La Carta di identità nel portafoglio digitale resta un obiettivo del governo. La patente di guida (già presente) sarà un documento di riconoscimento anche su It-Wallet.
Nuovi documenti nell’IT Wallet. Dialogo aperto con l’Europa per la verifica dell’età per l’accesso a portali per maggiorenni, ma a patto che non si scivoli in divieti generalizzai dell’uso di smartphone perché l’unica soluzione ai problemi della tecnologia può arrivare dalla tecnologia. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’innovazione tecnologica, Alessio Butti, rivendica i risultati ottenuti finora sul tema della digitalizzazione dei servizi. Focus su It-Wallet, usato da 5 milioni di italiani e che con il decreto attuativo in fase di pubblicazione vedrà aggiunti alla patente di guida (che diventerà un documento di riconoscimento ufficiale anche in formato digitale), anche il titolo di studio, l’Isee e la tessera elettorale. La Carta di identità elettronica richiede più passaggi, ma obiettivo è averla entro la fine della legislatura. Mentre sul futuro dell’identità digitale degli italiani non ha dubbi: la priorità del governo è la Cie, non Spid.
Sottosegretario, l’Europa ha lanciato un progetto pilota per verificare l’età online attraverso un’applicazione sperimentale, e l’Italia è tra i quattro paesi scelti per fare questo test. Come avverrà questa sperimentazione?
“È uno dei temi che tratterò con la commissaria Ue Henna Virkkunen (l’incontro è previsto oggi 17 luglio, ndr). Ma su questa vicenda ci stiamo lavorando da parecchio tempo e lo stiamo facendo con le autorità che si occupano di verifica dell’età online in Italia. Ma visto che si tratterà di una soluzione pilota prima dell’entrata in vigore del portafogli digitale europeo, è evidente che l’Italia è stata scelta per via degli ottimi risultati del portafoglio digitale italiano, IT Wallet”.
Quando partirà la sperimentazione?
“È presto per dirlo, bisognerà prima coordinarsi con Agcom e gli altri soggetti interessati”.
Che impatto pensa possa avere la verifica dell’età sulla vita online dei cittadini italiani, e dei minori in particolare?
“Guardi, questo è un tema di proporzioni bibliche. Cambierà il modo in cui giovani accederanno ai servizi e quali servizi potranno usare. Io spero solo che non avvenga lo scenario che meno auspico”.
Quale sarebbe?
“Che si finisse per vietare in qualche modo l’uso dei dispositivi ai minori. Guardi, la mia non è affatto una polemica con Valditara. Anzi, sono d’accordo con il divieto a scuola. Ma in questi mesi ho aperto un tavolo con filiera tech. E sono convinto che il problema non sia il dispositivo in sé, ma il contenuto che viaggia sul telefonino. Non possiamo dichiarare guerra alla tecnologia. La tecnologia è neutrale, non è buona né cattiva. Ma bisogna avere un controllo al massimo sui contenuti che viaggiano su questi dispositivi”.
Altro scenario possibile è ci sia un controllo, anche eccessivo, dei contenuti. E internet nel mondo è sempre più soggetta a controlli e blocchi. Come pensa si possa coniugare sicurezza dei minori e controllo della rete?
“Come si è fatto con lo scudo anti pirateria: con la tecnologia. Oggi la tecnologia può aiutarci a controllare i contenuti. Il tema è comunque spinoso perché lei ha ragione: c’è un rischio di scivolare nella censura. Per questo stiamo lavorando a livello internazionale perché i grandi produttori di contenuti aiutino i governi nei controlli. Però io sono convinto che si tratta di un problema non tanto tecnologico, quanto culturale. È un tema culturale prima che tecnologico”.
I due decreti attuativi dell’IT Wallet prevedono l’inserimento di nuovi documenti nel portafoglio digitale. Mancano però ancora quelli che forse sono i documenti più importanti: la carta di identità elettronica e il passaporto. Cosa ostacola la loro integrazione?
“Nell’IT Wallet troveremo sempre più documenti in grado di semplificare la vita di cittadini e PA. Per quanto riguarda Carta d’Identità Elettronica non ci sono veri e propri ostacoli. Si tratta semplicemente di un processo di valutazione e implementazione più lungo. Il passaporto non è ancora inserito nell’IT Wallet per le specifiche esigenze di sicurezza e conformità ai controlli doganali internazionali. Stiamo comunque valutando le migliori pratiche globali per una futura integrazione conforme alle normative internazionali”.
È realistico pensare che si possa avere entro la fine della legislatura?
“Certo. E mi lasci dire che se lei mi fa questa domanda e o oggi stiamo discutendo di questo è perché ho insistito sulla Carta di identità elettronica da due anni. Se non fosse per questo oggi staremmo parlando solo di altri sistemi di identità digitale”.
