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Città del futuro e IA: l’Italia sceglie la strada della sovranità digitale


L’approvazione imminente del disegno di legge AC 2316-A, recante “Disposizioni e deleghe al Governo in materia di intelligenza artificiale”, segna un momento cruciale per l’Italia nella costruzione di una governance tecnologica in linea con i principi del Regolamento europeo sull’Intelligenza Artificiale (AI Act) e con le esigenze emergenti di innovazione, sicurezza e sostenibilità.

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Due concetti-chiave emergono con forza dal dibattito politico e tecnico: l’impatto dell’Intelligenza Artificiale sulle Smart City e il rafforzamento della Sovranità Digitale nazionale ed europea.

Smart city e IA: evoluzione verso sistemi socio-tecnologici complessi

Negli ultimi anni, il concetto di Smart City si è evoluto da semplice espressione di una informatizzazione dei servizi di base della città ad sistema socio-tecnologico complesso, integrato e adattivo, in grado di rispondere dinamicamente ai bisogni dei cittadini attraverso l’elaborazione automatica di quantità enormi di dati.
L’intelligenza artificiale costituisce oggi l’infrastruttura logica di questo modello: può consentire la guida autonoma (i taxi a guida autonoma sono una realtà oggi in molti paesi), regolare i flussi di traffico in tempo reale, ottimizzare la distribuzione delle risorse energetiche, prevedere i picchi di inquinamento, gestire la sicurezza pubblica attraverso sistemi predittivi, rendere le case intelligenti (Smart Home) attraverso la domotica avanzata.

Il disegno di legge, in particolare con l’articolo 14, riconosce l’importanza dell’Intelligenza Artificiale nell’ambito della pubblica amministrazione (e quindi anche nelle Amministrazioni delle Città), promuovendone l’uso “allo scopo di incrementare l’efficienza della propria attività, ridurre i tempi dei procedimenti e migliorare la qualità e quantità dei servizi”. Viene però ribadito un principio fondamentale: l’Intelligenza Artificiale deve operare in funzione strumentale, nel rispetto dell’autonomia decisionale del funzionario pubblico. La persona resta responsabile del provvedimento amministrativo, evitando così il rischio di delegare le decisioni a sistemi automatizzati opachi e non verificabili.

Trasparenza e interoperabilità: i pilastri della governance ai

Questo approccio equilibrato trova piena coerenza con i principi del diritto amministrativo e del nuovo AI Act europeo, che classifica come “ad alto rischio” i sistemi impiegati nella pubblica amministrazione, richiedendo obblighi specifici di trasparenza, tracciabilità e documentabilità delle decisioni.

Un ulteriore elemento di rilievo è il tema della strutturazione dei dati pubblici. Il disegno di legge promuove l’adozione di formati machine-readable (leggibili da macchine) per gli atti amministrativi (OdG Dara), condizione indispensabile per l’automazione intelligente dei processi e per la creazione di un ecosistema normativo interoperabile. Smart City, infatti, deve significare anche – a mio avviso – “open data city”: la città che mette a disposizione dei cittadini i propri dati.

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Sovranità digitale: controllo nazionale delle infrastrutture tecnologiche

Nel tempo della globalizzazione tecnologica, il concetto di sovranità digitale ha assunto un valore strategico, diventando sinonimo di capacità dello Stato di controllare le proprie infrastrutture digitali, proteggere i dati dei cittadini e indirizzare l’innovazione verso obiettivi pubblici del Paese.

Il dibattito parlamentare sul DDL ha affrontato con decisione questo tema.
Una delle questioni più dibattute è stata la collocazione fisica dei server che ospitano i sistemi di Intelligenza Artificiale impiegati in ambito pubblico. La proposta (OdG Boschi) di obbligare l’installazione su server nazionali è stata purtroppo respinta, in contraddizione con la crescente necessità di protezione dei dati strategici e di garantire l’indipendenza tecnologica da attori stranieri. Ritengo si debba ripensare a questo aspetto integrandolo con la necessità di dotare i Data Center di hardware e software per quanto possibile di produzione europea.

Localizzazione dati e indipendenza tecnologica nazionale

In parallelo, il DDL prevede (art. 5 e art. 6) che le piattaforme di e-procurement e le amministrazioni scelgano preferibilmente soluzioni di Intelligenza Artificiale con localizzazione dei dati in Italia, rafforzando così il controllo interno e riducendo i rischi di extraterritorialità normativa, in particolare rispetto ai colossi digitali non europei.

Architettura istituzionale multilivello per l’intelligenza artificiale

Uno degli aspetti più significativi della legge è l’istituzione di un’architettura di governance multilivello. L’articolo 19 prevede l’elaborazione di una Strategia nazionale per l’intelligenza artificiale, il coordinamento tra PA centrali e locali, la promozione della ricerca e il supporto alle imprese.

Per il mondo del lavoro, si introduce un Osservatorio sull’adozione dell’IA presso il Ministero del Lavoro (art. 12), incaricato di monitorare l’impatto dell’IA sulle professioni, promuovere la formazione e proporre strategie per la transizione digitale sostenibile.

Inoltre, per garantire una diffusione inclusiva e responsabile dell’ Intelligenza Artificiale, il disegno di legge enfatizza percorsi di alfabetizzazione digitale (art. 24), anche attraverso campagne educative nei media e nelle scuole. Questo è un aspetto cruciale: la vera sovranità digitale non si realizza solo con i server, ma soprattutto con la competenza diffusa dei cittadini nell’uso critico delle tecnologie.

Innovazione territoriale e smart economy sostenibile

Il disegno di legge guarda anche al tessuto produttivo e territoriale. L’articolo 23 prevede l’impiego di un fondo fino a 1 miliardo di euro, attraverso CDP Venture Capital, per finanziare startup e PMI innovative che operano nei settori Intelligenza Artificiale, cybersecurity, tecnologie quantistiche e telecomunicazioni. Questo strumento, se ben attuato, può stimolare l’innovazione a livello locale, promuovendo un modello di smart economy legato ai territori.

Inoltre, la normativa incoraggia l’applicazione dell’ Intelligenza Artificiale nel ciclo di vita dei contratti pubblici (art. 30 del Codice dei contratti), contribuendo a rafforzare trasparenza, tracciabilità e prevenzione della corruzione. In una Smart City, anche la spesa pubblica deve essere intelligente e sorvegliata, non solo automatizzata.

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Un equilibrio tra innovazione e tutela

Il disegno di legge AC 2316-A rappresenta un tentativo organico e ambizioso di costruire una governance pubblica dell’intelligenza artificiale, capace di valorizzarne le potenzialità per il miglioramento della vita urbana e della competitività economica, ma anche attenta ai diritti, alla trasparenza e alla resilienza delle istituzioni democratiche.

Smart City e sovranità digitale non sono obiettivi separati, ma due lati della stessa medaglia: quella di garantire che l’intelligenza artificiale non sia solo uno strumento potente, ma anche giusto, trasparente e al servizio della collettività e dei cittadini.

Nel futuro prossimo, sarà decisivo osservare non solo l’attuazione concreta delle deleghe contenute nel disegno di legge, ma anche la capacità delle amministrazioni e degli attori privati di interpretare lo spirito della norma in chiave strategica. L’Italia ha ora l’occasione di non restare indietro, ma di assumere un ruolo guida nell’era digitale, costruendo città intelligenti e sovrane, fondate sulla conoscenza, sulla partecipazione e sulla fiducia.



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