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Anche il biotech cresce. L’Ue incalza Usa e Cina


Le biotecnologie hanno un ruolo fondamentale e non solo nell’ambito della salute. All’annuale assemblea pubblica di Federchimica Assobiotec, l’andamento descritto è di crescita. Non mancano però gli stimoli per dare slancio a un settore con potenzialità ancora da valorizzare. A livello dell’Unione europea, per esempio, il Biotech Act, il progetto di legge europeo, mira a promuovere l’innovazione e a rafforzare la competitività nei confronti di competitor, come Cina e Stati Uniti, già da anni attrezzati con piani definiti.

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Scenario di crescita

L’associazione di imprese ha realizzato una mappatura, basata sui codici Ateco, che descrive una fase articolata e in forte espansione del mercato. I dati evidenziano un fatturato per il 2023 di oltre 47,5 miliardi di euro, pari al 2,23% del Pil. Le aziende nel settore sono 4.888, con una forte concentrazione nel Nord, che contribuisce al 73% del valore prodotto e ospita il 48% delle realtà.

Sebbene ci sia una prevalenza di microimprese (54% del totale), l’analisi registra allo stesso tempo un’importante presenza di grandi (20%), piccole (17%) e medie (9%). Questo dato indica come oltre la metà (54%) delle società sia da catalogare quale micro, ovvero con meno di dieci dipendenti. Il biotech inoltre impiega circa 80 mila addetti, principalmente concentrati in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Il costo medio orario del personale nel settore si attesta a 31,50 euro ogni ora con picchi fino a 41,57 nell’industria farmaceutica, a testimonianza dell’alto livello di specializzazione richiesto.

“C’è bisogno di parlare di biotecnologie perché crediamo che avranno un ruolo fondamentale nella nostra vita soprattutto nei prossimi anni”, osserva in apertura Fabrizio Greco, presidente di Federchimica Assobiotec.

In occasione dell’assemblea, Greco è stato confermato per il triennio 2025-28 al vertice, così come i due vicepresidenti: Elena Sgaravatti (PlantaRei Biotech) e Carlo Rosa (DiaSorin).

Dietro Cina e Usa

A livello globale, le biotecnologie crescono e si prevede che entro il 2030 il loro valore possa moltiplicare di due volte e mezzo. “Ci sono contesti – ricorda Greco – che stanno guardando da tempo al settore. La Cina ha iniziato in maniera esplicita già dieci anni fa con il programma “Made in China 2025” del 2015. Anche gli Stati Uniti hanno esplicitato l’interesse specifico sulle biotecnologie nel 2018. L’Europa ha iniziato nel 2023 con il programma Step e l’anno scorso la Commissione ha pubblicato il documento in cui anticipa che entro il 2026 verrà adottato il Biotech act. È dunque evidente che anche l’Europa si stia dotando di un programma specifico”.

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Da scoperte a prodotti

Gli Stati dell’Unione hanno una posizione globale relativamente forte per la ricerca biotecnologica, tanto è vero che il settore è uno dei più produttivi per il Vecchio Continente. In termini di valore aggiunto lordo, il biotech sta crescendo più del doppio rispetto all’economia comunitaria nel suo complesso, superando settori come la finanza, l’Ict o persino il settore automobilistico.

Inoltre, le biotecnologie impiegano più di 900 mila persone nell’Ue. Nonostante la forte posizione nella ricerca biotecnologica, però, emerge, secondo gli attori del comparto, la necessità di migliorare la traduzione delle scoperte in prodotti da immettere nel mercato e affrontare le sfide crescenti, quali l’accesso ai finanziamenti e la complessità normativa. “Per sbloccare il pieno potenziale del settore – sostiene Olivér Vàrhelyi, commissario europeo per la Salute e il Benessere animale – la Commissione sta sviluppando un’iniziativa ambiziosa, il Biotech Act, che mira a creare un ambiente normativo favorevole, attrarre investimenti e sviluppare un ecosistema competitivo con una forza lavoro qualificata.

L’obiettivo è consolidare la posizione dell’Europa come centro globale per la biotecnologia”.

La strada per l’innovazione

Per quanto riguarda l’Italia, il settore “è più diffuso di quanto pensiamo – commenta il presidente – nonostante l’attenzione ricevuta sia minore che in altre parti del mondo”. Nel “biotech journey”, ovvero il percorso lungo il quale “l’idea diventa la soluzione concreta per le persone, i pazienti, i cittadini”, lo sviluppo delle biotecnologie viene valorizzato nel Paese.

