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la sua politica economica dopo 18 mesi di presidenza- Fortune Italia


Sono passati 18 mesi da quando Javier Milei ha conquistato la Casa Rosada di Buenos Aires, diventando il 54° presidente dell’Argentina. In questo lasso di tempo, Milei ha profondamente trasformato l’economia del paese dai 9 default. Uno shock improvviso che tutt’ora fa discutere l’opinione pubblica. Si parla di più di 2000 riforme economiche e amministrative in 18 mesi.

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Durante la sua campagna elettorale, lo stile provocatorio con cui si è presentato, ha spaventato i detrattori della sua agenda economica, in tutto il mondo, ma ha anche prontamente deluso chi vedeva in lui l’ennesimo leader populista e alfiere dell’antipolitica.

La spesa pubblica tagliata del 30%

Nel corso di questi 18 mesi, Milei ha tagliato la spesa pubblica per un valore comprensivo di 30 punti percentuali. La sua politica economica anarco capitalista ha picconato l’apparato statale in un modo mai visto prima nel Paese: sono stati chiusi 13 ministeri, licenziati oltre 30.000 dipendenti pubblici e sospesi numerosi lavori pubblici, indebitando lo stato con le ditte che avevano ricevuto gli appalti. Misure che hanno causato da subito proteste e dissensi da parte dei lavoratori statali.

Istruzione, università e sanità

Tuttavia, la sua motosega si è abbattuta anche su importanti voci del welfare. Sul fronte dell’istruzione, ha tagliato pesantemente i fondi che hanno visto una riduzione del 50% in termini reali su base annua. Provvedimenti che hanno avuto effetti spesso nefasti sulla vita degli studenti che trovandosi a studiare in luoghi privi di elettricità e riscaldamento, si erano trovati per un certo periodo a svolgere le lezioni all’aperto, utilizzando la luce del giorno a causa della mancanza di risorse per pagare le bollette della luce.

Una soluzione che ha portato l’Università di Buenos Aires a proclamare lo stato di emergenza, il 10 aprile del 2024 e nei giorni successivi ha portato docenti e studenti in piazza, costringendo l’esecutivo a concordare un budget esclusivo per il funzionamento operativo dell’ateneo della capitale.

Inoltre, Milei ha eliminato numerosi sussidi per gli insegnanti e programmi di borse di studio per gli studenti universitari.

 

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Sul fronte sanitario, ha ridotto gli stipendi del personale negli ospedali pubblici, generando un calo dei servizi che ha portato molti utenti del settore pubblico a rivolgersi al privato, facendo schizzare i prezzi delle assicurazioni alle stelle.

Pensioni, cultura e previdenza sociale

Non sono state risparmiate neanche le pensioni, piccoli aumenti per fronteggiare l’inflazione nel primo anno d’insediamento senza però alcun risarcimento.

Milei ha anche tagliato numerosi fondi all’informazione e la cultura, portando alla chiusura di agenzie stampa e istituti cinematografici.

La sua politica di austerity ha portato alla cancellazione di numerosi programmi a favore dei familiari delle vittime della dittatura militare, delle vittime di violenza di genere oltre che di misure di sostegno sociale come le mense per i bambini provenienti da famiglie in stato di povertà, i sussidi per le utenze domestiche e gli assegni per le persone con disabilità.

Le liberalizzazioni di Milei: dagli affitti al dollaro

Tra le riforme più apprezzate vi è la liberalizzazione delle locazioni grazie alla quale, a fine 2024, il mercato degli affitti ha avuto una spinta del 203%. Una maggiore disponibilità di immobili che ha inciso, in termini reali, anche sui canoni di locazione che, come fatto notare da Confedilizia, nel novembre del 2024 hanno registrato una flessione del 36,8%.

Sempre nel 2024, gli atti di compravendita di immobili sono aumentati del 30%, portando a 47.000 transazioni tra gennaio e novembre, con un picco di 52.000 nel mese di dicembre, secondo i dati diffusi dal Collegio dei Notai di Buenos Aires.

Molto discussa, invece, è stata la liberalizzazione del dollaro, processo che ha subito un’accelerazione dopo il prestito da 20 miliardi di dollari ottenuto dal Fmi, per fermare la svalutazione del peso che stava praticamente svuotando le riserve della Banca centrale argentina. Una misura che ha fermato la svalutazione della moneta nazionale, portando contemporaneamente a un innalzamento dei prezzi, una conseguenza che Milei ha definito: “Il prezzo da pagare per un’economia finalmente libera”.

Il crollo del tasso di povertà

Quando Milei si è insediato alla Casa Rosada, il tasso di povertà al 41,7%. Dopo un balzo al 52,9% nel primo semestre del 2024, secondo i dati dell’Istituto nazionale di statistica di Buenos Aires (Indec), è poi sceso al 38,1% e poi ulteriormente al 32%. L’indigenza estrema, inoltre, è passata dal 18,1 all’8,2%.

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Milei e l’abbattimento dell’inflazione

La sua vittoria più significativa Milei l’ha riportata contro l’inflazione, un problema storico per l’Argentina. Al momento del suo insediamento, nel dicembre del 2023, il Paese era attraversato da un aumento costante dei prezzi al ritmo del 25% ogni mese. Nei primi mesi del 2024, secondo i dati Ocse, la crescita dei prezzi al consumo è passata dal 211% al 118%. A giugno 2025, l’inflazione è scesa all’1,6% toccando il suo valore più basso negli ultimi cinque anni, risultato al quale si accompagna un incremento del Pil del 5,8%.

Crescita della disoccupazione e disuguaglianza

Se la politica di economia di Milei ha portato a una maggiore crescita e all’abbattimento dell’inflazione, tuttavia sul piano sociale le conseguenze sono state importanti.

Nel settore pubblico si contano oltre 50.000 licenziamenti conseguenza che, in un Paese dove lo stato ha esercitato un forte ruolo da ammortizzatore sociale, ha coinciso con una crescita del lavoro precario.

Si sono, inoltre, contratti i salari reali. In questo senso, la ‘dollarizzazione dell’Argentina’, premia chi può permettersi di esportare o risparmiare in dollari, mentre il resto della popolazione ha affrontato una contrazione dei servizi pubblici e un innalzamento dei costi delle utenze domestiche. Se è vero, quindi, che la politica economica di Milei ha dimezzato il tasso di povertà è altresì vero che le condizioni di chi vive nei quartieri più poveri e periferici e dei minori sono peggiorate.

Il ‘modello Milei’ alla prova delle elezioni legislative di ottobre

Se l’approccio di Milei all’economia ha spaccato l’opinione pubblica, è anche vero che in qualche modo ha anche raccolto i suoi primi frutti. Lo scorso maggio, Manuel Adorno, candidato di Milei alle elezioni municipali ha conquistato Buenos Aires superando il 30% dei voti, sconfiggendo sia il candidato del centrodestra moderato sostenuto dall’ex presidente Mauricio Macri e il candidato peronista Leandro Santoro, che i sondaggi davano in testa e che invece si è arrestato al 27%.

Un buon risultato in vista delle elezioni legislative di ottobre che rinnoveranno il Parlamento argentino. Tuttavia gli interrogativi sono ancora molti.

Se Milei ha rafforzato l’economia argentina, rendendola più stabile e sensibile di un’ulteriore crescita, ha lasciato anche un paese esposto a una forte precarietà sociale. Le prossime legislative, quindi, non rinnoveranno soltanto il ramo legislativo del Paese ma saranno anche un referendum sull’operato del presidente e sulla sua rivoluzione economica.

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