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Cosa dice la legge di Okun e perché interessa chi guida un’azienda


La legge di Okun aiuta a interpretare la connessione che c’è fra occupazione, produzione e crescita. Ancora oggi è una teoria molto utile per manager, imprenditori e leader aziendali, nonostante sia nata negli anni Sessanta. Serve soprattutto a chi ha responsabilità gestionali e deve fare previsioni economiche, definire strategie di crescita o prendere decisioni in tempi di incertezza.

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Ma cosa dice esattamente questa legge e quali sono le ripercussioni pratiche per un amministratore delegato, un direttore finanziario o un imprenditore? In questo caso è importante iniziare dall’inizio per poi proseguire con esempi reali e tangibili.

Cosa dice la regola di Okun

La legge di Okun, o regola, altro non è un’osservazione empirica che prende il nome da chi l’ha formulata nel 1962: l’economista americano Arthur Okun. In sintesi, stabilisce una relazione inversa tra il tasso di disoccupazione e il tasso di crescita del Pil. Infatti, secondo Okun, quando l’economia cresce a un ritmo superiore a quello del suo potenziale, la disoccupazione tende a diminuire. Al contrario, quando il Prodotto interno lordo rallenta o cala, la disoccupazione aumenta.

In altre parole, ogni punto percentuale di incremento della disoccupazione è associato a un calo del Prodotto interno lordo di circa il 2% o il 3% rispetto al suo potenziale. Esistono diverse formulazioni, ma l’idea centrale è sempre la stessa: per ridurre la disoccupazione, l’economia deve crescere a ritmi importanti.

L’applicazione al vertice di un’azienda

La legge di Okun potrebbe sembrare soltanto una questione che riguarda economisti e analisti a livelli macroeconomici. Tuttavia, le sue implicazioni sono profondamente pratiche anche per chi è alla guida di un azienda. In primo luogo perché da un supporto a chi deve interpretare un ciclo economico. È fondamentale comprendere in quale ci si trova: espansione, rallentamento, recessione o ripresa. La legge di Okun aiuta a leggere il contesto. Infati, se il tasso di disoccupazione aumenta e la crescita del Pil rallenta, è un segnale che l’economia è in fase di contrazione. Ecco allora che potrebbe essere il momento di rivedere i piani di investimento, rallentare l’espansione, ridurre i costi o focalizzarsi sulla resilienza operativa. Viceversa, se l’economia cresce e la disoccupazione scende, è il momento di spingere sull’innovazione e sulla crescita.

Questa regola dà indicazioni sui consumi. La disoccupazione, infatti influisce direttamente sul reddito disponibile delle famiglie e quindi sul potere d’acquisto, che rappresenta una parte fondamentale della domanda aggregata. Un aumento della disoccupazione riduce le vendite, soprattutto nei settori legati al consumo discrezionale. Fra questi ci sono la moda, i viaggi, il lusso, l’elettronica.

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Per i Ceo del retail o del largo consumo, la legge di Okun è uno strumento utile per anticipare trend della domanda e adattare l’offerta di conseguenza. Ecco allora che si può decidere di introdurre prodotti a prezzo più accessibile, migliorare l’efficienza logistica o investire in canali digitali più convenienti per il target di riferimento.

Altri campi d’interesse

Questa legge supporta le decisioni di pianificazione del personale. La relazione tra occupazione e crescita aiuta anche a pianificare le risorse umane. In un contesto economico che cresce lentamente, la pressione per aumentare l’organico si riduce. Al contrario, in una fase di crescita rapida, le imprese possono prevedere un incremento della domanda di lavoro e quindi prepararsi per attrarre e trattenere talenti, magari anche affrontando pressioni salariali. Gli specialisti di HR possono usarla per capire meglio i trend occupazionali e adeguare la strategia del personale.

Inoltre, nelle politiche economiche, è un supporto nella gestione del rischio.Le aziende che operano a livello globale devono gestire l’esposizione al rischio macroeconomico. Conoscere la legge di Okun aiuta a prevedere i rischi nei mercati esteri in base alla crescita e ai tassi di disoccupazione locali. Per chi lavora nell’export o ha filiali internazionali, può fare la differenza sapere che una recessione negli Stati Uniti, ad esempio, comporterà un aumento della disoccupazione e una riduzione della domanda di beni stranieri. Questo può indurre le aziende a diversificare i mercati di sbocco, adattare i contratti o rafforzare la supply chain. E, considerando la guerra commerciale in atto per volere di Trump, torna molto attuale.

Influenza le politiche pubbliche. Molti governi utilizzano la relazione tra Pil e disoccupazione per decidere le politiche fiscali e monetarie. In presenza di disoccupazione crescente e bassa crescita, si tende a stimolare l’economia con incentivi fiscali, sussidi, investimenti pubblici o tagli dei tassi di interesse. Un’azienda attenta a queste dinamiche può cogliere opportunità di finanziamento agevolato, beneficiare di incentivi per l’assunzione o fare leva sulla spesa pubblica per settori strategici.

Criticità della legge di Okun

Come ogni modello economico, anche la legge di Okun ha i suoi limiti. Si tratta di una relazione empirica, non di una legge rigida. In altre parole, funziona in media, ma non in modo perfetto. Infatti esistono dei fattori che possono distorcere il rapporto tra Prodotto interno lordo e disoccupazione.

Se la produttività cresce rapidamente, l’output può aumentare anche senza creare nuovi posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione non misura chi esce dal mercato del lavoro: se molti smettono di cercare lavoro, il tasso può scendere anche in presenza di stagnazione. Inoltre in Paesi come gli Stati Uniti il mercato del lavoro è molto più dinamico che in altri e influenza il legame tra crescita e occupazione.

Ecco perché è importante che venga interpretata nel contesto specifico di ogni economia e accompagnata da altri indicatori come inflazione, tassi di interesse, produttività, fiducia dei consumatori.

La legge di Okun dopo la pandemia

Dopo la crisi economica causata dalla pandemia da Covid, molti Paesi hanno assistito a un crollo del Pil e a un’impennata della disoccupazione. Tuttavia, la successiva ripresa economica non ha subito ricreato gli stessi livelli occupazionali precedenti. Questo ha sollevato interrogativi sul fatto che la legge di Okun fosse inattendibile.

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In realtà, molti dei cambiamenti a livello professionale – come il telelavoro, l’automazione e gli spostamenti di settore – hanno temporaneamente modificato la relazione tra Pil e occupazione. Le aziende che hanno saputo vedere questo mutamento, sono riuscite a reggere il colpo meglio di altre.

Questo dimostra come la legge di Okun non sia solo una curiosità teorica, ma uno strumento pratico per chi guida un’azienda. Perché aiuta a leggere l’evoluzione economica, anticipa la domanda, pianifica le assunzioni e permette di adattare la strategia aziendale. In un mondo sempre più incerto, in cui le imprese devono muoversi tra inflazione, crisi geopolitiche e transizione ecologica, comprendere i rapporti tra crescita e occupazione non è di secondaria importanza.



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