“Perché questo viaggio sia possibile – descrive Greco – serve un ecosistema nazionale forte, dove tutte le componenti (ricerca, sviluppo, produzione e accesso) possano interagire in modo fluido e virtuoso”.

Fonte ideale delle idee per il presidente dovrebbero essere i giovani “che, tuttavia – evidenzia – devono essere formati per portare delle innovazioni”. L’Italia conta ancora pochi laureati in materie scientifiche e non c’è un investimento a livello di sistema Paese per trattenere quelli con specifiche attitudini. “Siamo secondi per numero di pubblicazioni e quarti per numero di brevetti in Europa”, ribadisce Greco, ma “abbiamo la necessità di strutturare meglio la trasformazione delle idee per la costituzione di startup. Dobbiamo creare un ecosistema composto da semplici passaggi”.

Ecco quindi che il percorso suggerito tende ad accrescere le competenze avanzate, soprattutto per le nuove generazioni e a sostenere le start-up e le Pmi innovative con strumenti di finanziamento mirati.

Valorizzare le possibilità

Potenziare il settore, anche attraverso un Libro bianco sulla politica industriale che uscirà entro la fine dell’anno, è l’obiettivo evidenziato, nel messaggio inviato da Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy: “al momento abbiamo già degli strumenti, come il ‘Programma nazionale di ricerca, innovazione e competitività 2021-27’ e il prossimo Important project of common european interest (Ipcei) sulle biotecnologie, entrambi fondamentali per sostenere la ricerca, lo sviluppo e l’introduzione di nuove tecnologie di frontiera”. Per il ministro, è necessario valorizzare le opportunità offerte anche dagli strumenti collegati alle transizioni verde e digitale: “incentivi, semplificazioni amministrative e agevolazioni fiscali – spiega – devono essere parte di uno sforzo strategico unitario per raggiungere una piena maturità industriale, creando nuove occasioni di investimento e occupazione qualificata. Le competenze sono un altro elemento strategico: la sfida demografica e il calo della forza lavoro impegnano tutti noi a investire sulla formazione, sulla riqualificazione e sull’attrazione di talenti. Il settore ha già dimostrato grande maturità e potenzialità di crescita. È fondamentale accompagnarlo con una strategia chiara, condivisa e tempestiva”.

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Accelerare la macchina europea

La necessità di creare un ecosistema favorevole – fatto di regole semplici, investimenti mirati e competenze adeguate – per trasformare la leadership scientifica in un motore di crescita e competitività, è dunque avvertita in Europa. “Mi sento di dire che i primi passi soni stati fatti”, osserva Matteo Borsani, direttore Affari europei di Confindustria. “La Commissione europea – continua – si sta muovendo fra la voglia di innovazione e un contesto più favorevole alle imprese”. Il punto che preoccupa però è la tempistica. “Il mondo ha accelerato – avverte Borsani – e l’Europa è una realtà in cui una Commissione impiega 5-6 mesi per mettere sul tavolo iniziative, con un tempo medio di gestazione di una normativa di 18 mesi. Ciò vuol dire che mentre il mondo cambia si impiegano due anni per l’adozione e due anni per avere effetti. Questo è il tema su cui dobbiamo spingere l’acceleratore”.

Nei confronti del Biotech Act, interviene pure Claudia Biffoli della direzione generale per le nuove tecnologie abilitanti presso il ministero delle Imprese e del Made in Italy. Suggerisce di “coordinarsi a livello nazionale, cioè di arrivare agli incontri preliminari o in progress, funzionali alla stesura di un regolamento, avendo già le idee chiare su quali sono i bisogni e le priorità. Da questo punto di vista – spiega – quello che lanceremo è sicuramente un tavolo per cercare di arrivare preparati”.

Premiata la ricerca genetica

Al termine dell’Assemblea, è stato assegnato al professor Luigi Naldini, direttore dell’Istituto San Raffaele Telethon per la terapia genica (SR-Tiget) e professore ordinario di Istologia e Terapia Genica e Cellulare dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, l’Assobiotec award 2025. Il riconoscimento (istituito nel 2008) viene assegnato dall’Associazione a personalità che si sono distinte nella promozione della ricerca, dell’innovazione e del trasferimento tecnologico. Il professor Naldini è stato premiato per il contributo offerto nella ricerca e per aver aperto da pioniere nuove strade nella medicina personalizzata a livello internazionale.



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