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Mps-Mediobanca, cosa succede dopo l’ok della Bce? Le condizioni, il nodo del 50%, i numeri dell’ops e il possibile rilancio


Nel dare il suo via libera all’acquisizione di Mps su Mediobanca, la Bce ha imposto alcune condizioni e considerato tutti gli scenari possibili. I prossimi passaggi e le incognite da tenere in considerazione

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Dopo l’ok del Consiglio di vigilanza, è arrivato anche il via libera ufficiale della Banca Centrale Europea, che ha autorizzato Mps ad acquisire Mediobanca. Un passaggio fondamentale per procedere con l’offerta che ha scompaginato il risiko bancario nazionale. Ci sono ovviamente delle condizioni, ma c’è anche la possibilità per Siena di portare a termine l’operazione sia nel caso in cui arrivi alla maggioranza assoluta del capitale di Piazzetta Cuccia, sia nel caso in cui si fermi sotto il 50%. Era il verdetto più atteso dal mercato.

Adesso Monte dei Paschi aspetta solo l’ok della Consob, che dovrebbe arrivare entro cinque giorni, poi l’offerta potrà partire. In base alle previsioni, il periodo d’adesione dovrebbe aprirsi nella prima metà di luglio e durare quattro-cinque settimane. Già domani, giovedì 26 giugno, Rocca Salimbeni riunirà il proprio cda per esercitare la delega dell’aumento di capitale approvato ad aprile e aprire formalmente il periodo d’adesione.

Mps-Mediobanca: cos’ha detto la Bce 

La Bce ha rilasciato a Mps l’autorizzazione per l’acquisizione diretta di una partecipazione di controllo in Mediobanca e indiretta per le sue controllate Mediobanca Premier e Compass. Non solo, Siena potrà anche acquisire una partecipazione in Mediobanca il cui valore eccede il 10% del patrimonio di vigilanza di gruppo e nelle rilevanti partecipazioni indirette. Una decisione importante, quest’ultima, molto attesa nelle procedure di acquisto di partecipazioni qualificate. 

Mps-Mediobanca: le condizioni imposte dalla Bce 

Ci sono però delle condizioni e delle tempistiche da rispettare, i cosiddetti presidi. In particolare, entro sei mesi dalla data di acquisizione del controllo di Mediobanca, Mps dovrà presentare alla Bce un piano di integrazione che include le seguenti informazioni:

  • gli impatti sul capitale, sulle strategie di funding e sulla digitalizzazione/sicurezza informatica, evidenziando eventuali scostamenti rispetto alle ipotesi iniziali, evidenziate in sede di istanza, in termini, tra l’altro, di sinergie, costi di integrazione, previsioni di perdite operative e valutazioni concernenti l’avviamento. Il capital plan aggiornato dovrà comprendere, oltre ad uno scenario base, anche un’ipotesi di scenario avverso, unitamente alle relative azioni manageriali di mitigazione nonché ad una valutazione relativa all’effettiva fattibilità e tempistica per l’attuazione; 
  • l’organizzazione del sistema Ict, specificando le architetture transitorie ed a tendere, i data flows, gli accordi con terze parti unitamente ai processi ed ai controlli relativi al sistema Ict, al data quality, alle misure di continuità operativa, anche in termini di gestione delle parti terze ed ai cambiamenti da apportare ai piani ed alle procedure interne; 
  • l’assetto di corporate governance del nuovo gruppo con riferimento: alla struttura organizzativa ed alla normativa propedeutica ad assicurare il coordinamento strategico ed operativo tra Mps e tutte le proprie controllate; l’assetto degli organi nelle società controllate; l’assetto del sistema di controllo interno, assicurandone la coerenza con la dimensione e la complessità del nuovo gruppo nonché con il profilo di rischio; i mutamenti all’assetto retributivo anche al fine di sviluppare adeguate politiche di retention per i professionisti chiave di Mediobanca; i cambiamenti da apportare alle modalità di aggregazione e reporting delle informazioni di rischio.

Cosa succede se Mps non arriva al 50% di Mediobanca 

Il piano originale presentato a gennaio da Mps poneva come condizione il raggiungimento del 66,67% del capitale di Mediobanca. Una soglia elevata, considerando anche che Mediobanca capitalizza quasi il doppio del Monte dei Paschi. Imponendo i suoi vincoli, la Bce ha dunque tenuto in considerazione tutti i possibili scenari, compreso il fatto che l’offerta possa registrare adesioni inferiori al 50%. 

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In questo caso, Siena dovrà rispettare delle condizioni aggiuntive e fornire entro tre mesi dal termine dell’ops “un report approvato dal consiglio di amministrazione e condiviso con la società di revisione incaricata che confermi la sussistenza del controllo di fatto; alternativamente, in assenza di controllo di fatto, un piano approvato dal consiglio di amministrazione che indichi l’approccio strategico alla partecipazione di Mediobanca acquisita, i criteri per il mantenimento o la cessione di tale partecipazione unitamente ai relativi obiettivi, tempistiche e principali snodi operativi e una dichiarazione attestante se si preveda di acquisire una quota di partecipazione superiore al 50% ed il relativo impatto stimato a livello patrimoniale”, spiega la nota della banca.

