche nelle sue aree più densamente urbanizzate. Rispetto al Mediterraneo, invece, Roma diventa il cuore pulsante del futuro riscrivendo il proprio destino come fulcro geopolitico e capitale della cooperazione tra Europa, Africa e Medio Oriente.
  • L’archeologia. A Roma l’archeologia non è solo memoria, ma materia viva. Le tracce del passato emergono ovunque. Questa diffusione, oltre i confini del centro storico, è una risorsa ancora parzialmente inespressa per la rigenerazione urbana e culturale. L’archeologia si configura, nella visione proposta dal Laboratorio Roma050, come una risorsa per progettare il futuro della città dove ogni luogo, dal centro alle periferie, rafforzerà un sistema archeologico diffuso e interconnesso, in cui le scuole e i quartieri diventeranno presìdi culturali, archivi storici-digitali. Secondo questa visione nel 2050 Roma disporrà di innumerevoli itinerari turistici, che costituiranno una valida alternativa all’attrattività della zona dei Fori Imperiali, superando i tradizionali confini della città storica.
  • Il Grande Raccordo Anulare. Da infrastruttura di mobilità il Gra diventa sistema orbitale dell’area metropolitana. Il potenziale attrattivo e strategico di questa infrastruttura ha favorito nel tempo l’insediamento di importanti poli della logistica, della produzione e dell’innovazione, distribuiti diffusamente lungo la città anulare, ma in molti casi senza seguire una strategia definita. La sfida dei prossimi decenni sarà, secondo il Laboratorio Roma050, quella di trasformare gradualmente i 68 chilometri del Gra da infrastruttura viaria a Magnete urbano, in grado di integrare natura e sviluppo, in un sistema capace di attrarre e ridistribuire sistemi di energie sostenibili, popolazioni, economie e risorse ambientali. Il Gra diventerà, così, il luogo di mediazione tra il nucleo centrale storico e la dimensione metropolitana. 

Il Laboratorio Roma050 ha individuato nell’Atlante alcuni ambiti urbani definiti “Acceleratori della Trasformazione”, in grado di innescare meccanismi di trasformazione su tutto il territorio urbano, affrontando sfide ambientali, funzionali e sociali: 

  • il Parco dell’Aniene viene pensato al centro di un processo di valorizzazione che punta alla riconnessione tra fiume e città, rigenerando spazi pubblici e patrimonio storico-archeologico;
  • l’asse Eur–Ostia, baricentro tra centro e mare, viene ripensato come sistema misto dove funzioni amministrative, residenze e poli della conoscenza si integrano con un nuovo disegno della mobilità e del paesaggio pubblico;
  • il sistema delle forre occidentali, da territorio frammentato e marginale, si trasforma in nuovi modelli insediativi legati all’agricoltura, all’autosufficienza energetica e alla prossimità. 

La Carta per Roma 2050 

La Carta per Roma 2050 è il manifesto urbano realizzato dal Laboratorio Roma050. Propone suggestioni, principi e traiettorie capaci di stimolare il pensiero e orientare le politiche di trasformazione urbana al 2050 e oltre. Nasce da quanto osservato nell’Atlante delle Trasformazioni e si nutre delle traiettorie strategiche tracciate nell’Affresco della Roma Futura, riconoscendo potenziali inespressi e vocazioni profonde della città di Roma. 

Nella Carta per Roma il Laboratorio Roma050 propone alcuni ulteriori scenari di trasformazione, oggi meno controllabili nella loro effettiva implementazione, che riguardano le scelte di redistribuzione dei carichi insediativi e delle funzioni sul territorio metropolitano e un nuovo ruolo per Ostia. 

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In particolare, il Laboratorio Roma050 immagina un ampio progetto di ripopolamento residenziale del centro storico, rivolto anche alle fasce più fragili e oggi impossibilitate ad accedere all’offerta residenziale entro le Mura aureliane, grazie alla messa a disposizione del cospicuo patrimonio immobiliare pubblico costituito dalle grandi sedi dell’amministrazione dello Stato e dei suoi satelliti che, ad esclusione ovviamente delle sue parti apicali, si ipotizza trasferito all’interno dell’Eur, che nel 2050 avrà tutte le carte per presentarsi come un rinnovato e potenziato distretto direzionale internazionale. Un’identità originaria, ma oggi riattualizzata grazie alla presenza delle sedi dei principali Ministeri ed Enti dello Stato. 

Ostia viene, invece, immaginata non più solo città costiera o propaggine dimenticata della metropoli, ma epicentro e porta verso Roma dal Mediterraneo. Nel 2050 Ostia potrebbe diventare, secondo questa visione, la sede e l’approdo culturale della rete di istituzioni mediterranee ed europee che consolideranno il ruolo di Roma come epicentro della geopolitica internazionale. 

