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Rendicontazione CSRD: cosa devono fare le imprese italiane


La Direttiva sulla rendicontazione sulla sostenibilità aziendale (CSRD) dell’UE segna un’evoluzione cruciale nella rendicontazione di sostenibilità, espandendo notevolmente le informazioni richieste alle aziende, basandosi sulla precedente Direttiva sulla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario.

 

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La CSRD amplia significativamente il numero di imprese soggette a questi obblighi. Le aziende interessate dovranno rendicontare annualmente la sostenibilità nei loro report di gestione, seguendo gli Standard Europei di Rendicontazione sulla Sostenibilità (ESRS), e tali report saranno sottoposti a revisione contabile esterna.

Effetti della direttiva CSRD sulle imprese

Gli obblighi di rendicontazione sociale imporranno ai datori di lavoro di fornire dettagli su condizioni di lavoro, parità di trattamento e prevenzione del lavoro minorile e forzato, sia per la propria forza lavoro che per i lavoratori della catena del valore.

La rendicontazione in materia di governance richiederà informazioni su composizione e diversità del consiglio di amministrazione e del management, oltre ai piani di incentivazione legati alla sostenibilità. Le aziende dovranno rendicontare un’ingente quantità di dati sui dipendenti, rendendo indispensabile il coinvolgimento dei responsabili delle risorse umane e del personale. Le nuove norme erano previste in quattro fasi tra il 2024 e il 2029, con gli Stati membri che avevano inizialmente tempo fino al 6 luglio 2024 per recepire la direttiva.

L’impatto della Direttiva “Stop the Clock”

Un recente e significativo sviluppo è l’adozione della Direttiva “Stop the Clock”, pubblicata il 16 aprile 2025, che posticipa le date di applicazione di alcune disposizioni della CSRD e della Direttiva sulla due diligence per la sostenibilità aziendale (CS3D).

L’obiettivo è rendere più graduale e realistica l’attuazione degli obblighi normativi UE sulla sostenibilità. Gli Stati membri sono ora tenuti a recepire la Direttiva “Stop the Clock” entro il 31 dicembre 2025.

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Per la CSRD, le misure si applicheranno dall’esercizio finanziario che inizia il:

  • 1° gennaio 2027 (anziché il 2025 o data successiva) per le grandi imprese e le società madri di grandi gruppi.
  • 1° gennaio 2028 (anziché il 2026 o data successiva) per le piccole e medie imprese quotate, gli enti creditizi di piccole e medie dimensioni e le imprese di assicurazione e riassicurazione captive.
  • L’esercizio finanziario che inizia il 1° gennaio 2028 rimane invariato per le imprese di paesi terzi. È fondamentale notare che gli obblighi di segnalazione per gli enti di interesse pubblico con oltre 500 dipendenti sono già entrati in vigore il 1° gennaio 2024 e non sono stati prorogati.

La “Stop the Clock” modifica anche la CS3D, che rafforza la due diligence sulla sostenibilità aziendale. Gli Stati membri dovranno attuare la CS3D entro il 26 luglio 2027 (anziché il 26 luglio 2026), con gli obblighi principali che si applicheranno dal:

  • 26 luglio 2028 per le aziende europee con più di 3.000 dipendenti e un fatturato netto globale superiore a 900 milioni di euro, e per le aziende extra-UE con lo stesso fatturato.
  • 26 luglio 2029 negli altri casi. La Direttiva “Stop the Clock” risponde alle critiche sulla burocrazia europea. È importante sottolineare che riguarda solo le tempistiche; altre proposte per ridurre la rendicontazione di sostenibilità non sono ancora state adottate.

Digitalizzazione e strumenti per la rendicontazione CSRD

L’implementazione della CSRD richiede un uso esteso della tecnologia e degli strumenti digitali. La vasta quantità di informazioni sulla sostenibilità da rendicontare rende indispensabile l’adozione di soluzioni digitali avanzate per la raccolta, l’analisi e la gestione dei dati.

Un esempio chiaro è la Finlandia, la cui legislazione (in vigore dal 31 dicembre 2023) estende l’obbligo di fornire il report digitalmente anche ai bilanci finanziari, facilitando l’elaborazione e l’utilizzo uniformi di questi documenti in futuro. Questo sottolinea una visione di ecosistema di rendicontazione integrato e digitale.

Le aziende dovranno implementare sistemi informatici per la raccolta, la gestione e l’analisi dei dati, nonché per la rendicontazione digitale (es. formati XBRL). L’uso di software di gestione della sostenibilità (ESG software), piattaforme di data analytics e soluzioni basate sull’intelligenza artificiale sarà cruciale per gestire la complessità e il volume delle informazioni richieste, garantendo conformità e facilitando la verifica esterna. La CSRD, pur non essendo una direttiva digitale, impone una accelerazione della trasformazione digitale delle funzioni di rendicontazione aziendale.

Confronto tra i paesi membri dell’UE: best practice e ritardi nell’implementazione

L’implementazione della CSRD varia significativamente tra i paesi membri dell’UE.

Tra le best practice, spiccano i Paesi che hanno completato in anticipo rispetto ai tempi e in modo completo il recepimento, talvolta introducendo elementi innovativi. La Finlandia è un esempio per la rapidità e l’introduzione della digitalizzazione obbligatoria dei report. Molti altri Paesi hanno completato il processo con legislazione definitiva entro la fine del 2024 o inizio 2025, tra questi Svezia, Slovacchia, Irlanda, Lituania, Lettonia, Polonia, Bulgaria, Croazia, Slovenia, Grecia, Belgio, Estonia, Norvegia, Ungheria e Romania.

All’opposto, si osservano ritardi significativi o un’implementazione frammentata: il Portogallo non ha ancora alcun progetto di legge, la Spagna ha un progetto di legge ma non ha ancora completato il recepimento, mentre la Germania ha una bozza di legge in sospeso a causa del cambio di governo, con l’incertezza sulla sua adozione finale. Paesi come i Paesi Bassi, l’Austria e Cipro hanno presentato bozze o sono in fase di consultazione. La Repubblica Ceca, invece, ha adottato un approccio a “trasposizione successiva”, implementando solo la prima fase. Anche la Francia, pur avendo un’ordinanza, attende ancora testi successivi per la piena attuazione. Le aziende transnazionali dovranno monitorare attentamente lo stato di implementazione in ogni giurisdizione.

 

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Il punto sull’applicazione in Italia della direttiva CSRD

L’Italia rientra tra i paesi che hanno adottato la “final legislation”, avendo pubblicato la legislazione di implementazione della direttiva il 10 settembre 2024. Questo significa che il quadro normativo per la CSRD è definito a livello nazionale, e le imprese italiane rientranti nell’ambito di applicazione dovranno conformarsi agli obblighi di rendicontazione nei tempi previsti dalla direttiva, tenendo conto delle proroghe introdotte dalla “Stop the Clock”. La complessità degli obblighi richiederà un’attenta pianificazione e risorse adeguate, in particolare per il coinvolgimento delle funzioni HR e del personale.



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