Un export che inanella un primato dopo l’altro, quello della farmaceutica italiana. Settore produttivo che ha tutte le carte in regola – dalle risorse umane all’eccellenza della ricerca, dalla partnership con il pubblico al Ssn (un unicum a livello globale) – per essere il più competitivo al mondo.
“Quella di oggi è una giornata fondamentale. Ma possiamo farcela, se si interviene attraverso alcune riforme del contesto normativo per valorizzare gli investimenti in Ricerca e produzione, con una nuova governance che aumenti le risorse per la farmaceutica e riduca da subito il payback”. Parola di Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, che all’Assemblea pubblica in corso presso l’Auditorium della Conciliazione mostra di avere le idee chiarissime, rivendicando i risultati di un settore prezioso per il Paese, sinonimo di innovazione ed eccellenza.
L’industria del farmaco però si trova a fronteggiare non poche sfide: dall’ombra dei dazi annunciati da Donald Trump, all’odiosissima realtà del payback, che le imprese puntano a superare “dal 2027, con un adeguamento della spesa sanitaria ai reali fabbisogni di salute dei cittadini, un accesso ai farmaci più rapido e omogeneo sul territorio, l’aumento degli investimenti in prevenzione come proposto dal ministro della Salute e con misure che permettano l’uso del dato clinico per necessità di Ricerca, nel rispetto della privacy”, scandisce Cattani parlando alla platea di big del pharma italiano.
Servono scelte politiche coraggiose
Il momento è cruciale. E la salute, al di là delle pur apprezzate dichiarazioni dei decisori politici, deve davvero “diventare prioritaria, anche in chiave di sicurezza nazionale”, chiede Cattani. La santà deve essere considerata un investimento che genera risparmi sociali ed economici, evitando altri costi. E, anche in forza dei risultati ottenuti in questi anni, l’industria farmaceutica vuole “essere percepita come un’alleata su cui contare, perché trasforma le conquiste scientifiche in cure”.
Investire in Italia: la ricetta
Dall’Auditorium della Conciliazione si invoca dunque una Life Sciences Strategy capace di attrarre nella Penisola gli investimenti fondamentali per conservare la leadership globale. Un primato oggi a rischio. Anche per via di un contesto di incertezza e instabilità, che espone a rischi le filiere e la salute dei cittadini. Insomma, l’obiettivo è davvero quello di porre l’industria al centro, “asse portante dell’economia, della crescita, della produttività, dell’innovazione, dell’export”, dice Cattani.
Meloni: “Settore cruciale per garantire cure sicure. Determinati a semplificare”
D’altronde il valore della farmaceutica è stato sottolineato nel video messaggio della premier Giorgia Meloni, che ha parlato di un’industria “strategica, per garantire cure sicure ai cittadini”. E questo “soprattutto in una Nazionale come la nostra, seconda al mondo per longevità”. Meloni si è poi detta determinata a “semplificare” l’accesso ai farmaci e all’innovazione”.
Tajani: al lavoro per un grande mercato dell’Occidente a tariffe zero
Accennavamo all’ombra dei dazi. “Una guerra dei dazi non conviene a nessuno. Riteniamo che anche per la farmaceutica debba esserci un contesto globale di tutele”, ha detto sul palco il vicepremier Antonio Tajani. “Ebbene, voglio essere ottimista: credo si debba arrivare a un grande mercato dell’Occidente a tariffe zero, dove cresce l’innovazione per far vivere meglio i nostri cittadini”. Tajani elenca Europa, Canada, Stati Uniti e Messico come protagonisti di questo grande mercato a tariffe zero.
Evidenziando inoltre il grande sbocco della farmaceutica per trattenere in Italia i cervelli “e le migliori energie che abbiamo nelle università, che non possono dover abbandonare il nostro Paese” per mancanza di possibilità. Applaudito dalla platea quando ha ricordato le virtù dei vaccini, Tajani non ha nascosto le sfide per l’Europa, che deve semplificare e contrastare la burocrazia per togliere il “piombo sulle ali” di chi fa impresa. “Le Istituzioni devono servire le imprese per farle funzionare meglio”, ha aggiunto.