Nella visione a lungo termine, il Laboratorio Roma050 restituisce dunque una visione immaginifica di una Roma composta da oltre 250 piccoli quartieri (Microcittà), vere e proprie micro-città immerse nel verde, ciascuna con i servizi essenziali alla vita quotidiana e affacciata su uno o più siti archeologici. Una città che si percorre come un unico, immenso Parco (Metroparco): un tessuto continuo di giardini, viali alberati, foreste urbane e campi agricoli. Una città nella quale si arriva direttamente dal mare, navigando il Tevere su battelli velocissimi, silenziosi, mossi a idrogeno e con l’Aniene che torna ad essere accessibile, vivibile e attraversabile: una spina dorsale ecologica che riconnette territorio e biodiversità. 

Una Roma con quattro “nuovi fori” fuori dal centro storico, dove l’archeologia diventa strumento di coesione sociale, equità culturale e cittadinanza attiva. Un cuore storico, oggi dominato dal turismo di massa e i palazzi vuoti che potrebbero tornare a vivere abitati da famiglie, giovani coppie, studenti, pronti a ripopolare la città con tutti i Ministeri – le sedi centrali e quelle satelliti – trasferite all’Eur, finalmente rifunzionalizzato come un grande Centro Direzionale polivalente. 

Il Grande Raccordo Anulare non più come infrastruttura di separazione, ma come un anello fertile che connette poli multifunzionali e vaste aree ambientali, attraversato da una metropolitana leggera. L’Isola Sacra, vicino alla foce del Tevere, potrebbe ospitare un “Parlamento delle Specie viventi”, Ostia potrebbe diventare, in piccolo, una capitale culturale del Mediterraneo, al pari di Marsiglia, Barcellona, Salonicco, sede dell’Unione dei Paesi del Mediterraneo. 

La visione è quella di una Roma come una grande Metropoli Arcipelago, resiliente, equa, radicata nella sua storia e proiettata nel futuro, disseminata di luoghi capaci di trattenere la memoria della storia dell’umanità e generare nuove forme di convivenze urbana. 

Gualtieri: “La Roma del futuro? Una Capitale che riscopre il mare e i fiumi” 

Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha detto: “Un lavoro molto convincente che poggia le sue basi su alcune caratteristiche che rendono Roma unica e che disegna una città del futuro straordinaria, valorizzando la dimensione ambientale e storico-archeologica con livelli di qualità della vita alti e uno sviluppo sostenibile. Una Capitale che riscopre il mare e i fiumi, costruisce sistemi ambientali diventando il parco urbano più grande del mondo e con il Gra che diventa elemento di ricucitura e non di isolamento”. 

 

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Veloccia: “Roma dovrà fare dei servizi ecosistemici la base del suo sviluppo futuro” 

L’assessore all’Urbanistica e alla Città dei 15 minuti, Maurizio Veloccia, ha sottolineato: “Ringrazio l’architetto Stefano Boeri per questo lavoro e con lui i giovani professionisti che con caparbietà e passione si sono lanciati in questa sfida. Quello che ci consegnano è il disegno ragionato di una Roma possibile nel medio e lungo periodo. Una Roma che faccia dei servizi ecosistemici la base del suo sviluppo futuro, che sappia coniugare sviluppo e natura, innovazione e inclusione. La partita che si giocherà nei prossimi anni ha che fare con la permanenza dell’uomo sulla terra e si giocherà in principalmente nelle città, dove sempre più miliardi di persone concentreranno la propria vita. Il coraggio di affrontare i cambiamenti necessari e la capacità di gestire tale transizione in modo equo costituiscono la più grande sfida per chi è chiamato a governare le città. Il lavoro del Laboratorio ci consegna spunti, riflessioni, idee e progetti che possono aiutare a guidare tale transizione”. 

Boeri: “Per Roma bisogna pensare al futuro istantaneo, a quello strategico e a quello ipotetico” 

E il direttore del Laboratorio Roma050, Stefano Boeri, ha così commentato: “Il futuro di una grande e complessa città come Roma va declinato al plurale. C’è il futuro istantaneo, dei progetti in corso di realizzazione o pronti a partire, che parla di una metropoli con grandi problemi, ma anche grandi energie, che sta recuperando il tempo perso grazie a decine di interventi di riqualificazione urbana e ambientale. C’è un futuro strategico, che guarda al 2050 e immagina una metropoli con la forma di un arcipelago, composta da oltre 250 piccoli quartieri, che scopre anche fuori dal centro centinaia di siti archeologici e riconquista, come fosse un grande parco, un rapporto unico con la natura e l’agricoltura e che cambia – da barriera a magnete di attività e servizi – il ruolo del Gra. Infine, c’è un futuro ipotetico, auspicato, ma ancora incerto, che immagina nella seconda metà del secolo una metropoli che veda ripopolarsi di residenti il suo cuore antico e svettare l’Eur come un hub internazionale polivalente – e che soprattutto prevede una Roma che nasca anche dal mare, dal Tevere e dall’Aniene, con Ostia come centro dell’Unione dei Paesi del Mediterraneo. Tre futuri a diversa gradazione di realismo, ma egualmente utili oggi: sia come possibilità, che come potenzialità attive nel presente di questa straordinaria Metropoli/Mondo”.



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