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Il modello appennino centrale e il rapporto montagne italia 2025 contro lo spopolamento


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Il Rapporto montagne Italia 2025, presentato a Roma all’Università Mercatorum, si conferma come la mappa più dettagliata per capire le sfide e le opportunità delle aree montane italiane. Questo documento di oltre 800 pagine mette sotto la lente socioeconomia, demografia e strategie di rilancio per territori spesso dimenticati. Lo spopolamento è al centro del dibattito, ma emergono segnali di una possibile inversione di rotta. L’appennino centrale, in particolare, rappresenta un caso di studio cruciale per affrontare le difficoltà e tentare una ripresa sostenibile.

Il contesto e l’obiettivo del rapporto montagne italia 2025

Il rapporto nasce dall’impegno del Dipartimento per gli Affari regionali e le autonomie della presidenza del Consiglio dei ministri, realizzato da Uncem, un ente che da anni si occupa dei territori montani. La sua funzione è quella di fotografare la situazione attuale dei territori montani italiani, dando rilievo alle dinamiche demografiche, economiche e sociali che influenzano questi spazi tanto lontani dai centri urbani quanto importanti per la qualità della vita e la conservazione ambientale. Il progetto Italiae, sotto cui si inserisce il rapporto, mira a promuovere interventi politici e pratici capaci di riconnettere queste realtà con il resto del paese, evitando il loro abbandono definitivo e valorizzandone le risorse. Il documento propone anche un’analisi delle strategie già messe in campo e degli strumenti più efficaci per riportare nuova vita a questi territori, come le green community e le politiche per le aree interne.

Il ruolo del commissario straordinario after sisma 2016

Durante l’evento di presentazione, è intervenuto Guido Castelli, commissario straordinario per la ricostruzione post-sisma del 2016. Ha respinto le visioni pessimistiche spesso associate all’appennino centrale, ricordando come l’attuale governo abbia previsto un piano integrato di rilancio economico e sociale accanto alle opere di ricostruzione. Castelli ha sottolineato l’impegno del programma NextAppennino, progetto che non si limita a ricostruire le abitazioni e le infrastrutture danneggiate dal terremoto, ma punta anche a far ripartire l’economia locale attraverso nascita di nuove imprese e servizi. Questo intervento multidimensionale si basa sull’idea di un rilancio dal basso, con forte attenzione alla coesione sociale e alla partecipazione delle comunità colpite dal sisma. Il suo intervento ha dato voce al tentativo di uscire dal circolo vizioso dello spopolamento, concentrandosi sull’importanza di ricostruire anche il tessuto sociale oltre a quello materiale.

I primi segnali di inversione demografica in appennino centrale

Uno degli elementi più rilevanti emersi dal rapporto e dalla discussione pubblica è il cambio di tendenza nella popolazione dell’appennino centrale. Il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, ha certificato come nel corso del 2024 la curva demografica abbia cominciato a risalire dopo decenni di calo continuo. Questo fenomeno è stato rilevato durante il Festival della Restanza e della Tornanza, evento tenutosi a Colli del Tronto, dedicato proprio al tema dell’abbandono e del ritorno alle aree interne. Il dato demografico suggerisce che alcune politiche, forse ancora in fase embrionale, stanno portando frutti concreti. Questo porta a ragionare su quali siano i fattori che possono rendere questi territori più attrattivi, come investimenti in servizi, infrastrutture, opportunità lavorative e qualità della vita, oltre al valore ambientale e culturale.

La strategia delle aree interne e il modello delle green community

Il rapporto dedica ampio spazio alle strategie messe a punto per contrastare lo spopolamento, con particolare attenzione alla strategia delle aree interne. Queste politiche comprendono una serie di interventi mirati a migliorare i servizi, rafforzare la presenza di giovani e famiglie, e valorizzare le risorse naturali e culturali per favorire uno sviluppo lento e sostenibile. La proposta delle green community si inserisce in questa cornice, come un modello di vita che abbina tutela ambientale, utilizzo di energie rinnovabili e inclusione sociale. Tali comunità puntano a diventare luoghi in cui il legame con il territorio e tra gli abitanti mantiene viva la vita rurale, tenendo lontano il rischio di abbandono. Questa strategia ha bisogno di un coordinamento multilivello e di ascolto attento delle esigenze locali. È proprio la vitalità delle comunità a essere considerata il pilastro su cui costruire una nuova prospettiva per le montagne italiane. La persistenza di queste realtà demografiche rappresenta un freno allo spopolamento e un’occasione per rilanciare attività tradizionali e nuove iniziative.

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Una governance multilivello per la ricostruzione e la rinascita sociale

Il rapporto sottolinea come la governance rivesta un ruolo determinante nel successo di ogni iniziativa a favore delle montagne. Guido Castelli ha citato l’importanza di un governo multilivello capace di ascoltare i territori, intervenire tempestivamente con ricostruzione e sviluppo, e coordinare risorse e competenze diverse. Senza sicurezza nelle abitazioni e nelle infrastrutture, la permanenza sul territorio diventa difficile, ma è la tutela delle comunità locali quello che fa la differenza. Tale governance deve sostenere la ricostruzione fisica e, al tempo stesso, alimentare l’identità comunitaria. Senza questo duplice intento, le politiche rischiano di rimanere inefficaci, e lo spopolamento riprende quota. La presenza di attori istituzionali vicino alla popolazione, con progetti ben calibrati e coinvolgimento diretto, crea le condizioni per un futuro meno incerto per queste aree montane.

L’attenzione verso le montagne italiane si è così spostata dalla rassegnazione a una prospettiva più dinamica, che riconosce nei territori appenninici e nelle loro comunità il potenziale per una rinascita sociale e demografica. L’appennino centrale emerge come laboratorio da seguire con cura nel prossimo futuro, soprattutto mentre prende corpo una nuova fase, dove spopolamento e neopopolamento si incrociano in modo complesso ma significativo.





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