I numeri della farmaceutica
D’altronde “farmaci e vaccini sono al primo posto in Italia per surplus con l’estero, con oltre 21 miliardi di attivo nel 2024, nuovi record per produzione – 56 miliardi di euro – ed export – 54 miliardi – che confermano il ruolo di leader in Ue dell’Italia, insieme a Germania e Francia”, ricorda ancora Cattani. Le imprese della Penisola sono prime dal 2022 al 2024 anche per incremento del valore aggiunto, +18%, “rispetto a una crescita cumulata del Pil dell’1,4%”, puntualizza poi il numero uno di Farmindustria.
È l’export a fare da traino
Questi sono fatti. E ora guardiamo altre cifre: tra il 2021 e il 2024 l’Italia è seconda al mondo per crescita in valore delle esportazioni di farmaci. L’industria farmaceutica è prima nel Paese per aumento dell’export e concorre agli obiettivi del Piano strategico del MAECI, che ha previsto dal 2022 al 2027 una crescita del +12% e può contare sull’apporto delle aziende farmaceutiche, già oggi al +24%. Il settore contribuisce a rendere l’Italia “quarto Paese esportatore al mondo”, ha ricordato il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, che cita Calamandrei ricordando che “un uomo malato non è un uomo libero”,
Un drappello di aziende che producono salute e lavoro
Farmindustria conta circa 200 aziende associate a capitale nazionale e a capitale estero – che sono un valore strategico per la salute, la crescita e la sicurezza – con oltre 130 stabilimenti su tutto il territorio. Per avere un’idea della farmaceutica italiana, basti pensare che nel 2024 gli addetti erano 71.000 (+1,4%), con un incremento del 21% di under 35 negli ultimi 5 anni e un’elevata presenza di donne, il 45% del totale.
E poi fra i numeri del pharma troviamo 4 miliardi di investimenti, 1,7 in impianti ad alta tecnologia e 2,3 in R&S. Con una crescita delle domande di brevetto farmaceutico del Paese del 33% negli ultimi 5 anni, a fronte di un +18% della media dei big Ue.
La sfida per i leader è globale
Ma la vera partita, anche per la farmaceutica italiana, si gioca a livello globale. E le imprese lo sanno. “In Europa la situazione è molto difficile. Sia per misure che hanno compromesso la competitività complessiva dell’industria, con alcuni settori che rischiano di sparire, sia per una serie di lunghezze burocratiche che recano danni alla competitività, aumentano i costi e impediscono di fare passi avanti nello scenario internazionale. La domanda che ora l’Ue deve farsi – dice Cattani – è vogliamo essere leader o follower?”.
Il mondo sta cambiando radicalmente. In 20 anni sono aumentati gli scenari di guerra. Il trend demografico in Occidente è quello di una società che sta invecchiando, con una domanda sempre maggiore di assistenza sanitaria. Esistono difficoltà di approvvigionamenti nelle filiere e crescono i costi per la loro sostenibilità (+30% rispetto al 2021). Partner storici si scoprono concorrenti. Nuovi attori emergono in ruoli da protagonisti, come la Cina, che ormai contribuisce per il 20% al Pil mondiale, mentre l’Ue è al 18% e gli Usa restano la prima economia del mondo.
“In questo scenario serve un cambio di rotta evidente e rapido. Le regole di 20 anni fa non possono essere adatte a un mondo radicalmente diverso e in continua evoluzione”. Insomma “l’industria farmaceutica Made in Italy con i numeri che ha, le eccellenze su cui può contare, ha l’ambizione di essere la più competitiva al mondo. E può davvero farcela, se si interviene nel modo giusto. Oggi abbiamo un esecutivo autorevole e stabile, che ha una visione strategica dell’industria e del nostro settore”, conclude Cattani. Ma in effetti il lavoro da fare non manca. E qui la platea sogna l’addio al payback.
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