C’è una domanda che aleggia silenziosa tra gli investitori più esperti e gli imprenditori più accorti, mentre osservano i mercati di questi mesi: come faccio a distinguere il rumore dalla direzione? Il primo semestre del 2025 ha offerto uno scenario sfaccettato, talvolta contraddittorio, dove la crescita degli indici si è intrecciata con segnali di fragilità sistemica, la corsa degli asset “rifugio” ha accompagnato la fiducia nei tech, e il contesto geopolitico ha imposto una nuova grammatica della prudenza. Chi gestisce patrimoni oggi deve leggere molto più dei dati: deve comprendere la trama sotto le cifre, saper interpretare i segnali deboli, decidere con lucidità. È in questa tensione tra opportunità e rischio che si giocano le strategie per la seconda metà dell’anno.
AZIONARIO GLOBALE: RALLY REALE O ILLUSIONE OTTICA?
Dopo la correzione del 2022, il recupero dei mercati è stato travolgente. In sole nove settimane, il Nasdaq 100 ha annullato le perdite e ha superato i massimi storici, sostenuto da utili societari in crescita (+9,6% YoY nel Q1 2025) e da una narrazione dominante: quella dell’intelligenza artificiale come motore di una nuova rivoluzione industriale. Ma sotto la superficie scintillante, non tutto corre con la stessa velocità. Le small cap statunitensi, ad esempio, sono rimaste indietro: il Russell 2000 non ha seguito il rally delle big tech, e questo scollamento evidenzia una selettività che impone discernimento. Non è più il tempo degli ETF “buy all”: serve selezionare per qualità, sostenibilità e visione strategica. Nel frattempo, il pendolo globale si muove: per la prima volta in 16 anni, le borse non statunitensi stanno battendo Wall Street. L’ETF Eurozona segna un +24%, i mercati emergenti consolidano il recupero. È il segnale di una rotazione geografica che può offrire nuove occasioni a chi ha il coraggio di guardare oltre confine.
OBBLIGAZIONI: IL RITORNO DEL VALORE
Cinque anni di drawdown hanno creato un vuoto di fiducia nel mercato obbligazionario. Eppure, mai come oggi, i bond tornano a essere centrali nella costruzione patrimoniale. I Treasury decennali offrono rendimenti superiori al 4,3%, i corporate investment grade superano il 5% e gli high yield selezionati arrivano al 7%. In un contesto in cui l’inflazione si sta progressivamente allineando agli obiettivi delle banche centrali, la combinazione tra rendimento e rischio appare favorevole, soprattutto su scadenze medie. La curva dei rendimenti, sebbene ancora invertita, si sta normalizzando. I credit spread si sono ristretti, segno che il mercato non prezza più una recessione imminente. È il momento di ragionare su un ritorno strategico all’obbligazionario, con allocazioni flessibili, duration controllata e selezione attenta del rischio emittente.
POLITICHE MONETARIE: SI PREPARA IL CAMBIAMENTO
La Federal Reserve osserva, riflette, non affonda ancora il colpo. I tassi restano al 4,25%, con una possibile discesa tra settembre e dicembre. Ma non sarà il taglio il vero segnale: sarà il linguaggio con cui verrà comunicato. Perché oggi, più che i numeri, conta la narrazione. Intanto, la BCE ha già avviato un ciclo di allentamento, agevolata da una dinamica inflattiva più stabile. Questo potrebbe rafforzare l’euro, ma soprattutto riaccendere l’interesse per gli asset denominati in valuta europea. Una finestra che chi investe in dollari farebbe bene a non sottovalutare.
IMMOBILIARE: BIFORCAZIONE TRA CICLI
Il mattone torna a essere spartiacque tra chi compra per vivere e chi investe per reddito. Negli Stati Uniti, il residenziale sconta il rialzo dei mutui: tassi sopra il 7%, prezzi saliti del 94% in dieci anni, accessibilità crollata. Il mercato si sta fermando: la domanda cala, i prezzi rallentano (+1,3% annuo), e i venditori iniziano a superare gli acquirenti. Più netta la contrazione del commerciale: -17% dai massimi del 2022, con REIT ancora in sofferenza. Eppure, nei momenti di stress, si aprono finestre per chi sa investire con progettualità: il mercato degli affitti è in ricalcolo, con tassi di sfitto in aumento e canoni in discesa. Serve visione. Serve struttura.
MATERIE PRIME: ORO, ARGENTO E LA GEOPOLITICA
L’oro corre: +29% da inizio anno, miglior performance dal 1979. In termini reali, ha superato i massimi storici del 1980. L’argento lo segue, risalendo ai livelli del 2011. È la reazione naturale a un mondo che percepisce rischio sistemico: guerre, debito, fiducia istituzionale in calo. Attenzione però al petrolio: se il conflitto Iran-Israele dovesse degenerare, un rialzo sopra i 130 dollari è plausibile. In questo scenario, l’energia torna ad avere un ruolo chiave anche nei portafogli, ma va maneggiata con attenzione: l’instabilità geopolitica è per definizione imprevedibile.
MACRO: EQUILIBRIO FRAGILE E RESILIENZA SELETTIVA
Il PIL USA nel primo trimestre ha registrato un -0,2%, ma le stime per Q2 indicano un rimbalzo del 3,4%. I consumi resistono, sostenuti da salari reali in crescita (+1,4% sull’inflazione CPI). Ma le tensioni restano: debito pubblico record, deficit al 7,5% del PIL, dinamiche fiscali insostenibili.
Ray Dalio lancia un monito chiaro: senza un riequilibrio fiscale (deficit al 3%), la fiducia nei confronti del dollaro e dei Treasury potrebbe incrinarsi.
In un contesto di guerra fredda monetaria e crisi della moneta fiat, questo potrebbe accelerare la transizione verso riserve alternative – da Bitcoin all’oro, passando per valute digitali di Stato.
STRATEGIE OPERATIVE PER IL SECONDO SEMESTRE
In questo scenario, serve una strategia di regia. Ecco i pilastri su cui fondarla:
– Azionario: privilegiare società ad alta capitalizzazione, leadership tecnologica e bilanci solidi. Guardare a Europa e mercati emergenti con maggiore apertura.
– Obbligazionario: reinserire il reddito fisso nei portafogli in chiave difensiva, approfittando dei rendimenti reali positivi e di una duration selettiva.
– Immobiliare: evitare il residenziale speculativo. Esplorare opportunità nel settore affitti e nei mercati alternativi.
– Materie prime: mantenere una quota strategica in metalli preziosi. Monitorare le dinamiche energetiche con attenzione.
– Valute: costruire diversificazione valutaria intelligente, anche attraverso fondi hedged e soluzioni multi-currency.
PIÙ CHE STRUMENTI SERVE UNA ROTTA
La complessità non si governa con ricette standard. Va ascoltata, analizzata, trasformata in direzione. In questo senso, la costruzione di un patrimonio oggi è simile alla costruzione di una biografia: richiede coerenza, pazienza e coraggio. Le decisioni più efficaci non sono quelle che rincorrono il mercato, ma quelle che nascono da una domanda: che cosa voglio proteggere davvero? Quando il capitale incontra la consapevolezza, nasce il valore. E quando la strategia incontra il tempo, nasce la libertà.
Luca Zanata, Presidente del Comitato Investimenti di NT Capital SG
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