“Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare”: purezza e bellezza artistica, così le parole di Andy Warhol riassumono alla perfezione tutto il fascino del pianeta Terra. Purezza e bellezza artistiche che andrebbero tutelate e conservate ogni giorno, per poter permettere agli ecosistemi esistenti di essere anche funzionali. Tuttavia queste forme d’arte potenzialmente perfette, spesso sono messe in pericolo dall’azione dell’uomo, sempre poco attento a rispettare l’ambiente e conservarlo al meglio in tutta la sua essenza.
Questo non si limita solo alle azioni dei singoli, ma soprattutto alle pratiche delle imprese: le principali responsabili di buona parte dei danni all’ambiente accumulati negli anni. Il tema più grave, però, è che solo una piccolissima percentuale delle aziende del Bel Paese è assicurata per questo genere di incidenti: secondo i dati emersi dall’ultima indagine di settore sono, infatti, solo lo 0,64% delle imprese made in Italy (microimprese, PMI e multinazionali) che si sono dotate di una polizza assicurativa per i danni alle risorse naturali.
È quanto risulta da un’elaborazione effettuata dal Pool Ambiente, consorzio di coriassicurazione e centro d’eccellenza nazionale sui rischi di responsabilità ambientale, sulla base della seconda rilevazione statistica condotta da Ania in merito alla diffusione delle polizze di responsabilità ambientale tra le aziende.
Ogni anno in Italia si verificano circa 1.000-1.500 nuovi casi di contaminazione ambientale, di questi ben 700-1.200 sono causati da imprese. Circa 500-900 sono quindi i casi dovuti a imprese “regolari”, escludendo reati ambientali e condotte criminali. Eppure il numero totale dei siti potenzialmente contaminati è molto più alto: 41.000 sono i siti potenzialmente contaminati, 12.000 sono quelli già classificati come contaminati e 42 sono i Siti di Interesse Nazionale (SIN) che richiedono interventi complessi. Visto che meno dell’1% delle imprese è dotato di una copertura per i danni all’ambiente, mediamente nel 99% di questi casi non è presente una polizza a copertura delle spese di bonifica e ripristino dei danni. Le aziende coinvolte in “incidenti ambientali” si trovano quindi ad affrontare ingenti spese, che possono arrivare anche a diversi milioni di euro e che in genere non sono state previste a budget. Un esborso imprevisto che può mettere in difficoltà la liquidità dell’azienda e minarne la solidità. È acclarato inoltre che il fallimento dell’impresa ha pesanti ricadute sui posti di lavoro e sul tessuto economico e sociale del territorio, oltre che sulla spesa pubblica, dal momento che in tutti questi casi gli interventi necessari di ripristino e bonifica sono finanziati dallo Stato. Studi di settore indicano che tra il 5% e il 10% delle aziende fallite in settori industriali e ambientali potrebbero aver avuto la bonifica come fattore determinante. Dal 2006 al 2023 sono fallite oltre 200.000 imprese italiane in tutti i settori, tra cui, ad esempio, industria chimica e metallurgica, costruzioni, immobiliare e gestione rifiuti. In base a questo numero potremmo quindi stimare tra 10.000 e 20.000 imprese fallite a causa dei costi di bonifica.
“Il nostro decalogo per la gestione dei rischi di responsabilità ambientale nasce dall’esigenza di creare un vademecum dedicato alle aziende con le pratiche più efficaci da portare avanti per limitare i possibili danni agli ecosistemi. La nostra speranza è che nei prossimi anni, oltre a una maggior diffusione del nostro decalogo, ci sia un notevole aumento nella diffusione delle polizze di responsabilità ambientale. Per ottenere ciò dovrebbero essere messe in pratica misure mirate come la valorizzazione della stipula dell’assicurazione nel rating ESG, nel Report di Sostenibilità e nell’applicazione del Regolamento Tassonomia. In generale per raggiungere l’obiettivo di una maggiore diffusione di questo tipo di coperture sarebbe importante sviluppare un’azione coordinata, a livello nazionale ed europeo, per contribuire allo sviluppo di un’attenzione al rischio ambientale e a una maggiore cultura assicurativa” afferma Roberto Ferrari, Responsabile sinistri di Pool Ambiente.
Il decalogo di Pool Ambiente
Ecco quindi il decalogo individuato dagli esperti di Pool Ambiente per una gestione efficace dei rischi di responsabilità ambientale, che riassume gli interventi prioritari da parte delle imprese per la tutela dell’ambiente e della salute delle persone:
- Mappatura proattiva: identificazione delle potenziali sorgenti di rischio e degli scenari di danno all’ambiente.
- Affidabilità tecnica: manutenzione ordinaria e straordinaria di impianti e dispositivi effettuata conformemente alle indicazioni fornite dal costruttore e secondo le best practice di riferimento.
- Gestione responsabile: introduzione di procedure che garantiscano il rispetto di raccomandazioni e linee guida di settore, anche rispetto alle sostanze non normate usate/prodotte.
- Linee Guida: adozione della PdR UNI 107/2021 «Ambiente protetto – Linee guida per la prevenzione dei danni all’ambiente – Criteri tecnici per un’efficace gestione dei rischi ambientali».
- Tutela assicurativa: stipula di una Polizza di Responsabilità Ambientale.
- Formazione specializzata: effettuare una formazione e addestramento adeguato del personale dell’impresa per un’efficace gestione dei rischi di responsabilità ambientale e gestione delle emergenze.
- Interventi mirati: relativamente agli elementi monoparete interrati o direttamente appoggiati al terreno prevedere la conversione/sostituzione a elemento doppia parete con controllo in continuo delle perdite. Laddove non fosse temporaneamente possibile, è importante proteggere l’elemento interrato con una protezione catodica, effettuare regolarmente verifiche strutturali e valutare anche un’eventuale vetrificazione. Rispetto alle tubazioni interrate non metalliche effettuare regolari videoispezioni e test di tenuta.
- Protezione strutturata: rispetto agli elementi fuori terra prevedere un bacino di contenimento adeguatamente dimensionato e impermeabilizzato.
- Controllo operativo: prevedere misure per evitare o contenere sversamenti durante le operazioni di carico e scarico come ad esempio valvola limitatrice di carico, etichettatura dei punti di carico, raccordi di sicurezza e segregazione delle acque meteoriche.
- Intervento immediato: in caso d’incendio, o comunque d’incidente con sversamento di sostanze, chiamare una società di pronto intervento per contenere la contaminazione.
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