Spid. Non è un mistero che state puntando molto su Cie.
“L’obiettivo del governo è preciso. E la Carta di identità elettronica è ciò che si vuole anche in Europa. Dobbiamo comunque ringraziare il lavoro fatto dai privati con Spid, che hanno ovviato alle mancanze dei precedenti governi sull’identità digitale”.
Negli ultimi mesi ci sono state diverse notizie che hanno riguardato Spid. Tutte riguardavano attacchi o tentativi riusciti di hackeraggio. Lei pensa che la Cie sia più sicura di Spid?
“Non lo dico solo io, lo scrivono i giornali. Decine di articoli parlano di hackeraggi e violazioni, ne ho qui davanti diversi. Al wallet si può accedere anche con Spid, ma lo dice l’Europa: il futuro è la Cie”.
Altro documento delicato e complicato da inserire nel portafogli digitale: il passaporto.
“Il tema del passaporto è un po’ più complicato in effetti. Afferisce a più amministrazioni. E poi il passaporto italiano è tra i più potenti al mondo. Inserirlo in quello digitale non è facile, è un tema di sicurezza. Renderlo digitale senza creare ulteriori strati di burocrazia digitale non è semplice”.
Con i decreti attuativi la patente inserita nell’It-Wallet serve solo per dimostrare di poter guidare, non come documento di riconoscimento. Il decreto attuativo cambierà questa situazione?
“Il decreto attuativo in preparazione renderà la patente digitale equipollente alla patente fisica come documento di riconoscimento. Ciò comporterà quindi un significativo ampliamento della spendibilità del documento digitale, facilitando l’uso quotidiano e rafforzando la sicurezza delle transazioni e dei controlli. Oltre a questo, abbiamo implementato poche settimane fa una funzionalità molto richiesta, quella dell’accessibilità del Wallet anche offline”.
L’Italia ha sostenuto l’AI Act. Oggi però molte aziende tecnologiche e centinaia di startup italiane chiedono di fermare l’attuazione della legge europea perché temono rischi per la loro capacità di innovare. Lei che idea si è fatto? L’AI Act può essere un freno alle innovazioni e alle imprese?
L’AI Act è stato sostenuto dall’Italia proprio perché definisce un quadro regolatorio chiaro e affidabile, essenziale per stimolare l’innovazione in modo responsabile. È vero che alcune imprese temono un potenziale rallentamento, ma un contesto normativo adeguato può sia evitare i rischi sistemici legati all’intelligenza artificiale che consentire un forte sviluppo della tecnologia. Manteniamo comunque un dialogo costante tra istituzioni, industria e mondo della ricerca per fare in modo che il nostro ecosistema AI si mantenga vitale e in crescita.
In questo quadro, come si inserisce il ddl IA che porta il suo nome?
Il disegno di legge appena ritornato al Senato si inserisce perfettamente nel solco dell’AI Act europeo, perché definisce una governance nazionale competente, promuove la collaborazione tra pubblico e privato e tutela i diritti dei cittadini. Si tratta di una norma ampiamente concertata con tutte le istituzioni che hanno partecipato alla sua stesura, fortemente voluta dal Presidente Meloni. Abbiamo anche previsto un miliardo di investimenti, cosa che ci mantiene sul podio europeo dei fondi pubblici destinati all’AI. Vale la pena ricordare che altri paesi europei avevano annunciato decine di miliardi di investimenti, ma alla prova dei fatti abbiamo visto che si trattava di poco più di un miliardo e mezzo spalmato su diversi anni.
Il Piano Mattei per l’Africa prevede anche una parte che riguarda il digitale, con un focus sullo sviluppo dell’IA nel continente africano con l’Italia Hub di riferimento. Può spiegarci perché è importante che l’Italia giochi questa partita sul digitale?
“Attraverso il Piano Mattei, con la creazione di un Hub italiano per l’IA, si intende favorire trasferimento tecnologico e collaborazione, in modo da creare opportunità economiche e sociali per entrambi i continenti. D’altronde, la posizione dell’Italia al centro del Mediterraneo la rende lo snodo strategico naturale per i progetti volti a creare sinergie tra Europa e Africa, partendo da quelli in ambito energetico, passando per quelli (fondamentali) relativi ai cavi sottomarini e arrivando al tema digitale. Come ha dimostrato anche il recente summit presieduto dal Presidente Meloni, che ha portato a stringere accordi per il valore di 1.2 mld di euro da investire in Africa, il Governo sta lavorando in modo costante per raggiungere una piena realizzazione del Piano Mattei”.
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