Mps-Mediobanca: facciamo un po’ di conti

Per capire (o tentare di farlo) come andrà l’offerta di Mps su Mediobanca bisogna fare un po’ di conti, partendo dai numeri che hanno convinto il numero uno di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel a rinviare dal 16 giugno al 25 settembre l’assemblea che avrebbe dovuto esprimersi sull’operazione Banca Generali, pena una probabile bocciatura. 

In quel frangente secondo le previsioni, oltre al voto contrario di Caltagirone (al 9,9%), sarebbero arrivate le astensioni (che equivalevano a un no) di Delfin (19,9%), delle casse previdenziali (circa il 5%) di parte dei pattisti (Minozzi-Gavio con circa lo 0,5%). E ancora: nella compagine sarebbero entrati anche Amundi (gruppo Crédit Agricole) con lo 0,8%, Unicredit, con il suo 1,9%, Edizione di Benetton (2,2%) e JP Morgan e Jefferies, accreditate di un altro 2%.

Se l’Ad di Mps Luigi Lovaglio riuscirà a ricompattare lo stesso fronte avrà già in mano circa il 42% di Mediobanca.

L’offerta è ancora a sconto 

Per capire se le adesioni potranno salire ulteriormente bisogna considerare un altro fattore importante: il prezzo. Ad oggi, l’offerta di Mps su Mediobanca continua ad essere a sconto: circa il 6,7% in meno rispetto agli attuali valori di Borsa. Per allineare il rapporto di concambio serve poco più di un miliardo. Il mercato si aspetta dunque un rilancio che, quantomeno, azzeri lo sconto. Lovaglio, però, finora ha escluso la possibilità di alzare la posta, nonostante la posizione finanziaria della banca gli consenta di farlo.

Vittoria Assicurazione esce da Mediobanca

In attesa di capire cosa succederà, c’è un’altra notizia da registrare: Vittoria Assicurazione ha ceduto tutta la propria partecipazione in Mediobanca, costituita da 2,2 milioni di azioni, pari allo 0,27% del capitale. L’operazione è avvenuta il 20 giugno. Dal momento che Vittoria faceva parte dell’accordo di consultazione, la quota complessiva in mano ai pattisti scende all’11,61% del capitale dall’11,87%. Ieri, in tarda serata, Mediobanca ha inoltre comunicato che Fin.Fer (Pittini), anch’essa parte dell’accordo di consultazione, ha dichiarato di aver venduto 200mila azioni di Piazzetta Cuccia al prezzo di circa 20 euro per azione. Inoltre Aurelia, dentro il patto anche lei, ha ceduto opzioni call con sottostanti 225mila azioni al prezzo di 0,761 euro. 

Le reazioni della politica 

Dell’ok della Bce all’operazione Mps – Mediobanca ha parlato oggi il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani: “Io sono sempre favorevole al libero mercato, l’ho sempre detto, lo Stato meno interviene, meglio è, l’importante è che si rispettino le regole, anche nel settore bancario”, ha affermato a margine del vertice Nato rispondendo alle domande dei giornalisti”.

“È la decisione della Bce, che fa il suo mestiere e riguarda Mps. Noi facciamo il Governo, quelle sono decisioni che spettano giustamente alla Bce e all’autorita’ europea”, ha commentato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti a margine dell’audizione al Copasir. A chi gli ha chiesto se l’operazione ora è in discesa, il ministro replica: “E chi l’ha detto che è in discesa? Lo deciderà il mercato se l’operazione è in discesa, se è conveniente per gli azionisti sì o no: come tutte le operazioni alla fine decide il mercato”, ha aggiunto.

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Giorgetti ha parlato anche di cosa sta accadendo in tribunale e a Bruxelles. Sia la procura di Milano che la Commissione europea hanno acceso un faro sulla vendita della quota del 15% del Monte dei Paschi di Siena da parte del governo italiano, effettuata nel novembre del 2024 tramite una procedura di accelerated bookbuilding (Abb) seguita da Banca Akros. Ad acquistare, in quel frangente, furono Anima, Banco Bpm, Delfin e Caltagirone. Tutti e quattro gli investitori hanno pagato un premio del 5% sulle azioni. 

“Ho ribadito qui al Copasir l’assoluta correttezza dell’operato degli uomini e delle donne del Mef che hanno lavorato sull’operazione che è assolutamente identica in termini di procedura a quelle fatte precedentemente”, ha detto il ministro al margine di un’audizione al Copasir sulla vendita. “La Commissione europea ci chiede tantissime cose e noi rispondiamo su tante cose – ha aggiunto – Faccio presente che l’uscita da Mps si è chiusa con una lettera della Commissione europea che ha dato l’ok e ha detto che abbiamo puntualmente rispettato tutte le condizioni poste nel 2017 per perdere il controllo di Mps”, ha proseguito Giorgetti. “Questa lettera è arrivata all’inizio del 2025 ed eravamo molto contenti di questo. Adesso ovviamente c’è un commissario diverso e magari vorrà in qualche modo capire quello che ha fatto il precedente. Però siamo assolutamente tranquilli“, ha concluso.



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