La Commissione europea ha presentato oggi una proposta di modifica alla Legge europea sul clima che stabilisce un nuovo obiettivo intermedio per il 2040: ridurre del 90% le emissioni nette di gas a effetto serra rispetto ai livelli del 1990. Si tratta di una delle misure centrali dell’agenda strategica 2024–2029 e rappresenta un passo cruciale nel cammino dell’Unione verso la neutralità climatica entro il 2050.
Più volte rimandata per tentare di trovare consenso sia a livello politico che industriale, la proposta richiama quello che ormai la cifra della seconda Commissione guidata da Ursula von der Leyen: procedere con maggiore flessibilità rispetto al passato, sia a livello settoriale che territoriale.
Secondo la Commissione, l’introduzione di questo obiettivo fornirà certezza agli investitori, stimolerà l’innovazione, rafforzerà la leadership industriale dell’Europa e aumenterà la sicurezza energetica. La proposta arriva in un momento in cui – come mostra l’ultimo Eurobarometro – il sostegno dei cittadini alle politiche climatiche europee rimane forte, conferendo alla Commissione un chiaro mandato per proseguire nella transizione ecologica.
“Aver concordato sull’obiettivo climatico del 90% ci fornisce un chiaro punto di riferimento per orientare le nostre azioni future”, ha affermato la vicepresidente esecutiva della Commissione UE, Teresa Ribera, già ministra per la Transizione climatica spagnola.
“Stiamo rispondendo agli europei che rimangono fermamente favorevoli all’azione per il clima. Per questo motivo oggi abbiamo deciso di proseguire con le nostre politiche climatiche, poiché sono fondamentali per il raggiungimento di altri obiettivi di politica sociale ed economica, come la sicurezza e la prosperità dei nostri cittadini e delle nostre imprese”, ha affermato Ribera.
“Non stiamo scegliendo tra l’economia e l’agenda green, ma entrambe. L’Europa ribadisce il suo impegno per una transizione verde equa, ambiziosa e competitiva”, ha aggiunto Ribera parlando in conferenza stampa a Bruxelles insieme al commissario responsabile per il Clima, Wopke Hoekstra.
Il nuovo traguardo si inserisce nel percorso già tracciato con l’obiettivo legalmente vincolante per il 2030 – la riduzione del 55% delle emissioni – e punta a consolidare la traiettoria verso un’economia europea decarbonizzata entro metà secolo.
Secondo Bruxelles, l’UE è ben avviata a raggiungere l’obiettivo del 2030, come confermato anche dalla recente valutazione dei Piani nazionali energia e clima (NECPs), pubblicata il 28 maggio scorso.
La proposta si basa su una dettagliata valutazione d’impatto e sul parere dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) e del Comitato scientifico consultivo europeo sul cambiamento climatico. Il documento è frutto di un’ampia consultazione condotta a partire da febbraio 2024 con Stati membri, Parlamento europeo, stakeholder, società civile e cittadini.
Hoekstra ha giustificato le tempistiche dilatate, sottolineando che quella dei nuovi obiettivi rappresenta “una questione delicata” e “la politica è fatta di procedure, negoziazioni, creazione di maggioranze solide”. Per questo motivo, ha affermato il commissario olandese “abbiamo usato tutto questo tempo”.
“Vogliamo proteggere le nostre economie dalle perdite del cambiamento climatico”, ha proseguito il commissario UE, che ha ricordato come nella sola Slovenia l’11% del PIL è andato perso dalle devastazioni derivanti dalle inondazioni”.
“Vogliamo essere più indipendenti e resilienti”, ha poi aggiunto Hoekstra, facendo notare che l’UE paga ancora “miliardi di euro per petrolio e gas” e deve quindi recuperare competitività la decarbonizzazione rappresenta “un potente motore per la crescita”.
Secondo il commissario UE è necessario “trovare valide argomentazioni che attraggano investimenti”, investendo in tecnologia pulita, “dando però alle imprese la prevedibilità che ci chiedono”. Per Hoekstra le “aziende devono sapere dove stiamo andando”.
Le novità introdotte dalla proposta
Tra le principali novità introdotte, la Commissione propone di procedere con maggiore flessibilità rispetto al passato, sia a livello settoriale che territoriale. Tra gli strumenti previsti: l’utilizzo limitato di crediti internazionali di alta qualità a partire dal 2036; l’integrazione di rimozioni permanenti di CO₂ nel sistema di scambio di quote (ETS); meccanismi di compensazione tra settori: ad esempio, se uno Stato ha difficoltà a ridurre le emissioni nel settore dell’uso del suolo, potrà bilanciare con risultati migliori nei trasporti o nella gestione dei rifiuti.
L’obiettivo, sottolinea la Commissione, è garantire un approccio economicamente efficiente e socialmente equo, riconoscendo le specificità nazionali e settoriali.
Il principio guida sarà quello della neutralità tecnologica, con l’impegno a creare le condizioni abilitanti per il successo della transizione: una base industriale competitiva, un mercato equo, e politiche che non lascino indietro nessuno.
Contestualmente alla proposta sul clima, la Commissione ha pubblicato una comunicazione sull’attuazione del Clean Industrial Deal, pilastro industriale della strategia climatica europea.
Tra le misure già avviate figurano: il nuovo quadro per gli aiuti di Stato, approvato la settimana scorsa, pensato per incentivare gli investimenti nella transizione energetica; la semplificazione del meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM), che prevede l’esenzione per il 90% degli importatori; una raccomandazione fiscale per promuovere investimenti verdi, con incentivi come l’ammortamento accelerato e crediti d’imposta; nuove linee guida per l’attuazione delle direttive sulle energie rinnovabili, al fine di ridurre i costi e aumentare la capacità produttiva.
