Trasforma il tuo sogno in realtà

partecipa alle aste immobiliari.

 

La cyber security è democratica: multinazionali e casalinghe colpite dallo stesso virus


Lo stesso malware che oggi paralizza una grande banca ieri ha criptato le foto della signora Pina sul PC di casa. Il collegamento? Un messaggio apparentemente innocuo su WhatsApp, condiviso dal nipote la cui moglie lavora proprio in quell’istituto di credito.

Aste immobiliari

l’occasione giusta per il tuo investimento.

 

È un esempio che dimostra come la cyber security sia profondamente democratica: le stesse minacce colpiscono indistintamente grandi aziende multinazionali e cittadini comuni, sfruttando l’anello più debole della catena, l’elemento umano.

Le organizzazioni, infatti, non sono monoliti anonimi senza testa, ma aggregazioni di individui e ciascuno potenzialmente è un vettore di attacco.

Per questo motivo è importante fornire agli esperti di sicurezza, ai manager e a tutti i professionisti gli strumenti per comprendere e gestire questa interconnessione tra la sicurezza aziendale e i comportamenti individuali. E lo faremo grazie a una lunga serie di approfondimenti tratti dal “Manuale CISO Security Manager”[1].

Il virus non guarda il conto in banca

Le minacce informatiche moderne dimostrano una “democrazia digitale” senza precedenti: lo stesso ransomware che blocca i server di una multinazionale può paralizzare il computer di casa della signora Pina utilizzando tecniche di infiltrazione identiche.

La differenza non sta nella sofisticatezza dell’attacco, ma nelle conseguenze economiche e operative che genera.

Opportunità unica

partecipa alle aste immobiliari.

 

La catena dell’infezione: dal privato al corporate

Il caso della signora Pina non è una metafora, ma è la realtà quotidiana della cyber security contemporanea.

Un semplice clic su un messaggio apparentemente legittimo può innescare una catena di infezioni che dai dispositivi domestici raggiunge i sistemi aziendali più protetti del mondo.

  1. Il vettore domestico. L’attacco parte spesso da contesti familiari apparentemente innocui: un messaggio WhatsApp, un’email di phishing, un link condiviso sui social. La signora Pina clicca su un messaggio che sembra provenire da una fonte affidabile, magari un finto avviso bancario o una presunta comunicazione di servizi pubblici.
  2. Il ponte familiare. Il nipote della signora Pina, ignaro dell’infezione sui dispositivi familiari, porta inconsapevolmente il malware nel proprio ambiente attraverso dispositivi condivisi, chiavette USB o sincronizzazioni cloud. Si tratta di una contaminazione “laterale” che bypassa molte difese aziendali, che loro malgrado sono porose.
  3. L’infiltrazione aziendale. La moglie del nipote, dipendente bancaria, diventa il vettore finale che introduce la minaccia nell’ambiente corporate. Magari attraverso un dispositivo personale connesso alla rete aziendale, file condivisi o credenziali compromesse: il limite è la fantasia.

L’elemento umano: anello debole universale

Le aziende spendono milioni di euro in firewall, antivirus e sistemi di detection, ma spesso sottovalutano il fattore umano.

I criminali informatici hanno compreso che è più semplice ingannare una persona che violare un sistema: la “social engineering” funziona altrettanto bene su casalinghe e dirigenti d’azienda, mentre per violare un sistema sicuro sono necessarie competenze verticali e investimenti in termini di tempo e risorse.

La democratizzazione delle minacce deriva proprio da questa caratteristica: tutti clicchiamo, tutti scarichiamo, tutti condividiamo. Le stesse tecniche psicologiche – urgenza, autorità, paura – funzionano indipendentemente dal livello di istruzione o dalla posizione lavorativa.

Organizzazioni come ecosistemi umani

Le aziende non sono fortezze impermeabili, ma ecosistemi interconnessi di relazioni umane. Ogni dipendente rappresenta un potenziale punto di ingresso: non per malafede, ma per semplice errore umano.

Questa consapevolezza sta rivoluzionando gli approcci alla cyber security aziendale. Non basta più proteggere il perimetro tecnologico: serve educare, formare e sensibilizzare ogni individuo all’interno dell’organizzazione.

La security awareness diventa quindi una competenza strategica, non un semplice adempimento formativo.

Vuoi acquistare in asta

Consulenza gratuita

 

Implicazioni per le strategie di difesa

Le organizzazioni devono abbandonare l’approccio a silos e adottare strategie che considerino l’interconnessione tra ambito privato e lavorativo dei dipendenti.

La formazione sulla cyber security non può limitarsi all’orario di lavoro, ma deve estendersi ai comportamenti domestici: se un dipendente capisce che usare una password forte per il Wi-Fi di casa può evitare il peggio, applicando a casa propria i comportamenti virtuosi, si sta allenando a rispettare la routine domestica anche in ufficio.

Il principio “zero trust” deve applicarsi anche agli esseri umani: verificare sempre, non fidarsi mai, controllare costantemente. Ogni azione potenzialmente rischiosa deve essere validata, indipendentemente da chi la compie.

Le soluzioni tecniche devono integrarsi con approcci psicologici per modificare i comportamenti. Non basta installare software: serve cambiare la cultura digitale delle persone.

Verso una cyber security sociale

Il futuro della sicurezza informatica passa necessariamente attraverso una visione “sociale” del problema.

La cyber security dovrebbe diventare una competenza civica, come l’educazione stradale o quella ambientale: tutti devono contribuire alla sicurezza collettiva attraverso comportamenti responsabili.

L’indice DESI della Commissione Europea colloca l’Italia tra gli ultimi posti nei 27 Paesi dell’Unione per competenze digitali e competenze digitali avanzate. Non stiamo parlando di informatica o cyber sicurezza, perché questo indice prende in considerazione competenze ancora più basiche, come usare un telefono cellulare in modo completo: siamo analfabeti digitali.

Vuoi bloccare la procedura esecutiva?

richiedi il saldo e stralcio

 

Probabilmente è arrivato il momento di introdurre la digitalizzazione e la cyber sicurezza come materia scolastica.

Le organizzazioni più avanzate stanno già investendo in programmi di security awareness che coinvolgono non solo i dipendenti ma anche le loro famiglie, poiché riconoscono che la sicurezza aziendale inizia dalle case delle persone.

Il messaggio è chiaro: nell’era digitale siamo tutti interconnessi e quindi siamo tutti responsabili della sicurezza collettiva.


[1] Il “Manuale CISO Security Manager” offre una guida completa alle competenze multidisciplinari indispensabili per affrontare le sfide del futuro digitale, per approfondire strategie, metodologie e best practice nella gestione della cyber security aziendale.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Opportunità uniche acquisto in asta

 ribassi fino al 70%

 

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Vuoi acquistare in asta

Consulenza gratuita