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LMDV Capital, il Made in Italy che vale un miliardo


di
Daniela Polizzi

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Fiuggi, Twiga, l’immobiliare, ora Esa NanoTech, sono le partecipazioni nel portafoglio della Lmdv Capital di Leonardo Maria Del Vecchio

Dopo tre anni intensi, segnati da molte acquisizioni e oltre 375 milioni di euro di investimenti, Leonardo Maria Del Vecchio, 30 anni, imprenditore, presidente di Ray-Ban, fondatore di LMDV Capital e azionista con il 12,5% di Delfin, fa il punto su una fase di forte accelerazione imprenditoriale. «È stata una stagione di forte crescita. Ora sento l’esigenza di definire con maggiore chiarezza la visione e la strategia del nostro progetto», dice il quartogenito dei sei figli di Leonardo Del Vecchio, fondatore di Essilorluxottica. «Investiamo in aziende storiche del made in Italy, supportandone la crescita in una logica industriale e non speculativa. Siamo partiti da realtà come Acqua e Terme Fiuggi e Leone Film Group, affiancandole ad attività nell’hospitality come i nostri ristoranti Vesta e Twiga, con l’obiettivo di generare valore e sinergie».

Quanto valgono oggi gli asset in portafoglio?




















































«Secondo una delle principali società di revisione, il valore complessivo è stimato in 1 miliardo di euro. La leva finanziaria è contenuta ed il debito bancario rappresenta una parte minore del valore degli asset. Pertanto, adottando una logica prudente, gli investimenti sono oggi completamente coperti dal loro valore. Ne sono un esempio le acquisizioni immobiliari di un palazzo in Via Turati e di Palazzo Smeraldo che si sono rivalutate più del doppio in brevissimo tempo. Insieme ai 600 metri quadrati in Monte Napoleone, tutto ciò porterebbe ad una copertura dell’intera esposizione bancaria che a bilancio è pari a circa 150 milioni».

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Quanto ha pesato il nome Del Vecchio nell’ottenere fiducia dal sistema bancario?

«Credo che le banche, più di molti altri interlocutori, riconoscano chi vuole davvero costruire qualcosa di solido. Quando ho fondato LMDV Capital, non ho chiesto credito sulla base del cognome. Ho ottenuto fiducia grazie a quello che ho fatto. La leva concessa, la disponibilità dei partner finanziari, sono il segno che il mercato non ha bisogno che una persona abbia ereditato tutto, bensì che tu abbia dimostrato di saper creare valore in prima persona. E questo, nel lungo termine, è ciò che davvero costruisce credibilità, indipendenza e rispetto. Negli ultimi 12 anni in EssilorLuxottica, non ho semplicemente affiancato mio padre: ho partecipato a progetti chiave, rilanciato Ray-Ban, affrontato mercati e cicli globali, parlato con investitori, eseguito la visione strategica. E la cosa più importante è che le mie attuali responsabilità — presidente di Ray-Ban e chief strategy officer del gruppo –— mi sono state affidate dopo la morte di mio padre, dal ceo Francesco Milleri e dal top management. Non sono state ereditate: mi sono state riconosciute».

A che punto è il dialogo tra gli azionisti Delfin in vista dell’assemblea del 31 luglio?

«Sono positivo. Le posizioni più estreme si stanno ammorbidendo, grazie al lavoro di molti professionisti. Se non sarà a luglio, troveremo un’intesa a breve. L’importante è arrivare a una sintesi nel rispetto della volontà del fondatore».

Avete in programma la valorizzazione di qualche asset in portafoglio?

«Potrà esserci, ma solo a determinate condizioni. Non cederemo mai i nostri brand a investitori che rischiano di disperderne il valore. Il lavoro e i dipendenti devono essere tutelati. Abbiamo costruito una squadra manageriale forte, sia in LMDV sia nelle partecipate. Ogni valutazione verrà fatta con attenzione e sarà il cda a decidere».

Quale è la logica dell’investimento nella Leone film e nel Twiga?

«Leone Film è un marchio storico che può crescere moltissimo, anche attraverso l’estensione del brand. Potrebbe diventare un’etichetta musicale, un’agenzia media, un contenitore culturale. Quando investiamo, se vediamo un brand forte, lavoriamo per renderlo ancora più solido. Non sono investimenti scollegati: hospitality, entertainment, immobiliare sono attività che possono generare sinergie straordinarie. È la logica che ha guidato anche lo sviluppo del nostro gruppo nell’ospitalità. Quando siamo partiti non eravamo nessuno, abbiamo cercato gli spazi, le competenze, i manager giusti. Anche Twiga, che ne fa parte, è un brand riconosciuto a livello internazionale, ma per arrivarci abbiamo costruito da zero la sua ristorazione. Il gruppo è passato da 20 milioni a 70 milioni di fatturato, con oltre mille dipendenti in diciotto mesi. È un esempio di crescita rapida, con un disegno preciso. La visione è quella di un imprenditore che ha deciso di costruire e non semplicemente di ereditare».

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L’ultimo investimento è quello in Esa NanoTech…

«La società ha un processo brevettato unico al mondo per il quale si può creare del grafene dalla plastica riciclata, un giorno arriveremo anche a utilizzare altri materiali di recupero a base di carbonio. È un’attività che sostiene l’economia circolare».

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20 luglio 2025 ( modifica il 20 luglio 2025 | 12:24)

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