Inoltre, si segnalano nuove iniziative per l’energia a prezzi accessibili, la produzione europea di componenti per le reti elettriche, il lancio di una banca per la decarbonizzazione industriale, un piano d’azione per l’industria chimica e il proseguimento dei dialoghi settoriali con le parti interessate. Nelle prossime settimane, la Commissione presenterà anche le proposte per il prossimo Quadro finanziario pluriennale, con l’obiettivo di garantire risorse adeguate alla transizione climatica.
Infine, la proposta lancia un messaggio chiaro alla comunità internazionale. Con l’obiettivo del -90%, l’Unione europea riafferma il proprio impegno a rispettare l’Accordo di Parigi e intende rafforzare la cooperazione con i partner globali in vista della COP30, che si terrà a novembre 2025 a Belém, in Brasile. In collaborazione con la presidenza di turno del Consiglio, la Commissione lavorerà ora alla definizione della nuova Contribuzione Determinata a livello Nazionale (NDC) da notificare alle Nazioni Unite.
La proposta sarà ora trasmessa al Parlamento europeo e al Consiglio per l’esame nell’ambito della procedura legislativa ordinaria. Una volta approvato, il nuovo obiettivo fungerà da riferimento per l’intero impianto normativo post-2030.
Le richieste del Parlamento UE
Il Parlamento europeo ha accolto con favore la proposta, ma ha criticato l’eccessiva attenzione alla flessibilità. In una nota, il presidente della commissione per l’Ambiente, il clima e la sicurezza alimentare (ENVI), Antonio Decaro (Partito democratico, S&D), ha affermato che “la flessibilità non può diventare una via di fuga per la deregolamentazione”.
Infatti, per Decaro, qualsiasi modifica all’obiettivo fissato per il 2040 deve essere subordinata al rispetto del rigore scientifico e alla garanzia dell’equità sociale. “Non possiamo permetterci deroghe mascherate o ambiguità che minino la credibilità dell’UE o gli obiettivi prefissati”.
Per il presidente della commissione ENVI, la posta in gioco è altissima: “Ogni tonnellata di CO₂ emessa oggi compromette il nostro futuro. Per questo il Parlamento è pronto a fare la sua parte, con spirito costruttivo e senso di responsabilità. Faccio appello a tutti i gruppi politici e agli Stati membri affinché agiscano rapidamente per raggiungere un accordo ambizioso sull’obiettivo del 2040”.
In una nota, l’europarlamentare dei Verdi, Benedetta Scuderi, pur apprezzando l’obiettivo annunciato dalla Commissione, ha giudicato “deludente” la metodologia applicata per arrivare al target “nella misura in cui prevede flessibilità per il raggiungimento dell’obiettivo”.
Scuderi ha osservato che “permettere l’uso di crediti di carbonio internazionali fino al 3% per questo scopo rappresenti un passo indietro rispetto all’azione climatica reale, indipendentemente dalle tempistiche, dalle proporzioni e dalla qualita’”.
Secondo l’europarlamentare dei Verdi “questi crediti spostano la responsabilità altrove e disincentivano la trasformazione urgente e necessaria a livello nazionale ed europeo”. Per questa ragione, “includerli negli obiettivi climatici dell’UE scoraggia i cambiamenti strutturali utili a una profonda decarbonizzazione all’interno dell’Unione”.
Inoltre, per Scuderi, “si tratta di un sistema costosissimo”, considerato che si decide di sprecare questi soldi per l’acquisto di crediti “invece di investirli per arrivare effettivamente all’obiettivo climatico”.
In questo contesto, secondo l’eurodeputata, “il target deve essere raggiunto interamente attraverso azioni domestiche e l’UE dispone degli strumenti e delle risorse necessarie in questo senso”.
Un clima politico teso
La proposta della Commissione giunge in un momento di forti divisioni a livello politico sull’efficacia del Green Deal e del percorso avviato nella prima Commissione von der Leyen a favore della transizione green. Il Partito popolare europeo (PPE) – a cui appartiene la presidente della Commission UE Ursula von der Leyen – ha avviato già sul finire della scorsa legislatura una battaglia contro alcuni capitoli del Green deal ritenendoli un ostacolo alla competitività europea, votando in più di un’occasione insieme ai gruppi della destra.
L’ultimo episodio è stato quello relativo alla direttiva Greenwashing che ha visto un comportamento ambiguo della Commissione UE, accusata di aver ceduto alle pressioni del PPE, annunciando la possibilità di un ritiro della direttiva facendo di fatto fallire l’ultimo incontro del round negoziale con Commissione e Consiglio (trilogo) in programma per lunedì 23 giugno.
In un’intervista rilasciata al Guardian prima della presentazione della nuova proposta della Commissione UE, Ribera ha criticato la posizione di alcuni partiti che negano il cambiamento climatico. Parlando della recente ondata di calore che ha portato temperature record nel sud della Spagna e massime fino a 38 gradi a Bruxelles, Ribera ha sottolineato come su questo punto vi sia ancora poca consapevolezza rispetto alla comprensione di cosa sia necessario fare in caso di determinati eventi.
In materia di resilienza idrica e di costruzione di un’economia circolare competitiva, la vicepresidente esecutiva dell’UE ha valutato che c’è “ancora molta strada da fare per preparare infrastrutture e ambienti urbani alle realtà dell’emergenza”. Una parte importante del problema, ha aggiunto, è che alcuni partiti politici “continuano a insistere, con veemenza, che il cambiamento climatico non esiste”, oppure affermano che prendere decisioni per adattarsi alle realtà ambientali è troppo costoso. “Mi dispiace, ma sarà molto più costoso se non agiamo”, ha argomentato Ribera.
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