Le filiere corte agroalimentari rappresentano una leva strategica per rafforzare il reddito delle aziende familiari e ricucire il legame tra produzione e consumo in Italia e nel resto dell’Unione europea. In Europa, dove circa 9,1 milioni di aziende agricole – oltre il 90 % a conduzione familiare – convivono con un settore agroalimentare fortemente frammentato, i piccoli produttori si trovano spesso a dover affrontare costi logistici elevati e a subire il potere contrattuale dei grandi operatori della distribuzione.
Per contrastare questa dinamica, la Politica agricola comune (Pac) ha introdotto strumenti di sostegno come l’EIP‑AGRI, che promuovono l’adozione delle filiere corte (Short Food Supply Chains – Sfsc). In questi modelli l’insieme dei soggetti operativi è ridotto, i rapporti tra agricoltori, trasformatori e consumatori sono diretti e la dimensione geografica rimane prevalentemente locale.
La Politica agricola comune offre strumenti di finanziamento e promozione per progetti che favoriscano la creazione di food hub, incentivino acquisti diretti e supportino la diffusione di mezzi a basso impatto ambientale. Il sostegno europeo si traduce in bandi che coprono parte degli investimenti per infrastrutture logistiche locali e acquisto di veicoli elettrici o biometano, favorendo così lo sviluppo di filiere corte più sostenibili e resilienti.
Efficienza operativa e ambientale: come funzionano i food hub
Il ricorso a un punto di raccolta centralizzato, il cosiddetto food hub, e alla cooperazione tra produttori, consente di ottimizzare percorsi e carichi veicolari, grazie ad una migliore pianificazione di rotte “produttore‑ hub‑consumatore” e “produttore‑ consumatore diretto” con vincoli di capacità di magazzino, tempi di transito, costi di carburante e variabili di utilizzo degli automezzi. Dalle simulazioni di uno studio emerge che, aggregando le consegne al food hub, i costi logistici possono ridursi in media del 14 % e le emissioni di CO₂ del 16 % rispetto a un sistema non coordinato. L’introduzione di veicoli elettrici, come furgoni con volumetria intorno ai 4,8 m³, abbassa ulteriormente i costi di trasporto di oltre un terzo e riduce le emissioni fino al 70 %.
Il caso Aequos: numeri e flussi di una cooperativa bio
Un esempio concreto di applicazione di questi principi in Italia è rappresentato dalla cooperativa Aequos, nata nel 2010 dall’integrazione di Gruppi di Acquisto Solidale della Lombardia e del Piemonte. Oggi Aequos conta 54 GAS associati, serve circa 1.200 famiglie distribuite su 142 Comuni e due Regioni, e ha selezionato 62 produttori biologici certificati che forniscono oltre 1.500 referenze differenti, tra ortofrutta, vino, olio e prodotti secchi. L’organizzazione del ciclo logistico prevede la raccolta degli ordini familiari tramite il portale GOGAS, la trasmissione ai produttori e la consegna concentrata al Mercato Ortofrutticolo di Milano.
Un team di circa 50 volontari provvede a suddividere i pallet in 13 depositi periferici, mentre il sabato un unico partner logistico – composto da un camion e tre furgoni – effettua le consegne entro un raggio di 50 km, coprendo l’85 % dei GAS. Questo processo garantisce un tasso di riempimento elevato, flessibilità nei tempi di ritiro e costi contenuti, con volumi medi settimanali intorno alle 10 tonnellate e un fatturato annuo di 1,7 milioni di euro, interamente redistribuito alle famiglie in proporzione ai volumi acquistati. La scelta di inserire esclusivamente produttori biologici certificati e di applicare un prezzo medio al chilo superiore del 98 % rispetto ai valori ISMEA – con punte di quasi il 230 % sulla lattuga bio – garantisce ai soci una migliore remunerazione senza aumentare i prezzi finali per il consumatore. In media Aequos assorbe il 20 % della produzione di ciascuna azienda, assicurando continuità e stabilità dei flussi commerciali.
Il contributo della Pac è stato fondamentale per l’avvio e lo sviluppo di Aequos: grazie ai finanziamenti dello Sviluppo rurale è stato possibile dotarsi di software avanzati per la pianificazione dei percorsi, mentre i contributi per l’acquisto di veicoli elettrici e colonnine di ricarica hanno permesso di sperimentare con successo l’e‑ truck all’interno della flotta. Sul fronte dell’EIP‑ AGRI, Aequos partecipa regolarmente a workshop e tavoli di scambio di buone pratiche, favorendo il trasferimento di know‑how ad altre realtà del Sud Italia, in particolare in Puglia e Sicilia.
Food hub: centri di innovazione e diversificazione
I food hub che si stanno diffondendo in Italia hanno forme e approcci diversi. Nel Lazio Food Innovation Hub è l’iniziativa, promossa dalla Regione Lazio, rivolta alle imprese del settore agroalimentare, con l’obiettivo di stimolare e supportare i processi d’innovazione e di diversificazione di mercato delle piccole e medie imprese. All’iniziativa hanno partecipato anche 49 partner appartenenti al mondo della ricerca, dell’università e delle associazioni di categoria.
Oltre all’opportunità di definire nuove specialità alimentari da immettere sul mercato, il progetto ha permesso anche di ottimizzare i sistemi di produzione e di commercializzazione, progettando soluzioni di economia circolare. A Milano è nata invece la Cascina Cuccagna: una cascina del XVII secolo, restaurata e riaperta al pubblico dal 2012. Oltre ad essere un “avamposto agricolo”, con un supermercato sociale e comunitario che risponde ai bisogni di circa 350 famiglie, la Cascina è anche un centro di cultura e partecipazione.
Tra i progetti di successo rientrano iniziative che coinvolgono la mappatura dei bacini di utenza per raggruppare produttori e consumatori in zone geograficamente compatte, l’implementazione di sistemi di prenotazione on‑ line per ottimizzare i carichi e l’uso di software avanzati per la pianificazione dei percorsi. Questi esempi dimostrano che, con un approccio coordinato e il sostegno di fondi pubblici, è possibile rendere efficienti e ambientalmente sostenibili le filiere agroalimentari regionali, migliorando i guadagni dei produttori e offrendo ai cittadini prodotti locali a prezzi più equi.
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