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dalla tecnologia alla cultura globale


Per decenni, la trasformazione digitale è stata basata su velocità, scalabilità e ricerca del vantaggio competitivo. Oggi, tutto questo non è più sufficiente, perché l’approccio open è diventato fondamentale, e quella che era considerata come una pratica software per pochi nerd è diventata la filosofia di riferimento per lo sviluppo della tecnologia, la gestione dei dati e l’analisi dell’innovazione.

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Stiamo assistendo alla grande espansione dell’open source, che sta trasformando molto più del semplice codice sorgente del software.

Le origini del movimento open source nel software

Il movimento open source è nato in un laboratorio di ricerca, ed è emerso da una cultura della collaborazione, in cui la libertà di esaminare, modificare e condividere il software era un principio fondamentale. Negli anni 80 e 90, pionieri come Richard Stallman, Linus Torvalds e la Free Software Foundation si sono opposti ai sistemi software chiusi e aziendali in nome di questa libertà.

Il loro messaggio era chiaro: l’accesso al software deve essere libero, sia per gli sviluppatori, che devono avere la possibilità di studiarlo, modificarlo e condividerlo, sia per gli utenti, che devono avere la possibilità di utilizzarlo. Linux ha dato forma a questa filosofia, dimostrando che in questo modo era possibile produrre software migliore di quello proprietario.

Dalla ribellione tecnologica all’ecosistema globale open source

All’inizio si è trattato della ribellione di un gruppo di persone che condividevano la stessa passione e la stessa competenza nell’ambito delle tecnologie, e soprattutto dello sviluppo del software. All’epoca, erano gli unici in grado di vedere il futuro in prospettiva, e di comprendere le conseguenze nefaste della proprietarizzazione del software. Oggi, queste conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, e la filosofia open source è diventata un modello.

La crescita di piattaforme come SourceForge, GitLab e GitHub, ha trasformato l’open source da un settore di nicchia a un ecosistema globale. Sviluppatori in ogni continente hanno iniziato a sviluppare progetti, librerie e applicazioni, a correggere bug, a integrare i software, e a condividere le loro idee in pubblico.

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Open source come spina dorsale della trasformazione digitale

Questa crescita ha incrociato la diffusione della trasformazione digitale, e ha permesso all’industria del software di rispondere alla domanda di software agili, scalabili e facili da implementare. Oggi il software open source è la spina dorsale dell’infrastruttura digitale: Linux alimenta oltre il 96% dei server più importanti, Kubernetes, Docker e OpenStack sono tutti open source, così come PostgreSQL e MySQL, e molti altri applicativi di tipo strategico.

Il software open source è in linea con il ritmo e le esigenze della trasformazione digitale perché riduce la dipendenza da un unico fornitore di tecnologia, consente una rapida prototipazione delle soluzioni software, permette alle organizzazioni di attingere alla comunità globale degli sviluppatori, e accelera l’innovazione senza che i costi vadano fuori controllo.

L’espansione della filosofia open source oltre il codice

Tuttavia, il cambiamento più profondo riguarda la mentalità. Oggi, i valori dell’open source vanno oltre i confini del codice sorgente e coinvolgono molti settori fuori dal ristretto mondo delle tecnologie, come istruzione, scienza, giornalismo e pubblica amministrazione.

Wikipedia, l’enciclopedia che nasce dall’intelligenza collettiva e dalla condivisione della conoscenza, le licenze Creative Commons che regolamentano la condivisione sotto il profilo legale, e i MOOC (Massive Online Open Courses) come quelli del MIT e di Stanford, sono espressione dello stesso progetto volto ad aprire l’istruzione: i programmi di studio, i libri di testo e i video delle lezioni sono liberamente accessibili e integrano i diritti di condivisione.

Open source nella ricerca scientifica e nel giornalismo

In ambito scientifico, i ricercatori pubblicano riviste ad accesso libero, condividono i loro dati e collaborano a livello internazionale. Iniziative come il Progetto Genoma Umano e il Portale Open Data del CERN sono basate su questo approccio, che permette di accelerare la ricerca e ridurre le duplicazioni.

I dati aperti vengono sfruttati sia dai giornalisti per i loro articoli sia dalla pubbliche amministrazioni per lo sviluppo di servizi per i cittadini. In questo ambito c’è ancora spazio per un ulteriore progresso, perché l’esistenza di falsi formati standard aperti fa si che in molti casi i dati siano disponibili ma solo attraverso software proprietario e quindi siano vincolati dalle politiche di lock-in della software house. Purtroppo, le pubbliche amministrazioni – con i politici schierati a favore del software proprietario – sono quelle più indietro in questo processo di apertura.

Strategie aziendali e modelli di business open source

Grazie a questa evoluzione, le aziende hanno compreso che la trasformazione digitale non può che passare dal software open source, per motivi strategici più che tecnici, perché in un mondo cloud-native e basato sui dati, l’innovazione è in grado di prosperare solo negli ecosistemi aperti. I principali attori, come Google, Meta, Microsoft e Intel, sono tra i più attivi in ambito open source, perché questo gli consente di evitare di reinventare la ruota.

Il software open source, infatti, costruisce sulle basi solide rappresentate dalle librerie e dai programmi già disponibili, e concentra le risorse sull’innovazione. Gli standard aperti, in questo senso, sono fondamentali, perché consentono il riuso di molti elementi senza la necessità di doverli documentare ogni volta. La differenza di dimensioni nella documentazione di uno standard aperto come il formato ODF, che è di “sole” 740 pagine, verso quella di un falso standard come il formato OOXML (in cui ogni elemento proprietario deve essere descritto), che è di 7.400 pagine, testimonia questo vantaggio.

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Tra l’altro, l’esempio di Red Hat, un’azienda che ha sposato i principi del software open source ed è riuscita a crescere in modo significativo, tanto da essere acquisita da IBM per oltre 30 miliardi di dollari, pari a 10 volte il fatturato annuale, dimostra in modo inequivocabile che l’approccio open source può prosperare nel mondo del business senza scendere a compromessi.

Licenze e futuro della filosofia open source

In questo senso, i modelli di licenza sono fondamentali. Anche qui, c’è ancora un po’ di strada da fare, perché le aziende come IBM e Microsoft amano solo le licenze permissive come Apache perché queste permettono di proprietarizzare il software, ma prima o poi capiranno che solo un approccio copyleft garantisce il contributo della comunità e permette di sviluppare prodotti aperti a tutti in un mondo digitale troppo spesso dominato da giardini recintati.



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